Vita fraterna - anno I - n. 10 - 15 ottobre 1917

326 VITA FRATERNA Giornale d'Italia, ~ per il lavoro delle donne nelle officine, aggiungiamo noi, « la mobilitazione propugnata si è già prodotta in atto "· Ma oggi si lamenta specialmente una grande scarsità di infermiere. Noi ricordiamo con piacere le frotte di volonterose che accorrevano nei primi tempi della preparazione ad iscriversi pronte a qualunque lavoro e a qualunque sacrificio. Ma qual' è stata la ricompensa che hanno avuto costoro? Male accolte dai medici, mal viste e tollerate dai militi, diffamate dall'opinione pubblica forse per la cattiva prova fatta da qualcuna di esse, fraintese sistematicamente nei loro intendimenti e nei loro desideri, hanno finito per stancarsi e per disgustarsi, e non abituate alla lotta si sono ritirate (1). E chissà quante altre, se lo stimolo economico non le inchiodasse ad un duro lavoro, non farebbero altrettanto! La diffidenza da cui è circondata l'opera femminile, nonostante gli orpelli di frequenti lodi, rende molto più difficile il compito non facile riservato a questo elemento di lavoro, che pur rappresenta uno dei più importanti coefficienti della resistenza interna. . Indebolire la resistenza di questo essere · che generalmente si chiama debole, proprio quando la necessità dell'ora esige le più grandi prove di ordine morale, materiale e sociale, è imprudente e pericoloso, oltre ad ~ssere in linea di logica colpevole, poichè se la donna non ha ancora quella preparazione morale per imporsi al rispetto ed alla considerazione dell'uomo e per affermarsi tecnicamente, lo deve unicamente alla insufficiente educazione civile, che i savi ordinatori della pubblica cosa le propinano, come deve unicamente a se stessa ogni progresso che malgrado tutto e tutti riesce a compiere nella sua preparazione morale e culturale per una più attiva partecipazione alla vita pubblica. E soprattutto non ci si dimentichi che questa .è lotta di popoli e non d'eserciti e che la donna, la quale è ispiratrice e suscitatrice delle più grandi energie se è animata da amore e da fede, è la più grande sabottatrice dei nervi della resistenza, quando l' abbandonano le forze e la fede. · Dott .. PAOLINA TARUGI. (1) Per molte è stato davvero così. Ma dobbiamo notare e far ·notare che quelle che, sorrette dallo scopo unico propostosi (confortare, curare i nostri soldati sofferenti per la Patria), hanno resistito a tutte queste penosissime cose, e hanno perseverato con retti- . tudine e fermezza, hanno anche guadagnato molto terreno: i medici migliori oggi ne riconoscono l'utilità, la necessità e il valore e ne cercano l'assistenza. (N. d. R.) BibliotecaGino Bianco

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