La Voce - anno II - n. 6 - 20 gennaio 1910

248 LA VOCE ,·ero sè stesso e non per ordine aitrui : a chi ficcò gli occhi giù fino nel fondo dei più vuoti e neri abiss.i della sorte umana. a chi amò il pericolo. il rischio, il male; a chi ebbe la forza di mettere un· irta maglia di durezza sopra un cuor traboc– cante di fanciulla. a chi non tremò quando vide le costclla1.ioni del cielo morale im– pallidire, foggirc e spegnersi, nè quando apparve alla sua fantasia eraclitea la ruota dell'unì verso muo,·ersi intorno allo stesso asse, sempre ritornante agli stessi punti negli stessi momenti ? Un uomo che si contentò di poco pane, che non conobbe quasi l'amore delle donne, che dsse po,·ero, vagabondo, stra– niero, che non ebbe amici della sua sta– tura, che non fu compreso éhe per metà e forse neppure per metà. che trascinò il suo corpo malato e il suo acido pensiero nei più volgari alberghi e nelle piit ampie solitudini dell'Europa alpina e mediter– ranea e nonostante non si arretrò, non si fermò, non si mise una maschera nè si fece una nicchia, e virilmente, coll'ani– ma piena di or~oglio. di poesia e di ma– linconia, aspettò la sua morte spirituale, creando fino al\'ultime ore la sua persona morale, un uomo fatto così, io, senza per– messo elci devoti, clcgl i agiografi e de– gli imbecilli, lo chiamo senz'altro un santo. Era in lui l'amore d'un ideale segreto, di un altro mondo più pulito e ossigenato: i suoi pensieri, solidificati in frammenti e in poemi, cc ne danno un'idea. ~[a quanto diversa da quella ,·era ansia che lo traspon;wa dalle montagne ai mari col cervello ferito dalla punta di un com– passo - il pensiero - che non trovava mai il suo centro : col cuore di principe che ama come un pazzo e rimbrotta chi lo circonda perchè sente che se desse il varco all'amore qualcuno. di certo, l'ucciderebbe. Badate eh' io non invento qui un per– sonaggio i<leale. Ideale egli fu nella vita sua, fin da giovine. Chi s'immaginerebbe di veder Mazzini mischiato alla vita di Nietzsche, l'uomo dei do,·eri degli uomini e la missione morale, con quello dei di– ritti del corpo e del rovesciamento dei valori? Leggete il libro di J-lalevy a pagina 100. Xci 1871 .\'ietzsche tra– versò il Gottardo per andare a Lugano. In diligenza trovò un ,·ecchio col quale attaccò discorso. I due si entusiasmarono e si trovaron d'accordo in molte cose. Il vecchio citò a .\'ietzsche una delle più belle massime di Goethe: Sic/i. dcs ltaL– /Jen r.11 t11hC'o/111c11 umi, ù11, Ga1t:e11, l 0/len, Sc/JU11e11, rcsolut :11 Lcbcn. Quel pensiero non fu mai dimenticato da N ietzsch.e nè l'uomo che glie l'aveva ricordato. Quel vecchio entusiasta era 1\[azzini. Xietzsche, pili tardi, diceva a ~[al\'icla von ~[ey– semburg: .\'rm ,.• è uomo eh' io ,·eneri quanto ~fazzini. Ed era sincero: metta in accordo chi \'UOle l'apparente disac– cordo fra i due eroi. !\ietzsche non ebbe moglie nè amante: ebbe delle amiche, ebbe per qualche tem– po una mez7.a fidanzata - Lou alomè - ebbe una sorella che finse di capirlo e lo segui come pott. ~[a se la donna ha piccola parte nella sua \'ita - come in quella cH tutti i santi - !"ebbe gran– dissima l'amicizia. l,;n uomo che sentiva l'amicizia così grandemente e solenne– mente come lui noli pote,·a esser ,·olgare, neppure se ayesse scritto soltanto un ma– nuale di cucina piemontese. I bei giorni di Tricbschen, con \\'agner e Cosima, sono i I golfo p1i1 soleggiato della sua ,·ita - la stima affettuosa di Rohde e di Uurcklrnr<lt, la calda