La Voce - anno I - n. 6 - 21 gennaio 1909

LA VOCE non e<:rnriscono la storia. Xon l'esauriscono e non la garantiscono contro la permanenza in e~, d1 quegli elementi leggendari che do– vrebbero assolutamente andarne eliminati. Esse :tppar1engono al la\'oro di preparazione dello storico, e possono anche essere una veste che, con pili o meno gusto, dà garanzia che il lrworo preparatorio è stato compiuto: ma occorre poi I' indi,•iduazione storica, la ricreazione di tutta la storia che si vuol nar– rare dallo storico, ed è questa parte che mi sembra deficiente nei libri di storia france– scana ai quali ho ,oluto accennare. Essi, in fondo, parteggiano per la primitiva leggenda francescana, con1ro la pii1 tarda tendenza apo• stolica - e poichè tale tendenza non può non rispondere a qu:ilchc cosa eh' er:t e che ave•.·a valore nello spirito del fondatore, dob– biamo ritenere che gli storici suddetti, poe– teggino in forma ritle,-....1 la vita del santo, piuttosto che scrivere \'Cr.tmente 13 sua storia. S'intende eh' io mi riferisco principalmente al Sabatier, ed agli SCritti cli quei molti che deriv:rno da lui. Un lioro del ,llisci,11telli d, poco escito (1) h, per me il grave torto di appartenere a que– sto genere di storie francescane. Esso vede in S. Francesco principalmente la poesia e l'arte, la gioia e l'amore, un S. f'rnncesco sicuro e 011imis1a 1 che s'appaga della propria vita e che non ha tormenti; un simbolo d'armonia dove non è un soi;;pctto della terribile solitudine interiore in cui certamente s'anJò sempre più l\ ,·olgendo il Santo, a mano a mano che gli anni gli mo~tn\rono come il suo Ideale ed il Reale andavano ~mpre maggiormente di– vergendo, e come il ~uo !;Ogno apostolico non si s.irebbe mai .a\'verato nel mondo. Anche le lolle giovanili sono intese come un' epi· sodio di preparazione all'armonia e dalla vita complec.siva del fraticello esce un ammaestra– mento di gioia composta, non troppo dissimile da quello che ci viene Ja cerri ,•angeli d'esteti, contemporanei - ami, per fortuna 1 già da un poco sorpassati. Si leggano ad. e., queste pa– role con le quali s'apre il libro: « La vita e fotta pii1 serena dalle idealità francescane che sono es!;enzialmcntc moderne, per quanto rivelano cd affermano lè vittorie di anime e libere e forti d' una profonda disciplina < interiC'rc, è apparo::aa me integrata da quelle « a,;pirazioni artistiche le quali tendono a rea– e lizzare c.opra ti comune esistenza quotidiana • i nostri sogni migliori di gioia. - Ora è < appunto l'armoni:i segreta, fra una \'ita vis- suta per lo spinto eJ un'arte ascoltata come • buona sorella con">olatrice, eh' io mi son « proposto d1 far sentire in queste pagine; « armonia che ri-.iede nella fratellanza delle e diver~ commo11oni le quali fioriscono dai « cuori, senza un ordine prestabilito, pronte « a trasformarsi m benefiche energie. > Quale d1s1anza separa queste parole da qualche pa– gina del D 1 Annunzio? È la stessa armonia d'estetica e di misticismo che si ritrova in Andrea Sperelli 1 convalescenle: e questo spiega il favore che questo genere di storie ha tro– valo ne' salotti eleganti e ben riscaldati do\"e .:;i parla elegiaca mente di povertà francescana fra 11 lusso e la dimenticanza della miseria che