La Voce - anno II - n. 45 - 20 ottobre 1910
che il Sindaco è stato fatto Sotto-re - di– ceva ier l'altro una rivenditrice di verdura e di frutta - potremo ·fare tutto quello che vorremo >J. Colera non ce n'è più. La gente muore di gastroenterite, di me– ningite cerebro-spinale, di tutt'altre malattie che di colera. I bollettini ufficiali parlano chiaro. E l'on. Calissano già ha proclamato nel discorso d'Alba che in Puglia il morbo è debellato. Cosl arriveremo all'anno venturo, in cui le gastroenteriti cerebro-spinali si moltipli• cheranno a centinaia. Allora si correrà ai ripari: si cercherà di nuovo di stringere i freni ; sarà infinitamente più difficile stringerli ; si avranno nuovi tu– multi. Ma l'alibi è pronto: già vedo i gior· nali scrivere in prima pagina a lettere di scatola : « L' insurrezione della ignoranza e della barbarie ». Gaetano Salvemini. Come nascono i funghi. Papini, col suo articolo su La Quen·r e i FwiJ[ki, .avrà forse offerto un argomento di più a quei molti che lo giudicano un iconoclasta irriverente della storia e della critica, simile ai futuristi che prendono a scappellotti il sole. A me, invece, che pur· non mi sento macchiato di nessuna ir– riverenza né verso la storia nè verso la critica, e che passo la vita fra i programmi scolastici e i piani didattici, egli sembra aver fatto opera .assai degna di lode discoprendo una nostra ma– lattia vergognosa, ch'è forse anche più grave di quanto egli pensi. In pochi paesi si leggono tanto poco le opere dei classici, italiani e stra– nieri, quanto in Italia. Ogni francese che abbia fatto una scuola, conosce a menadito almeno il suo Lafontaine e i capolavori del Molière del Racine -e del Corneille. fn Germania e in Inghilterra le edizioni dei classici si contano a dozzine e doz– .zine, da quelle di lusso a quelle popolari e pur decorose. In compenso, forse in nessun paese si fa tanta critica, si pubblicano tante monogra– fie storiche e letterarie come da noi. Ci supera la Germania. Certo. Ma la produzione germanica se non per le qualità - le rose sono un po' sfio– rite sulla siepe tedesca - si distacca recisamen– te per il tipo dei produttor'i. Sono quasi esclu– sivamente i rappresentanti della scienza ufficiale, dai /Vi"rktichc Ge/1eimrtile ai Privaldo;:cnle11 delle università; scarsi anzichenò gl' insegnanti delle scuole secondarie, pochissimi i Privnlgelehrtc. Da noi ai professori della università si aggiungono professori di licei, di ginnasi, di tutti gl' istituti immaginabili, muestri, avvocati, medici, giornali• stil ingegneri, preti e soldati. fnsomma,_ mentre in Germania la produzione è per così dire loca– lizzata e riservata agli specialisti, in Italia vi par– tecipano un po' tutti quanti. Il neo che può ahbt:llire diventa una macchia e indica un' infe– zione generale. La smania critica si propaga come un conta– gio. Un tempo bisognava avere s_critto _un vo– lume di sonetti o almeno tm ep1talam10 i era -come un passaporto ; oggi Jluomo che si rispetta deve perpetrare una monografia storica o critica, e agli sposi novelli si offrono, ~orst::per calm_arn_e gli spiriti eccitati dal desiderio amo~oso, 1 tn– buti di un'erudizione più o meno preziosa. Tutto -ciò potrebbe essere indifferente come m~a nuo~a forma di scarpe verniciate o un nuovo 11npacc10 di gonna, se non fosse indizio sicuro di un'!