deferenza di Paul Rcé. di Peter Gast, di ,·on Stein, di Lanzki. furono i pochi e malsicuri con– forti che gli porse l'umanità. )la i do– lori! Quando \\"agner non lo capi pii1 ed egli caf>i chi era \l'agner (triste sco– perta: un ciarlatano pericoloso perchè geniale! - quando Pau I Rc-6 lo tradì. quando Erwin Rdhde. divenuto profes– sore fin nell'ultima orecchietta del cuore. non scp1>e ~alvarlo con un abbraccio e un sorriso dallo ~convolgimC'nto e dalla ambascia. quando !,!li altri lo lasciarono solo o lo tennero come u~1ama bi le zim– bello,comc un poetico e originale». allora le gocci(' di sangu<" cl<"I cuore piagato cad– dero giìt a una a una. non di fuori, sulla carne, come nelle crocifissioni roman<". ma dentro, dentro di sè, in Lutto sè ste so e a poco a poco lo soffocarono : « Do,·e siete, ~unici? Ycnitc. È tempo, è tempo!:. 11 canto ::;criuo di notte, a Roma, al suono eterno dell'acqua nella yasca della fontana - anche il mio cuore è una fon– tana traboccante! - è forse la pii1 ardente dichiarazione d'amore che il genio abbia fatto alla sorda umanità. :\la gli uomini, quasi tutti, preferiscono le cocottine che li lisciano alle amanti eh<" li ele,·ane,,. -E non ascoltarono: e Sera della mia vita! li sole si abbassa : ben presto non a,·rai più sete, o cuore assetato •· E scrisse l'Ecce l,01110 e scrisse a Pctcr \Tast firman– dosi: li Crocifisso, e a Cosima Wagner dicendo: Arianna, io t'amo. Jn queste due ultime lettere - che sembrarono ran– nunzio definitivo della sua pazzia - ci sono le confessioni più chiare del suo de– stino. 1\'ietzsche si compiacque di esser l'Anticristo e in quanto Anticristo fu. per forza. anche un po' Cristo. Fu un Dio– niso doloroso - un ,·ero tormentato e tormcntator di sè stesso e mori. ,·e l'as– sicuro. sopra una croce più dura del legno gerosolimitano. E a Cosima ,vagner eg-li scrisse, nell'ul– tima ora di lucidità, il suo amore. Co– sima \\·agner era per lui Arianna e Arian• na era l'amore. Egli l'a,·e,·a forse amata in segreto; forse nel suo distacco da \Vag· ner vi fu della gelosia. Kon importa: quella dichiarazione è profonda, è assai più gr<l\'Cche non si ,·eda. Cosima, Arian– na era l'umanità felice, ridente, piena di vita e di forza - quella ch'era stata il sostegno di \Vagner \'ittorioso. A _Kietz· sche il sostegno era mancato - l'amore non ave\'a tro\'ato ove sfogarsi in pie– nezza e libertù. Dì questo amore rinchiuso, inappagato, insaziato è morto Nietzsche - da esso ò stato ucciso. Xoi tutti, in quanto uomini, l'abbiamo ucciso. e non sarà lui pensateci - l'ullima ,·ittima nostra. Giovanni Papini. I monumenti d'Italia in burletta. Non è quesla l'intenzione des:-li identori della lllO!,:lr:t.re1ros1letth·a cli Roma nel 1911 - bra"e persone o assolutamente incompetenti o il\u<ie · di poter \'incere diflicohà insormontabili; - m:i. questo sarà, certamente, l'cffcllo <lell'opern loro: di mettere in burla i più bei 111011umentid' I• talia. \'oi li immagin:ne, sulla Mec:;.,a-;pian:lla. con l'interruzione di <1ualche aiuola imprO\"\'i• sata o di qualche gnippo di alberi, senza la 1>artic'llare luce e lo :,fondo del paesaggio o della c:;tradache li inquad1ano da secoli e .!lenza la de,tinazione per la <1uale furono ele\'ati. li immaginate i no-.,tri edifici più importan1i. nei 'luali c1ua~i ..i riac:;-.,umel'arte e la storia di un' intt-m regione. riprodotti tutti insieme come !-li di una te-.t:ua di un ,·ecchio diploma da ec:;po. sizionc ~ \'oi l' immajtinalt un palazzo \'Cneziano tra un castello di \'al d' Ao,ta e un edificio more~co di Sicilia? E poi Ca;,;tel del .