anche ogizi, come ai tempi di S. France– ~o, balle le vie delle ciua e delle campagne, prosaica e ben lontana dalle sue immagini leuer:uie che allie1ano certi ozi intellettuali. Orhtne il \lic.ciattelli, che anche in queo::to volume ci d~ qualche buon saggio, come quello <u Jacopone da Todi e Bartolomeo da Saluuo mi sembra ~rio ahbastanza per po– tersi liberare :al più presto da questo spirito, che del resto anche la le11eratura va oltre– pa,;sando con passo s,·elto. Questo libro potrà esstre staio per lui una liherazione ed u0,1 eliminar.ione. Resia ancora molto da lavo1are 1 t: seria– mente intorno alla figura di S. Francesco e non è ,·ero, come si dice da taluni, che si sia stanchi di storie francescane. Si è stanchi soltanto di un certo modo d1 scrivere la sto– ria france~cana • .\la resta ancora da delineare con i;inceritJ e verità la tigura di colui che, dopo Cristo, più intenc.amentc credè nell' J– deale, e con più ardore si diè a suggerirlo agli uomini, sperando di capovolgere il corso del mondo, e di congiungere Ja terra al cielo (IJ ld~ali/Jf1n11cesca11r. Roma, F.lli Bocca, 1909. nella suprema reallà di Dio. Povero ed igno– rante, egli collocò i termini della sua azione fra le eterne realtà dello spirito, e il suo :mimo fu scrio, concentrato e vibrante, come quello che intende\•u aJ un'opera il cui suc– cesso avrebbe annientato il mondo. Era - mi si passi un richiruno, che parrà irrive– rente, ma eh' è im•ece dew>to - una vi– vida incarnazione dell'eterno Don Chisciotte che dorme in ogni anima umana, di quella volontà dcli' impossibile che fo possibile la storia, e come Cristo, suo fratello maggiore 1 dovè assistere al fallimento della sua opera fra gli uomini - fallimento ch'era fatale come la sua grandeua. Le , 1 :1rie \'ie della \'ita di questo frate che non fu mai tanto frate da cessar di esser cavaliere, e ch'ebbe la sua dama in Santa Chiar,1 1 i suoi oppressi fra i popolani dei borghi medioe,·ali 1 e la sua causa santa. come lgnauo di Loyola, fra gli infedeli, non ci sono ancora abbastama note, fuori del velo della leggend,1 1 si che ci sia dato di contem– plare-, almeno fra le pagine di un libro, la possente realtà della sua person~. L'erudizione e la cri1ic:1 molto si sono alfaticate intorno ai documenti che ci parl:1110di lui, e le loro indagini sono giunte a vari resultati, certo non disprenabili. 1\la come dicevo più sopra, l'erudizione e la critica sono indispensabili alla sloria 1 ma non sono la storia. Sono per lo s1orico tull 1 :1I pili - e foro;e nemmeno - ciò che i colori o il pennello sono per l'ar– tisla i strumenti per la produiione dell'opera che non son l'opera. Ed è ,·eramente da rim– piangere e da lamentare che dopo tanto la– voro per fahhricar ~trumenti di sloria fran– cescana, non si !;ia ,mcora tro\·ato chi se ne è saputo scr\'ire per scri,·ere una \'era storia del Santo e che i falli della sua ,·ila siano ancor preda, grazie agli indulgenti fa\'oleg– giatori, delle nostre leggiadre lettrici di ro– manu fr:rncesi e di facili moralità in bel cos1ume 1 mentre li allendono nella loro nuda realt\ in una sfora di r:1ccogli111ento interiore, i cultori dello spirito. Giovanni Amendola. Clb che dice Il s1,nor I.0}S0n. P,-rg. s;g_ /Ji,·rllo,e de e La l'oce • F1re11:e. ,\'rlfl, e I 'ou • ,Id ~7 dù:rmln ~ u s. due suoi rollabo,·n/01 i rhin111n110 i,, raus11ln11lome 9ua11fo mi& pad,e a p,(lpos;/o dr/ hlJ10 ddrll,1uli11 Un prt!tre m:u é, Ch,1rles Pcrrnud, biasimn11do1u In pubbftca:;oue. P11frhe a mr sp~lla l'ù,izia:iva, mi eo11seul11 lr s;g11i/id1ipr, 911,1/i ,11g;oni mie sem– b,·afo d; compine"" mio dovere. 