Vita fraterna - anno II - n. 8-9 - 15 maggio 1918

VITA FRATERNA 115 Per le infermiere di guerra (I) dopo guerra Si parlava, tornando in crocchio da una riunione di infermiere, dei nostri ospedali; dei nostri· fieriti, della nostra vita; si parlava con anin1azione, con entusiasmo, -con commozi 1one - e la bella voce morbida di Elena B. esclamò, con un levarsi vivace del vis.etto fresco e bruno: « Io non so più pensare come vivevo p-l'im,a!... E se penso al dopo guen·a, mi spavento! » « O perchè?! » « :Ma pensate! Cosa facevamo noi, povere <<signorine,», pri1na della guerra? Finite le scuoìe, ancora qualche lezione « per ornarci»; le visite da fare e da ricevere; qualche commissione; a scadenza, gi~i daJla sarta e dalla modista ~na bella corvée a!}che quella!); qualche festa; qualche beneficenza... E poi? E in conclusione? ... Dio mio! E' una vita, quella? E finita la guerra si dovrà ri1prenderla tale e quale!? C'è da sentirsi gelare a pensarci! - E tenian10 presente - (qui la voce di Elena si abbassa con una risatina smorzata che non è affatto gaia ... ) - che l'eventualità di un « n1arito » sarà più rara che n1ai. .. ! - E c'era già una tal carestia! - Ben, sentite: beate quelle che hanno famiglia, e magari anche una fila di bébés che .dà loro un tremendo daffare ... - e beate- quelle che devono la.vnrare per vivere! Quelle non hanno da temere il dopo guerra. Nia noi, povere « signorine disoccupate » !. . . Ma volete sentirne una grossa, una che vi farà guardarn1i con o_rrore! Proprio! Pensate che certe volte mi trovo a p-ensare con sgornento a quando la guerra fìnirà ... .Che orrore! Proprio come quelli che <elucrano sulla guerra», com-e i « pescicani »... Povera Elena: un 1pescecane! - No, parliamo sul serio: proprio, darei la mia pace, la mia salute, sì, non •esagero!, perchè questo strazi•o finissé _presto, e tutti questi dolòri tremendi cessassero! - Ma dobbiamo convenire , care mie, che finita la guerra, chiusi gli ospedali, la nostra vita tornerà a essere un~ ben stuipida vita ... E' desolante!. .. n Povera piccola Elena. graziosa e buona! Tu sei stata il portavoce sincero di una moltitudine di giovani donne, di cc signorine disoccupate», come le hai chiamate tu, che tacciono, ma pensano e sentono come te, nelle tue stesse condizioni. Per quelle tra noi (e siamo moltissime veramente) che anche prilna della guerra avevamo una vita aperta ai contatti colla vita umana, all'attività del lavoro e dell'azione sociale, (1) e non solo per loro. BibliotecaGino Bianco

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