\!onte. tolto all'austt'rn -,olitudine delle :-.1urgepietro!:>e e al va!-to ori1.zontc dell'1\driatico cosi den-.a• mente nuurro, per collocarlo n l.1to cli un mar• moreo palauo ~eno,·ese? I~ poi S. Clememc ;1 Ca,auria cmiKmto dalla ,·alle verde e :,ilenziosn del Pec:;cara per n<:,oC'iarsiad una ,·illa sc11ecen• tesca co~trctta a rappre,ent,m: l'arte di Xapoli. della C:1mpania. dei Princi1>ali, della Basilicata e delle Calabrie > .\ que-.ti e ad altri edifici, egualmente dispa– rati per -,tile. <:he un falso amor proprio provin– cialt!' vorrà far -,ori:en:. hi,o)?na ,tggiungcrne un altro che ,arà ele, ato come un 'appendice alla mo-,tra etnoira1ica. 11 ,·ecchio quattrocentesco Ca.:.telnuo\'O, riprodotto coli', ·o di .\lfonso e la cappella di S. Barbnr.t ad ,n terzo del ,-ero ma con un cortile lre ,oht.: pili a.~npio, ~rà destinato .id o-.pitare tutti i me-.1ieri delle :,trade Bibloteca Gino Bianco napoletane: gli trhi,·endoli, i frutti\·cndoli. gli o,tricari, i ,·endilori di lumache colla rumoro,a schiera dei loro com1>aj{ni. wtti in t·o-,1mne ciel st:ttecento (!1. Considerate t·he <1ut-.t;1anarcl1ica ci11:1in legno, cartone e i,rcs-;o clO\ rà sorgere nei pres-,i di Roma e pensate quale impressione disgu'>tevole sarà 1>erprodurre all'uomo nnche mezzan:uncntt: colto che !.i :1v,·ent11rerà a pt:r– correrla: qualche cosa di analogo, ma elevata a proporzioni ~ii.rantc:-chc, dell'impressione d1c produce\·nno le case dei ricchi fx11<.1,•1111s di una trentina d'anni :tddictro, dove si passava da una sala impero al salono turco, e di là al sa· Ione Luigi X\' per entrare in una camera da letto Rinascimento, e pii'• avanti attra\'erso una veranda pompeiana nella sala da pranzo b:i.roccn. Anche fedelmente riprodotti tutti c1ucifal'>i mo• numenti ,wranno l'aspetto di caricature. non soltanto del mutato ambientt:, pcl miscuglio delle epOChe, per la 1erribile \'icinanza dei monu– mt:nti ,·eri. ma, e più, per la loro inutili1a. Si JHIÒ comprendere - e anche giu.:;tific:1re sebbene con molte riser\'c e ctho per caso - la riproduzionc di un edificio caratteristico di regioni poco conosciute completata in lutti i suoi particolari di arredamcnto e di cosrnmi. ì\la qui si tratta cli rifare chiese o palazzi o castelli noti!,,imi a noi e agli htranieri, e esi– slenti in luoghi frcqi1entntissimi, e di collocar\"i dentro esposizioni retrospcllivc limitate bensi topograficamente ma senz:'\ limiti nè l)CI tempo nè pel genere degli oggetti. Cosi, 1>eresempio, nelle sale ciel pscudo-Castelclclmonte, un:'\ meta delle quali sono buie e tutte offrono per la par– ticolare configurazione pochissimo all'esposizione cli oggetti, si dovrebbero e~porre le collezioni prt!istoriche e le ceramiche e le terrecotte italo• greche e i calchi delle ornamcnt:u.ioni architet– toniche delle chiese pugliesi dal Xli secolo al X\'111 e i disegni e le fotografie: e in S. Cle– mente a Casaurìa cogli oggetti pro,·enienti dagli sca\'i i merletti e i quadri e i 1appeti e le scul– ture e le ceramiche d'Abruzzo. Saranno dunque dei pron·isori mu~ei regionali, e pei musei che rispondono ai bisogni moderni ,di cultura occor• rono edifici nuo,·i organic:1mente e stilistica• mente ada1ti nll'ordinamcnto prestabilito per le colle;:ioni, non navi o cori di chiese o sale di armigeri o cubicoli cli baroni. Ma sia eletto ciò di volo pcrch(: quello che urge è la dom:111cla: ,;aranno copie o originali, e ~e