1° Il Pn, 11111I, ,o/ 911.,leio mi t, ovai pochi gfo, 111 p, hlm ,ld/11 s1111 morte, rhieu n mio padre cl,e i·olnu rhst, ui:,ce, t ,ma sola ddle sue Id/ere, l9sdamlogli plem, libr, hl pe, le ali, e. 7" Il Pe,, ami'"'" /,n uwi a, rossi/o del s110 mafli111011ù,. Clt(, 1111:i, sin11 al gt"o,110 della sua mo, le, fta ili/no , it•t111fttarft1come 1111 suo sacro du·lllu. No11 du,191usi 1•t11it'na hm/ire il segreto d1 uua colpa ; ma si , rudet'II 1111a 11obUe fi1r11ra nella piena luu tftl snrr, do:io e dd mal, imouio che Ca, lo /'e,, nud 11111 ros/1111/eme,de nel suo p~usi~, o, s~ gli mautb ,1 co, aggio di i•ole, li ,mift" ud fa/111. .r .<,~ tait , o, n~gio gli t•~1111r me110,f11sopra fui/o pr, 11a11 rua, p, tgiudi:,'o II suv /,·a/dio ve stot'O, p, u,mi::,1/v g;t, ,,,, d111<1/r, 111tmbro del– r Auad~uua I·, ,111,eJ~ le 911ali ,-a~;o11idi riser– bo so110as.ral, e,,, t,, mo,,~ di Adolfo Pe, raud. Se 11t·~s~11110 u.m,1/11 I,;,1 ,,,,./,1/0 cui t1Ctr1111a il si– ~1101 P.• 'w,1,afio, ni·, tmo fi1/M lah ., il·dazio11i /'ù1doma111 della sua mo, le, meub e la g,-aude aula del/' /sii/ufo dt F, ,111àt1n·som1t•11 dd pnnegi~ , ii.:odi qurslo (,', mule tfrlftt Clu"esadu cosi, i11se suo f, 11/eflo 1r 111,n 11101.:01:110 e 111/amru lr di lui ,limò oppo, luno , imp, Qt•t1111 e,, mio p,ut, e il suo 111u/J imomo ale/J1 t1lo i11 piem, bue, rous;x11a11do– gli di 1'1°t•e, te dt 1110111 e rowe il /1 a/tifo, 11 prete 01111110,:lialo c/111u/rslùu111u11le I Con ,ma so/11pa, oh, mio p11d1 e avrebbe potuto confomle,, /111hblu11111r11le lrmla impmlen:n. Il po– ve, o ndico '1l'~t·,1 ;,, Jll,t balla 1111 ca, diua/e .' E 111;0 /'ll,I,~ luqur. Jhm11u 11i'sca 1 1d1/o 11è111pp,e– s,1xtia 1· Il ug, dlJ dd 11J.1h im,J11io di Carlo Pe1·- 1a111/ 11011 r11t 1111 ux,et,, .... St s11rsu11ai·aper le s,ur~J/U' rlu il J>idt li11/o, di s,w/a memoria, at·e:·a f,-m/11 u1 v 1111' arnu:a. AhlJiamo noi fallo offrsa a/ suo /,11rJ11110111( d1111,nl, ,111Jveh~ fu 1111a spo~? 5• l·malmr11t,, e s,111.11 s,,ffà ""'' ,,,; a far va– l11e I d111"flidella rt1il,! Sl()1hrr, tlt~ p1,,-e 11011 Bibloteca Gino Bianco sono da hnuma,si, im:(lro l'111gome11fodi 1111n uliHlà impe, iosa. St> 1111 ft1J/iluo f~, ,,,; s11/limi– hre de' i·oli pnpr/111 1111 s"lo K;oz·a11ep,d~ che anebbe n soff, u ,u 911a11fo ha sofft1 lo ;J poi·ero G11/o Pe,,am/ r, sono sio"o ehe rosi nz•ve11ga) si xiusli/iea tome "'"' buom, a::ùme. E se più lant; giunga a dist, ugge,, la , egolr, 11,fasla del ublnrlo rlu /111 ji,llo x~me, e i'g11omi11;osflme11/e i p,ù 1101,i/i tum, dtl saa, d,1:io f, ftuase E111 ico Pe,~'J•W, il P. (.,,,,,,,)', (i-11/u Pt!11aml, e della qunft: 1111 x1·11ppo di p,eli tflllolici 1/alitt11i lui lc– sld rrc/11111alo /'ab, o;:a::io11e, eb6rue r;unlo piccolo libro s111àa11cltr "'"' ,:,ali(/,.• 11::iou~. (]11a11/o al signor P,111/ .')i,balie,, rxli 11011 !ur 1'ts/e alc,ma pe, eul, "' e i,, qurslu diballilo .