Unità proletaria - anno III - n. 15 - 5 agosto 1974

Lunedì 5 Agosto 1974 UNITA' PROLETARIA DIBATTITO CONGRESSUALE Crisi, sacrifici,_potere La crisi della bilanciadei pagamenti La crisi economica si annuncia nella forma d1 crisi della bilancia dei pagamenti, e si ammanta così di quella falsa oggettività che sempre contraddistingue il vincolo della bilancia dei pagamenti. La bilancia dei pagamentì. si dice. pone un IJmite invalicabile all'espansione della domanda interna e dell'attività pro. duttiva; la deflazione - e cioè l'attacco all'occupazione attraverso la stretta creditizia ed il taglio ulteriore dei consumi popolari attraverso le imposte e gli aumenti tariffari - è una medicina amara, ma indispensabile. Questa non è solo la logica del governatore Carli. E' la logica al cui interno si svolge M· lo il dibattito politico nell'arco parlamentare. Le accentuazioni sono diverse (chi vuole più imposte e meno stretta creditizia. chi vuole più credito per l'industria e meno per gli enti locali). ma la logica rimane la stessa: anche nel sindacato e nei partiti tradizionali della sinistra la necessità di severi sacrifici da parte dei lavoratori viene apertamente riconosciuta o sempre più debolmente negata. A questa logica dei sacrifici è necessario contrapporre un·analisi della crisi che lo riconduca n:r bustamente ai suoi reali connotati di classe. Dobbiamo dire. in primo luogo. che la crisi in cui si dibatte il capitalismo italiano si inserisce. come momento particolare. in una complessa vicenda internazionale, che ha vi• sto prima la lacerazione del fronte imperialistico e poi la sua faticosa ricomposizione sotto l'egemonia americana. La crisi petrolifera è stato solo l'episodio più vistoso di questa vicenda. una battaglia campale con cui gli Stati Unili hanno ridotto alla ragione i loro riottosi alleati. Oggi la componente internazionale della crisi è chiara nella accumulazione di imponenti saldi attivi della bilancia dei pagamenti da parte degli Stati Uniti e della Germania Occidentale Il nostro saldo passivo è Y""~ larga misura il risultato di questa politica dei paesi più forti. che riescono a scaricare sugli altri il costo della crisi. All'interno dei paesi più deboli. la borghesia non ha altra strada che tentare di far pagare la crisi al proletariato. La crisi del blocco dominante Oggi in Italia questo tentativo e reso difficile dalla straordinaria tenuta del movimento. che ha ristretto i margini di manovra dell'avversario di classe. rendendo manifesta la crisi del blocco dominante ed eccelerandone drammaticamente i tempi. La crisi del blocco dominante ha radici lontane, che risalgono ad un modello di sviluppo - quello che ha funzionato Imo al 1963 - strutturalmente incapace di ri· solvere i grandi problemi del paese, che sono soprattutto quelli dell'occupazione e del Mezzogiorno. li ristagno pressoché ininterrotto che ha caratterizzato il decennio successivo non ha fatto che aggravare questi problemi. La risposta alle tensioni sociali che ne scaturivano è stata trovata nella gestione politica del mercato d ,1 la-- voro agricolo ed extra• agricolo attraverso il clientelismo. il sottogoverno. il gonfiamento abnorme della Pubblica Amminìstraz1one. la dilatazione del piccolo commercio. I' uso spregiudicato della spesa pubblica. 11 problema che oggi viene alla ribalta è quello del costo di questa gestione politica tramite la quale la Democrazia Cristiana ha fornito una ~ se di massa al blocco dominante, ma ha anche conquistato per se stessa un potere immenso, identificandosi con le strutture dello Stato e ponendosi, in questa identificazione, come partito di regime. Oggi il grande capitale strepita contro l'arretratezza. il parassitismo. le • rendite •. che sono diventate un ostacolo reale per lo sviluppo capitalistico ed il cui peso è reso meno sopportabile dalla crisi economica e dalla forza dei la• voratori. Ma il grande capitale non può fare a meno di un sistema di mediazione politica che. per quanto