La Voce - anno I - n. 28 - 24 giugno 1909

LA VOCE e dicci \'Olte più su1>erbache non sia bella. E la mente di quest' uomo è fuor di dubbio che ha an– cora più d'orgoglio che non d'ingegno. Fra i bei ginnetti italici, lustri e infioccati dalle orcc• chic alla coda, e pascolanti J>ei floridi giardini delle 110s1re lettere, e leccantisi a vicenda o ra– spantisi per diletto le gropJ>C 1' uno dell'altro, l'Oriani è come l'irto e prunoso e salva1ico onagro che sferra calci in faccia a tutti, e non teme di e.profondare con voluttà il muso fra i viluppi ~pi• nosi, come ciuffi di cardo, della sinH:c.i storica. E a taluni, che lo rimirano con t:-inta foga trap.1.ss.1.r dal romanzo alla speculazione, può egli anche sem– brare un puledro di gran sangue. In realtà, dopo i creatori veri, e i pensatori schietti, dopo i dif– fonditori di verità nuove e discopritori di nuo,·e terre, ,·iene Alfreclo Oriani, scrittore non più che di terz'ordine, tra le fila di tutti quelli che tumul• tuando scm:a posa nell'animo e ribollendo senza misura nell' ingegno rovec.ci :m fuori a guis.1. di torrente in rapina le materie dell'arte e del pen• .iero confuse e coagulate e stem1>erantesi a , i• ........ l'una nel soverchio empito e calore <lel– l'altra. Qunnto poi nl rilievo che I'Orinni ha su tutti gli altri scrittori del C. ti. /., gli viene dalla presunzione in lui continua d' e%cre un gran• d'uomo, e clalln 1>omp:asecentistica dello stile e da certo modo tutto suo di giudicare ali' in• grosso e con violenza senza discernimento no• mini e fatti che egli bene e spesso non ha nè studiati nè intesi. Tuttavia sarei curiose, di s.1perc con che fac• eia l'Oriani ha accolto l'omaggio del Luci'gnolo; egli che suole, <111anclo gli si presenta un gio• \·ine, calargli sulla SJ>.'llla l'una o l'altra delle grosse mani, col peso di tutto il braccio, come per farlo rientrare nel grembo di quella madre terra dalla quale ogni gio\'ine è imprudentemente e senu suo permesso uscito alla luce. Ma che è questo romanzo? Ecco. Se per romani:o s'intende un'opera let– teraria in prosa, nella quale un autore d' ingegno fantastico sciolga t: distenda e intrecci e pOi raggruppi e rannodi con varietà e con facilità, con misura e con effetto le fila di una o più a,·venture toccate a quattro a cinque a dieci a ,·ènti personaggi, questo l.11rig11olo non è certo un romanzo: perchè non c'è avventure. Se poi s'intende un'opera nella quale app:.l– iano alcune ligure storiche o non, maschi o femmine, grandi o piccine ; le quali attraverso tm seguilo di casi per nulla fantaslici, anzi usuali-.. !Umi e quotidinni, rivelino a poco a poco sempre µH1 intimamente se stessi, e quasi scoprano il meccanismo dei loro alti ~ dei loro discorsi, mettendo in luce le passioni che le muo,·ono, l'odio o l'amore o la paura o la bontà o la cat• tiveria, in modo da essere creature cl 'arte per la ,•ita che hanno e quasi documenti perenni di psicologia e di filosofia per il pen~atore; dico che nemmeno in tal caso Il luc,'gnolo è un ro– manzo : perchè non ci sono caratteri. Ancora : se romanzo può essere nello S\'Olgi– mento nella rapprtsentai:ione nella documenta– zione di una qualunque tesi o ,·erit:\ astratta, non per mezzo di materiale logico, ma fantastico; non per ragioni ma per esempi ; dico ancora che que– sto L,uignolo non è ,111 romanzo : perchè non c'è adeguata dimostrazione di tesi. Ancora : se romanzo può essere la r:lpprescn• tazione particolareggiata di un ambiente, e la raffigurazione degli indi"idui che \'ivono in tal luogo cd in tal modo ; questo L1m'g--11olo non è un romanzo perchè non c'è rappresentazione nt'! larga nè vernce di ambiente. Mn se, infiné, romanzo, cioè opera d'arte, può e11.