Vita fraterna - anno IV - n. 3-4 - 15-29 febbraio 1920

IV VITA FRATERNA deHe cure e delle meticolosi1tà che non ho sempr,e ritrovato. Ebbene, di tutte le differenze ch'.io ho notato da un ospedale all'altro, una ve n'è che supera tutte le altre, differenza capitale per cui gli ·ospedali' possono dividersi· in due grandi ,categorie: quelli dove prestano servizio e quelli dove non prestano s•ervizio le infermiere volo_ritarie. Sono le fate degli ospedali: come esse non si vedono quas.i ma-i. Ma basta passare da un luogo di cura dove vi sono, a ,uno dove non vi sono, per sentirne la mancanza. « An~itutto dove vi è una donna il piantone nor. è p•iù quello - è forse l!'na tacita virtù della gentilezza quella di essere conta,giiosa. Poi non vi è più bisogno di t:hi?.mar,e a lungo per essere ascolltati ,di chiedere più volte per avere. Solt·1nto eh:, non h:i. provato non sa qual,e calma dia ·pov·eri nervi <li un ferito l'esaudimento di un desiderio non manifestato, ma intuito. Soltanto chi non ha provato, non sa il sol·hievo di un sorriso, di una fra,se buona,· quando si s-offre •e non vi è nulla da fare. E anche il rifiuto all'esaudimento di uno di quei desideri di ammalato, che se-brano ossessioni, può sembrare sopponra,bile o meno a. s~cònda che viene accompagnato dalla doke parola di conforto di una dònna o da u.n gesto s,eccat,o dii stizza del medico o del piantone. Sì, anche del rriedico, perchè il1 medico è un uomo anche lui, come noi. Come noi ha i suoi giorni, le sue ore di• malumore, spi•egabili per lo più, SC'l1Sa:bi1Ji dopo un lavoro ,intenso, magari di giorni interi. Ma le infermiere 1110. In più di dodiici mesi di ospedaJ.e non ho mai udito una parola, V1istoun atto che potesse anche lontanamente dire noia, uggia. Mai un gesto• che potesse parere di ribrezzo, pur nei lavori più umili, più duri, pijù ·iingrati. Sempre lo stesso umore, lo stesso ,sorriso, anche quando nell' esasperazione di certe ore, ci s"incaponiva su desiderii incon·sulti, .su domande assurde. Sempre., sempre lo sforzo di, addolcire le 1 pillol,e, sia moralmente che mat,erialmente. Sempre, sempre il pensiero gentile, l'idea buona, quella che 11ei momenti .<li •sconforto, di pena, fa bene come un raggio• di sole. E mai di giorno come di notte. un segno di stan·chezza. Mai neppure in quelle ore dell'alba, in cui .pare i•i11possnbnleche il s~111110non viin•ca queSJte donne a,bituate a tutt'altro tenore di vita». E' un fatto che dove le infermiere volontarie scino entrate, è entrato con loro )o studio di mi1gfiorare -le .condizioni locali: gli ord'ini medici sono stati eseguiti co-n esattezza più coscienziosa; le corsie si ono megli,o ordinate e pulite; i· malati s: sono se:1t;ti intorno ·una sollecitudine nuova e più calda, più personale; qµalche fiore ha sorri,so nei locali' tristi, si sono i'stituite bibliotechine, BibliotecaGino Bianc,o

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