Vita fraterna - anno I - n. 3 - 10 marzo 1917

66 VITA FRATERNA raccogliticce. Su l'approssimativa realtà dello . fondo la loro fantasi~ poi riproduce con il pantografo dell'enfasi crli cpi- ~odii particolari. 0 Questa retorica del coraggio dà l' in1pressione a chi ha ammirato il coraggio vero, nella sua semplice serenità, di un'autentica irdverenza. Ho letto nei pri1ni ~:iorni di gennaio un illu1ninato arti– colo di Papini in proposito. Egli attaccava, con la veemenza consueta, i corrispondenti di guerra. E considerando l' im– pressione di alcuni soldati con i quali s' intrattenne, affer– mava che i voli lirici e l'oratoria squillante dei giornalisti non li ·con11~uovono affatto. Sento il dovere di confennarlo. Io penso che la cronaca di guerra dovrebbe avere il suo ufficio nelle trincee· di pri1ua linea. Senza darsene l'aria sarebbe assai più apologetica. ~fa l'apologia è pur bella e feconda quando la suscita un irn– peto di con1n1ozione o il fervore di una profonda simpatia. Nell'episodio particolare il valore si individualizza e si esalta. l\ila v'è un grande, conntne episodio nel quale esso si ri– vela in tutta la sua continuità, in tutta la sua umile bellezza. La vita di trincea. - Soltanto chi l' ha provata, e a lungo, può dire quanta resistenza e quanti sacrifici richieda. Sarebbe assai bello che ogni ufficiale scrivesse il diario , del suo plotone, la singola biogratia dei suoi soldati. Tanta e tanta co1111novente psicologia emergerebbe da quelle sen1- plici note. La nazione, la 1noltitudine che vive la guerra senza co1nbatterla sentirebbe attraverso quella con1tnossa testimonianza assai più vi va e vicina l'anima dell'esercito . . E' l' inti111ità nuova, pura, di questa 1noltitudine gloriosa che bisogna svelare. Ciascuno, facendolo, acquisterebbe gratitudine e beneme– renza. E poi, via, dobbiamo riconoscerlo, è un dovere delle 1 classi elevate Yerso le inferiori. Questo forse non l' ha 1nai detto nessuno. Se è così mi con1piaccio della precedenza. - -Cn dovere indiscutibile. Più che n1ai allignava nell'ultin1a generazione delle classi elevate l'egoismo. Ergendosi sul falso orgoglio della posi– zione sociale troppo spesso guardava essa dall'alto in basso la 1noltitudine degli umili. Li giudicava senza conoscerli. Biblioteca Gino Bianco

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