La Voce - anno I - n. 28 - 24 giugno 1909

114 Diminuire la m1t1ca responsabilità del Mini– stro, eh'~ comodo riparo di tutte le pic– cole e grosse inframmettenze, aumentando quella di tutti i CJpi •serviz.io, ai quali deve spettare l'obbligo di firmare e datare le sin– gole parti del /Jol/ellino 11.fficia/e. Ho voluto scendere ai particolari del de– siderato regime di nulonomia, perchè se ne vedesse subito tutta In portata. L'autonomia avrebbe la virtù di elimi– nare ogni cattiva inOuenta ed ogni illecito dominio di preti, di :,,assoni (sottospecie del prete), di politicanti (sottospecie del massone), di burocratici (sottospecie del politicante). Dareb~ il governo della scuola ai soli pa– droni legittimi: i competenti. Se la Federazione degli Insegnanti mcdii non sa affiatarsi e coi maestri elementari e coi proressori uni\•ersilarii, per iniziare uaa grande campagna pro n11lonomia 1 io credo che il meglio che le resti da fare è di dichiarar fallimento. G. Lombardo Radice. Il pianoforte in Italia. Il pianoforte in Italia, dove l'orchestra, sotto la scorta dei sinfonisti più o meno Wagneriani, ha rauo un considerevole pro– gres501 non però un salto originale in avanti; il pilnoforte è uno strumento esageratamente coltivato dai non musicisti, abbandonato, o quasi, dai musicisti. Abbandonato nel vero senso arti1ootlcodel pianismo, che, se si pensa al suo senso accademico, ohim~ I il pianismo allora ci apparirà un \'ero flagello. Chè i concerlisti di mani S\•iluppatissime e di mente limitata infieriscono anche nella penisola, e mescolano nei concerti alle pii1sublimi son.ile beetho\•en:ane e alle pili belle composiiioni di Chopin e di Schumann le lascive casca– telle di arpeggi e i rutilanti scrosci d'ottave dei mille e mille brillanti compositori per virtuosi. SI, ci sono c"mpositori per pianoforte anche in Italia. Ma quasi tutti e quasi sempre di(ettano d'una tecnica origi11ale 1 d'una con– cezione nuova dello strumento. Formatisi per lo più in Germania o da chi in Germania si era formato, essi non concepiscono com• porre per pianoforte che come componeva Chopin, Schumann e specialmente liszt. Certo qualche velleità di originalità si palesa in astuti connubi o col wagnerismo o con la celebre melodia italiana. Ma, nella sostanz.a, i nostri scrittori per pianoforte non escono dalla concezione cosl detta classica della musica pianistici. Hanno dei modelli e 1 spesse volte, ci ranno l'effetto .di quegli antichi poeti latini che scrivendo poesia in greco, andavnno a R,Ortar legna al bosco. La rngione prima di questa decadenza va cercala negli amori dei giovani musicisti, e quindi si ricollega intimamente col wagne– rismo orchestrale. 11 pianoforte è lo stru– mento dei falliti, dei pedanti, si pensa gene• ralmente. E oggi, ogni giovanetto musicista che abbia un buon nucleo di melodie in mezzo al cuore e molta scienza da istituto musicale nella testa, è difficile, anzi impos– sibile che non pro\•i le vertigini affacciandosi da un loggione sull'abisso tempestoso d'un concerto wagneriano e che alla fine non tomboli come Fetonte a braccia aperte nel golfo profondo dell'opera wagneriana. Il pia– nofor1e? Oh I il pianoforte è un ridicolo strumento, inetto come un organino da fan– ciulli ad esprimere le folte violeuze sinfo– niche del giovinetto musicista wagneriano. L'orchestra ci vuole 1 e se W:igner non basta, Strauss soccorra, Strauss, davanti ai cataclismi orchestrali del quale i fragori del Crepus,olo e le complicazioni tematiche dei J.foe5/ri impallidiscono come la luna davanti al sole. Che importa a\'ere una nuova concezione della vita, un cuore nuovo e un pensiero robusto? Qualunque idea aache la più banale può diventar sorgente di quei crosci twdrali dtgli o/Ioni laudati da un dannunziano ruturista. E il 0' Annunzio stesso non ha stroreggiato con un , 1 asto paragone LA VOCE marino l'impelo sinjonia/e che da/Porcheslra prorompe? 