Luciano di Samosata - Caronte

( 27 ) C.\1\0\Tt: V('tlo full<• qucolc cose c 1ado IWIIS1. •ulu dt•nll'o mc stesso clll' cosa mai sia lo1· dolt·e nella 1ila , o che è quello che perduto da essi , li fa lanlo dare al dia1olo. MERCURIO g se alcuno pon mente ai re i quali si t<•n· gono sopra tutti fcl icissimi , (lascinu1o siare la loro mal ferma, c come tu dici , dubbiosa rortuoa) lro1erù sl.u loro intol'llo assai piì1 che 1 pial'cri, le amareac , i timori . i turbamcnh , gli odj , le insidie , le ire , le aclulationi ; pcrocchì! con tullc queste tali rose hanno essi che fare. Non dico i lutti , le infermilii, le passioni eh<' certamente han· no cd u•ano sOI'r' essi eg-ual ragione <'h<' soHa gl i alll·i. Da lun li lr:na~l i di c·oslo•·o puoi rie<narc quali sicno quelli degl i uomini l' na:i. e.\RO;'iTE o.· \oglio :\lcrrurio' dirli n chi mi scmbrin~ simili ~li uomini , C' la Jor Yila tullnquanla. Awn1 lu 1ctlulo qualche 1olta le bolle che sogliono lclnrsi llC'I' r1ualche IOI'I'CI\le , che prrcil1iti al basso: quelle bollt' intendo io che formano a spuma; dt queste alcune son pirrinc c in 1111 baleno so;.:liono andare in fumo ; altre durano magg-ior tempo cd aggiungendosi a loro molte altre, gonfiate, c1·cscono nella mas~ima grandezza , e poi an•·h' esse_ span_. scono linalmcnlc llC'rchè uon può andar <~ll_nmcnt~ la fac(·en<la. Questa Ì! la , ila dc!{li uom1~11 .• Tull! (OliO g-onliati ùn un cerio colai \Clllt> , cln (llll clu mt•no : qnt'l>l i hanno l' cnliatura llCI' poco tcml)() c che subito muore ; quegli altri man ·ano ap·

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