Luciano di Samosata - Caronte

( 25 ) 1\IEI\CURIO Ed n ragione , barcaiuolo , pcrocchè que"'li (! fermato che abbia ad essere ucciso da qucst'~tro, o questi da un altro , o che costui crediti la roba di colui che ha il filo più corto , o da capo quc- ~li crediti da quest'altro; ciò vuoi dire tanto imbroglio o confusione di fìli. Vedi pure come tutti stanno sospesi ad un picciol lìlo ? c costui ch' è tratto su, apparisce in alto; ma di qui n poco precipitando a basso, spczzatosi il filo , non potendo oltre regger al peso , farà un grande schiamazzo. Quest'altro che poco sta levato aa terra. se avvicn che cada, giacerà disteso senza ombra di romorc, o appena sarà udito il suo cadere anche dai vicini. CARO~TE Queste son tullc cose veramente da ridere o 1\Icrcurio. l\IERCURIO Eppure tu non sapresti dire , Caronte mio , 111 modo conveniente, quanto c quanto sicno da ridere ; specialmente le tro~pc sollecitudini degli ·uomini , c il partirscnc eh essi fanno nel mezzo delle loro speranze , acchiappali c portati via dalla graziosissima morte. E della morte $li ambasciatori c i ministri sono in gran quantJLà, come tu puoi vedere : i ribrezzi c gli ardori della febbre , le consunzioni , il mal di polmoni , i coltelli , i latmcinj , i veleni , i giudici, i tiranni . E di queste cose nessuna vico loro in mente fin che ha1mo il ,·cnto in poppa , c quando poi accade che v' abbiano a dar dentro , mandano 4-

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