11 pianoforte dunque non fa ormai più fortuna. A poco, a poco, dopo ner servito a11e onanistiche passioncelle degli a~cademici, verrà relegato nelle botteghe degli antiquari musicali e recherit ai nostri nepoli lo stesso stupore che reca oggi a noi la teorba o qualche panciuto strumento a corda della rinascenza o nrnndola o leuto o ribeca. Finchè se ne impadronir!t la Poesin, che si diletta sol del passalo, e dir pinnoforte sarà come oggi dire remba/Q 1 parola tn3gica che ha l'onore di farci istantaneamente cadere in non so qual bel sogno settecentesco. Ma in re3hà l'ironia mi ha trascinato troppo in là, È proprio morto il pianoforte? ~ proprio un arcaismo? A dire il nro quando sento certe deliziose combinazioni di suoni (sebbene un po' leziose) di quello squi• sito pianista che è Oebussy, penso che M pianoforte ~ tutt'altro che morto, ma a chi ne sappia scoprire i profondi e sottili segreti, offra ben ricche messi di bellezze musicali. Che se infatti, qualche giovane compositore invece di imbrancarsi con la volgare schiera dei Wagneriani•Straussiani, si dedicasse a un compito molto pili modesto (e più \'asto insieme) che quello di desolare le muse con opere destinate a durare su per giù quanto dura il numero d'un giornale di mode 1 al compito, cioè, di conoscere davvero le risorse del pianoforte, egli sarebbe forse più sicuro di non essere obliato dai posteri subito dopo la morte e l'inevitabile monumento nella piazza maggiore del paesello da cui ebbe i natali arrisi da Euterpc. Perchè non dipende certo dall'aver scoperto un 1111or.:o pianoforte, dall'avtr creato una tecnica pianistica bellissima se Chopin è minore di \Vag-ner. Ciò dipende da diversa capacità di mente, non dal mezzo fisico adoprato. L'appassionala di Beethoven è scritta per pianoforte, eppure è di grao lunga $uperiore alla marcia fonebre per la morte di Siegfried. Però è anche cerio che alla grnnde polonaise in la bemolle e allo studio per In caduta di Varsavia non avrebbe aggiunta nessuna potemn persuasiva il timbro degli strumtnti orchestrali. Gli entusiasmi popolari che son soliti nei teatri a seguire quei due grandi poemi di guerra e di sogno, insegnino. Ora, sarebbe bene che anche qui in Italia i giovani musicisti di talento comprendessero come scrivere un'opera con ricetta wagneriana di inevitabili leil-molif sopra un rancido libreuo di pessimo gusto potrà essere una cosa di gran ,,a(ore commerciale, ma di nes– suno o scarso \'alore artistico. Creando una nuova musica per pianoforte 1 e con una tecnica originale, egli si accorgerà di quali risorse abbondi questo magnifico strumento per il quale furono scritte le ultime sonate di Bee– thoven. Adoprato da chi ne conosce i deli– catissimi segreti, le infinite possibilità di im• pasti, il pianoforte infatti sembrerà uno stru– mento nuovo, perrettissimo, su cui il giuoco dei tocchi diversi, delle rapidissime sfomature di sonorità, il sapiente uso delle note conte– nute nelle varie ollave, le quali, come ogni pianista vero sa, hanno delle differenze niti– dissime di timbro, permetterà di condurre la più squisita e precisa