Guglielmo Petroni - Rivolta e comunione

dividuale - con il quale ultimo la libertà equivoca assai facilmente. << Conseguentemente la h.bertà non è cosa alla quale abbiamo diritto, bensì cosa che possediamo: ,ma· è nostro dovere di considerare gli altri uomini portatori di un- libero arbitrio alla·. stessa stregua C(?medobbiamo· ammettere la legge di gravità: i diritti sono la conseguenza dei doveri, -mentre non è esatto l'inverso. È q~indi indispensabile che facciamo una distinzione fra due movimenti di rivolta che per comodità chiamerò riforma e ribellione>>. Adducendo in esempio il personaggio di un dramma di Ibsen, Auden ha dimostrato come ciò che costituisce la ribellione non sia di volere ciò che è giusto, ma semplicemente di volere agire secondo la propria testa. << Vi sono due maniere di essere eretici: è possibile afferrarsi a un dato falso 'perçhè fa comodo afferrarvisi, e è possibile accettare una,_verità e assumerla perchè risulta facile farlo: è la via più diretta per diventare, da ortodossi, eretici. Una riforma reale esige invece che si abbia nel valore della giu~tida una convinzione la quale renda sublime l' accettazione della rivolta 'da parte del popolo in favore del quale la rivolta stessa ha luogo. La storia invece, disgraziatamente, ci insegna che nessuna rivolta è mai stata pura. Sono gli oppressi colorò che per primi concepiscono ciò_ che sarebbe giusto, mai, •purtroppo, gli oppressori: la -storia delle rivoluzioni sta a dimostrarci come ognuna di esse abbia sempre creduto di essere la prima. D'altra parte, se-una rivoluzione segnasse una fine, non sarebbe seguita da altre.>>L'oratore ne ha de- - dotto che l'uomo, ogni qualvolta affermi urta verità, 27 b1bliotec ginobianco r

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