Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

M-E D I T E R R A N E O La prima riunione del Consiglio del Centro italiano di studi mediterranei tenutasi, giorni or sono, a Roma, ha dato ancora una volta spregiudicato ardire alle penne dei gazzettieri stranieri. Come al solito, basta che da noi, in maniera diretta od indiretta, si annunzi qualche provvedimento inteso a rafforzare la nostra posizione politica, militare, economica, culturale nel Mediterraneo che oltre Alpe ed oltre mare « illico et immediate> si rompano le cateratte, con conseguente dilagare di supposizioni, di fandonie, di deduzioni più o meno variegate di imbecillità. Ciò, in fondo, non ci dispiace. Segno è che di là delle frontiere si è finalmente capito che il problema del Mediterraneo è ormai per I' Italia il punto di riferimento e la misura di tutti gli altri suoi problemi, ritrovando in esso l'ordine logico di tutti i suoi scopi, la massima efficienza dei suoi sforzi, la sua inconfondibile personalità. Certo, a quei signpri farebbe comodo di aver a che fare coli' « Italiano » sognante un Mediterraneo inquadrato in un panorama di flutti e di cielo perennemente turchini, d' isole rocciose fitte di fichi d'India e di pinastri, di paesi abbaglianti di sole e di coste fragranti di brughiera e di zagare. Non sarebbe cosa sgradita per VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì quei signori, lo sappiamo, che allo scandire delle sillabe del magnetico nome noi rievocassimo solo patetiche canzoni, pittoresche danze, sanguinose corride, fantastiche immagini di superstiti Sherazade prigioniere negli harem delle favole ..... Purtroppo, ci rincresce per loro, ma non è così. I tempi in cui il Mediterraneo è stato per noi solo materia per le· cartoline illustrate, le oleografie, le scatole dipinte, le descrizioni dei romanzieri e dei poeti, non sono mai esistiti. Nè ieri nè oggi nè, tanto meno, domani. Non ci è consentito, per la ristrettezza dello spazio, di lumeggiare come il Mediterraneo, sbocco, anello degli incroci, via centrale del transito di Nazioni e d'Imperi, di correnti ideali e politiche e di traffici mercantili, sia sempre stato, almeno nella coscienza del nostro popolo più genuino, la navata centrale di quel tempio della pace, della giustizia e della potenza che si chiama Italia. Ma un esempio. può valere di norma alla obnubilata mente di quegli stranieri, sempre pronti ad attuare micrologie esegetiche anche delle pagine più inoppugnabili della storia. Siamo al 1878. L'-Italia ha da pochi anni raggiunto l' indipendenza e l'unità politica; ali' interno gravi questioni assillano i governanti e sfaldano l'ordinadi 1te().io, 11,,a, tteinl mento sociale; all'estero si è « tollerati » più per la dovizia dei ricordi che ci accompagnano che per l'effettivo valore contingente. Jl Congresso di Berlino di quell'anno ne è una prova anche troppo eloquente : tutti gli argomenti infatti del magno Congresso erano stati discussi e conclusi prima ancora che l'Italia avesse avuto il biglietto d'invito! Ciò nonostante, Garibaldi, uno fra i tanti, ha la chiara coscienza della funzionalità storica avvenire della nostra Patria nel Mediterraneo. « I nostri vicini - egli scriveva - sciaguratamente non vogliono persuadersi che gl' Italiani hanno cessato di essere i loro Iloti..... Alludo alla costa settentrionale dell'Africa ..... La Francia possiede immense r~gioni e può stendere sul vasto continente africano il benefico suo dominio. Nella Tunisia poi è un'altro affare. La Francia, padrona di codesto cuneo che s1 avanza a settentrione fra la Sicilia e la Sardegna, sarebbe una minaccia continua all' integrità del nostro Paese». Costa settentrionale dell'Africa, Sicilia, Sardegna, ecco i pilastri sui quali l'eroe sacro al ricordo di ogni Italiano voleva innalzare i muri maestri della futura Italia. Questa, dopo il lavacro di sangue del grande guerra, combattuta più contro noi stessi che 7

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==