polifonia tutt'altro che grigia, come si suol dire, ma suscettibile di quella versicolore policromia, di cui la musica modern3 sembra non poter più fare a meno, da Beethoven ad oggi. - Ma, mi si obbietterà, chi capirà in Italia una mu$ica di tal genere, in Italia, dove non siamo stimati musicisti, se non ci si presenta al pubblico con un'opera e molto fragorosa? Ma è appunto questione di qudl'onestà artistica, rispondo, che faceva dire a Bee– thoven ch'egli sopr:tt:utto desiderava il pro– gresso della sua divina arte. E BeethO\•en mori senza che nessuno si accorgesse che egli aveva scritto le ultime sublimi sonate e gli ultimi immensi quartetti. Giannotto Bastianelli. Abbonamenti estivi : tante volte due soldi (per l'estero tre) quanti numeri si desiderano. Spedire, anche in francobolli, alla nostra Amministrazione. II particolare prosaico. Abbianio da r1.recchio tempo deciso di man• dare e, bene inteso, come omaggio, il nos1ro giornale a quelle JJi/Jlioluhe I'op11ln,·i d' ltali.:t ~r le quali (una ve111i1111 circa, secondo il parere di persoua competente) questo iuvio 11011 :wreb– be aumentalo i cumuli <h cari;\ st:uupata e non lett,1. Non lo dicinmo per provare che siJuno dei gran signori ~ che ahbinn10 delle copie eia buttar vi:t, e neppure perchè qualche maligno dica che se non tro\•i11mo lettori gratuiti ncs.,;uuo ci legge: l'una cosa e l'altrn sarebhe falsa. J\la lo diciamo per mostrare un e'icmpio di quel che dev' tssere l'unione d';monc e di 1"1tnsiero. Le Biblioledu Popola,;, sen1irete dire da molti, son cosa nobi– lissima e sa111ae chfatti non e' è ~ggior tortura J)er un povero del verlcrsicostretlo i.Ila semimbe• cillità per mano:111~ di lcllure; nè e' è oorbella• tura più grossa dell' in~gnare a li:ggcre a un uomo qu.1ndo poi si f.t in modo che nulla e~li ~bbi,t d,t lcg1':tre: nè pitl lubrnue,·o 1 t: !'ltlli<1tiCft di quella nella quale chi AA co1111>itare alla meglio il maniresto elettorale del Sindaco per dare il voto al p;tdronc del pae5e, o interpretare i 1n1mtridel lotto per aumcnrnre gli incassi ciechi del Governo, passa per 11011~ssere analfal>ct1,./Ila di quanti pensano e purlan cosi qlmnti son Poi fra autori, editori, nutorl•t!<litori che si decidano a rt'g·alare quei loro libri rhe posson esser utili 111\e Bi/Jlio · lede Popolari I Ricordo come una notevole eccezione il nostro Barbèra, benemerito donatore. Ma gli altri? È un vizio geuernle degli hahani, O,:ni buona im– presa tro,·a un ctrto 11u111ero di Animiche le si aHezionano e di simp<4lie che le si raccolgono intorno: ma troppo Sl>c550non c'è nessuno che si decida a sacrific:irle un'oretta di godimento, uoa particella di possesso, un pezzettino di ar– gento con I' enieie r~galc. Quanti son quelli che rallegrandosi dell' eltziune di Romolo Murri a deputato han pensato a soccorrere l'onesta po– vertà del suo parllto? Quanti sono gli irrt'dentisti e i nazionalisti che a unll gita a Montecarlo o a un viaggelto a Parigi prefe1isca.110un mese sul Lago di Ga1da o una visiti\ sul serio allR_Dalma– zia? lo leggo, a questo 1>ruposito,IRlista dei fore– stieri che si fermnuo negli alberg;hidi Trieste : lcg– gettla »nche voi, nel Pircolo, e vi sentirete sgo– menti; son 1ut1Itede-i1chl, sl11vi,polacchi, magiiui, venuti da Amburgo, da l.ipsi~, da Cracovia, <la BudJ1pest: pt:r ~li ilaliani i-011 di trnJ>po le; dita d'una liOlauumo. t 1111 fatto che cli Trieste si parla spesso come d' uua città lo11ta11issi111a. li mio ami- Dltri scrittori dEI I\'. Domenico Olh•a t il