costoso e impacciante. non cessa di essere l'indispensabile complemento delle scelte di politica economica che lo stesso grande ca• pitale ha portato avanti in tutti questi anni e ripropone per il futuro. Si tratta allora. per il movimento operaio. di ri• conoscere le contraddizioni interne al blocco dominante in tutta la loro profondità. ma al tempo stesso di non lasciarsi coinvolgere in contrapposizioni destinate a ricomporsi in una soluzione di compromesso per la coscienza che le diverse parti del blocco dominante hanno della loro reciproca indispensabilità e della necessità comune in cui si trovano di allargare a spese della classe operaia il loro controllo sulle risorse interne. Da ciò discendono due ordini di considerazioni. Crisi di regime Al Riconoscere le contraddizioni interne al blocco dominante signofoca oggi riconoscere che siamo di fronte ad una eros, reale della borghesia italiana ad una crisi di regime. che investe l'intera struttura del potere e le complesse articoBibiiotecag inobian,co !azioni della mediazione politica; una crisi che non può non manifestarsi come crisi dello Stato e crisi della Democrazia Cristiana. Mentre si moltoplicano i segni della palese sfoducia di una parte della borghesia italiana nei confronti della mediazione democritsiana, la linea deflazionistica di Carli incontra forti opposizioni alrintemo di questi settori della D. C. che vedono minacciato dalla stretta creditizia il mantenimento del sistema clientelare imperniato sugli enti locali e sulla gestione della spesa pubblica. Nel momento in cui il sistema democristiano si rivela incapace di fornire una risposta ai problemi ~ sti dalle Ione operaie e dalla crisi economica, es• so subisce forme di degradazione interna tali da comprometterne radicalmente la coesione e la stabilìtà. Se la crociata antidivorzista aveva lo scopo di frenare lo sgretolamento del blocco dominante. la sconfitta di questo disegno nel voto del 12 maggio non può non risolversi in un'ulteriore accelerazione della crisi di regime. Conflitto di classe 8) Ribadire che la contraddizione principale resta quella fra lavoro e capitale non è una for• mula di rito. Significa riconoscere che sono le lotte operaie a fare emergere le contraddizioni inrerne al blocco dominante e ad impedirne la ricomposizione. Ma significa anche riconoscere che le lotte operaie rappresentano una minaccia per l'intero blocco domi• nante. il cui interesse primario è quello di ricacciare indietro i lavoratori. allargare il proprio spazio vitale e prendere tempo per risolvere i propri problemi interni nella necessaria alternanza di scontri e compromessi. 11problema è stato posto con chiarezza dal governatore Carli: la crisi - egli ha detto in sostanza - deve essere pagata dai lavoratori in termini di consumi, in termini di occupazione ed in termini di potere in fabbrica. Diviso com'è su tante cose, su un punto ìl blocco dominante è unanime: la necessità della sconfitta operaia. Battere la classe operaia Questa è oggi la posta in gioco. e non la sosti· tuzione di consumi privati con consumi politici - la • riqualificazione della domanda • proposta dal PCI - o un nuovo modello di sviluppo. Qui bisogna intenderci. Tutti noi vogliamo case, scuole e ospedali. Ciò che non vogliamo è che i lavoratori vengano ingan• nati indicando la costruzione di case. scuole e ospedali come una via di uscita • a sinistra • dalla crisi. Una simile via d'uscita non esiste. Sarebbe davvero singolare se la borghesia. attanagliata dalla crisi. potesse concedere quello che non ha concesso a i tempi delle vacche grasse: se la crisi ampliasse. anziché restringere, i margini riformistici. la capa• cità del capitale di offrire contropartite reali in cambio dei sacrifici che chiede ai lavoratori. Sarebbe davvero singolare se la gigantesca opera di ristruttl.Jrazione e riconversoine cui il capitalismo italiano deve porre mano per le sue esigenze di sopravvivenza potesse coincidere con il soddisfacimento dei bisogni