Vita fraterna - anno III - n. 3 - 20 febbraio 1919

VITA J!'R.TAl!IOIA demo come ora; non mai egli ha parlato ad un pubblico più vasto, che è poi tutta quella ragguarde,,ole parte dell'umano genere, }a qua·le si è raggruppata intorno all'c bandiere dell'Intesa ed ha combattuto 'e vinto .appu11to per gli ideali di Mazzini. . Questo antagonismo di spiriti non fa che riprodurne uno mol" to più antico e celebre, quello fra il Carlyle e il Mazzini, mantenutosi irriducibile, malgrado la illimitata stima reciproca, e malgrado un'amicizia, che alla sua volta resisteJ;te alla irruenza spesso htutale del primo. Il quale non poteva soffrire nel Mazzini il suo « repubblicanesimo», il suo « progr-esso » e.. tutti gli altri suoi « fa~ natismi àlla Rousseaur », e perlino la sua instancabile propaganda; poichè un giorn·o il Carlyle, dopo avere noJla conversazione passato in ra55egna i grandi silenziosi, voltosi al Mazzini, gli disse: _,:Voi non siete riuscito, perchè avete parlato troppo». Eppure quando Mazzini, a dispetto di tutto e di tutti, riusd, il Carlyle fu tanto onesto da confessare: « L'idealista ha vinto, ed ha trasformato la propria utopia in chiara e potente realtà·». Ora, bisognerebbe negare che .Ja risurrezione d'Italia sia - ora più che non ma•i - una chiara e potente realtà; e che a crearla abbia confe- ·rìto in misura decisiva il Mazzini, a malgrado e forse appunto in gr•azia della ,sua deficienza di rigoroso· pensiero filosofico; per poter negare la sua grandezza e la sua modernità. Le quali rifulgono, anche se saggiate con un criterio più vasto ancora. Ed è quello de1la corrispondenza, che non ha forse l'uguale, come già avvertimmo, del s110 insegnamento ,e della sua azione, •Con l'insegnamento e con l'opera di vVilson. Eppure questì non può affatto rinserrarsi nei. -canceni del secolo XVIII, perchè. non costruì sugli scherni della rivoluzione e della fil~ofra fra11• cese di quel tempo, che non ama, sì bene su le idealità originali e sulle realtà fiammeggianti del popolo americano; e cioè di un po~ polo, che non si potrà dire che non abbia innanzi a sè l'avvenire. Questa corrispondenza ,che n~riterebbe ben altro studio che , · ' ' qui non possiamo fare se non per acc'enni, si rivela co~ì neUe ·linee più salienti come nei particolari più minuti, così nella enunciazione dei principii come nel fissarne le limitazioni. Un esempio per quest'ultimo rispetto ci ~ fornito dalla subordinazione risoluta che entrambi - contrastando al credo di tutti i pacifisti a qualunque costo - fanno dell'ideale della pace a quello della giustizia; considerando quindi necessaria, ed anzi santa, la guerra intesa a difendere questa e ad instaurarla. <f Il diritto è più prezioso della pace - ~a detto Wilson nel stto messaggio del 2 Bibliotecà Girio Bianco

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