Ricciotti Garibaldi - La camicia rossa nella guerra greco-turca, 1897

!)() suoi figli :-;i t11'<tno illlJW~U•tti in qut:~ta cantpagna, pt•r la. grande ~i mpati a che la sua popolazione dimo>tr;\~a alla rausa g reca, doveva esser la prima - era im·e<·•· l'unic·a uazione la cui ('roce Rossa non fo~se m ppresentata ,;u] tt•atro <lt·lla guerra. 8 pure non e a d ire clw l'<'ntn;;iasmo popolar•• JWr i Greci non si estendesse alla cln•sp dri mPdic•i - perchc mi ricordo che lra l e prime <·inque lettere r icevul<l a Hio ft·!'ddo da prrsonr chP s i offrivano, per prender parte " un" spedizione, tre emno di tn!'d ici. Del resto io ebbi nei miei battaglioni c•incpw medici eh<' ,·est imno C'amicia Ros&a (Casazza, d i Pa~ia, ,\[;H'<'agno, di Cotignola, Lombardi , forlivese, 'l'olom~i~ trPntino~ e XiP\\'t>uhuisP, <lrrne::ie -t' •1uanto ;tgli studenti di m!'dicina ce n'or;\ nPi l'ilnghi qu;tlehe dozzina. Un giomo f ui rÌCt'\'uto da S . ~r. il ro Giorgio - il quale st n· coni<'> di avermi giit conosriuto all' epoca della "pcdizione italiana in (ltct•ia, nel li-lG7. 'Provai tiua ) ! acslit di umori' a llegro. quantunqut• il suo esercito fossp batt uto c il suo popolo in r ivoluzioni'. [o rammentavo am·he di :tvt•r vcduto S. )[. in Cor fù nel 1869. qua ndo, essendo io bandito dall'Jtali<l per la ,.;,·olta di F iladelfia in ('alahria, m' ero rifugillt<> tWII;I int'antevole Cor<',\'l'il. H i<'Ordavo anche di a\·l' r visto il p rin!'iJl<' Co,ta nt ino. bambino, nelle bm!'cia della sua balia. Uemor ie di t n •nt 'ann i atlcl iPt ro! Dopo un 'ora d i colloqu io incon>apevole dell 'ct ichotta di Cortemi alzai c presi cong<'do da Sna Maestà, il qua le in quel moment ~ rirlpva d i cuore, pt•t·chè ltvcndo Pgl i fatto de lle osservazioni non tt·oppo b!'nevolo verso le gmndi potcnzP d1e l'avevano messo in una SI· tuazionP così critira, io g li ;wt•vo detto cht•, se l'l'a d isposto a dichiarat·e la guerra a tullc quante, io mettevo lt• nOl>tre Camicie Ros~<e a sua disposizione. Uscito dai :;aloni n•gi, l'bbi una paterna!<' dal ''occhio e molto amabile nostro amico, l'aparigopoul0, maresciallo di Corte d i S .M., pert•hc avevo osato non as1wttare ehe il re dasse il segnalo clelh fìn<' del col loquio - c quando poi seppe che S. M. non aveva avutQ ni• meno il tempo d i ofl 'r irmi d ;t fn mare, mi g uardò in un modo che indicava chiaramente che per lui io ero completamento fuori della grazia d i Dio! Ma il mio colloquio <•ol re era sta to cordialissimo, per quanto in fatto eli metodi e di ide;tli ti• prossime e remote ci tro,·assimo perfctt:unt•nlt• agl i antiprKii.

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