delle masse popolari. Sarebbe dawero singolare se il valore d'uso potesse prendersi una simile insperata rivincita sul valore di scambio. E' assai triste che ol compagno Barca sia ridono a raccontare queste fanfaluche ai lavoratori del suo partito, tentando di convincerli che i sacrifici. che a piene mani offre a nome del• la classe operaia, serviranno a mitigare l'asprezza della deflazione e ad onenere importanti contropartite. Eppure la linea dei sacrifici - cioè della tregua e della rinuncia alla lotta, è già stata pagata duramente dalla classe operaia italiana. Poiché. se è vero che il movimento ha tenuto. è anche vero che l'attacco generale al salario reale attraverso !"aumento dei prezzi non ha ricevuto una risposta altrettanto generale. Ciò ha prodotto tre conseguenze. La pri• ma è che dall'erosione del salario reale sono riusciti a difendersi pienamente solo i lavoratori delle grandi fabbriche e di alcune fasce di medie fabbriche; si è accresciuto, così, l'incentivo a quel decentramento della produzione alle piccole fabbriche ed al lavoro a domicilio che rappresenta un attacco insidioso all'unità della classe operaia e contro il quale è necessaria maggiore fermPzza ed una più avvertita coscienza della gravità del problema. La seconda conseguenza è che le lotte sul salario. in assenza di una proposta unificante. partono in maniera scoordinata ed a volte criticabile; riappaiono forme di monetizzazione che ci eravamo abituati a considerare morte e sepolte: dilagano gli straordinari e si allenta il controllo sull'organizzazione del lavoro. La ter• za conseguenza è un grave e pericoloso logoramento della credibilità del sindacato. La linea dei sacrifici le confederazioni. in particolare. sono ormai palesemente incapaci di assicurare la pace sociale e l'isolamento delle avanguardie di lotta. Non è un caso che sia proprio in questo momento che emerge con forza la proposta padronale di un dialogo diretto con runico interlocutore credibile: il Partito Comunista Italiano. Dobbiamo denunciare con forza il significato di questa proposta: il PCI viene oggi invitato ad una ~ ne della crisi, e cioè a garantire il consenso della elesse operaia alla deflazione ed alla ristrutturazione capitalistica. E' un invito che ha tanto minori probabilità di essere accolto. quanto più forte sarà il movimento e la sua capacità di contrastare il disegno deUNA DICHIARAZIONEDI Elio Giovannini sui risultati del Direttivo della Federazione CGIL -CISL- UIL La decisione del direuìvo della federazione CGIL. CISL. UIL, presa a maggioranza e fra gravi contrasti, di andare a una fermata naz.ìonale il 24 luglio costituisce il risultato della pressione di massa dei lavoratori e dei consigli di fabbrica. Se nel comunìcato finale ,isulta debole la formulazione di una posizione sindacale chia.ramente alternativa alle scelte del governo, se l'indicazione degli obbiettivi di modifica appare lacunosa, è comunque ìmponante che l'esigenza di una risposta nazionale di lotta unificante per tutto il movimento abbia prevalso sulle tenaci resistenze interne ed esterne al sindacato. Nelle confederazioni sì apre ora una discussione di fondo sul ruolo del sindacato nella crisi politica, sociale ed economica del pae• r,e, sulla pianafcrma rivendicativa di seuembre, su salario e occupa. :ùone, sulle prospettive dell'unità ripensate alla luce dell'esperìell.UI negativa della Federazione. E' importante che ciò avvenga non in un clima di demoralizzazione, ma attraverso un primo momento dj mooilitazione dei la,,oratori contro la feroce strena economica. Lo sciopero generale rafforza la bauaglia politica per modificare ì prov• •·edimenti ed esprimere il giudizio dì milioni di italiani sulla politica del governo Rumor. Per ques10 dobbiamo fare del 24 una manifestazione generale di lotta che segni l'inizio della bauaglia d'autunno dei lavoratori italiani. * * li documento con cui si e conduso il diretti'-'Odel dr m,juior cris; del gruppo dirigente sindacale negli ulti le preoccupa:ioni •di g<>l'erno•hanno portato alla st~ p:ca suglt specchi per conciliare ira foro due posi:ioni .:Ila • romprnsione •· alla • responsabilllil •. in una par generale e indicaJrvadello stato t:012/usronalein cui si u gliere fino in fondo la domanda di loua che 1:iene dalle Il 24 lugl,o rMta comunque, come dichiara il ro c-fre dobbWmo cercare di far dfrema,e il prù possibile te::c.