- e i callo/id sa, ~b6r, o ass11i imp, utleuli se audlas– u, o l'allrm1:11 di 1111 pasto, r p, oleslanle emanct"– pato al p,mlo d., dichù11 li' e 111,uw:1a leslimou; el,e In 91uslio11e 1/i f);o l,t1 fallo 11 suo lrmpo. Voglia J:indùr, ilf11sl,e 5,-;K1101e, i m,'d saluti co,diali. l'AUL Jh"ACINTlll:ì'. I.O\'SOS. Caio Si'g. P,r.::olllli, '-~ ro11sidn a::ioni ,1,1 sii,:111>1 /><10/0 I.OJ' S011, 11011 mi srmb,0110 Inti da d<Jl'etmodifitn, t ; stnsi ddla mùr pe, s011nle op111io11e: tlu /11 1111)!/iorti,(le, • preta::iou~. ciol:, dd drh'tmunli prtstu/11/1 11d li– bro dt:ll'"b"le //011/Jucome ldlc,r d, Cì11/o l'er~ rami, impm lavfl 11011 gii, di p116blt"rn, li, ma d; lene, li a11co, a fnmilia, 111r11ft Sl'/{' di. SALVATORE l\lJNOCCIII. I.a ,·occ del pubblico. ,,Tolti dc~li nrticoli qui 1>ubblicatì lum sollevato d1scuc.sio11i priv.tte e pul,– bliche, interesse i11lt:tlia e all'estero. L'llalia ,i– spoude! (n. 1) di G. !',\PINI sarà 1>restotradotta in spagnolo da José Sauchcz Roja,; e in fr:rncese da Komain H:t>lland. L'articolo su 1/au Npterdi R. G. Assagioli vedr:\ prt'slo la luce nella Phaln11ge. la rivista che in Francia rap1>rese11?a le forze giovani non ancora conunerciabili e commercianti come quelle del Jl/r,·r,ur de F, n11a. :.\'o;:ilde aulicaglie (11. 2) di Tu. NHAI.deve :wtr col1>ito ntl giusto, come ce lo dice l't'guale ind 1 gn:udont: de2"li esteti festaioli e dei rohi,•ecchie imbroglioni, che, da una pnrte come dall' nitra, trovau heue az.zeC"catele botte date al nemico, ma 11011 si risolvono a dare onorevole ricevuta di quelle bu'lcate. Al lato pra– tico dell'articolo ha fatto adesione 1111 articolo che conteneva assennate cose del Mignor H. P:.,lmaroc– chi (Na::1011e, 23 clic. 19()8) al quale ha poi ris1>0sto, disr11tendo 1eorit: particolar:, il nostro Neal. E ci è anche giunrn una bella lettera del nostro tosca• nissimo Sonici rhc lo .spazio 11011 ci trnttiene dnl ripor1arc in parte: e Si legge in una corrispon– denz:\ che 1111 comi lato infinit~unente pili forbo di lutti quelli che ~orsero e dur;111qui da noi per il solo scopo di mangiare e di cl1iacchier:1re, sia ac• capnrrando quan!O più può opere di Segantini a fine di empirne u11 museo d,, aprirsi, quando che sia, a Saint )loritz, per la maggiore educazione estetica di c111:rn11 m:1i sono \ 1 agabo11d1 ricchi su questa terra. Or:i, che s.-,ppia io, all'infoori di qud– l"A/la Sl1r11gn che è a Ronm, nessuna galleria ita– liana 1>0s.,iedealtre opere di c1uel grande artistn, mentre ne 1>0sseggon molte i 1>il1 im1>or1anti mu• sei d'Europa e cl'Amcrira: tp1el di Bt:rlino, per esempio, cli Monaco di Il 1\!iern, e, 111m, 1>ersi110 quello di Basilea. Chi volesse riva11gare le cause per via delle cp1ali gli uomini del nostro go\•eruo si lasciarono J>Kssardi sollo gli occhi, alcuni anni fo. un pittore comt: Seg-;11,inisenza vederlo, o per lo meno, semn badare ai pochissimi che gridavano al prodigio, avrebbe d,1 far parecchio e quel che è peggio la docume111:n.io11ee la spiegazione di quella lor bestiale cecitt\ o indole11z.1,non gio,•<– rebbe a nulla. Sicché bisognerà, credo, lasciare i tudivi entusia'lti acciuflarsi, 1>erdifender I' italia– ni1;\ di quel m:te",tro, con l'Austria, la <p1ale, ve– dendo che tutti s'infi-.chiavan di lui, st:\\'a prenden– dolo per sè, e