Vita fraterna - anno IV - n. 1-2 - 15-30 gennaio 1920

VITA FRATER 'A 2r 1arx afferma che la divisione del lavoro sviluppa 1a forza produttiva a vantaggio del solo capitale e collo torpiamento del lavoratore, e nega (!Uanto afferma l'economna politica, che cioè essa non sia che un mezzo di produrre di più con minor lavoro per far ribassare il prezzo dellemerci e affrettare l'accumulazione del capitale. Prodotto della divisio,ie del lavoro fu l'officina, che creò la macchina. La -rivoluzione avvenuta nello strumento di lavoro - la creazione del macchinismo - forma il punto di partenza della grande industria, terzo -elemento, ed elemento base .di produz;ione .di plusvalore relativo. La macchina rende superflua la forza muscolare : permette quindi che abbondi il lavoro dei fanciulli. Il -capitale tende ora giustificandosi colle esigenze tecniche e collo scopo di -creare a>lusvalore, ad accrescere la durata della giornata di lavoro: la società reagi,sce a questo, come precedentemente è stato notato, e la legislazione <lei secolo scorso pone delle limitazioni a questo prolungamento. ·Allora il capitale ricorre al1'1·,11e11sijica.::io11e d~l lavoro: col modo di pagamento a cottimo, col perfezionamento delle macchine che economizzino consumo, che aumentino velocità.· Ma il grado di sovreccitazione che esige il lavoro delle macchine ,porta malattie nell'elemento operaio; 1a tisi opratutto si ,diffonde. Di,venta quindi ineYitabile una nuova diminuzionenelle ore di lavoro. Mentre nel laboratorio l'~aio si valeva del suo strumento, nella fabbrica egli diventa servtitore della macèhina : è incorporato in un meccanismo mort<> che dà una uniformità fastidiosa al lavoro. Si inizia una vera lotta fra il lavoratore e 1a macchina, ed occorre tempo perchè il lavoratore distingua il mezzo materiale <lai suo uso capitalistico, e contro11uest'ultimo diriga. il iSlIO attacco. La macchina al suo apparire è causa di disoccupazione e di miseria> per la difficoltà di trovar lavoro da parte di operai fino allora specializz;i,ti, e· pen:hè la macchina fa da sola un lavoro che prima era fatto da molti : ma d'altra 11>arte Io sviluppo continuo dell'industria verrà ad occupare un numero d'operai maggiore del numero di quelli soppiantati. L'aumento di capitale crea ,poi un aumento di QPerai. Però il progressotecnico a volte allontana una massa operaia, altra -volta ne assorbe di nuova: ed ecco una instabilità d'i situazione dell'operaio secondo le crisi dei processi di produzione, instaba.lità -che crea ecatombi nella classe sociale, -che tiene delle masse operaie di riserva ~re in miseria per esser pronte alla domanda del capitale. Così =lla agricoltura la grande industria porta pure la tendenza a rendere in soprannumero i l,avoratori, fa .sparire il contaliino e vi sostibui,sce ,il salar.iato, mentre ogni progresso di sfruttamento della terra i risolve in un progresso dello sfruttamento <lei lavoratore e nella rovina d>elle sorgenti durature di fertilità della terra. Marx conclude affennando che la produzione -capitalistica non riesc, a sviluppare la tecnologia e la -combinazione d·el processo. sociale se non disseccando le due sorgenti da cui nasce ognj ricchezza: la terra e il lavoratore. Bibliotèca· Gino Bianco

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