La Voce - anno I - n. 24 - 27 maggio 1909
98 influenti autorità accademiche e talora con una sola cli esse, dotata di grande energia, e di talento d'organizzazione. Quando questa lotta d'esclusione si combatte contro più individui, essa ha minori probabilità di successo. Quando si combatte contro uno solo essa è di sicura riuscita pcrchè allora gli stessi concorrenti rivali hanno l' in– teresse di coadiuvarr gli ostruzionisti. Questo inconveniente non è, nella sua sostanza, speciale alle sole università italiane, o a questi soli istituti scienti– fici (la vita dello Spcnccr insegni) cd inoltre è probabile che qu<.'sto incon,·c– nicntc non possa essere mai del tutto rimosso. Abbiamo quindi creduto cli intitolare questo spunto : atcadc111t'co aslcn."sro dove l' aggcnivo (illustrati,·o e non attribu– th·o) sta a provare a luce meridiana che non speriamo affatto di cavar san- guc da una rapa. Emanuele Sella. I libri di testo. la questione dei libri di testo, fra le molte che si agitano intorno alla nostra scuola se– condaria è matura ormai in Italia; tanto ma– tura che si può dire fracida; e come tante altre cose ma1ure che importano alla nostra vita intellettmde e mornle, la si lascierà ca· dere silenziosamente sotto il peso della sua stessa maturità ed infracidire sul terreno, se non vorremo occuparcene energicamente noialtri insegnanti, e imporla di viva forza ali' opi– nione pubblica s,·ogliata e al go,,erno testardo. Si metta all'ordine del giorno dei nostri con• vegni e dei nostri congressi, e per strapparla dal limbo delle discussioni formali e rettori• che, si abbia il coraggio di designare per nome le opere scolastiche che sembrano pii.1 ricche di vita e di pensiero originale, pii.1 capaci di formare spiriti vivaci e caratteri forti e se ne sancisca l'autorità e l'eccellenza LA VOCE con un voto di maggioranza. So bene che il procedimento parrà a taluni un po' brusco e farà protestare molte pudicizie inacidite e pii.i ancora, molti appetiti e molti interessi lar– vati di ombrosa delicatezza; ma non conosco ahra ,,ia per uscire dalle titubanze pusilla– nime di quelle nostre generiche affermazioni e generiche proteste che si spuntano sulla rete ben salda dell'affarismo librario, come pungiglione d'api sur una corazza d'acciaio. Noi stessi, almeno per amor proprio, do– vremmo ormai essere tediati di quesia parte arlecchinesca che consiste nel ripetere sempre le stesse cose, mentre gli altri continuano a fare tranquillamente i loro piccoli atfari. An· che in materia di libri di testo, come in tante allre faccende i meno possono rimorchiare i pili, purchè riescano a suscitare una corrente di discussioni e di opernzioni che scalzi i vec– chi pregiudizi 1 distrugga la routine, sti~i a pensare i più inerti, e ditfonda tra gli in,;e– gnanti disinteressati, che sono i pii11 alcune idee ben salde e la voglia di attuarle. Riconosco che qualche progresso si è fatto anche in questo campo e che tra i libri sco• )astici pubblicati in Italia in questi ultimi anni ,·e n' ha alcuni ben pensati e geniali: i libri che converrà nominare e direndere contro le insidie della concorrenza a lcogo e tempo opportuno; ma in generale si può dire - e nel!' accusa convengono dal pitt al meno quanti s'ingegnano di portare un po' di li– bertà e di \'ita nell' inse.;;namento - la mag· gior parte dei libri più comunemente adope· rati nelle scuole medie, peccano di un vizio che per esser cortesi e corretti si suol chia– mare e intellettualismo • o storicismo, ma che pii.1 francamente si dovrebbe chiamare con parola ben chiara e ben