ori){inali di poco o di sommo pregio gli oggetti da esporre? Non credo che si tratti di copie, sarebbe un colmo: co1>iedi edifici i. co– pie di oggetti; per assicurarsi di a,,ere ,·isi1atori bisognerebbe far eseguire anche delle copie di uomini! Nè certo vorranno fare un'esposizione degli scarti dai depo,iti dei vari musei, ma sa– ranno gli oggetti piil belli e caratteristici che \'Orranno far viaggiare da ogni parte cl' llalia e riunirli in Roma per esporli a mille pericoli du• rante un ii\tero anno. Chi ha 1>ermesso o chi intende di permettere tutto ciò? Pur troppo. il terribile esempio della mostra \' oltiana 11011 giO\'Ò ad e\'itare altre esposizioni retrospetti\'C di ci– meli. fecondo ::tlimcnto al commercio degli anti– quarii, a Siena, a Peru1,;ia, a Chieti; ma almeno <1uelle li restringe,·:1110 ali' arte di una provincia e gli oggetti erano raccohi in solidi p:1lazzi di pietra. A Roma, ,·icc\'ersa, saranno case cli legno e cartone quelle che clo,·ranno raccogliere il fior<: del palrimonio artb1ico nazionale e prima che una simile pa1.1.iasi compi:'\ bisogna che la Na– zione per mezzo dei suoi organi costituiti abbia cinto il suo con,enso. ~fa chi \'Orrà interrogarla? Chi vorri\ inlral– ciarc l'opt:ra che nelle \'arie pro\'incie d'Italia i comitati, com1>0stidi decorati e di decorabili e cli c11mlche ingenuo, ,tanno per iniziare appa– recchiandosi a profondare i denari dei contri– buenti? Spa,·enta l'accu,a di tiepido entu..,ia-.rno per la commemorazione patriottica o quella pei Toscani o pei Pugliesi cli mostrarsi da ml'no dei Pit:montesi o dei \'eneziani nel far figurare la propria re~-ionc. Spa,·enta l'accu<;a di poca sol• lecitudine 1:1tr la ditl'u,ione della cultura :mistica o l'e1>iteto di lilistco quando !.i vuoll' 1>arcggiare lo !:>COl)O allo - .for1.oo parlare cli quallrini e di la\'Oro me111regli altri si riempiono l:1 bocca e riempiono gli orecchi di belle parole altisonanti. Quattrini, e moltissimi e infinitamente più che non ,i inunagini, richiederebbe quc::-.t'impresa inutile e pcricolo,a, che una solle,·a,,ione del buon ,en~o clonebbe arreMare in tem1>o: o non ,arebbe mcl{lio che se ne spcnclesse al• meno la mcl.\ a con,en are dccoro<;amente i monumenti e magari ,i "J>' . :nde.,se I' :1ltra metà a facilitarne la <·onoscenza con opportune ridu• zioni cli , i,1ggi, Telefono della VOCE 28-30 Caratteri. Gioventù. Car qu; pourroit ,oi.lfdr un Sne fanfa,cn' l"' fOS'UISt. t:n uomo cli buona \'Olontà ,·edendo un giorno un lercio ragau:otto che facca ~canclali leth.:rari vicino alla sua porta: - \'edi che tu sei uno sciocco! - ~li disse: e<I <:1urò 1ranquillamcnte in casa. Kon l'avesse mai fatto! Il garzone. ch'era brullo e deforme di spiri10 come di corpo. alt.ò il musC\ rabhio,;o, sgranò gli occhi infiammati, digrignò i denti in orrida maniera e si precipitò contro l'uscio. E \"isi ag– grappò con tutt' c due le mani, e cercò di sia– nasciarlo con le spali<" e co' piedi. e ,·i battt: la cen ice dura e lo h'Tafliò con l'ugne. :-.1al'uscio resistc,·a. Allora ci cominciò a berciare; la sua bocca .!>'empidi ba,·a e di ,·eleno e di\'enne come una fogna dalla <1uale -.gorga\'ano disordin:1ta– mente contumelie. spro1>0siti, minacce. calunnie e bestialità senza fine, tutte impestate ciel gran leu;o della sua anima. Frattanto la folla che numerosa )'.:"lis'era ac– calcata d' inlorno per il brullo scluamazzo, ,·e• dendo la sua faccia paonaua e le vene del collo turgide e il sudore che gli cola\'a pc' c.11>elliar– ruffati e per le gote gonfie: - Uh ! lo -.concio animale! - urlava - uh! il c:111 fastidioso!, il bestiale ignorante! e inorri<li\'a. ~la egli non se ne da,·a per intesa e più infuriato che mai snltò incl1ctro e si le\'ò la giubb:1 e dopo la giuh– ba il panciotto, e- le brache e le scarpe e i cal• zerotti e quasi nudo i;.i elette a correre in qua e là, sempre urlando, insultandc.