Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917

230 VITA FRATERNA « Lei sbaglia » rispose. seccamente, « io stesso ho degli amici nel circolo proibito - ma capi.sco c.he lei forse non abbia potuto entrarvi! » Così parlò Hugh con sua propria grande meraviglia, quindi, una volta slanciato, si lasciò andare. In brevi e chiarì termini, di quelli che stavano creandogli una reputazione come avvocato, egli prospettò la situazione. Prese a tema la superfici.alità del giudizio popolare - la politica d'ostrica del Governo - l'inevitabilità della situazione e la puerilità di qualsiasi evasione. Usò pure la similitudine di « Re Canuto » che gli tornò allora in mente e vide che due almeno dei suoi tre ascoltatori ne furono colpiti per la stessa aria di verità che aveva colpito lui pure. Poi, allontanando da sè il resto della sua co– lazione quasi terminata, si alzò per andarsene, fermandosi solo a dire una parola di conclusione. « E vi è forse un altro punto degno della nostra attenzione come gentiluomini » disse - appoggiandosi leggermente sulle dita nel par– lare e curvandosi sulla tavola verso· il gruppo adiacente al quale si rivolgeva - nell'atteggiamento noto a tutti quelli che lo av~vano già udito perorare in tribunale. « Il punto che non dovremmo mai perdere di vista, signori, è che la lotta che fanno queste donne è una lotta morale e che, sia bene o mal diretta, è ispirata da una passione morale e tendente a fini morali. E chi di noi può dire onestamente di non esserne responsabile? Avrebbero queste donne sentito il bi– sogno di affrontare questi problemi morali con tale terribile veemenza, se noi ci• fossimo incaricati di migliorare appena un pochino le con– dizioni sociali? • Hugh esibì questo discorso tranquillamente - quasi nel suo tono abituale, leggermente cinico, ma non per questo esso fece meno l'ef– fetto di una bomba. Quando ebbe finito di parlare osservò successi– vamente, sorrtdendo, i suoi uditori e, sempre sorridendo, notò dal loro silenzio glaciale e dai loro occhi abbassati com'egli avesse effet– tivamente distrutto in loro qualsiasi traccia di simpatia. Stranamente contento che ciò fosse così, salutò negligentemente il gruppo e rac– cogliendo le si.:e carte, lasciò la stanza. Giunto all'uscio di strada si fermò per qualche minuto sui gradini del club, indeciso dove andare. Si sentiva straordinariamente vigoroso e gaio e pieno di una voglia giovanile di far vacanza. Ma poi avverti un desiderio più forte ancora - quello di rivedere Maimie. Messo in disparte, quel desiderio era pur sempre rimasto latente dopo la sua partenza un mese prima, ed ora risorgeva irres1stibilmente ed empiva la sua coscienza. Tutti gli avvenimenti del mese scorso 10· avevano BibliotecaGino Bianco

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