\ forma mentale che si compiace cli girare attorno alle cose e di riguardarle oziosament~ - ?zio consacrato alle l\luse - invece che d1 porvi su coraggiosamente le mani ; eh~ gode ag~oltare i~ ritmo delle proprie parole piuttosto m1serevol~ invece che esaltarsi al paragone della voce dei grandi. Tutto ciò è ancora accad~mia; se acca– demia significa collocare le cose 111 una luce ar– tefatta invece che lasciarla risplendere nella luce piena del sole e nell'aria libera. . . Ora io mi son fitto in capo che ciò dipenda per buona parte dalla scuola: Le _scuoi<: d' l~a: lia un po' le conosco attravers<? a, molta .am1c1 che v' insegnano, ai programmi eh~ stud.10 pe~ dovere d'ufficio, ai libri che esammo, ai ten_11 che vi vedo proposti. In queste sc~1ol~ ~a stona letteraria la storia e la filosofia s1 d1v1dono la porzione' più grossa dello stu~io. l\'la non di– scuto la distribuzione. Discuto il metodo. Per– chè io vedo che in quegli anni in_cui la mer~– talità del!' alunno ha bisogno d1 un nut_n• mento copioso e sostanzioso per_ le facoltà ~n– tuitive, gli si fa troppo spesso v1olen7:a t.:ostnn– gendolo a ragionare e sragioi:iare, a _discutere, a polemizzare. Ho qui davanti _un libr<;> -:- ~111 esempio su mille - dedicato a1 _r~ga~z1dei gm• nasi · vi si fa la critica delle op11110111 del Voi• taire' e del Bonghi in materia cl_,e non è dato di fatto ma tesi non sicuramente nsolta. Persone di molt~ dottrina vi potrebbero dimostrare la fo:– za dei loro denti. Ma il docente, con tutta placi– dità, dall'alto della cattedra, ammannisce ai ra– gazzi di 14 anni una conferenza,_giudica_ e n:ianda, apre i giovani occhi ai ~11_olt1 dubbi,_ discute, abbatte o esalta le autonta, e non s1 accorge che, data l'impossibilità in cui ~i trova. l' !n.1- maturo suo allievo di formarsi un g1ud1z10 proprio, egli maestro lo induce a porre sull1al– tare un'altra autorità, la sua. L'alunno, che dovrebbe accostarsi al capolavoro e ~I fatt~ storico col vivo senso del mistero e con 1 pochi elementi strettamente necessari a stimolare la attività intuitiva, si trova invece i,~golfato nelle teorie nelle antitesi e nelle polemiche, che ot– lundo~o in lui la gioia di sentire e _di~~dere, che.. sostituiscono la freddezza del raz1oc11110 al CA· !ore dell'impressione, che l'allontanano dal ca– polavoro e dal fatto storico posto come u!1 ca: <lavere sulla tavola anatomica, che creano 111lt11 un interesse fittizio e artificiale per ciò che 1~011 capisce e la smania di d!scutere, senza .ca_pire, di giudicare invece che d1 assorbir~ e_ass1~rnlare. Un tempo si diceva: qui bene drslt!1guit_ hc11c .dote/; bisognerebbe "aggiungere oggi : qm bene LA VOCE disceplal br11edrscrl. Nè si \"UOI comprendere che anche il buono, anche l'ecce!Lenl,•, diventa cattivo per la scuola se 11011 è adallo. Anche le vh·ancle più squisite producono mali di slomaco nausee e indigestioni ; il paragone ha la pa~ba, ma sen·e. Così I~ scuola troppo spesso, invece cli for. ma:e amn_1e serene ed aperte ad accogliere in sè 11 frem1~0 della natura, della vita, della storia, della poesia, forma mentalità piccine cli critici pedanti, ~o_rdi 1 ali' _impressi<;>neimmediata, spop• tanea, pnv1 d ogni comu111one di simpatia coi fatti e _le opere d'_arte, che t_r:ittano press'a poco come 11 pretore 1 prevenuti. Se mi sia lecito continuare il paragone, essi, di fronte ai feno– meni storici ed artistici, sono come quei giudici che si preoccupano più di paragrafi, cli requisi– torie cli procuratori e difese cl'avvocati che della voce della loro coscienza. Perchè la \·oce della coscienza, negletta, per il silenzio è dh·enuta fioca. E pazienza ~e questo stato d'animo tro– \·asse espressic,ne soltanto entro la cerchìa non bre,·e della critica dei fatti storici e leuerari : ma esso informa la posizione dell' indiviUuo di fronte a tutti i problemi della vita pratica e teo– retica. Quello che non dovrebbe essere altro