caro maestro del Cio,·- 11a/ed'Italia. Giulio De F'rcn1.i è il letterato giovine. I gio,•ini, oggi, sono ironici, mottegge– ,·oli e anche spiritosi, e anche leggeri e fred– duristi. E Giulio De F'rcn1.i è uno di questi gio– vini, ,·enuto n Roma dalla provincia, e della cara sua patria ritiene anche molte t.111alità, come scrittore. • Dalle due e mezza alle tre e mezza • è un provincialismo assai comune ne' suoi romanzi. Scmm dire che il Dc Frcnzi usa buo11issi1110, scrive di1111a11::i, scambia i , 1 alori di rhiedt•re e doma11dt1rt; ci A\'Verteche un com– mensale • è intento a trasferire nel suo piallo• una p0rzione di gelato: e che una lavandaia è • intenta a ripiegare il s,,o buc.ito •· Le c1uali peregrine elegan1.e, proprie dell'autore, tolgono ogni rilie,·o, se mai lo \"Olesseroavere, all'.iltrcche J' autore pone in bocca ai suoi J>t'rsonaggi, i quali parlan cosi: • Tu ami scherzare, caro Ch•i– ta,·ecchia •· • Per domani i compiti mi occorrono assolutamente •· E pens.'\rc che questi gio\'ini ironici, moueggiatori e anche spiritO'li, o-mno 1>rendere a ~rabbo la pro!<oa del Fogauaro ; non solo. ma, quel che il Fognuaro non ha mai fatto, se la prendono con le insegne francesi o tedesche che i sarti e i barbieri di Roma inalberano sulle facciate dei nego1.i, e gridano, come Giulio 11 1 ai barbnri ! Che se le insegne dei bnrbieri e elci sarti recassero scritta la lingua che usano i giovini nazionalisti in clifcnclere I' italianit:\, non sareb– bero per questo meno bnrbare che non siano essendo inglesi o francc!ti. In sole tre pagine del Ludg110/o dr/I' ideale di Giulio Dc Frcnzi, na– zionalista firmatario del giornale Il Carroccio, - inaugurato con un banchetto del quale il Cio,·• 110/e d'Italia senti il do\'ere cli lnrgire a suo tempo una ~ucculcnta dc~rizione - in sole tre l>-'lginedi <1uc~to libro ho contato per mio spasso sette frnks: /rol, /rak, /rat,/ral,/rok, /rak e /rak.s e due trnuss I Ce n'è di che for– nire qualunque sartoria ingle"e di Roma o anche di Milano. li De Frenzi che ora i! in missione di ilalianitfl, si anche di ilali.mit:\ di lingua, sulle Bibloteca Gino Bianco co Slatape.r non ha forse 1rovato un manifesto irredentista dove Trieste era si1ua1a di là dai Carpttzi? Perciò io tr0\'0 auai u11li: l' agitazione ~r il Lago di Garda e ass..i migliori di tutte le altre cose s1>iritosee le1,:gerc che scrive, gli articoli del Oe Frenzi a questo proposito. Tro• \'O solt11n10ingiusta e i11gcnu:1 h, protesta con• tro la inv:tdenza tedt'SC:t. Non sMebbe pili one– sto e pili pratico bhl-.imare I' assenteismo ila• lillno? Strnpp:rndo 1111 m:rnifcsto scritto in tedesco, non si c»ccfano via i viaggiatori tedeschi; mul• tando e t.1s•mndo le scritte strnniere dei negozi i1alia11i, 11011 si riesce con ciò " f,trvi penetrare uua clientela i1alian:1. Perchè prendersela con le parole e con l'attività altrui, qu:rndo si deve deplorare la nostra inerzia? Già i tedeschi che ,,anno al G 1rda sono un po' tutti italianiu.·1.11ti 1>trsim1>nl1a,))C.rchè ci vengon dalla Germania del Sud e non dall'Austria, e la maggioranza 11011 è pa•1grrmanist.t, anzi è inna– morata di noi, delhl 110,tra liberti\, dell.t no..