-,cre nel miscuglio indistinto e mal sicuro di tutti questi clementi, in una specie di ri,·endita di scampoli tratti da pez.ze di stoffa che sono ben lontane ; o se \'Olete in una com1>0sizione ben curata e ben li<,ciata e ben luccicante ma che stia alla grande arte creati\"a come la fonna di un budino sta alla architeuura di una catte– drale; illlora leggete 1/ lurignolo che è vero ro– manzo, benissimo riuscito. Che I/ /11n"g11olo sia senza fantastiche invenzioni d'avvcnture, non ci ,·uolc molto a pro,·are. E In pro,•a migliore è <1uesta che I' unico capitolo nel c1uale:;ia un po' d'invcn.donc e di meraviglia fon• tastica, il IX, e Embarquement pour Cythère », rimane come c1ualche CO<i:t di staccato e di rile,ato dal piano del libro, e sembra una ll')\'ella incor– porata nel monotono sviluppo del romanzo. Il qua.le nemmeno vuole cs-.,ere rom:utzo di molte a,·venture, in quanto ritrae la ,•ita d'uno studente che ~i fn prorc~<,orc e prende mo1,:lice ,·a ad in• segnare in Sardegna; ma p0trehbe esser~. come si suol dire, romanzo d'.tmbiente. )la in questo L"dgno/o non è la \ ita nè dei professori nè degli studenti, per l::1 ..,emplicc ragione che ce n' ~ 11oltanto la caricatura, fatta con tratti cli una puerilit{t incredibile in un autore che pure ha \'issuto <1ualchc anno fra gli !.tudenti, in una città come Bologna, uniH:r,itaria. Le studentesse del l,uci,gnolo o sono idiote o <;onococottinc in erba e in fiore, e l'unad'essefi– ni'K'.cmantenuta di un deputato milionario al quale fa s1>Cndcre - nientemeno - due o trecentomila lire l'anno. I colleghi ,tuclenti ,;ono anch'essi fiori cli oche, di t,1lpe, di ghiri o d'imbroglioni, e uno finiM:e1>ercampare alle -.palle di unno più amanti. E co..,\ lontano il Dc Frenzi clall'a\'ere ritratto la vita degli -.tudcnti c dei professori, e im·ece è cosi \'isibill• in ogni sua pagina la tendenza alla c;1ricaturn, i; alla rnppresentazione paradossale che ,e egli a\'csse prc,o i personaggi da qua– h111<111e altro ambiente, li anebbe ritratti c1uali ha. ritratto questi. Già ;111chcil ,'Sornrle moderno del Bontcmpelli a,c,a come principal difetto la ra1>– pre..,entazione caricata del lato comico e cretino e bto;tiale degli insegnnnti: pur tutta,i:i. quel li– bro è quao;i tutto un documento di quella , ita. ;\la // l1uig11olo come ra1,presentazione d'am. biente non ha nessun \"alorc. F. un roman1.o a tesi? Rie<,cc forse a dimo– Mrare quel che sembra 1:~scre nel!' intenzione dell·autore, che cioè l'ufficio dcli' insegnante è tale d1e -.pc..:11ein chi l'esercita, a poco a poco, ogni lume di idealit.l? R che J>er quanti buoni proJX>'-Ìli, buone intcm:ioni, buone qua.lit:\ abbia in st! un insegnante ~iow111e,entrando nella scuo– la, 1,:'iorno per giorno le perde i; in capo a <111alcheanno egli diviene scettico, indifferente, e peg..:io? ~In neppur questo dimostra // luci– ,g11olo; per una ragione molto grave che infine :lbbraccia tutte le nitre; e cioè perchè gli uo– mini che raOigura, non sono veramente