Guglielmo Petroni - Rivolta e comunione

<< Infatti, il rifiuto di accettare il mondo o di mas'cherare le ingiustizre rende possibili due atteggiamenti : quello che rifiuta in blocco ogni spiegazione e accetta l'assurdo con una specie di rassegnazione e di si,ncerità, e quello di un Kirkegaard, di un Dostowiesky e di un Pascal, che afferma - malgrado l'assurdità del mondo e la sua ingiustizia, e dal punto di vista della giustizia degli uomini - che, in questo mondo, si va compiendo. una intenzione inerente a un'altra giustizia, à un'altra saggezza : questo è il salto eroico della f~de >>. Ne deriva, per l'oratore, un secondo senso della parola rivolta -:- il primo essendo quello della rivolta contro l'ingiustizia - consistente nella non-accettazione della dipendenza; il rivoltato allo stato puro ,non accetta che la salvezza gli venga da altri che da se stesso : la rivolta quindi non è per lui più rivolta contro il male e l'ingiustizia, ma essenzialmente una rivolta luciferiana. << Se nella rivolta che è un rifiuto del male e dell'ingiustizia v'è il segno della grandezza umana, nella rivolta dell'uomo contro l'a-ccettazione delJa propria condizione di creatura v'è invece l'espressione di ben altro>>. Concludendo, il rev. padre Danielou ha: osservato che, nel saggio di semantica che la discussione in corso non poteva a meno di essere, fosse indispensabile che, prima di parlare delle cose, si precisasse nel.limite del possibile il senso delle parole. In altri termini, che si giungesse anzitutto a situare la rivolta. Egli ha inoltre espresso l'opinione che -la vera e grande e ammirevole rivolta sia quella che contiene l'espressione della vocazione dell'uomo a superare se stesso e non si risolva nella r6 bibliotecaginobtanco

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