Ricciotti Garibaldi - La camicia rossa nella guerra greco-turca, 1897

LA CAMIC'IA ROSSA mi fpci condurre a l ponte dello Stadium, ovc dopo pochi minuti vidi in lontananza il Duca cho si dirigeva a un boschetto li accanto. Evidentemente anche nel suo ambiente diplomatico N'ano impensierili per la piega che prendevano le cost> interne e por la parte che vi avrebbt't'O potuto prendere i miei volontari. Ripetei a lui la stessa risposta che avevo data a l conte Romas - e quando con un sorriso indefi nibile il buon Duca mi chiose se avrei protetto tultr le donne c i bambini, capi i al volo l'allusione ai Reali e risposi che per me. riguardo a donne e bambini, non vi era distinzione di classe, ma che. tra uomini, avrei lasciato, senza impicciarmene, che i Greci avcss('I'O fatto quello che più loro piaceva. Avendo egli portato il discorso sulla quantità di brutti tipi che in quei giorni si vedevano aggirarsi in Atene, gl i comunicai le misw'll che, occorrendo, avrei preso, che comprendevano a nche uu distaccamento a protezione della sedo dell'Ambasciata d'Italia; e di questo parve contento. Lo mie rclazioui d'altronde con l'egregio Duca furono, durante la mia permanenza in Grecia, delle più cordiali - e si deve in gran parte a lui se l'opera diplomatica italiana in questa contingenza non solamente non urtò lo suscettibilità greche, ma rese l'ltalia simpatica a questo popolo. Certo posso dire che da tutti laggiù ho inteso parlare nel modo più lusinghiero del nosh'O ambasciatore. Colgo qui l'opporlunith per ringraziare il buon Duca per le sue premure nel chiedere notizie rassicuranti e nel comunicarle alla mia ponra signora, la quale, giunta in Atene precisamente quando, dopo la battaglia di Domokos, noi traversavamo gli Otlu·ys fronteggiando il nemico e lontani da ogni comunicazione (o nessuno in Grecia, nemmeno lo stato maggiot·o dell'esercito, poteva avere notizie nostre, tanto che s'era sparsa la voce che Il\ uosh·a colonna fosse caduta in mano ai Turchi ) -si trovò in quei g iorni in un terribile stato di ansietà sulla sorte del figlio e del marito. Si deve poi al duca D'Avarna so i cinque ufficiali esteri che un altro ambasciatore aveva fatto venire in Atene il g iorno dopo la nostra intervista- senza consultare i suoi colleghi diplomatici - allo scopo di pro,,vcdere nl la protezione della famiglia rcalo (!), furono fatti ripartire immediatamente. Dato l' <.'<'Ci lamento popolare, questa intromissione stra niera in quei giorni (proprio in quei giorni che le potenze cristiane riunite avevano preso a cannonate i cristiani di Candia!) poteva essere la scintilla eh€' avrebbe fatto •coppiare la mina.

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