uomini, ma ombre cli uomini, non sono anime, non sono caratv•ri ; ma sono caricature om6re e ma– schere. Considerate il protagonista, il giovine studente e poi profes,ore Roberto Ceschi. Egli dovrebbe e~sere una creatura , iva, animata, ritratta in azione, rivelata nel suo intimo, ino;omma creata. Invece è un'ombra, in bocca alla quale il De Frcnzi pone lunghe tirate a,tmne sui doveri dcli' inscgrumcnto ccc. proprio come i pittori me– dievali ponc\'nno in bocca alle loro figure tm verso, una sentenza che ne esprimesse l'animo. Questo profe,sor Roberto, che gli scolari bistrattano con la crudeltà cli delinquenti, noi non sappiamo se in realtà sia un bra\'O insegnante, o se sia un pO\Cro minchione! Non si capi.!.ce insomma, se egli sia vittima degli scolari, o se piuttosto gli scol::1ri siano , itti111edelln sua cretineria e insuflicicnza morale t• mentale. Questo \'UOI dire non solo che // lur,:i:nolo non è un romanzo d'ambiente, ma che addirittura è un catti,·o ro– manzo, ..,cnza , ita perché senza caralteri. li De Frenzi è quel che ph, lontano si 1>0ssa imnginnre da uno psicologo. O-.servatore della \"ita e studioso dcli' animo umano egli non è mai ; e non s..-iessere ; ma soltanto motteg– giatore dell' lii'-' e clcll'allro; e di sotto la penna non gli bab.ano mai figure intere, ma o profili o maschere, o anche mascherine e maschcrolti ; e qualche ombra. Esempi di ombre nel Lurfl[nolo sono la so– rella e la madre del protagonista, 1.--iurctta e la signora Giudittn.. \'olete veder Lauretta?: « Lauretta, la sorellinn, agugghiante in un an– golo, presso la lucerna :1 petrolio, per riattac– care un bottone al t,·auss di Roberto •· i~ una sort'l/i11a, ma se abbia otto ;umi o ne abbia se• dici non ~i sa. Non im1>0rtn ~apere: è un'om• bra. Quest'ombra rimane tale dalla prima al– i' ultima i:mgina elci /.11rig11oh.J: traversa il ro• mnnzo co.,l lieve e leggera cht: nessuno la sente, ciuasi nessuno la \"Cdc. Nel\' ultimissime pagine, qua 11 do con molto sforzo d'invenzione, l'autore mette in bocca al suo Roberto la storia di tutti i personaggi, come sono andati a finire, si sa che qucll'ornbra è sofferente d'anemia. e l.... ·m– retta ~emprc un po' !>Offerente d'anemia, finora non :1ccenna a fidan✓arsi • (pag. 289). Si fidan– zen\, farà magari , enti figlioli anemici; ma questo non si saprà. l'cr orn pare che c•ssa ,·iva pacificamente con <1uell'altra tanto ec;prcssh a ombra di ..,ua madre, la signora Giuditta. \'olctc vedere la signora Giuditta? Eccola: « \a signora Giuditta, intcntn, con le labbra scrrnte e: il respiro trattenuto, ;1d annocl:ugli il rigido c candido cravnttino di b:ltista ,. (pag. 1). La volete rivedere, nndate :1pag. 205 e Roberto \'e la accenna « La signora Tcodorini e mia madre cuciono e ciarlano sotto il lume •· Lume n. petrulio, s'intende: il domestico lume a pe– trolio con la carta rossa o ,·erde intorno alla p::1lla, è la vera luce per far ri-;altare una simile ombra di madre. ~la altro che ombre ! L·na ,era afllizione del L11rf,r,1olo ')()no le maschere. Ce n'è t;u1te quanti rui, " rui, tfi rHi c'è di.,scminati nella prosa del Oe Frenzi. Ognuna di <1ue..,te maschere è presentala dal– ! 