che uno strumento, un sussidio, u11 mezzo per giu– dicare i fatti e determinare la nostra sensibilità dinanzi ad essi, invece si sovrappone ai fatti_. li ricopre, li nasconde, usurpa per sè l'interessa– mento ch'era do\'uto a quelli. Sarebhe ingiusto dare a questo stato di cose il nome d'ipocrisia o di retorica ; conviene meglio chiamarlo acca - demia. Accademici siamo un po' tutti, per via della cultura ; ma è deplorevole che la scuola volgn in nostro danno quello che ha da essere nostro benefizio. E a questo dovrebbe pensare chi attende alla riforma delle scuole secondarie. T urlupineidescolastica (La questione dei libri di testo nelle Scuole elementari di Firenze) La queslio11e sollevala dalla \' oce è ormai qr– gomenlo di pubblira discussio11e. 1\·o;, co11la 11<>– slrn solita impnr:inlilà, siamo lieti di lasciare ad og1111110 libera parola e responsabilità ,· ma 110n. possinn,o nascondere la nostra simpnt•n per la causa impersona/e soslenula dal sig. avv. Di Leo, rl1e ci pare ,,.ispondn ai 1.1ericriteri della legge e della giustizia. E biasimiamo, illlanlo, il modo d'agire del R. Prom1edilore, il qualr, dopo avere sentilo il bisogno di offrirrip11bblicn– me11lespiegazioni, alle lellere, p,-i-;,ala e pubblica, c/ie Jrli cldedevano per ciò 1m npp1111lnme11/o, 11011 1--isposc.Ora domandiamo: come mai il .11/inislero non sente it bisogno di pro1.11•edere a questo di– sordine 'I Sì;tr. Dfrellore dei/a. « Voce » Leggo solamente in questo momento, nel pe• riodico da Lei <liretto, un articolo intitolato: « Turlupineide scolastica» firmato avv. D. Di Leo. Siccome si parla del Direttore generale delle scuole elementari.> pur non nominandolo, cosi invoco il diritto cli pubblicare queste mie poche parole. Negli sfoghi del sig. avv. Di Leo, rappresen• tante della Casa editrice Remo Sandron di Pa– lermo, rifiorisce e domina questa nota:« L'Ispet– tore è lo czar delle scuole, dei maestri, tutto è asservito al volere di lui solo.» - Se si pensa che la classe dei maestri è sempre e giusta– mente pronta a sostenere e a rivendicare i suoi diritti, se si considera che le leggi e i regola– menti hanno posto i maestri in una condizione di presso che assoluta indipendenza, questa ser– vilita di quasi tutti i maestri fiorentini, che di– penderebbero dagli ordini indiscussi e indiscuti– bili dell'Ispettore czar, costituirebbe davvero, un fatto strano fenomenale. Ma il vero è che i maestri fiorentini sentono tutta la dignità del loro uflicio, e che non hanno mai subito nè intimidazioni nè pressioni di sorta nè eia me nè da altri superiori. Ove il sig. Avv. Di Leo insinua, indicandomi come valente maestro di aritmetica e parla di numeri, di teoremi, d'equazioni, avrebbe potuto dire, invece, una verità che certo, avrebbe ser– vito meno peggio al suo scopo, ma che forse non ha ·detto per non fare la ·réclame ad un altro editore. Avrebbe potuto dire che io sono autore d'un corso d'aritmetica per le chtssi elementari, editore Bemporacl (pubblicato del resto la prima volta, innanzi che io fossi Ispettore), ed avrebbe potuto aggiungere che di queste aritmetiche ne vanno via ogni anno parecchie cliecine di mi– gliaia, ma che però non si adottano nelle Scuole elementari cli Firenze, e ciò contro la volontà degli insegnanti. [11fa per lcg-ge! K. d. R.] Che cosa è stato fatto e detto nelle adunanze che io ho tenuto agli insegnanti gli ultimi di Settembre, per sentire il loro parere circa ai provvedime11li da prendersi iulorno alla sce/la dei Nbri di lesto, resulta dai processi verbali ; ma una cosa, credo, poteva afferm: :i.re di certo il signor Avv. Di Leo ; che il resultato