nostra « pedan– tismo». Chi li scri,·e, infatti, non brida tanto ai bisogni dello spirito gio\lanile, alle attitudini che sono in esso più pronte e più atti\'e, al modo con cui la notizia ed il fatto si tra• sformano di fantasma e di immagine in con• cctto, dalle ripugnanze invincibili che esso pro, 1 a per le astrazioni e tJCl' le cog:1izioni inerti; ma si preoccupa soltanto cli sè e del concetto che vuol dare di sè :igli ahri, della propria dottrina e del modo migliore di sfog– giare quest3 dottrina. Costipare nel minor nu– mero possibile di pagine (si ammette, infatti comunemente che un buon testo scolastico non deve essere troppo ampio) il maggior numero di fatti, di date e di leggi; dimostrare con insistenza che lo scrittore è a/ corrmlc: degli ultimissimi studi e ricerche pubblicate sul- 1' argomento; prevenire le temute recensioni di colleghi e di superiori - i quali sareb– bero tanto felici di cogliervi io fallo - pro– curando d1 non dimenticare nè un nome, sia pur mediocre, nè un particolare anche privo di valore; accumulare nelle note, se si tratta di un testo classico, un numero strabocche· vole cli citazioni e di rinvii; riassumere se si tratta cli un compendio storico, questioni sot– tili o astruse dibattute su questo o quel punto controverso, che agli scolari importano meno di un lupino, ma che possono at1irar l'occhio e la curiosità dei dotti o di coloro che passano per triii; dare di idee e di nozioni semplici definizioni complicate e difficilij intorbid:ue la visione diretta della verità e della bellezza con nugoli cli« dolta poi ve» che qualche volta è anche polvere di tarlo, sono questi i difetti in cui sdrucciolano con maggior o minor consapevolezza la più parte dei nostri autori di testi scol:tstici; e sono di quei difetti che sembrano gmstilicare e incoraggiare colla noia che sprigionano dalle troppo erudite pagine, la scioperataggine gi3. per sè stessa, ahimè! cosl pron1a, degli scolari. E il rimedio? si domanderà. Il rimedio consiste nell'animare la materia disgregata ed inerte delle cognizioni storiche e scien1ifì– che1 consis1e nell'infondere il sangue della vila nello scheletro rigido dei fatti, nel sostituire ai nomi delle persone, dei visi alle makhere scialbe. -Infondere la vita, è presto detto; ma rome? E in che consiste la vita di un libro? Certo la risposta è difficile, e una definizione od una riceua non sono possibili. Non si in• segna ad esprimere la \'ila della scienza e dell:t storia a chi non la senta direttamente come LA VOCE non si insegna l'eleganza e la grazia nalU– rale dei 1110\ 1 imenti a chi si.i da natura sciallo e dinoccolato: ma chiunque abbia insegnato in una scuola pubblica o privata, :1 trenta alunni o ad uno solo, col desiderio sincero di comunicare la ,,ibrnzione del proprio spi– rito a coloro che l'ascoltano, ed ha visto gli occhi svagati degli udi1ori fissarsi intenti nei suoi, e i volti tediati animarsi, e tutuo il loro spiri10 protendersi avidamente verso quello del maestro e abbandonarsi all'onda di im· magini e di pensieri che esso ha saputo evo· care colb p:1rol:1 1 quegli sa che cosa sia la \'ila necessaria alla scuola, anche se non sa– prebbe darne una definizione. An:tlogamente, un buon libro scolastico deve afferrare l'animo degli scoliiri e sprigionarne le scintile della curiosità primr1 1 poi dell' ammirazione e del· l'entusiasmo. A questo fine dovrà po!