'autore come sospe~,t a una frase, a una bella trorntil di spirito, o a una freddura. Uno stu– dente di quel tale Robertn, ,11 finir della le• Bibloteca Gino Bianco zione: - « Il ragazzo, cessando istantaneamente di esplorar~i il naso con le dita nere d' inchio– stro, balzò dalla .,edia e richiuse con screanzata alle1,.rriavocabolario e grammatiche•· - l'no stu• dente unhcrsitario, un chierico: - • Si chiama\'a Claudio Ca1>anna : em piccino, losco, col naso grifagno, un p0' gobbo, e grnn latinista .... Trip– pelli, che ,;i crede,·a un pnzzarellone, lo intcr• roga"a di quando in quando sul ~ignificnto di certi pa.,o;i degli epodi oraii:mi, per mettere il po,ercllo in un lepido imbarazzo, e cosi di– ,ertire <,è e l'amico Lorcnzeni. )la Clau• dio Ca1>anna cacciava la tentazione, Cur\'an• dosi a biascicare frettoloso i periodi adorni è adipo'ii del retore arpinate, come se fossero sacre giaculatorie ». Prendiamo un altro sm– dente. Questo è anche poeta, e anarchico : Giu• stiniano )lajo : - « con la l>arba di una setti– mana e la loia di un mese : sorbh·a uno dei suoi innumerevoli (lnt(ln·, seduto a un ta,·olino sul marciapiede, darnnti a un piccolo Caffè • (pa~. 50). ìale ~ l'arte profondn del De Frenzi : con quest'arte egli prende posto fra i romanzieri. E an·iene che ogni ,·olta che que-.,te caricature ricomp.1iono, ricom1>.-iio110 negli ..,tessi atteggia• giamcnti nei quali l'a111orele ha prese1(tate la prima ,olta. Qualche mc~e o <1ualche anno clo1>0Clau– dio Ca1>anna legger:\ ancora e sempre quella !al pagina cli Ciccro11c, e Ciustininno Majo, che la prima volta ,i fect: pagare l'amaro da un amico che 1>as~m·a1>ervia, la seconda (pag. 91) rientra in scena cd estorce n un :altro personag– gio lire cinque. A pag. 143 simile scena per lire due. Quest'arte di dar mo\'Ìmcnto alle fi. gure che non hanno , ila, è l'.trte delle forse e delle commediolc. Ricordate quelle macchiette, grossamente truccate, che in certe commedie compaiono fin dalla prima scena con l'ombrello verde chiuso sotto il hraccio e la \'aligia in mano, e <1uando la telri cala al quarto atto sono .tn• cora Il con le stesse armi e bagagli, o tutt' al pii1 hanno aperto l'ombrello e tengono la valigia stretta fra le ginocchia ? // lurignolo non è che una rivista di tiuelle mricchiette. A quei-.to proposito si notano nel IAm"g"nolo alcune ripetizioni cli casi o cli situazioni, che finiscono per raggiungere il comico. A pag. 9, ~obcrto, salendo con lo zio le scale del pa– lazzo Fcrrandi, per un invito a prnnzo dal suo profos~orc di greco, tanto è inesplicabilmente timido e cretino che gli ,,~n meno il coraggio di andare avnntl : • Due o tre \'Olte s'arrestò di botto, tentato dal desiderio di fuggire pa::a– menle, di tornarsene a casa, o,·e la magra cenetta fumante ccc. ecc. ». A 1>ng. 128, questo stesso gio,inotto già lrrnreato, offeso in cas.1 non sua dal signorino al quale fa lezione, anche una ,·olta « in cuor Mio ave, 1 a donllo soffocare una 1>repotente tentazione d' infilt1r I' ,,srio e di /11,g– gire lo11la110 da <1uella gente ecc. ecc. •· Questo è nulla. Nel Lur,'gnolo perfino gli usci si ripetono. A pag. 2, sul phì bello d'una scenetta: « l'uscio si s1>.,lancòmentre Roberto, strappato il /.rauss alla sorella, ri1>0neva frettolos.1mcnte nella tasca del petto il fazzoletto profumato• (all'acqua di Colonia tolta alla boccettina dello zio). Ed entra lo zio. - A pag. 91, un'altra sceua è interrona proprio tca1ralmente dal!' irruzione di quel )lajo. • Punzccchiat:t a sangue la ~laf.troni stava