Vita fraterna - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1917

VITA FRATERNA 387 gnato qualunque cosa avessero fatta insieme. Tutto lo aveva loro procurato. Il camminare insieme, - lo stare uno accanto all' altro o il passare ir,sieme attraverso la folla. E, per produrlo, non era stato necessario nessun contatto, benchè il contatto lo avesse completato - persino il comune contatto che proveniva dall'aiutarla a salire o o scendere da un tram o da una carrozza. Anche questi avevano avuto il loro posto nell'armonia, come un' ultima nota che vi si fosse aggiunta. Ma l'armonia si era fatta sentire attraverso ogni cosa. E a Maimie essa era parsa come la giustificazione di tutte quelle forze che aveva oscuramente sentite ed alle quali si era ciecamente affidata. La « forza di attrazione > aveva difatti trionfato - Hugh e lei erano evidentemente stati fatti l'uno per l'altro e tutti gli ostacoli avevano dovuto cedere per forza. Aveva sentito così - e poi, questa sicurezza era stata infranta dall' urto della rivelazione di Villa Falconieri. E in che modo tremendo tutto era crollato in quel giorno - più completamente che se Hugh fosse caduto morto ai suoi piedi. Perchè, allora, gliene sarebbe almeno rimasta intatta la memoria e la fede. Ma ora le sembrava di non aver solo perduto l' uomo che amava, ma anche la fede nella propria anima e in Dio. Perchè tutte le sue intuizioni le erano parse false e l' intuizione era per Maimie come il legame vivente fra l'umano e il Divino. Nel dubitare del1' intuizione aveva perduto insieme la misura per la vita pratica e la fed~ in quella avvenire. Se Hugh aveva mancato - Hugh, eh' essa aveva creduto di conoscere così profondamente e sicuramente - come potrebbe ella più cred~re a se stessa o a qualsiasi altro? Maimie, si trovava, per dirla in breve, in quella terribile fase della sofferenza che include lo scherno querta fase in cui la vita turbina violentemente intorno a noi ma senza senso e affatto priva di qualsiasi traccia di santità. Non aveva ancor quasi afferrata la parte personale del colpo, il suo dolore o quello di Hugh o l' avvenire che si parava loro dinnanzi.. La e definitività » che . l'opprimeva ora non era quella della felicità umana infranta, ma piuttosto il colpo mortale che le pareva esser stato portato ad ogni fede, ad ogni bellezza. La sola cosa di cui era chiaramente conscia era una ridda cosmica orribile, nella quale si sentiva come qualcuno che stesse ·attraversandola a testa china e denti stretti, senza sapere verso qual punto tendesse, ma raccogliendo tutta la forza che ancora le rimaneva e, nell'avanzare, sfidasse la folla schernitrice a trattenerla o solo a toccarla. Questo era tutto ciò che sapeva : cioè che lottava, lottava dispe • Biblioteca Gino Bianco

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