Vita fraterna - anno II - n. 12-13 - 15 luglio 1918

VITA FRATERNA "{. Sonio sitaito-i&emJpr•foertunato ed ho la cosdenza di aver com-· ~ -piuto ·semip,re il mi'o dovere chie<l'en1cfud'essere inviato al fronte « quand'ebbi l1a sfortuna d'esserne allontanato e cericando <li ri- << manervi q,wa.ncfoc'ero». LJ :<erisise.doipoun a!I1nodi fronte. Ma le stesse pa•rol 1 e avrebbe potute ripetere il 25 ago:s.to nelle trincee della Bains'.izza. Aveva conosciuto una zona nuova e aveva chiesto una voHa I di ,più - e con gesto d'ogni, altra volta più be:ln - d'essere rin-· viiato al fuoco. Ma più la fortuna non era1 accanto a lui. * * * Si sono racco,lt,e i~e-più si:gni,ficati.vetra le sue lett.ere di guerra~ Non frequenti, narrazi1oni d'epi:sodiii1. Non lunghi commenti de-· se.rittivi. . E' la sua anima che ci rive::a. le progressive esperienziè in una. miiraibile chi,arezza d''esp,ressionii. E' la storia del1liasua eLevazione. Poiichè egli viiveva profondamente ta .guerra: e s:aipeva piange·re ed esaltar.si. Egli aiveva intuit,o, prima dJandare ail fuoco, per queai che c'e- .rano staiti, l1 ai grande influenza sipi,ri.tualedellia v·ita in trincea. Co~ì scrisse de·' suoi, istruttori! che avevano partecipato a •le . . . ipnmt ss1me p-rove: « Mi pare che il fuoco abbia loro da:to qualche cosa che ce-rf,o « ncm-hanno i so~.iitiufficiaiHc·he gironzolano in galleri'ao. » Ideal,i,sta, nel senso cri:stiatio, consi1 derava ,!·a guerra come una m:ssione. Accettava l'esercizio della violenza come un sa:c·rificio a la santità d;un'Idea. « Se la guerra è dete,st.aJbi'le,più dietestalb~1 ii sonio g~'i uomini che « alt,ro non .f.ecerQ, che -prepararla, che la yoHero e provocarono., Tra i li·bri che t!eneva nel -bagag:·io con gf.ì arnesi dii giuer·ra · c'era urtai piicc-ola edizione d'ei « Doveri dell'uomo» di Maz·zini. La leggeva nellie ore di· ritpo1 so) comi11:enta.nd'o1lcaoo i com,p.agni predU'.·etti. Mazziniiano eg:il era fin da ra:gazzo. La sua a:nima non pot~va ]imitarsi i111una concezione nazionalistica. Senti(va che la Patria non è il fine, ma itl mezzo ,pi!Ùdevat~ rper la realizzazione del supremo id'eai,:eumano. E dia Mazzini, aveva imparato che i d'overi de;-I'uomo non sono le norm-e imp.oste dla l'organismo, sociale, ma le esirgenze delilai pr-opria coS'Cienza. Che bi.sogna da·re priima di chiedere. Che non e~ dev'essere Iimit,e a la propria dedizione. Biblioteca Gino Bianco

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