Vita fraterna - anno II - n. 3 - 15 febbraio 1918

VITA FRATERNA 37 Per il problema alimentare urgentissimo! • riportiamo queste noie (dal pe1·iodico «l'Azione:, di Roma.) su cui richiamiamo fortemente l'attemlione di tutti. ORTI. - Non un centimetro quadrato di terra incolta. Si seminino i giardini -e i parehi. Si mettano cassette sulle terrazze, sulle logge sui davanzali delle finestre. Ogni donna, ' ogni bambino coltivi almeno una pianta di legumi e di erbaggi. Ogni pianta di fava seminata oggi è mezzo di resistenza e: vale per la vittoria finale. Conosco due fanciulletti di gentil sangue, fratello e s:>rella non ancor decenni, che da mesi coltivano insalate, ravanelli, prezzemolo e non so che altro in due grosse cassette collocate presso un balconé. Frequentemente i freschi ortaggi, immuni da rei germi, han rallegrato la mensa della famiglia amica ~ tutti i giorni ispirano ai cari bambini un senso virgiliamente dolce del lavoro e della vita. L'esempio è di tal natura, tanto scevro di complicazioni, dispendi e difficoltà, che tutte le famiglie italiane, anche le più inu1·bate possono imitarlo. Ma non basta. C'è la madre-te~ra col suo potere inesauri- · bile e indefinito di produzione, che aspetta il concorso delle braccia· umane per dare, perchè suole, essa, e può, dar cibo a tutti i suoi figliuoli. Premetto che non è necessario <li essere grandi propri~tari. Basta possedere (o avérne l'uso) due o trecento metri, cento o solo cinquanta di terra. Chi non riesce a trovarne, non dico in campagna, ma alla periferia delle città e dei sobborghi, nei cortili, nelle aree fabbr_icabili? Ebbene, un metro quadro di terra, saputa lavorare, può rendere sino a 4 e 5 chilogrammi per anno di ottime verd·ure. Sicchè due o trecento metri possono bastare a una famiglia, bastare alla sua mensa e abbondare per la sua gioia. Il terreno si prende come capita, pur di sapere emendarlo, apportandovi quel che gli manca in calce e materie fertilizzanti ' e liberarlo da sassi, radiche, erbacce. Se manca l'acqua, pazienza. Con l'arte e con l'ingegno se ne può fare a meno. Ma bisogna lavorarlo profondamente con una vanga, spianarlo, Biblioteca Gino Bianco

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