per contraccambiare in qualche modo I' i111pertinen1a, allorchè Giu5tini;1110 ~lajo irrup1>e con tale fra. casso, che i ,ctri dell'uscio per poco non volnro– no in peui ». - Ancora a pag. 95, il protagonista sogna o fantastica della sua mi"-sione ideale di educatore; e il sogno verio;imilmente non fini• rebbe piaì: • E che .._.uchbc ..,lato un creatore di co~icnze .... (puntini}. Il cigolio dcli' uscio che si apriva interrup1,c quella fantasticheria. Questa \'Olla era la mamma che ,·eni,·a .t s,cgliarlo •· )la ancora, e questa \'Olla il ca',() è mcr.\\i• glioso. Il protagonista sogna una \"Olta tanlo di voluttà e di amore : fanta<,mi nudi e 1>rocaci di donna lo attorniano : c..:li bah:a e ne assalta e già ne piega una .... • senti sotto la , iolenza lu• brica del suo ampleso;o il hel corpo caldo, 1>al- 1,itante, già 1>icgato a ctdcre .... (puntini). Bum ! bum ! Due calci screnn1.ati nel\' uscio, forte. E :-i desta di sopras$'1lto » ccc. E tutto questo è naturale. Perché Il ludgnolo es~endo 1111' opera sen7.a caratteri, cioè senza anime, è anche i-tnz..1 \'iccnde e rilie, i di eACtti, e 1,erò <,empre al corto di 'iituazioni veramente e intimamente drammatiche o comiche o poeti• che. E per mandare avnnti il di-;corso ci \'O-– gliono proprio di <1uesti calci negli usci. Non meno inetta che a ritmrrc caratteri è l'arte del De Frcnzi a ritrarre scene di natura. Egli non ha uè la , isione nè il ~entimento della natura. E le sue de~rizioni sembrano quelle di uno scolarethl di ginnasio. Si O'isCr\'ino que.,ti <1uadretti (pag. 28): • Quando JIS i due giovani "iCCsero dal tram per seguire il viale di circom·allazione, per l'ondulala campa– gna, aperta in rn"itissimo arrltio o;ino alle gobbe nere d'Apennino, le fiamme del crepu-.colo au– tunnale comincia\"ano a illanguidir,i. Un alito di \'ento reca\"a da 911nklte r(ln/ina l'odor~ gre,·e dei mirti in fermento, -.taccarn -.ilenzios.1mcnte dai 1>l,ua11i (ah Manzoni!) e rincorre"a per il ,·iale deserto le fo~lic 1,::iall~. l)i 'tUl ciglio delle mura, una ln\"and:ain intent,1 a ripiegare il suo bucato ammonirn alcuni monelli che, sotto, in fondo alla fosc.a fruga,·an ch1:ti ch~ti un muc• chio di s1>.uzarnre •· Vn po' pitì avanti {pag. 391: « Dalle tenebre dell'oriente già balza,a il globo enorme scar– latto della luna !timulando un incendio fra i rami aggrovis.:liati contro le eguaglianze remote dell'orizzonte. 1--inguidi -.,quilli di trombe, da 9ua/rlu ra.urma, si -.ommergeuno nella <1uicte \'apor0S.'l della notte. La rugiada calava nbbri– videnclo sui platani ad a1>peS.:1ntirela caduta delle foglie e il ghiotto tanfo che sali,·a dalle cantine ». È sempre il medesimo picchiettio di 1>enna che non riesce mai a fare il quadro, a darne il sentimento, a trarne 1>0esia. li Oc Frenzi non \'edc, ma fa la descri,:ione per parole, per suoni come un freddo lcttemto, e t11lora la sua rap– presentazione contra-.ta col scuso che il lettore può avere della realt:\ e diventa addirittura grot– tesca come accade n 1,ag. 117, do,e la fii;:-urache già vedemmo della lavandaia e dei monelli si cambia in quella di chi sa quante milss11ie e di chi sa quante galline : • lJn placido tramonto della fin di luglio. I pioppi che, in do))J>ia fila, dalle ultime case di Montepiccolo scortano fedeli nella lenta sa– lita lo stradone di Pie,ania gettavano già su la poh•ere ap1>ena un po' ra<;sodata per le pioggie recenti la striatura delle mille ombre sottili. Dalle cascine arrouolalt 911a t Id per il declivio grigio di stoppie si udh•a d'ollrt' i nuliri ra•• rdli il vocio delle massaie intente a richiamar le galline entro i 1>0llai .... » Ma possibile che 1>ro• prio si udisse il \'OCio delle maso;.,ie dalle ca– scine accoccolate qua e là per il declivio? Ma sarà stata una massaia! Benchè, eh' io s.