Vita fraterna - anno III - n. 14-15 - 30 lug.-15 ago. 1919

VITA FRATERNA 2 I T. vo al paesello - arrampicato n Ila vallata fra boschi di ca tani - mentre le cam,Pane suonavano a festa per la Re urrezione (era il Sabato Santo) e il ole sfolgorava sulla quiete di quella natura incantevole. Tutto il paese era mo so incontro al figliolo glorio o. - Quando fece ritorno all'ospedale portò con è - nell'umore divenuto insolitamente grave - la no talgia della ca a na co J:a fra il verde. Vennero di nuovo le giornate di ango eia, per l'occhio in peTicolo. - «Ah! signorina! se mi uccedes e anche questo! 1 on ne ho abbastanza di essere co tretto all'immobilità da otto mc i. Anche ..... >>-. Ma la parola tremenda non o-li u civa dalle labbra. Si puntava coi gomi"ti sui braccioli della carrozzella, e ollevando la r busta per ona in uno spasimo di moto: - « Pen i che non staro fermo un momento.>) Raccontava: << I miei uperiori mi co- no cevano bene, e: - Donati, qua, Donati là! Ed io correvo qua e 1' come un uccellino (mi faceva or ridere que o termine di confronto). LavoraYano i oldati della mia squadra, ma io lavoravo più cli loro!». - E un altro -giorno: - « a, sigi:iorina, che ero il pri~o kyatore del battaglione? E ades o ..... » -. E guardava i poveri piedi mutilati. - /< Da permanente, varie volte ho ,preso parte alle gare internazionali di Bardonecchia. Che giorni quelli! llora ero severo verso la mia squadra. Guai, se un soldato i mo trava rasc!.lrato nell'uniforme! quai, poi, se i ubbriacava. Volevo che l'Italia si facesse onore. («L'onore dell'Italia» - ecco il fine, la meta di quella schietta tempra di oldato). Alla ~erie dei giorni di angoscia, uccedette, finalmente,, una -seri~ cli giorni lieti. L'oculista annunciò che l'occhio era ·alvo. Alcun tempo prima che la lieta notizia i conosces e - quando il pericolo pareva più forte - io ebbi occasione di rivolgere una le0 giera os ervazione ali' Alpino. Mi rispo e bru camente. Io non • d;Ìsi nulla. Il mattino seo-uente trovai Donati accigliato, cupo, ma come passavo davanti al suo letto, mi trattenne per dirmi: - << Mi per doni, signorina, se ieri le ho risposto « in quel modo>). Ma sapesse come mi faceva male l'occchio. i perdoni, ignorina. Sono proprio pentùo della mia cattiveria!» - E i compagni mi raccontarono che egli aveva loro manifestato a varie ripre e il di piacere cii essere stato sgarbato verso la signorina. Scomparso il pericolo, l'Alpino non ebbe più a soffrire di «,vaTiazioni d'umore». Si rammaricava, è vero, della immobilita cui 1o condannavano i suoi piedi, ai quali per non e ere ancora guariti, non si poteva applicare l'apparecchio. poi diceva: - << Pa- -zienza! verrà pure il beato momento in cui o in un modo o nell'altro tor-nerò a camminare!». BibliotecaGino Bianco

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