Via Consolare - anno I - n. 5-6 - aprile-maggio 1940

all'improvviso il suo corpo di adolescente fatto di luce e di contorni irreali, stumati. Un giorno camminammo insieme lungo un interminabile viale deserto. Liliana mi parlava delle tranquille cose della sua giornata. Macchie di luce e d'ombra si posavano soffici sull'asfalto, insieme alle prime foghe secche. Si era forse nelle prime ore del pomeriggio; intatto silenzio sulle cose, ci-scaldato dal sole. Liliana .parlava sommessamente, le sue pause lunghe erano senza inq~ietudine e somigliavano a una benevole attesa. A un tratto la radio di ,una villa cominciò a parlare della guerra. Come se fosse stata la ,prima volta, uno sgomento -strano, graduale, mi salì al cuore fino a farmi male. Mi venne la sensazione di una paura misteriosa, ignorata prima, che non sapevo conoscere nè frenare. (Sempre macchie di luce e d'ombra nel dorato silenzio meridiano ; Liliana mi diceva le sue pene di bambina buona}. Mi pareva di vedere nitida la mia vita come in uno specchio : non più ridicola, non più affannata nè triste : una vita, e nient'altro. Vedevo le mie cose di tutti i giorni, e insieme inespressi desideri, qualche rimipianto, quello che avevo desiderato e quello che avevo .avuto : così come si può vedere la vita di un altro. E in più mi venne un rammarico vago che mi pungeva gli occhi, come se avessi voluto . . piangere : piangere su me stesso; avevo la sensazione oscura che stavo per perdere me stesso. Tutto ciò che mi circondava cominciò ad apparirmi rivestito di un significato nuovo. Vedevo in lontananza, a tratti, il mare, 1 pm1 di una VIA CONSOLAR/:,' FondazioneRuffilli- Forlì villa frangiati ai margini con un pò d'azzurro, i ferri delle cancellate, le foglie secche sull'asfalto. (La manina di Liliana nella mia era così fresca, che mi metteva voglia di bere, di dissetarmi}. Le cose s1 protendevano nuove verso di me, mutate, ora per la prima volta vive ai miei occhi : si protendevano verso di me o io verso di loro, per non lasciarle, per non lasc1arm1 trascinare via. * * * giorni di Settembre ·sono ormai lontani. Siamo a primavera avanzata, ai margini delll' estate. Invece che avanti, tuttavia, quasi mi sembra di tornare indietro : ma io non voglio ritornare indietro ! Al mare, ne sono sicuro, adesso è come allora. Ci sarà qualche solitario a sciuparsi la spiaggia vuota e il mare intatto. Forse l'albergo è ancora chiuso, o c'è ,già la padrona, la signorina Virginia, che legge in un libro dalla copertina verde i grandi drammi della storia. Allora fingeva di leggere e dormiva, oppure pensava alla guerra e piangeva, sommessamente, sui peccal1 degli uomini. Sotto la mia finestra l'afa del pomdriggio addormenta. Mi sale il rumore delle boccette di un .biliardo. Dalle persiane socchill',e il sole è venuto e m'ha lasciato sul pavimento una pozzanghera di luce chiara. Una volta mi avrebbe detto grandi cose : ora non più, ora tutto è diverso. TroJJIPÌ mesi sono passati dal settembre, dalla guerra di settembre. La guerra non è più nulla di mrsterioso, al di fuori di noi ; la guerra è m noi, nella nostra stessa coscienza. E non ci fa più paura. 13

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