Guglielmo Petroni - Rivolta e comunione

saggio dalla rivolta alla comunione mediante la fede nella trascendenza. L'oratore .infatti ha situato il problema n~ll'alternativa fra l'assurdo da una parte e la speranza dall'altra. Egli ha iniziato constatando che nella accezione moderna del termine, rivolta significa soprattutto rifiuto della .rassegnazione, prestandosi così a un incontro di mentalità tutt'altro ché simili tra di loro - da Byron .a Rimbaud, a Nietzsche, da Kirkegaard a Dostowiesky e a Léon Bloy - e favorendo l'apparente comunione di tutti coloro .i quali, secondo la parola di Péguy nella sua <<J eamie d.'Are>>,possono definirsi << coloro che non parteggiano per nulla>>.L'ambiguità di cui è oggi contaminata non solo la parola, ma la rivolta . stessa, è stata provocata, secondo l'oratore, proprio da queste comunioni apparenti. Egli ha espresso l'opinione che le rivolte si distinguano, in realtà, in rivolte buone e in rivolte deieterie, così come si dividono in buone e in deleterie le rivoluzioni.· Cercando di fare una discriminazione fra le molte varietà di accezioni a cui il termine rivolta si presta, l'oratore è giunto alla sommaria distinzione fra una rivolta situata sul piano sociologico e corrispondente al rifiuto delle ingiustizie d;una società che non permette a tutti gli esseri umani di realizzarsi pienamente, e una rivolta situata sul piano metafisico la quale, pur basandosi anch'essa sull'opposi- . zione all'ingiustizia, non è però ancorata nel campo sociologico e si rivolge contro le ingiustizie intangibili1 ineren.ti alla condizione ·umana _stessa. A proposito della prima rivolta, l' òratore ha fatto notare che, benchè appaia giusta e legittima a chiunbibllotecagmobianco

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