delle adu- nanze era stato questo : . Eccettuati due insegnanti i quali dichiararono che intendevano di procedere alla scelta dei li– bri cli testo immediatamente scuola per scuola, ed altri sette o otto che si astennero per varie ragioni, tutti gli altri (il che vuol dire circa 400) dichiararono di voler rimandare l:l scelta ali 'anno venturo e una grandissima maggioranza di que– sti aAermò anche il principio che il libro di te• sto sin unico per /11/lc le classi paratie/e del Co- 1111111e. Altro che admran:n accademica l Il signor Di Leo asserisce che il 11/iuistero, -nel giugno, mi aveva ammonito di fa·re quanto _oc-. correva perc!,è si prozrvedesse alle uu'!ve n_df!,10111 in Fireu:,·. Rispondo: ~Non è 11ero, il ì\l1111stero non mi ha dato mai ordini di qualsiasi specie ; se il signor Avv. Di Leo non ha detto una bu– gia, sapendo di dirla, un'altra volta s 1 informi meglio. .. . Non risponderò certamente pm, ma ricorrerò alla legge penale, se e quando sarà il caso. ì\ Ii creda suo Dcv.mo Prof. G11.:sEPPE 8,\LDASSER.o:-:r. Firente, IZ Ottobre 1910. * Ordine del Giorno Gio,·eJi 13 co1r.• ebbe luogo nlla Scuoli1 • Luigi Alamanni • un'a.ssemblc-a ,;trnordinaria J' in~egnanti elementari. Fu appro,·110 alrunanimità il .seguente Ordine del Giorno: • Circo 300 inscg11anti delle Scuole elemenuni di _Firente, riu– niti in a*mblea straordinaria, pres.i ,·i~ione dell"arucolo a firma a,•v. Domenico Oi Leo, comparso sul giornale !...o l'oc11 del 6 Ottobre corr. anno. ritenendo che il cQntenuto e la forma del– l'i:uticolo ,iono ingiuriosi per l'intera da:-se mogistrale fiorentina, che non ha da,•vero bisogno che alcuno si dia la pena di re– carsi nella no,1na cinà per operare dei risanamenti morali, la nccusità dei quttli ~ unicamente, per comixlità di te~i1 ,·eduta dsll'articolis1a; dienuto che l'olTesu ,i t~tirndc al Dirmorc Generale delle Scuole Elementari, al Proneditore agli 11udi. e ad altre auto– rità ~ola•tiche, le quali persone, ,ebbene non abbiano bisogno della testimoni11nz:i degli in,;egnanti fiorentini. pure debbono - per un sentimento di pura giu,1izia e per una semplice con1ta. taiione di fauo - es~ere dai ,ouoscrini dichiarati superiori ad ogni 30cpetto, in quanto mai hunno cercato d' inRuire 1ulle deci– sioni degli insegnami i affermando che linciare l"nccusa di ,crvili1mo 1op1■ un" m– tera du~, C opera alt1men1e biasimevole: deliberano di respingere con sdegno le 11ctu5C, le insinuuioni e i <iOSpetti 3,·anzati dall'avvoca10 Di Leo contro il pircllore generale, il P10\'\"rdi1ore ag!i studi, alcuni Regi bpe1tori. e con5eguentemen1e con1ro i Direuori Did1miei e gli Insegnanti liorentini 1uttì. * f"'re,f[.1110 Signor Dirdlorr, Non mi scuso anticipatamente con lei se non osser\'erò quella brevità che è buona regola gior– nalistica, perchè so che Ella, edotto ormai delle vicende e delle esigenze cli questo dibattito, terrà conto della situazione di un uomo sul quale pesano una protesta cli un Pro,•veditore, un'altra di un lspettore Generale, la ri\"alità di una grande quanto anonima Società editrice ed un marziale ordine del giorno (non) firmato da (non) tre– cento maestri e maestre, convocati da non si sa chi, chiedenti .... tutti - pollice verso - la 1Pia povera testa. Ma a rassicurarla un poco, dichiaro subito che non rispondo al signor Provveditore : Per quel 1111tla che egli - more solito - disse, è bastato ciò che io scrissi, in sua presenza, sul banco del tipografo ~ ed è stato anche di troppo ciò che Ella rispose con la sua solita incisività e sere• nitit. Si potrebbe solo rile,·are, senza commenti, che il Provveditore rifiutò implicitamente