La Voce - anno II - n. 6 - 20 gennaio 1910

OC,E E scc ogni giovedì in Firenze, via dei- Robbia, 42 .;I, Diretta da GIUSEPPE PREZZO LINI .:,. Abbonamento per il Regno, T renio, T ricstc, Canton Ticino, L. 5,00, Un numero ceni. IC, Anno II .,,. N: 6 .:f, 20 Gennaio 1910. -;o'.\DIARIO: I Responsabili. J.dlc-n, 11perl«a . 4 ). E. il .1/ù,istro dt'llu />. /., L, \'oo:. - Preihlcra per Fcderflo ~lctzsche, C1ov,,,,1 P.,r1,1. I monumcnli d'Italia in burltlla, Gn~H•t•1 C1.c1. - Car111crl, Cio;·,•Hfti. .\KoE::,.-<,;o SQ1,i--1c1. - La provincia di Bari, I. RtcC.\kDO i'.A1.òAk1,,. - // j,iltvrt Owl Strauss, 1.., \"oc..:. I Responsabili. LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE malammte ridotti, sm;Jt du tssi abbia110 dello: bt1sla. E quei gimm11isouo: Gùrvm111i Poggi, dirmore d,I /3nrgello,Carlo G11111l111, \'e/10 Tnrrhin11i e Odoardo Giglio/i, ispettori: - rirordnte}:;'callwz.a ? so11 q11e' tali che Carrmfo Riai /odai•t1nel mo disrorst1, a Firmz.e,e ron mi t•i mllrrraste. E/,/,em·,t~radov,ti· az.·u·,·il coraggio di ri- 111a11gù1n•i i c11mpli111wti, se t!ofrlc'. far gi11s1z:. '.Ìa ; dm•dl' rhiedn co1111) a Corrado Ricci, il pro/1'/ltJ di Rm:a, st 11011 della figum ridicola rhc! i..'i fae fan•, dei ·;.:amlalismi dli' ha per- 11:tsstJ; dovt'I,·,gùucht'.1111esti t·mula/ismi (tmuJJ •·ergoguaai t•,,stri pnduiSsori e! m:ma vc1i, pruJillnu drll'ts,·mpio 1' prm·t•,·,h·re pc>r il /11- .,... ,., : d01.•ele, st Cl1destiisptllori hanno c,1111- ,;;;10 a1111si d, a11torit11 e sono colpevtilidal!t111li alla l,·gge,proudere contri.1di loro anche in questosmso; dovrti1, in 11g11i raroe st1prttul/11, imp,·dirr clJI' ug11iti110 a fare q,ullo clu ha,1110 }allo f,11qui. l:.èallm'.a, rlimmticatevid'ustrt 1111 ministro italit1110, t Jatt il i•ostrod,n11•re. Fiu tln q11audo Vostra Errellw,n vc1111e a 11a11g11rart. i riordi11amenti dellr Gnllerfr fia– reutim, sapeva di cl'rli lavaggi 1• di certi ritoc– ·bi n qundri del(liUffi:;_i eh, 1110/ti 11rtisti !(ili• licavnuorovinati. Vrnjicare i fatti, slnbi/ire, le tt.spomabilitD r pr01.n,,tdere mrebbtstato 1111 hrl– 'uordio per 1111 ministn,. Almeno, 1111 aca,1110 tlln lrllern di protestn dn voi ricrvutn e 111/, JOS/rr inteuz.ioui sarebbestato, 11rlvosJrodi• ·,,1rro,molto piti opport11110 dei soliti s-'10la,z.i •rnammtali. Poicbi vwir da Roma per fari• a comparsa e rrrilarr quel po 1 di retorica di >rrnsio11e, e proprio Il ngli Uffizi,potrebbe se111- !1rarridicolo anche in ilalia. Preghiera per Nietzsche. 1\{t1 si&&o1111• la condotta di Voslra E&&el– 'mz.a, alla l,mga, piti che ridicola wrebbedi– wuesta,vogliam credere c/11', 11011 prrmlemloil 1 oslra discorso lroppo sul serio, vi risolvertle 1d agire pi,i n propositoche 11011 bbinte pnr– nto. Co11qm•slflcandida sperrmz.a ti permelliama li farvi umilmmte osservari' qmmto segue. Prima di 111110, che occorre pr01llltdu subito. la pronttz.z.acon rni s'è. proadulo ,outro cbi 'Jll permessol'esportaz_ioue di due.bustidi pro- 11rfrtllprivata co11trasta in modo strmw con ti11d11gio a risol1.Jere tma questionetanto pili rrave: i due busti qual&1mo li g0tlee nessuno li sciupr..rti, dove. sono ; i quadri di Gallrria. w11 rovinali per /111/i.E la gente che li ba rQVim1ti è capacissima di couti1111ar,·, malgrado loscandaloprovocalo,tantosembrasiwra della ;,mprin i11Jallibilitli, ed ha cn111po di sbi{{nr– rirsi per uu ptz.z..o, tante sono le belle opere in ba/lii del