Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

Si dice che la Francia è Parigi ; noi non ci sentiremmo di dire che l'Italia sia Roma. Roma è nei cuori, è nel costume, è nella lingua, è nella fede di tutte le regioni d'Italia, eppure per conoscere questa nostra grande Patria non è sufficiente un soggiorno a Roma, con passeggiata al Pincio e visita alla cupola di San Pietro. C'è in Italia un provincialismo radicato dai secoli, espresso forse dalla stessa originalità dei suoi uomini, dalla tradizione di glorie regionali che non si possono oscurare. Eppure non c'è niente di disdicevole in tutto questo; niente che possa o debba farci arrossire, come fu invece nel passato, quando, per male inteso senso dell'unità nazionale, si tentò di fare · ripiegare in seconda linea la realtà delle regioni colla varietà dei sentimenti, delle condizioni di vita, dei temperamenti. Si credette che letteratura nazionale significasse e- ~pressione di un concentrato di sentimenti o di un comune denominatore di passioni o di aspirazioni. Si pensò anche - e fu peggio - che letteratura ed arte nazionale dovessero essere un quid nuovo, esercitazioni ~u temi determinati, in una scala limitata, scelti con criteri esplicitamente intellettualistici si da darci <lei minuti ricami o delle merlature perfette. Ma la realtà veniva cosi perdendosi di vista. Si veniva perdendo di vista il popolo, per seguire i passi malsicuri di una schiera di « eccezionali » che tentavano la loro avventura europea. Cosi in nome della originalità, in nome della letteratura, si commisero quei -crimini artistici che il popolo non seppe perdonare anche se rivelano tanta più intelligenza che non i ca16 FondazioneRuffilli- Forlì polavori melodrammatici dell'ottocento. Li. punì col suo •disinteresse, rendendoli voci senza echi, per la loro colpa di avere dimenticato la sostanza per innamorarsi delle sue reinterpretazioni cerebrali anche se rese, come nel decadentismo, attraverso una formula fondata su un eccesso di sentimento. Parigi può essere la Francia, il pensiero di Parigi potrà imporsi alla provincia perchè Parigi è per costante tradizione il centro di gran lunga più sensibile di tutta la Nazione, perchè è la casa degli artisti, dei pensatori e via dicendo. Eppure che dire di certa arte e letteratura francese odierna che prescinde dal valore e dal pensiero della metropoli per rifare il suo centro nella campagna, nei piccoli centri provinciali; che dire della grande arte di ieri di un Mistral? Forse che non avrebbe potuto essere più utile alla Francia una serie di scuole provinciali alla Mistral che non la fioritura internazionalistica della capi• tale? Più utile per la sua intelligenza vera e più ancora per il suo popolo, per il suo costume, per ritardarsi la decadenza fatale dei satolli? Guai quando la letteratura - e la arte - diventano troppa cosa di quelli del mestiere. f: segno che ci si è dilungati dal sentiero del vero, per rinvenire nuove verità forse, ma che comunque si è sulla via di pervenire ali' inumanità dell'inarticolato, dal!' inespresso, dell'afferrato in un balzo e in un altro balzo perduto per sempre, dimenticando ciò che per essere un valore della tradizione, si è affermato come veramente significativo e utile allo sviluppo della coscienza umana. Ogni astrazione dallo svolgimento normale della vita, ogni distacco dalle condizioni ambientali della vita umana fa si che l'espressione artistica esca non dal comune per giusta originalità, ma dalla comprensibilità comune. E per questa non intendiamo soltanto quella della plebe. La parola potrà possedere un suo fascino, una musica innegabile, così come l'idea dell' idea ha in sè misteriosi barbagli di profondità inesplorate, eppure occorre ricordare che prima di tutto c'è la realtà di ciò che la parola vuole suscitare dinnanzi, c'è la bella e commovente umanità del pensiero che l'idea vuole rendere. Condurre l'arte italiana ad un comune denominatore, per dirla arte nazionale, vuol dire troncarle i ponti colla realtà come osservazione, vuol dire poi separare per sempre l'artista dal popolo per il quale esso vive, in funzione della cui educazione esso si giustifica socialmente. Ma, in fondo, perchè ridurre la grande idea della unità nazionale ad una mimetizzazione di ciò che si scrive o si dipidge o· si costruisce? Nazione non è anche il mondo spirituale? Non ci sono sentimenti o modi di sentirli che sono propri a noi italiani e sconosciuti agli esteri? Propri a tutti noi dalle Alpi al mar di Sicilia e alla sponda libica e ali' oceano indiano? E allora perchè rifugiarsi al cifrario di formule misteriose? Per servire. il popolo con l'arte, per documentarlo e per formarlo non c'è che seguirlo da vicino, dove esso vive e lavora. Per fare umana l'espressione di un artista non c'è che innestare la sua sensibilità letteraria o artistica sul fondo nativo della sua umana_ solidarietà colla gente che gli VIA CONSOLARE

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==