Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

delle perdute pos1z10ni, di scoperta del nuovo clima teatrale occorrerebbe avere gli occhi più in alto, non sbarrare la strada a ciò che deve dire una parola al pubblico colle barrica te di ciò che al pubblico (al pubblico rozzo) piace. Betti, Lodovici, Landi, Alvaro ci dicono di queste parole buone e nuove. Restano isolate ed ogni volta hanno il sapore di una rivelazione, talvolta suonano sconcertanti per le orecchie dissuete. Eppure sono queste le note sparse che dovranno raccogliersi in coro per intonare l'inno nuovo del teatro italiano, e per dare, attraverso al teatro, alle folle, i sentimenti, i pensieri, le ambizioni che si avvertono ancora informi e che sono l' inespresso del nostro tempo. , Ci ha dato ancora qualche cosa in ,questo senso il nuovo anno teatrale? Di molto significativo c'è stato una larga ripresa di Betti, particolarmente ad opera dei giovani, del Teatro dell' Università di Roma, della Compagnia della Accademia ; c'è stato « Un orologio s'è fermato» di Anton, lavoro dai vasti propositi ben costruito, la ripresa di « Dentro di noi » del Littore Siro Angeli che ha riportato sinceri successi. Del lavoro di Guglielmo Giannini, « Lo schiavo impazzito» non ci sentiamo di ripetere le stroncature di altri giovani critici. A parte le intemperanze di stile e di situazioni con cui l'autore cerca di venire incontro al suo pubblico, spunto e svolgimento sono buoni. Non fosse altro, questa commedia, non è a nostro avviso dannosa 24 FondazioneRuffilli- Forlì alla formazione di quel gusto del teatro che auspichiamo. Shakespeare è sempre sugli scudi. Una moda? Dovremmo dire una lodevole moda, se poco alla volta essa dà al pubblico l' insoddisfazione dei soliti lavori e Io spinge a cercare la poesia. ()CCa Ancorateatro ( risposta a Lucia ne Centazzo) L'amico Centazzo accingendosi a trattare il problema del teatro sapeva di toccare un tasto delicato assai. f: infatti .vero e sono pienamente di accordo con lui che si parla molto (e molto si è parlato) di teatro. Anch'io - giovane - serbo immacolata la mia fiaccola di amore al teatro, a questa arte sublime ed italianissima; con vivo piacere dunque e con intima soddisfazione ho visto convergere da tempo tante attenzioni verso di esso. Però non è vero, amico Centazzo, che se ne sia parlata troppo. f: un campo questo dove non si dice mai troppo anche se si dice moltissimo. Sarà troppo quando non ci sarà più bisogno di parole. Ma fino a quando il teatro non avrà trovata la sua vitalità. e la sua effettiva realtà artistica, fino a che non avrà trovata aderenza nell'anima del popolo, parlarne non è male. Non è male neanche toccarne le piaghe; anche questo deve essere atto d'amore. Ho la presunzione di credere che parole aggiunte a parole, idee ad idee finiranno pure per scuotere, per agitare le acque. Se anche una sola di tante parole, Per il resto, acque basse. Perchè i successi sono stati riportati da Zorzi, da Manzari, da Adami, da alcuni stranieri e dagli autori cari al palato di Gandusio. «Gavino» e «Sigismondo» di Viola? La solita bravura, ma niente di molto nuovo. amico Centazzo, riuscisse a suscitare un proposito o a fornire uno _spunto significativo, noi dovremmo essere paghi. E lo saremmo. A che escludere vie e mezzi? A che fissarsi nel voler pensare che una sola soluzione sia quella che condurrà alla rinascita del teatro? Non pensa l'amico Centazzo che non è detto che proprio e solo col « Teatro di Stato» si debba giungere a ciò? Lui dice che domani l'avremo il « Teatro di Stato•. E crede che veramente sarà risolta · la crisi del Teatro? Io dico di no. O almeno non è detto che sia proprio e solo per questo. Il teatro è una così complessa forma di attività artistica come poche. E se all'arte i mezzi sono necessari, non sono però essi che la determinano. E perciò io penso che è più necessario attendere con fiducia, che non buttarsi a corpo morto dietro ad una idea. Noi dobbiamò credere che domani avremo il nostro teatro. Non importa come, è il risultato che conta. Intanto parliamone pure e diamo anche le nostre idee, va bene. Ma non pretendiamo che esse abbiano quell'autorità che non sempre possono avere. Interessa di non lasciare spegnere la fiamma di amore al teatro, alimentarla quotidianamente di quella fiducia che non può e non VIA CONSOLARE

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