suo arbitrio. Preme poi loglirre ogni equivfJ&o sulla re– sponsabili/i,di qurstaKettle,poichè c'J chi /mia, i11vece, d'imbrogliar la (arcemla.Ci sia lttilo 1itttar-11i a mettere ;,, chiaroquestop1111to, se11z.a ijfl'sa ai lumi dt'll'Eccellwz.r, Vostra : certi 1 11mi posti in alto splmda110 gener{)lmmte,come pia11,ti,piti per /nr, riflessa rhe per luce .?ropria.UgoOjetti, 11elpri11ripio della burra– ~cain cui uavighilllno,ha scriflosul Corriere Jclb Ser:t certe 110/e thrve si pone 11101/cJ iu lubbio la comprtmz.a di Nerino Ferri come ;_,;r,~direflore dt.lle nostre Gallerie, iu visla e 1 projitto di qual direi/orepiti rompetmte 11011 ,;apre1111110 dirvi. Piti lardi, Giovlllmi Rosadi ,e/ Marzocco (16 ge111wio) cerrndi far ricndere ·1tllostessoFtrri Julttt la respomabilith,a be- 1r.Jiziodei « culli , valmti gi1n1a11i che vi <ostmgouo (ngli Uffizi) il gradodi ispettori•· Che il M:trzocco voglia.safoare ddla gente ·l,e gli 11ppartit11e e rhe il Rosadi, nbile ni·– JOCnlo pi,i che i11tellige11te d'arte, i•i si presti 1er amicizia a lui e a loro, ,1011 si capisci• ·be lroppo; che i miti e valeuli giovani stiano zitti e lascino dirt (e noi mppouiamo che l.t– -.cino dire soltanto) questo,se 11011 generostJ, i mturalt. Noi, perO, 11011 abbinmo alrnn 1110- foo per cambiar lt· carte i11 lll'i10/a;m~a voi, 11iuistro, deve premere altro chela 1..1eritti e h, •iustiz.ia.La verità e questa: Nerino Ferri ,a artammte il torto d'tlvtr lasciati fare; loveva opporsi t, se alla sua ttuforitticoutrn– /tnl{f quello di qualrnua piti f11rtedi lni, do• 1 evtt meltere ;·,, piaz.::,.n gli altri e lavnrsme e numi: debolea romplice, i giustochepllghi. \fo rou lui, e pi,; di lui, sou responsabiliproprio 11ei rnlti e valentigiovani,cbeha,moordinatoi ai-aggi,che vi hmmo arsistito,e sollogli fJrchi ei quali soupassati Tiziano, Rembrandt, Sal– a/or Rosa, il J\foro11ie lauti altri. e l11lli >Joi tutti abbiamo un debito cli amore verso Federigo ~ietzsche cd è tempo di pagarlo. II suo cen·ello si acquietò nel gennaio deL 1889 i i 1 suo cuore si fermò nell'agosto del 1900. Son vent'anni, son dieci anni: si può, si deve tornare a sor– ridere col doloroso, coll'angoscioso, col troppo saggù1 sorriso di un povero Za· rathustra che svenne sulle cime delle montagne per santa invidia del ciclo, di un innamorato eternamente respinto da chi non fu degno di amarlo, di un Sig– frido convalescente esiliato nelle pen– sioni di lusso dell'Europa darwiniana e wagneriana della nostra infanzia. Quanto siamo stati cattivi con lui I La sua ma– schera bianca e freddamente baffuta; i suoi occhi dolci come la poesia degli ingenui laghi fuori cli mano, oppure fo · cheggianti come per il riflesso di una pazza cometa i la sua voce sonora, forse troppo alta, piena e orchestrale per de– gli orecchi meno lunghi e meglio edu– cati : tutto, tutto quanto abbiamo dimen• ticato e abbiamo voluto dimenticare.I suoi libri son laggiù, messi in disparte.venduti, perduti, lontani, dietro ad altri, sotto ad altri; il suo pensiero, se pur ripassa di· nanzi al nostro, è come un ritornante di Hoffmann in uno e specchio ovale>, co– me l' ultima traccia di un gran fascio di luce, cli un' abbacinante luce elettrica da CrepttScolo d•gli Dei, oppure come il ri– cordo di mille faville che corsero al cielo stridendo, scimmiottando i razzi degli uo– mini e i raggi del sole, e poi ricaddero git1, polverio lento di cenere