Vita fraterna - anno II - n. 10-11 - 15 giugno 1918

VITA FRATERNA Udòi anco-r:a qttaLche commento som11:1esso,quaJ.ohe r.i.sata repressa, ;poi più nulla. Il misterioso uomo giunse a pochi passi dal mio rifugio. Il cuore mi batteva sempre più forte. - Che c,eirohi? - g,1i chjesi coll'JJl'amia di chi ha g·ià troppo tre- _p,id'ato. S'arrestò. Aviv,icinò la bamterna alla mia faccia. Fissò i suoi occhi acuti nei miei· attoniti. Poi con voce grave, ma un poco seccato, esclamò: · · - Cerco l'u◊1mo! Un ,suJbi,taneo ricordo ;.uscita,rono qudle rparol:e nella mia ment•e. !E un'intem;,a emozione, senza più timoire, m'iruvase tutto. Ma prima , ch'io po1tessi tradurla in pia·role il misterioso viandante riconosciuto mi <l'iss.e: Io sono Diogene, il cinico•. L'avevo srupposto - mi riuscì fin,a;lmente -0~ balbettare. E come? Io co,nosco la tua prof.e'ssione ·dii ricer,cator•e dell'uomo. Dici veramente? - chi,eise non rmeno sorpreso che, contento. Sì. Io ho letto <li te nJei libri diella. sapienza. So che tua casa ·iu una botte, tua coppa il, pal!rrm, diella ma,no.... . - Oh, ma la15ciach'io ti dica tutta la mia gmtitudirue, o uomo del ·ventesimo secolo. Duinqu-e di me si ,parla ancorai neLl'èra di Luca Cortese? · - Sì, ancora. Ma <pochi son colicxro che ti ~rnnosrcono. E i più tra -essi ti derisero. - Lo ,so, lo so. Anche tu, fors·e. - Sì. Anoh'io, un tempo. - Ed o.ra? - Ora no. E con me molti non ti deridono più. Ne.i suoi occhi bal·en:ò una s•pefranza. - Non mi ·sono iLluso, aJfora ! Oh! almeno fosse venutp quel 1giorno! Che bella •scommessa avrei vinto. Il mio occhio gli -rivelò l'oscurità d~ quelle pa-rol'e. - Già: tu non mii capisci. Ha,i mg.ione. Ma. io tid!irò tu.tto. E appoggiando. il do-rso a la parete <l'elllatrincea così mi .parlò: - Tu devi sa,p:ere che io era ricoverato dal .giorno dlella mia morte n'el limbo .Secondo settore. Terzo quartiere a destra. Reparto filosofi. Un amibiente molto irrequieto. Figurati ohe ci sta Socrate persegui- •tato- da l'om!bra di Santippe. In vita SO!)porta!V'aquella! donna pens;:i,ndo ,che un· giorno la sarebbe finita:. Ma ora con l'etemiità davanti è un'altra. cosa. · ' · ' Ci sta Platone che si lamenta p·erchè lui l'av,eva immaginato in :.altra maniera il regruo cl:ei trapassati. Sosti•ene ohe hanno sbagliato a (!Ja,rgli l'indirizzo ,perchè il· suo pOIStoè rleil1 mondlo dleL!a.luna. Aristotele è ,irritato _perchè dio.po a,v,eirpredicato tanto l'armonia di qua non fa, trova nemJmeno di -là. · · Bel tipo poi Spinoza! Figurati che non ha anwra perduto il vizio di fal"e la filosofia con l'aritmeti'Ca. Ti salta fuori ogni gio,rno co.n un ,teorema. nuovo. E qua'llido uno è riuscito a dimosrta:riglielo,, gli affib1:iia un coroUarìo ,e ma.gari uno •scolio. Tutto ·per concludere che lm ·non esis.te. P,erchè se esistesse anco-ra lui non avrebbe ,p,iù· ragione .di es.istere la sua .filosofia. · · BibliotecaGino Bianco

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