-.tra gaieu" e per~in delle no"tre marachelle. li Borge– se ha descritto benissimo que..,t 'irn,ore del 1edesco dell,1 Germania per I' lt.11ia. A qut"ll0 Amore, sfa pure iugombnrnte, volete opporre un atto di brutalità? A me non 1>are.Si deve opporre un amore ancor più gr:rnde ptr le nostre terre, le quali saranno noslre; soltanto se ci :rnclernnno gli italiani. Capisco imche io che è phì facile pren• dersela col vocaboli1rioe stracciar del;li stampitti affissi al muro, che non ruvesclnre sul lngo di Garda una <1uf111tit:\ cli vfllt'gginoti, di comprntori, di viaggi:itori, di curiosi, tli opcrRi italiani: è pili facile e f.l pii, rumore, 11111 non è più utile. E a questo proposito 1>enhè nrni tanta stizza contro l'Austria e i tedeschi, qu rndo la• nazione sorella> fa lo stesso, fa ,~ggio anzi cou i nostri bimbi ita– liani c.lellaTunisia, 15000 dei quali sono impediti d'andare a scuole italiane? lo son ben lontano dal volere aiu:are il popolo mio contro quello francese, e non confondo i pregiudizi di una bu– rocrazia con le quali1:\ tli tulio un 1>aese: trovo soltanto che in certe camvague, in tutte le campagne noi italiani abbiamo 1>iì1 sim1>Rliaper le manift'stazioni rslerio1 i che per le pratiche e silenziose. Oggi con il prclt'Slo del nazionalismo abb,amo compromt'SSO il bilancio dello Stato, quasi che la borAAdi Iulti non fosse la borsa di ciascuno d1 noi; e ci siamo riserbati, come e– spressione individuale, le lettere di congratula• zio11e, i brindisi, gli nrticoli, le ngit111.io11i, i ma– nifesti: mentre il dovere che 0>{nunoha di aiutare, per quel che può, materin1meule, il cammino di un'idea che sin buonn, lo si chiama e il 1>arli- colare prosaico • - ~- j>r. " 6iornalE d'Italia " ri,•e del Garda, non potrcbbc cominciare con usare egli ste~~ la buona lingua italiana nei suoi romanzi ? Ilo voluto leggere l'altro 1,tiorno // luo"'g11olo del De Frellli. Combinazione, la mattina m'erano venute sotto gli occhi c1uc!,tl" 1110<.le~ti!>!>ime r ghe del Giornale d'flt1/ùr: • li 1;iornali,;mo italiano fa quotidiani doni alla lcttcrnturn e talvolta sono doni splendidi; il teatro. In poesia, il romanzo si arricchiscono delle nostre forze e delle mi– gliori•· Ern proprio il c:iu,•m,le d' flnlia che par– lava con sl squisita eleganza. / tlvui quolidiauil (Quel mcclcsi1110 Ciorm,le d' /l(llù, che I' altro giorno recensendo i G,pdcri del conte Ollm•io, li defini\'a come • ,,,, libru di filosofia t' di storia • destinato • o 1•ù1are il kmpo t' a ,·inuwer~ ai j)<r sieri• e non di filo:,ofia, CO!,lper dire, ma • di quella migliore filosofia che non è costretta in un sistema, ma procede libera per frammenti per aforismi, per parado!)si e per definizioni •· E dopo :wer nominato fra altri il i:\o\'alis e I'Amiel, e il Pascal e Leonardo, - sic, sic, sic, sic, - saluta\·a nel conte Otta,io • un discepolo di codesti 1>ens.-.tori•· ~li vengono a mente a proposito di que:,te enormcue le famose mosche cocchiere del Carducci. Povero ~·;o,·11a/e d'Ila/io, gli è che tu lm' de' pidocchi). Allora io pensai nl Luci,:110/0 del giornalista De Frenzi del Cior11ale d'llalia e presi in mano il roman,;o e lessi. Se asseri:oisiche // luri;:110/0 è un mediocre roman1.o, e 111110 insieme non vnlc più di quel che potrebbero stimarsi quindici o venti articoli briosi e motteggc\•Oli di esso il Frenzi, raccolti sotto una qualche unità di titolo; se asserissi questo e passassi oltre, il lettore nmligno J>Otrebbe anche non credere. Eccomi cl11n<1ue obbligato a compro,·are il mio giudizio. E se riuscirò noioso, la colpa proprio non sarà luttn mia. lt ltuig-110/0 è dedicato n quel recente ac<1uisto del C. d.l., che è Alfredo Oriani; dedicato con queste parole: e Ad Alfredo Oriani maestro di superba arte e di sdegnosa !W>litudine •· O certo! L'arte dell'Oriani \! ben superba. Direi {Illasiche

RkJQdWJsaXNoZXIy