col suo si– lenzio, dopo le nostre lettere, la cooperazione che gli offrivamo per l'accertamento dei fatti d:i me denunziati. Ed. ora il pubblico e jl ~Iinistero giudiche .. ranno. L'Ispettore Generale esordisce nella sua let– tera, atteggiandosi (proprio lui!), con la sua so– lita disinvoltura, a custode e vindice della dignità e della.libertà del Corpo insegnante, mi denunzia per a,·ere offeso la prima e negato l'altra, e, dando cosl lo spunto e I' intonazione ai plebi– sdli . .. sponlnnei in suo favore, scansa la difficile confutazione dei fatti specifici e concreti di cui l'accuso. Tengo a dichiarare anzitutto, non solo che mai ho avuto in animo di recare offesa al Corpo in– segnante di Firenze, ma che, per \'edere ciò nel mio articolo, è necessario o non a\"erlo letto o conoscerlo attraverso i commenti subdoli del Cav. Baldasseroni o di qualcuno dei suoi sa– telliti. Io non parlai affatto di servilitd del Corpo in– segnn11le, ma di asse.ri ,imenlo d'ogni allii.Jilàsro 4 /aslirn ai voleri d'un solo, il che è ben diverso. E parlando di 1'isn11ameulomorale, è chiaro che :o mi riferiva, non ai maestri, ma a quelle Au– torità '"che lascian correre, a quelle che contrag– gono., l~~r allogare questo ~ quel membro cle_lla. loro famiglia, rapporti di dipendenza economica verS0 la Casa editrice imperante e verso l 1 lspet– tore Generale (giudice permanente dei concorsi e delle nomine). E mi riferi\'O anche a quei Direttori, che, di fronte a un divieto tassativo cli legge e malgra• do i richiami di colleghi, di autorità, cti interes– sati, anziché porre, essi stessi, e risolvere la questione deJll incomp;Hibilità tra la loro funzione e l'adozione dei loro libri, s'osti11a110 ad implo– rarne il mantenimento Agli insegnanti di F'irP.nze ho dato pro\·e non dubbie del mio rispetto. Essi possono ricordare con quanta discrezione e con quanta correttezza io parlai loro dei libri nell'estate decorsa. Nes• suno può dire che io abbia spinto mai la racco– mandazione dei nostri libri, oltre la preghiera di volerli esaminare, e dopo, che non mi sia limitato a chiederne semplicemente il giudizio. Da un mese che son qui) per la seconda \'0lta; da quando, cioè, intrapresi questa polemica 1 mi BiblotecaGino Bianco 419 sono impo:tto, come assoluto dovere di delica• tezza, l'astensione eia qualsiasi dsita agli inse– gmmti. I pcimi giorni visitai quelle due o tre scuole che sin dal giugno avean presentato le proposte, per ;werne notizia, e poi non ho visto che due o tre persone, notoriamente contrarie agli antichi sistemi cli scelta. per informarmi da esse dei pron·ed imenti che \·enivan presi dalle Autorità locali o governative. Chi dei miei concorr..:nti può dire lo stesso ? Non è stato invece qualcuno cli essi, a pre– mere, a chiedere intervistt:, a chiamare nel ~uo ufficio alcuni che si erano dichiarati fa,•ore,·oli al cambiamento, a ritrovare manogcrini da lungo tempo :.marriti, a riconoscere meriti e capacità da lungo tempo sconfessati, a chiedere stati di servizio con la promessa di riparare ad in• giusti~ie delle·autorità locali, ad offrire aiuti per iniziative personali, a proporre la,·ori che prima si erano dichiarati inaccettabili ? Questi sono i veri insulti, i veri attentati :-dia dignità ed alla libert.