Verso la fine d ·agosto si cominciò a parlare di guerra. lo studiavo, ma venne Mario, che mi convinse che non serviva più a nulla. Allora ci trasferimmo al mare, per finire bene la nostra pace. Almeno così dicevamo, un pò a tutti, e ci pareva d'essere più leggeri di ,prima, ipiù sereni, come se li!berati da un peso e finalmente certi di qualche cosa. Cosa ,diavolo fosse, ,poi, non lo sapevamo davvero. La spiaggia s ·era liberata d'improWiso ed ora giac<=Vd riversa, quasi senza più nessuno. Si poteva sentire giorno e notte lo sciacquio •sospiroso . della risacca. Giocavamo suMa .sabbia livellata a ritrovare le nostre impronte. Ali' allbergo trovammo tre o quattro ragazze, che erano rimaste senz ·uomini ed ora ne soffrivano fisicamente la mancanza ; quasi facevano pena, perchè sembrava davvero che non ,potessero farne a meno. Cominciarono a correre dietro a Mario, assolutamente senza pudore. Era un magnifico maschio, Mario. Le giornate erano tutte uguali, mi pareva di trattenere un interminabile respiro. Era sospesa tra noi, al di sopra di noi, la chiara serenità· settembrina, preludio ali' autunno. Susanna ed lo ci •s•era destinati, vicendevolmente, quasi senza accorgersene : a volte mi pareva di morire di gelosia e ~ volte non sapevo che farmene. Era una ragazzina milanese con troppi ricci sul12 Fondazione Ruffilli- Forlì di la testina vuota e un corp1c1no perfetto. Aveva le gambe diritte, liscie, e sulla pelle una patina invisibile di saie, che la faceva opaca e odorosa come un frutto marino. Non sapeva che poche cose, Susanna, ma essenziali: sapeva che alle 11 si fa il lbagno, che alle 5 si gioca a tennis, e che la notte è fatta per ballare, per civettare, per dire stupide parole straniere a una stupida corte di giovani eroi criniti. « Tu mi piaci perchè sei forte, _perchè sei scorbutico, perchè sei brutto come l'autista di papà n. An:che per fare l'amore, la notte serve, un amore inquieto, senza respiro. lmoghen era una biondina straniera, di non so dove, che aveva tanta cortesia e distacco nei suoi grandi occhi linfatici e •spalancati in una specie dr perenne meraviglia ; che non era vera, come i suoi capelli, come la sua coroncina gentilizia. Le ragazze vollero andare una notte sul mare, con la barca, per vedere la luna: come se la luna fosse stata diversa da loro e meno sciocca. Una bava di scirocco sonnacchiosa e discreta ci recava un alito lieve di salma•stro. Sulle banchine, nel chiarore lunare del cemento, le nostre ombre si distendevano lunghe, deformi, grottesche. Le gattine morbide morbide profumate gemevano dolcemente di soddisfazione. Ogni sera ci s1 ritrovava tutti alla radio, tutti muti e pens1eros1. Allora soltanto s1 sentiva veramente uno 'Stato d'animo di vigilia grave. La gente assumeva buffe espressioni di segreto contenuto timore. La rndio lasciava cadere ad una ad una fosche parole d ·allarme. Susanna m1 tramortiva accanto, ed io m1 stupivo più del suo tremore che dei primi fatti di guerra. Noi non sappiamo vivere gli avvenimenti che attraverso i nostri più piccoli e meschini riffessi. C'era anche la piccola Lic liana, allora; ma non era come tutte le altre. Ricordo i tratti del suo vaso, le sue mani, come teneva le mani: ricordo le sue parole sillabate dolcemente, la quieta tenerezza deHe sue parole : così come si può ricordare qualcosa che si teme di avere perduto e che si vorrel:lbe non dimenticare mai 1Più. Aveva la bocca troppo 1 grande, e quando sorrideva pareva che soffriss~ ; e sembrava troppo una bambina. Era una brava, savia bambina. Facevamo il bagno insieme, tra i sassi del molo. L ·acqua era color verde bottiglia, chiara, di una trasparenza meravigliosa. Si vedeva perfino il fondo del mare, a volte cupo e . a volte colorato a striscie mutevoli. Si vedevano i •sassi muschiati d •a:lghe e tra essi, per un attimo, cefali fu~iformi ,bluastri, .che pare.- vano sospesi nell'acqua, senza vita. Giocavamo a ritrovarci sott'acqua, ed io scopnvo VIA CONSOLAl·U::
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