-ippia, le galline vanno a letto tutte le sere abbastanza per tempo, proprio ~c1ua che le massaie si met• tano cosi coreogralìcamente d'accorcio sul pendio per farle 11ndare I Ah queste non sono, no, le coglionerie di messer Ludovico ; sono le minchione.rie degli arcadi del 700 che fac~\'ano belare gli agnelli sulle montagnole fiorite di rose e di viole ! In somma: // luci;r11olo è il libro di uno scrit• tore che manca completamente delle virtil pre– cipue dcli' os~n•are e del creare. E questo ironista non è che un caricaturista. E questo scrittore di spirito cade bene e s1>esso nel ra– lembo11r e nella freddura. Per mancanza di un mondo interiore suo proprio egli non può essere artista rivelatore e possente, e per diretto di osservazione egli 11011 riuscirà mai nemmeno ad essere un romanziere vero, sia pure di secondo o di terz'ordinc. Egli è destinnto a rimanere di• nanzi alla realtà nel sempre equivoco atteggia– mento del caricaturista. E non solo egli non in• venterà mai di suo 1111 personaggio, una coscienza, un'anima; ma non arriver:\ nemmeno nini a ri• trarre dalla realtà una fis.:-urach'egli abbia co– nosciuto nella ,·ita. Percl1\! egli è 1>0rtato a mot– teggiar~ prima che a raOigurare, a deformare prima che a creare. Questo Lur(,rnolo non è altro che una storiella a chiave nella quale non compaiono le per• sonc, ma solo le caricature, per accenno, delle persone. i\on è un romanzo; e..,<,osta ali' arte che crea, Ml 1>ergiù nella rela1ionc che lo spirito, 0 la freddura, o il pettcgoleno, 'ttanno alla com– prensione dei caratteri, alla psicologia. Tant'è: i giovini, oggi, ,·ogliono cs,ere ironici. rnotteg• gevoli e anche spiritosi, e :111cheleggeri e fred• duristi. s·accomoclino. (Co11ti,ma) CEl'l'BRELLO. SJ,r.1benr •n·c11lrr, una ,·oh, r,c1 l\ltlr, a proJl()"ilOdi quel che dm: j\ mio amico .u AlfrNo Ori.ani, che oi,:m collabcira1010 dcli• 1'-« e in1clldtualmcntc rnpon•bdc di qud che pubblica, comrrCMIlo MNO di1ct1orr11q_..lc, fìrm,nJo, non t che un ,cm• plkc coll1bo111to10comr t;li •llri, le cm OJ»nlOni non legano qurllc dd auoi compa1=ni,come quelle di 11ur,,_11 non lt);ano 1e,11.1e, li direttore dcli.i l'CK"t t ,olt•nto rll"'pon .. t,ile Jrll• ~1nccr1t..l e 0 oc,u,1 Jcgli ...crilli mai;:Hi cnnu.J11101i qui pu~l1ca1i, e di a.li quaht..l giuJ,u, M altrimenti J")ltcbbe, tt ,,.Jon,ut~ c••11t11,it,~. I· f'"· Lt optrt di Olov1aal V1l11tl s;1nrnno riunite in volume presso un importante editore. 1 com1>ila• tori prof. M. Calderoni, G. Vacca, U. Ricci, hanno pensato di darne la raccolta completa: si tratterà quindi di oltre cento.sessanta Kritti, la maggior parte rari o intro,•abili, che formeranno un ve,. lume di circa Soo pagine, con biografia del P. Orazio Premoli, con bibliografia rngionat.a e co– pioso indice ;urnlitico. Esso sar;\ messo in ven• dita a un prezzo superiore a quello per il quale

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