ì. ciel corpo in..,egnante e contro i quali si dovrebbero formulare gli ordini del giorno cli protesta ! lo dissi, e lo ripeto provandolo, che I' Ispet– tore generale spoglia i direi/ori delle loro fun– .:ioni e i maestri dei loro dirilli. Skuro ! La circolare del 1905, che dà tanto ai nervi dell' Ispettore Generale, dispone testual– mente: f 1. Spella ai maestri di proporre p~r le proprie scuole i libri rlre llrlem/0110di adolla rt' pe,- il periodo fissalo nel f 5. Questa faco/111, es– sendo inlimameu/e ro1111essa ron In. piena resj>o11- snbilità didallicn dit· iurombe al mnest,,o, 11011 t! so,srgella ad alcun'nllra aulorìld o ad n/lro 11i11• rolo, o/1,-t!quelli delenniunli 11ellt p,·eseì,ti di– sposi=ioni. (E cioè durata di un triennio delle adozioni ; uniformità nelle cla~si parnllelle di una stessa sruola; termini per le proposte il 15 agosto per regola ; in principio d'anno scolastico per i grandi centri) . § 2. Nei comuni dove sono direttori didattici, questi, salvo il disposto del surressivo ~ 5 (trien• nio) prov11t•dt•rnm10 a d1e i maestri, rui compete la /aco/là di scelta per l'anno successivo, presentino pe,- isrr-itlo, entro 1"/ JO luglio le loro proposte motivale. Essi poi, entro il 15 a.lfoslo lrnsmellc- 1-n11110 queste proposte al R. Provveditore, ro11 quelle osservn:?ioni elle t7 1 e11/11nlme11/e credessero oppor!;,11e. ~ 3. 1\Tel/escuole dove sono più classi paral– lele, per esempio due o più p,·ime o sero11deecc. 111nscl,i/i efemminili, g-t'ù1se1r11n11li di quelle classi si nccordern11110 per l'adozione di 1111medesimo libro. Q11a11do 11011 sarà possibile raggiungere l'nrcordo sn,·d scelto il libro elle nvrd ollenulo magg-ior numero di ,10/i; in caso di parità deci– derà il Dire.I/ore o l'lspellore generale delle scuole del Comm1e 1 e se mmrclri pure In Dire:ioue Didallica, il R. lspellore Scolastico. f 4. Per gli ejfelli del pa.ragrafo precede11/e, si i11)e11deper scuole il complesso di classi al– logale in ,mo slcsso edi/i:io. 1Vo11 è staia prescrilta e 11011 si prrsn-ive l'a– do::ioue dei libri di 11110 stesso autore per tulle le classi, da/In. prima alla quarta o alla sesta di 101 medesimo Comune o di un medesimo gruppo di scuole. /)ove il rrilerio delta .scelta di un 1111ico autore (cl,e può essere giustificala da ragio11idi– dattiche valevoli per 1111 luogo, ma 11011 per 1/Jt nllro) sin di comune accordo ammesso, si dt.'1.'e però i11/e11dere cJ,c In. serie dei lesti, dalla 1.• a fui/a la ,;. 11, e quella per In 5.°' e la 6.• siano i11- d,pende11ti /'1111a dall'altra, per cui si polrd, per U primo qundrie1111io, n.dollnn libri di 1111 autore e per l'ultimo biennio lib1·i di 1111 a/lro. fu nessun caso, però, il prede/lo criterio può 1.1i11colare la libera scelta degli inscgnauli, e perciò dove 111011• citi l'accordo completo fra essi, csc/11soil caso pre– cisalo delle classi parallele, i disse11zie11tihanno piena facolltl di adollare nitri libri. Dalle disposizioni sopra trascritte deriva, chia– ra ed incontrastabile, questa prima conseguenza : Che l' 1spettore generale delle ScuoJe ciel Co– mune ha il dovere di tenersi estraneo a tutto ciò che riguarda scelta di libri di testo. Egli non ha facoltà nè diritto di indire adunanze a tale scopo, nè cli parteciparvi od influirvi, sia con la parola, sia col consiglio, sia con la semplice presenza. Nè può giovare al cav. Balclasseroni l'essersi foggiato un regolamento comunale, per entrare dalla finestra nell'affare dei libri di testo, per– chè quel regolamento 1 in tante, ha valore ed ef– ficacia, in quanto non sia in contradizione con la legge dello Stato. Il cav. Baldasseroni dunque arrogandosi il di– ritto di indire le adunanze per i libri cli testo, presiedenJole, port.-111dovi la sua parola sugge• stiva, s'è sostituito. da anni, ai Direttori, li /,a spoglinli della loro fuu.:ione. Nè vale il dire a giustificazione di tale ,·io, lenza, che i Direttori hanno implicit:unente ri-
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