-porre qualche ,·olla, non dico la precisione, ma la copia e la varietà. delle notizie, alla limpi• dità e alla forza dell'esposizione, il desiderio di dire tutto al do,,ere di dir bene. l'eleva1ezza delle astrazioni all'efilcaci.1 degli esempi j ma in compenso l3scerà un solco profondo, una traccia luminos:1 di pensieri e di sogni dove altrimenti si sarebbe radicata la gelida indiffe– renza, mal dissimulata, nei pili dilige11ti 1 dall:1 vinuosità della pieghe\'ole memoria. 1\fa ciò che non accende la fantasia 1 non punge la curiosità, non accresce la personalità morale del giovane, non riesce ad innestarsi sul fusto pieghe,·ole del suo spirito 1 non si trasforma in cultura, rimane solo per bre\'e tempo in lui come un ingombro della memoria. Ora lo spirito giov:mile è un compendio della storia dello spirito uma.:o, e nell'adoloscenza esso ha tutta l'indifferenza teoretica e tutte le impazienze fantas1iche 1 e tutti gli :ippetiti di azione, dell'umanità nella giovinez,a del mondo e all'alba della storia. 11 sapc.'re do– vrebbe essere conquistato dai giovani in pochi :rnni 1 in quel modo che fu conquistato dal- 1' umanilà nei secoli, altraverso le illusioni, le delusioni, i sogni e le amare esperienze che abituano l'intelletto a comprendere il reale e a dominarlo; ma poichi'! ciò non è Rassegna settimanale di coltura, diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI, 42, via dei Robbia, Firenze ~ Abbonamento annuo L. 5,00 per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino; L. 7,50 per l'estero ~ Articoli pril~cir)ali pubblicati: Giovanni Amendola. - Jt .lfczwgiomo e la C11//11ra italiana (n. 4) - f..,(t leg,(tlllda francescana (n. 6). R. G. Assagioli. - Per una moderna psicagogia (n. I 1). Giannotto Bastianelli. -· Riccardo Strauss (n. 10 - Dclmss;· (n. 17) - Ro111ai11 Rof/and (n. 21, 23). G. A. Borgese. - li Da1111un:ù111is1110 (n. 18). Cepperello. - // « Corriere della Sera • (n. 7 ) - « La Stampa-, (n. 10, 12) - U, fa111,:(lia dr/« Cor– n'cre • (n. 18) - lla/1à Storira (n. 2 1). Benedetto Croce. - I la11rcafi at bi<•io (n. 8) - U11 vocabolario dr/la li11l11".filosofica iltdia11a (n. , ,, - li caso Gcnti/f t' la dùoncstit d,.:1/a1•ita u11/'i•t·rsi– tan{1, ilttl1fl1m (n. 12). Guido Ferrando. - I.a Soc-iclàleos~/ka (n. , I, 1 7). Giovanni Gentile. - La rl,icsa hc_i;diana (n. 10) - ()11cstio11ipcdagogicllc (11. 23). Arturo Graf. - Discorso (n. 9). G. Lon1bardo Radice. - Contro ltt Sruo/a 1111i(a (n. 16) - U11a,,ore dat S11d (n. t<)). Pier0Marrucchi.-R11do/p!,E11d.·(·n,.·l'. ltt/1,is1110(11.12). Salvatore Minocchi. - Lt, crùi del clero (n. 5) - Pcrd,t' muore il Cattoli'rismo :' (n. 9). Romolo Murri. - Sotialis1110 t' .llorlcrnismo (11.8J. Th. Neal. - .\·onhì t: nn/i((lg/it' (n. 1) - /.,· dc:.ioui (n. 1.5) - {;i,w•;,;,c Ci11sli (n. 231. Giovanni Papini. -1,'/lrrlirz rfffmul,· (n. 1) - _\"oi troppo odiammo .... (n. 6) - Il K1"o-;•i11,• scrittore ita– liano (n. 10) - Il Card11ccia11is1110 (n. 1 i) - // geni(/ alla _fiera (n. li) - .\'"a:io11alis1110 (n. 19). Giuseppe Prezzolini. - Il ,f.{ionudùmo e In 11Psl ra rultura (n. 7, f 1) - « Il .lfar:.offo » {n. 20, 22). Aldo De Rinaldis. - I.a /Jibliol,w .\·a:io11a/,· di Napoli (n. 5). Gaetano Salven1ini. - Corò al/' l "nh•crsitù di.\ ·a poli o la sruola de/In mala 1 1 ita ~n. 3). Emanuele Sella. - ,r/sfrrisc/Ji accadcmiri n. 2, \. 6). Scipio Slataper. - f.ctlerr Trirsli11e (n. 9, , , . 13, 15, 19). Ardengo Soffici. - /.' i111prcssio11is1110 e la pi/tura italiana (n. 16, 18. 20, 2 1). Alberto Vedrani. - / /asti ddln psic!,iatrù, i/11/ù111a (n. 13, 15). I numeri 6, 7, 8, 9, 10, Il, e l8 sono esauriti e le poche copie rimaste non si spediscono che agli fibbonafi annui. 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