nh,; .. gnM"i e cercar di dissimulare alla meglio la macchia della nostra \"ergogna. Quel che si può fare, invece, è tent:ue che la prodezza non si ripeta. In quella stt:SS,\ corris1>011Ctenza è eletto :rnche che in-.ieme nlle opere di Segantini, che Grubi(-y 1)0s-.iedeancor:i, ne sono esposte al– tre di Gaetano l>reviMi, più alcuue sculture Ji Me– dardo Rosso, ilRlinno che vive J)"r dispetto a Pn– rigi, che l)('SSIIIIO l'OIIOSl'C qui, e che è un robu– sti<;simo nrtista. No11 li p,1r rii veclere, amico, che anche <111es1i due moriranno COtnt: l'nltro, senza che nes.:;11110 pen,i a cogliere il destro e comprare a un prt"zzo giuJtO qualcuna delle loro opere mi– gliori> E lo '.\ksw av\"err~. siine cerio, con molti altri, morti e vi, i, d1e tolti lodano e <licui ognuno gu:ud.1 da lo111a110 le 1>i1turc,le !.culture e i dise– gni che musei e 1•ri,·ati Mrauu:ri \i ~trappan d1 mano contrattan,lo, ,i:n:u 111110\Cr.,i. Parlo d1 ~la– rio de Maria, di Gt.1111to, li l'diu.a d., Volpedo, che qualco-.a cli huouo an:,1 pur f.ttto. ciel buon Fattori che ru uno lici J'>ittori italiani più s111ceri e: gagliardi dt'I 110,tro te1111>0, del Signori11i e cli uno o due ancor., che fon.e climentico. ,, 23 e Ed è qui che mi ri,•olgoagli amici dei monumenti e dell'arte. Perchè invece cli occuparsi esclush•a– mente di anticaglie o, se vuoi, oltre ad occu1>arsi di anticaglie, CO'ltOrOnon CdCRIIO cli3"SOCiarsi, in un modo purche~sia, per impadro11irsi di alcune buone 11ovi1àpruna che sia troppo lardi? Quando l'artista è ancor ,,ivo è meglio contrattar con lui; senza parl.tr <lei giovani, 0~111 pittore e scultore si terrà per onOrn.to e: fdice cli pott:r mostrnrc in 1111 modo o nel!' altro la sua cnritli clel patrio loco; qualcuno potrebbt: nrngari far dei rcg,11i ni uol>ili compratori; nrn chi 1>01r~11,cost:1rsi qu:rnd' egli 11011 ci sa,~ 1>iù?L'opera iutern sdrucciola spesso dalle m:rni de~li eredi in quelle uncinate dell' in– gordo mercante, e una volta che il figuro vi ha messo s01>ralo ;:a1111>ino, addio rob:t ! P1t111re scul• ture \'engon chiu-.c:,senz'ombra di 1>,Hriottismoo di generosità, nelle bene sprang.1te botteghe e al– lora per peru:trarvi e,tirarle fuori ci voglion delle chi;wi terribilmente d'oro. Non ti pare, inve«, che la cosa fatta a tempo riu:;cirebbe più .1ge,·0Je e magari assai f.1cile? 6.1slerebbe che alcuni di qu<– gli~otlirni signori mettessero ogni tanto mano alla tflsca e <1uand'anche 11011 arrivas'lero a compr,"lle che due o Ire la\'ori I' ~nno, sarc:bbe sempre un tanto di guadagnato, no? ... Il mui;;eodel Lus"em– burgo di P11rigi,sebbene lo stato vi Abbia speso delle somme grnnc!1ssime, è, come sai, 11m1 delle solite baracche 1>ie11a zeppa eh cerutti pili o meno fa:uosi e, tranne lt: sculture di Rodin e di l\leu– nìer, poche pitture e disegni di Puvis de Chavau– nes, un aHresco di l\lotte;:, scol:1rod'lngres, alcuni quadri dt Gnuavo l\loreau e altre <111attroo cin– que cose, tutto il resto delle opere di pittura e scultura che coni iene J)Otrt" bberoe.si; errifuse, spez• 7.atee bruciate se11u uno scru1>0lo nè un rimpianto al mondo. Seno11C"l1è una salt"lta mo<lest~, 11asco– sta - e dai più, dicia1110l0,dclt'stnta- lo salv.1. E la s~la dd ço;.i detti impressionisti. I_,_\ vi sono <lei Manet, dei