-, calunniando. rou le fiche diritte ,·erso le fme,;tre chiuse. Poi alzò la gamba e spetezzò e tutto a\·,·olto nell' immcn<:.o fetore mostrò le ,·ergogne al pubblico e la ca– micia infetta; raccattò tutti i ,uoi panni su– dici e gli s,·entolò per aria, con grandi urli : ro• ,·esciò le calze umidicce, c:1cciò le mani nere di jnchiostro nella loia della camiciola. E guardava tuttavia la folla. Però l:1 folla muta di disgu;;to tace\'a. Onde egli fuori di sè affatto si \"UOtò per terra e pisciò sullo sterco, l'intrise e lo mangiò avidamente: poi vomitò, ma raccolto il recitic– cio verdastro lo trangugiò di nuovo, e 1ornò a recere e a rim:1ngiarc, e ciò per sette ,·ohe. Finalmente si sdraiò nel fango, si rotolò nella poltiglia, s'inzaccherò da capo a piedi, !<' impia– strò il \'iSo e la testa coi suoi pro1>riescrementi. Ma tutt'a un tratto si alzò: raccolse il cappello e gli altri cenci. si rh-esti alla meglio, s' inchinò da\"anti alla folla e: - Chiudo la polemica - disse. E se ne andò p;woneggiandosi. A. S. La provincia di Bari. e 1;un1onc, cruta dalr affcno al prorrio munit,rio o ietionc, e c:011 f111■ e t!"(ln ranca, che qucll' 1ffcno, por1110 ■nchc f11ori dei confini del ten-utJtio, al quale ~11cn1I• ,nenie ci 1ppu111■, 1t e m■nlcnulo 111,ccnizio della ,ohJ■rictli e coopi:ruione al bene, puh gcncrorc un org11ns-1nomorale rotc111,, il qu:i1c, come confui•ce all'u1ile:J1 una pari~, co1l non J1.co1J11 J11l\u\tc"\IC drl tutto, ■nl1. 1,111oniu1col p1\lin1c11'IO patr1ott1•m<10, \S1t.VI() 51' ...Vt;NT", /.J fO· l,l•tJ Jd·-, Jt1trJ. S.n. G. l.■1cru. 1910.p.4~j\. Lt condh:foai dtl mtuo1lorao. Le condizioni materiali e morali di tulio il Meuogiorno d'Italia sono (juasi an~uo simili: la maggior parie dcli' Abruzzo, il Principato, Terra di La\'oro. la Cnpi1a11ata. il :-.lolise, la Puglia, la llasilicata, la Calabria non hanno tra loro altra ditlerenza che la configurazione e la natura dal suolo. e, in ')pecie, il temperamen10 delle popolazioni. La stori:1, doloro;a e ,ergogno-– s.,,,del passato e la miseria pertinace del presente; l'infingardaggine clelh:genti e I'abhie1.ione dei rap· presentnnti politici : il disgusto ddle odierne con– dizioni e il desiderio del meglio con l' inellitu· dine a con!:>cguirlo: l 1 abl>onda111.adei laureati e I' ignorama vasta e profonda con la bassezza morale, sono fenomeni e fatti di cui nessuna di queste regioni può :uro-.sire nl co-.pcuo dell'al– l'altra. E cinscuna cli t:~sc, anzi ciascunn delle loro città importanti, sia pure 11011 per altro che per popolazione, do\'rehbe a\'erc una corrispon· <lenza franca cd acuta in que,10 giornale che alla questione del :-.leaogiorno ha dato un par· ticolare ìnteresse : ci :,\ eglicrebbero ed c.;por• rebbno alla gogna le no-.tre piaghe inciprigni• te, aniandoci alla guarigione. Ora io non pos.-;o, per altro, discorrere che ddl.a ,ola mi:1 pro,·in· eia, escludendo Bari ; come sarei di parere che facesse anche c1uegli che 1>arleràdelle altre due, di Foggia e di Lecce . 1>er12 ragione che, tro· vandosi ogni capoluogo a'isai più innanzi del

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