Via Consolare - anno II - n. 7-8 - luglio-agosto 1941

fll\llE OUilil T~i\(Jl{il 1)1 \ p L111 ~ ICA I · U1\14 .... llTTHEHR/1 A\IPIE IRTA"\" Tante volte ci siamo preoccupati di sottolineare l'importanza della polemica, quando essa sia fatta dignitos~mente con intelligenza e metodo costruttivi. Tante volte siamo decisamente insorti contro co· loro che la vogliono abbassare ud un misero gioco di parole, ad una serie di villanie dette più o meno elegantemente secondo le regole della grammatica e della ortografia. Mà sembra che il camerata Stacchini non abbiu. ancora capito quali siano le più elementari regole di educazione che devono essere proprie a coloro ,che scrivono. È inutile dilungarsi su un tema e su una questione che, al di fuori dei particolari intenti polemici, è semplicemente una qttestione di educazione e di correttezza. Circa il tema polemico dibattuto dal lettore e da Stacchini noi abbiamo già detto nei precedenti numeri della rivista. E ci sembra che basti. Ad ogni modo crediamo utile ed onesto publicare una replica che il Direttore di FILM, su citi è apparso l' assalto di Stacchini ed a cui era stata inviata l<t replica da parte dell'incriminato lettore, si è guardato bene di pubblicare. Ecco pertnnto la replica del nostro collaboratore : REPLICA AD UN Il AUTENTICO POETA,, Non vorremmo che la nostra io.nocente • lettera a1)erta • pubblicata nel numero 6 di VIA CONSOLARE desse orig.!:ne ad una vana e noiosa polemica ; ma sembra che il camerata Stacchini - autore di romanzi e commedie, questo per chi non lo sapesse • re1>licaodo alla « lettera ,. in questione ne voglia fare invece il 111,0tivo dominante per uno dei soliti ed inconcludenti battibecchi a base di vicendevoli improperi. Ripetiamo quindi che noi siamo convinti che il teatro italiano, fatto dagli italiani, riuscirà a vincere la concorrenza senza bisogno di draconiuni 1>rovvedimenti. Che se per affermarsi avesse Fondazi~ Ruffilli - Forlì bisogno di essi, sarebbe per tutti gli italiani, non solo per gli scrittori, una troppo grande mortificazione. Un'opera d' arte, se veramente tale, tro~erà sempre il modo di trionfare davanti a qualsiasi pubblico e a qualsiasi ostacolo. In quanto a Betti noi seri vevamo testualmente : « Potrei malignare che Betti, temendo la concorrenza straniera (va beoe la poesia, ma bisogna pure campare alla meno peggio), si sia detto : se il mercato è deficiente di materia prima io stesso e gli altri miei cari colleghi ed amici potremo sistemare molto più facilmente la nostra mere~ letteraria e tea• trale, guadagnando qualche diritto d' au• tore di più. E visto il controblocco dei commercianti e _dei droghieri a proposito dei prezzi, Betti non avrebbe avuto tutti i torti a pensare cosi !. E preceden• temente avevamo detto: .. Betti è un poeta ed i suoi lavori sono pieni di poesia : anche se certi critici hanno sminuito il valore d.i un suo recente lavoro teatrale.!• Più chiari di cosi! È evidente che quel «salumiere• (scritto da Stacchi.Di tra virgolette come se fosse parola nostra) è nato nella fervida (?) fantasia dello scrittore. Non vogliamo arrivare a giudicare questa abile mossa dello Stacchini come una raffinata per quanto ingenuo cattiveria. Sarebbe troppo ! Noi non pretendiamo che gli scritto. ri sappiano scrivere, ma che sappiano almeno leggere non è desiderio eccezionale. lo quanto a l\larinetti poi non abbiamo nulla da aggiungere o da precisare : se ammiriamo nel futurismo un elemento dinamico e innovatore insorgente contro un modo di vivere abulico, d' altra parte crediamo di non essere costretti a stimarlo come fondamentale movimento· letterario a se stante.J E che noa:i possa esistere più niente di nuovo al mondo senza che i futuristi se ne arroghino I.a priorità è una cosa che diviene molto monotona. 'La questione del Teatro di Stato e tutte le altre belle cose di cui Stacchini è antesignano, almeno a sentire lui, sono problemi importantissimi, ma che non ci interessano particolarmente ai fini di questa polemica. Ora bisognerebbe parlare della questione dell' a11onlmo, ma siamo sicuri che il vecchio giochetto polemico ( vecchio di anni e che ci ricorda il tempo dei comizi e delle guardie regie) non avrà ingannato nessuno. Ad ogni modo in calce al presente articolo e' è il nostro nome e cognome. WALTER RONCHI EGREGIO DIRETTORE. Il " lettore ,, che sull' ultimo numero del Vostro giornale parla di una " mia ,, p~oposta si dimostra cortese ma non bene informato. É spiacevole prima di tutto che egli non abbia visto un a lettera pubblicata a suo tempo (24 maggio u. s.) dai giornali, nella qitale Giovanni Lattanzi (autore, volontario e mobilitato oltre mare) sprisse, riguardo la pater.nita della proposta, che essa "fu fatta da Betti e da me ,, e riguardo lo spirito della proposta stessa che " essa fu formulata per escludere non tutte le opere straniere, ma solo le opere moderne inglesi e nord americane e specialmente quelle nord americane, giacchè i quattrini dei diritti d'autore' che vanno in America ci ritornano trasformati in pallottole per ammazzarci JJ Spiacevole in secondo luogo che il " lettore ,, abbia dimenticato che la proposta f tt fatta proprio dagli Autori Italiani, con voto solennè del Sindacato Nazionale. A questo, dunque, se mai, e non a me, tanto meno autorevole, era bene che il " lettore ,, avesse rivolto le sue osservazioni. Spiacevole, infine, che egli abbia dimenticato un piccolissimo, microscopico dettaglio : che la proposta concerneva solo e semplicemente il periodo dell' attuale guerra. Sei niesi, ,nettia,no, senza " Un u,omo si fece avanti ,, o altre commediole gialle della stessa levawra. E magari, sì, sei mesi senza Ricci e Cervi che recitano, tutti e due, l' Otello ; terribile, non è vero ? Che orrore P,el nostro teatro e per la nostra civiltà ! Che a New- York e a Londra (a parte le cannonate) si parli di noi come è noto (ma forse non del tutto noto) e che noi in cambio si seguiti a offrire fiorellini e l' altra guancia, potrà sembrare a qualcuno un segno di su-· periorità. A me, no. Cordiali saluti. UGO BETTI

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