Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

reo come l'aria all'uomo: nutrimento vitale ed essenziale. In quest'ansia della velocità, in questa brama della velocità, in questa spasmodica tensione alla velocità, l'aereo ha la sua prima ragione di vita, fondamento essenziale del suo divenire e della sua missione- Dal saltello timido di Wright all'audace balzo dell'ala tricolore ci sono oltre trent'anni di dure vicende e di pagine luminose, nella storia dell'aviazione : c'è in questa breve pausa - tempuscolo di fronte all'eternità - la nascita, la fanciullezza, la giovinezza e la maturità di questo corpo vigoroso ed atletico che s'addestra nella grande e luminosa palestra del cielo. E la maturità si proietta, con ineguaglia• bile ritmo, nel domani. E la maturità trova proteso in belliche gesta od in pacifico ardimento, il giovane mezzo aereo: duellante con l'infida tenuità dell'atmosfera, terribile sfinge e materna educatrice. La palestra grande ad ogni quando impone sacrifici al poderoso lottatore e lo agguanta con insidie: questa è l'umana vicenda d'ogni giorno. Ma per ciò stesso il lottatore non giace, non s'accascia, anzi con maggiore lena, con rinnovato vigore, riprende l'ascesa. L'aviazione è arsura lancinante di ascesa, urgere spasmodico d'energie, continuo irruente dinamico galoppo al progresso. Chi si ferma è perduto, chi più corre è vittorioso. Questo cammino, erto di dure lotte e di cruenti sacrifici, ha, ogni quando, le vittime, gloriosamente immolatesi in nome del progresso, in onore dell'aviazione, per più intime relazioni fra i popoli. L'Italia è in piedi, coi suoi gloriosi aquilotti morti ieri, con le sue audaci aquile d'oggi. Là, nell'Atlante rude e insidioso, un altare glorioso si eleva al cielo ! il glorioso sacrificio è compiuto. Ma ogni volta che l'ala tricolore, nel regolare andare, sfiora quei . picchi rocciosi, sembra quasi, nel- !' urlo dei motori, salutare gli Eroi che sono scomparsi. VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì "NATURAMORTA11 Il nuQVOrego"lamentodei Littoriali dell'Arte stabilisce che restano escluse dalle gare stesse tutte /,e composizioni di « natura morta •. La notizia supera per il suo significato e la vastità delk illazioni possibili l' i~teresse della semplice « no11ità •. Qualcuno se ne scandalizzerà nel suo cuore pudico; qualcun altro sarà inoece tratto a dire corna di tutte le « nature morte• del"lapittura unioersale, senza riflettere al"la oera portata, niente affatto contingente e vastamente rivoluzionaria del provvedimento. I colli di bottiglia con relative candele sgocciolate di Morandi, le composizioni senza un senso meno che banale, a mlta a volta di De Pisis o di Severini o di De Chirico o di quanti altri naturamortisti vi siano (poichè è per tutti molto facile cadere nel fotografico e nello scipito in questo «genere• più che in altri) non ci hanno mai oisto andare in solluchero. E ci è sempre sembrata un pò vana e tafoolta anche un pò commerciale questa frettolosa mania di caoar fuori un quadro per ogni oggettino che colpisse la fantasia. La natura morta è di gusto prettamente ottocentesco e trionfò accanto al ritratto mezzo busto e al partico- "laredel paesaggio, come per dissolvimento del"la grande composizione che collo sforzo neoc"lassicosi era miseramente esaurita. Vogliamo oedere anche in questo acquietarsi dell'artista lungi dalle sintesi ambiziose e in questa imprQVvisa valorizzazione anche delle più modeste cose una significazione morale e storica ? Sia pure. Effettioamentequeste esperienzehanno avuto i loro meriti. La tendenza lirica dell' anima moderna, in così stretto rapporto colle varie condizioni ambientali, ha condotto ad interpretazioni impensate delle cose e dei minimi aspetti della natura. Pochi oggetti raccostati ci hanno narrato intiine storie più di interi metri quadrati di aUegorie; ritmi scaturenti dagli accordi delle linee di mediocri figure hanno creato insuperate atmosfere per "la meditazione del nostro spirito. Pure ormai il «genere• stava dioentando «maniera>. Ai primi asceti della natura morta succedevano i mestieranti; eppoi ogni genere è legato al suo tempo. Dall'episodio « natura ·morta • la nostra pittura ha avuto ormai modo di trarre tutti gli insegnamenti possibili. Insistere non sarebbepiù desiderio di cose nuove e di nuove imPressioni, ma inerte abbandono alla moda. Il nostro tempo ci chiama di nuooo aLla grande composizione. Ha· bisogno dei suoi celebratori; il nuooo umanesimo ha più bisogno di interpreti della corale fatica di tutto il popolo che di ritrattisti. Opere di maggiore respiro. Opere che richiedano degli anni di lavoro ma che si affidino ai secoli; questo ci chiede la nostra cioiltà ormai giunta a una nuQVamaturità. Si potrebbe aggiungere che ci sono gruppi umani più morti di un piatto di selvaggina, paesaggi che dicono meno delle morandiane candele. Ma chi ha occhi da intendere, intenda. I giooani, è bene che ricevano questo orientamento. Si abitueranno a ridare alla pittura la abbondante ossatura di tutta /,a nostra tradizione in cui ogni quadro è un mondo, in f cui non un solo sentimento scaturisce, ma vi è tutta una tessitura di pensieri, una intera interpretazionedella oita. PESTAPEPE 15

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