Vita fraterna - anno III - n. 20-21 - 31 ott.-15 nov. 1919

VITA J'RATA-RNA Ricordid'Ospedale. (hi questo ter::o eà 'Ultimo profilo. di soldato ritratto dall'amica ,,:ostra infermil/ra, notiamo e additiam-0 come interessante l'it1contro di due nie, talità d-iverse e· avt•erse, eppure la sensa::i<me ancora· confusa della possibilità di ima comprensione migliore da entramb2, di una ititesa buona. Cerchianior.e i piani). III. I1 cl.belle. Verso i pr;mi d~ maggno I,'iniermiera addetta l II Ripar ,o mi avvertii che i sette o otto feriti eh.e ancora le imanevano nelle corsie, sarebbeno passati al mio riparto, e questo per semplificare il servizio. - « Vedrà fra quest~ soldati, che tipi! Uno poi, il Campi, è a.;sotutame.nte intrattabile! Io sono arrivata al -punto da non più dirgl-i una parola. La compiango sa, signorina, ,di doverlo subire loei, adesso! » - Conoscevo di vi.sta jl Campi e l'opinione che mi era formata di llui, giudicandolo dall'espressione torbida ed irrequieta dell'ocJ ebro, s~ aggravò in seguito alle parale dena mia compagna, al punto dli far~· considerare come una (( calamità D la venuta di Campi nel • riparto la quiete e l'orcline dell quale anto mi soddisfaceva. Eppure se ave si dato ascolto aDla «voce» dell'esperienza di questi anni di ospeda e, avrei compre;so come, se non completamente vane, almen.o un poco .rrdlicole fossero re mie paure, perchè mai mi era stato dato di incontrar,e ·sdldati i cuori dei quali fo sero sì induriti da non .c-0nservare un palpito_ di b-Ontà: mai. Propnio in quei primi radiosi gi.orni di maggio, quaooo le ca• mere del niio reparto si apri-valll() ad accogliere la profumata aria primaver~le, mi doveva accadere quella sfortuna? Le prime giornate di Campi nel mio reparto non furono certo tali da dissipare le mie prevenzioni a suo riguardq: ad aumen aTe i uo ca tìvo wnore, forse i.o pure contribuii involontariamente col mio contegno ostile; ma fatto s a che, a pena giunto in riparto, cominciò a lamentarsi dei continu.i camb.iia.menti c'he gli facevano fare, del nuovo letto che era II duro», del tavolino che ,era troppo piccolo, della gamb che glii doleva ecc ecc. E i famenti intercalati da bestemmie, si seguirono per un bel po', sinchè io, iperdut-a la pazienza, non gli ingiunsi di mNtere. Subito coi compagni <lisce-si con lui - lombardi tutti, anzi tutti della stessa ua provin~ia, e tu1ti proclivj a subire Biblioteca Gino Bianco

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