Oega~, dei kt'noir, dr-i 1'1-;sarro,dei ToulOll'>e-La111rec,dei l\lonet, dei Sisle)', e g-ene– ralmeule v'è un s:iggiodi tutto quello èhe J,1scuola francese moderna - che è gloriosa- ha prodotto di bello. Ma sai chi ha rimesso insieme quel bel mazzo di fiori profumnti? I.o SIIHO?No: un pit– tare mediocre; ma che aveva dei qmutrini e del gusto: Caillebolte. Tanto è vero che si può sempre sen•ir l'ideale e la patria quando uno è uua per– sona perbene. e E co11cludo.Che gli amici dei monumenti pen– sino dunque ad associarsi per quest'opera gene• rosa; battano il ferro quand'è caldo, cerchino di scegliere il meno peggio che si può e l'Italia, la gioventl1 e i futuri gliene saranno gmtissirni. In– quanto poi al posto in cui dovrebbero esser riu• nite le 01>erecosi raccolte non i1111l0rlapeu.:;arci. A me 1>iacerebbe, naturnlmente, che Firenze ripi– gliasse una volta la sua supremazia .trtisliC.'\ in 1 lalia ; ma se è 1ropp0 presto, ebbene! si faccia una piccola gnlleria per ogni ciu,,, se ne faccia una grande, a \'enczia, ~ l\11lano, a Na1>0li, si faccia a Roma! Si facci I a (';l!lia al diavolo; ma che si veda almeno che anche nel nostro paese esistono degli artisti un po' migliori di quelli che una fama inf,une strombetta a destra e :1 ~inistra, della gente capace di cornpreuderli e <li fare qual– che sacrifizio per salvarne le opere, e che tutti, infine, non siamo una brnuca cli di"grnzia1i morti e sepolti. :t A R Dl!NOOSo1tJ,'ICI. Per I' Unh-cr11llà di Mrn1lna sono parecchi che van d'accordo con lf1propo.:;ta d'nbolirla, fatta in queste colonne da i~omolo ~lurri; anzi, contem– poraneamente :1noi il /flt11·:ouo stamp;nia un ar• ticolo che segniamo, a 1i1olo d'onore e cli ardi– mento, del pro(. Vitelli, che sulla finedice,•a: e lo credo che I' Jralia debba fare per ;\lessina e per Reggio ogni 11111ggior sacrifizio, iu fatto cl' istru– zione pubblica 11011 meno che per tutto il resto. Applaudirò con tulla l'anima ad ogni 1>roposta di filn•i sorgere e ri,;;orgere scuole ed istituti edu– cafr,i, 1>0polariedi altn cultura, C'l:tS'-ici e moderni, che valgano comunque a promuo,•ere il risorgi– mento economico corumercialt>, intellettuale e mo– rnle delle due nobili5-sime cill:'l. Ma che dabbia l\lessina 1111:1 olliciun di cli1>lomi1>ermedici, a,,vo• cati, profo:i,sori, ecc. non gio\'a a Meso;ina, non giova ali' ltnlia. Nè c111e~tn è couviru:ione mia par- 1icolare: non 1lensa110 di\•ersa11w111e1110\tissi111i, anche mollissimi che non lo dicono e 11011 lo di– ranno•. Siamo ben lieti che il prur. Vitdli CO!-Ì e.i lr1111cnti anche cl' una tri-.té ahihldine della 11os1rn, 1 it;1 in– tellettualecontro la quale noi da anni ci ribelliamo: quella dcli' amfar 1>en5,rndo e 111C1rmonrndo le opi– nioni che in pubblico 11011 si o,a110 e-.1>0rre. ~la v'è cli 1>i1). J..,11 mi,1 1>ro1)0.,,ta di creare in compen.:;o 1111'.l Università a U.m, e nat., anche in seno ad una rivista d1 1>roft"!.~01i uni,·ersitari: L' U11it•ers;/,I /laliam1 di Hologna, uno dei d:– rettori della quale, il profe..,sor K-tflaelc Gurrieri, scri,•e,con 111olte considcr.izioni 11011>ri\'ecli ptSO: e Noi sappi.Imo che vi è una ticc,1 cd industre città dtl mezzogiorno, I., quale avendo i me:rzi

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