nel tacito buio del nulla. ::\[a chi di noi non ricorda una gior– nata di luglio o d'agosto, un'ora di gran calcio e di virile volutt.:ì. 1 nella quale le parole di )1ietzschc frustarono a ga· loppo i I nostro cuore e penctraron cor– rendo col sangue per tutta la nostra carne e ci portarono un'alpestre ventata di for– za e di libertà? Dimenticherai tu, amico perduto e non morto, quel solitario pog– gio di Pratomagno dal!' alto del quale gettavamo all'aria fresca del Casentino con voce melodiosa e commossa i rossi e sfrontati versetti del lo Zarntllustra ? Dopo venne I.a critica che vi ve alle spalle della grandezza rimpiccinendola; venne la calma un po' senile degli anni di rac– coglimento; la serietà ci rese piit fiochi e pili vili; la filosofia sentenzi0, mise al suo posto, aprì è chiuse il suo paragrafo; e la vita, rlopo a,·er straripato e corso ,·erso oceani non nominati nei portolani, tornò dentro gli argini cli mattoni dei canali diritti, specchiò senza nostalgie(?) le nuvole bianche del cielo e i monotoni fili d·N1,., delle bre,•i sponde. Bibloteca Gino Bianco VP-nne il tempo d'imbarcarci di nuovo? E per do,·e? La ciurma delle passioni è calmata; non ci spaventano i naufragi; tutti i vascelli fantasmi sono scesi nel fondo luminoso del mare. Abbiamo imparato l'arte della guerra senza clangori di trombe, senza urli di comando, senza spargimento di sangue. Il sangue ribolle dentro di noi e di questo morremo. Noi possiamo tor• nare vicini a 'Nietzsche - al vero ~ietz~ schc. Gli altri, i falsari e i traditori, hanno finito. Siete tntti invalidi e morti, gatti selvatici da salotto, neroncini briachi di lirismo nbn digerito, farabutti posaioli che int4!rpretaste le volanti parole cli Zarathu• stra a uso di macellari o di facchini di ser– raglio? E voialtri, egregi dottori e chia• rissimi professori, avete smesso di allu– macare il cada vere dcli' eroe che aspetta di risorgere? Avete trovato tutte le fonti, a,·etc istituito tutti i paragoni e messe sull' attenti le sottili esegesi e le gravi obiezioni? Le postume spie hanno raccolto i ricordi; le infedeli hanno ven– duto a suon di marchi tutte le lettere; l'archivio è fondato e il suo bravo ca– talogo non dimentica nulla; la bibliogra• fia è in pari; in lutti gli « indici per autori » il suo povero nome polacco ha trovato posto .... >Jon vi basta ? Ora torniamo noi: ora tornano quelli che l'amarono un tempo, che lo disprez• zarono, che l'odiarono, che vollero cli~ menticarlo, che gli furono fedeli senza saperlo, che lo abbracciarono anche nel disprezzo, che gli stettero accanto anche ne li 'abbandono. Torniamo noi: possiamo tornare. C'è posto, ora, per l'amore; la moda è andata a sporcare più in lù. Prima, anni fa, mille vespe petteKole ballavano intorno al dolce paralitico di ,vcimar e quando un raggio di sole fa~ ceva scintillar loro le ali esse dicevano cl' esser diventate d'oro e che il mondo s'era rovesciato e che il cielo era di– sceso ali' inferno perchè l'uomo aveva finalmente rubate agli arcangeli le chiaYi del Paradiso terrestre ... \llora, no, non era da gentiluomini trovarsi in simile compagnia. Ci potevano stare gli omicidi senza coraggio, i ricchi malati di spinite, i 11ouvellistes a corto cli novità - non già quelli che avevano un'anima affamata da nutrire e da salvare. :Ma ora la gente ciel mercato ha disciolto il crocchio, le vespe sono sparite ,·erso nuovi defunti; intorno a Lui c'ò pill silenzio, c'è quell.a calma. quella serenità mediterranea che egli stesso respirò nei celesti seni della Liguria. L'ultimo codicillo del suo te– stamento è stato aperto: l:,(:cc I /01110. E~li sta dinanzi a noi incoronato dalle spine della ammirazione che non com– prendei a,·volto nel mantello rosso della pazzia i schiaffeggiato dall'indifferenza, tralìtto dal dubbio. La sua vita è aperta Jinanzi a noi; possiamo cs!t!rgll amici i stringergli la mano, essere per lui morto ciò che nessuno gli fu in vita: un amo– roso compagno di pericolose traversate. * Pensate quel che ,·olete della filosofia di Xietzsche - ve l'abbandono. La sua è una di quelle dottrine poetiche e tra– giche che rispondono alla tempra, alla ,·ita, all'animo di un uomo. Chi ha l'animo d'altro metallo, chi ha la tempra d'altra· fucina, chi ha corso la vita su diverse rotaie non la può nè capire, nè amare, nè seguire e ,·a bene .. \d esperienza di• versa parole cosmiche e bandiere morali diverse. ~fa se non volete rispettare la filosofia, se volete seguitare, con tutti i farfallini scioccheggianti di tutti i con• tinenti, a prenderla come una fricassea cli paradossi a uso degli arrivisti senza guanti, lasciate star r uomo, rispettate l'anima di chi l'ha fatta. Io vi dico in verità che ai nostri tempi non conosco "dta più nobile, più pura, più dolorosa, più solitaria, pill disperata di quella di Federigo Nietzsche. Non es• sendo ahimè, abbastanza ipocrita vi con• fesso francamente eh' io debbo la forza di questa convinzione alla biografia semplice, chiara e approfondante eh.e del Nietzsche ha scritto da poco tempo Daniel ] Iale– vy ( 1). Chi ha letto questo libro e non s'è commosso, specie verso la fine, è un por• co: son pronto a giurarlo dinanzi a tutti. Un ~ietzsche che già s'intravedeva da brani cli lettere e da confessioni singhioz– zate ma subito rinnegate e oltrepassate nelle opere - un Xietzsche puro, santo, martire vien fuori da queste trecentot• tanta pagine cli francese calmo e intel– ligente. Quanto diverso, sig,,10ri miei, dai bertuccini sanguinari che hanno dato o• scena esibizione di sè nei salotti e nei ro• manzi sotto il falso, il falsissimo nome di scolari di Zarathustra! ~el 1880 Federico Xietzsche abitava a Genova, al numero 8 della salita delle Battistine, e menava vita sobria, povera e solitaria. I suoi vicini genovesi lo chia• ma.vano al !ora ii santo. Questo primo giudizio dell'Italia umile e ignara - questo g-iudizio che fu il solo che seppe dare l'Italia, prima del 189.i, sopra un uomo che tanta parte della sua vita sof· fri e godè sulle rive dei nostri mari - è forse il più profondo, il migliore, il più sano che finora i nostg concittadini abbiano dato su di lui. ln qual altro modo chiamereste voi un uomo che fin claW adolescenza è tutto bruciato dalla pura sete della comprensione e deJla ve– rità, che per tutta la sua vita sdegna gli onori, i guadagni, le amicizie fondate sulla finzione, i trionfi dovuti alla servi• lità e alla dgliaccherla, i ben imbottiti letti delle fedi, gli abbracci della filisti– ncria militante, le mezze misure e le mezze figure, i compromessi e le rh·e– rcnze? f'he nome vorreste dare, di grazia, a chi non si spaventò mai del suo pensiero, a chi cambiò sempre per ordine del se• (1) l.n de dt F. Sid.=sc/1,·, Pari-,, Calmann Le\'y, 1909.

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