~dei d1rigen11 della /tdera:ione. li nosuo impegno. del millsimo dispiegamento delle capacità d1 lotta dei la indtd~:one burocratica. rhiu.rendo fino in fondo che que la DC, contro il Jronre padronale. Che è quanzo i lai-O settiman~. * la federa:ione rappresenta. a nostro parere. il momento mi anni. Da una parte la spinta dei lal--'Orat011d,all'alrra ura di un comunica10 che dice e non dic.e, che si arramog,geuirameme anuretiche: /"appello alla lotta e l'appello CJlaalla rregua. La Stt'SSD paura di nominare lo sciopero (IVO, oggi, questo gruppo dirigente, incapace di racco- /abbrzche e dal paese. mpagno Gio\·annini, un.a scadm:a di lotta importante, rnilaame. superando le ambiguità e le colpn'Oli in.cer• a nostro parere. de\."e appunto andare neUa dire:ione roratori t dei consigli di fabbrica, facendo saltare ogni sto sciopero e comro il go,·erno di centro-sinrs1ra, contro rotori hanno espresso, anche rumorosamente, in queste flazionistico non con una generica pressione sul governo. ma con un 'azione diretta ed incisiva. Una forma che questa azione può assumere è quella della lotta di mas• sa articolata a livello di zona, soprattutto nel Mezzogiorno. rivolta ad impon-e l'immediata attuazione degli investimenti già decisi e promossi, sottraendone al tempo stesso il controllo ai vecchi centri di ootere clientelare e mafioso. Un'altra forma è quella della lotta per l'aumento delle pensioni ed il loro agganciamento al• la dinamica salariale. per la rivalutazione del punto di contingenza e !)er la sua unificazione. che deve estendersi a tutti i punti maturati a partire dall'ultimo conglobamento. Un'altra forma ancora è la lotta dire: ra contro la rapina del salario. attraverso l'autoriduzione dei fitti ed il rifiuto di massa di pagare le nuove imposte. Al tempo stesso è necessa rio ribadire che il prime e più immediato strumento di cui i lavoratori occupati dispongono per contribuire concretamente alla lotta per l'occupazione è quello di opporsi all'intensificazione dello sfruttamento in fabbrica ed al prolungamento dell'orario di lavoro. Non si tratta di propos·te puramente difens:- ve, ma di terreni di lotta sui quali è poss 1bile costruire un'iniziativa unitaria degli occupati e degli inoccupati. dei lavoratori delle grandi e delle piccole fabbrichs. capace di rinsaldare !"egemonia della classe operaia sulle masse ~ polari del Mezzogiorno e di costruire nella lo:- ta momenti reali di contropotere e di controll~ dal basso sulle istituzioni e sui flussi di spesa pubblica. Quali lotte, quale risposta Queste indicazioni di lotta e di costruzione dal basso sono il cuore della nostra proposta di • nuova opposizione•. Non possiamo, tuttavia. sot• trarci alla necessìtà di LA CARTA DEI PADRONI (-~····> 0 fornire un'indicazìone di carattere più generale. capace di configurare un' alternativa globale e credibile all'attuale blocco dominante ed al regime democristiano. Dobbiamo avere il coraggio di dire che l'unità delle sinistre non è solo una proposta di opposizione, ma è anche una ~ ol ... -....o. P'Olché questa è. per 11movimento opereio italiano. l'unica alter• nativa possibile ad una linea immobilistica e subalterna. o di aperta cogestione della crisi. La necessità di indicare uno sbocco 2CJSitlvo anche al livello politico-generale s'impone, d'altronde. con la forza delle cose In una situazione come l'attua-- le. caratterizzata dalla disgregazione del blocco dominante e dei suoi strumenti di mediazione politica. Alcuni compagni del Man"9sto si sono didliaratl 90fl)r881 che proprio noi. cosl nemici del pn,g,amml di poUttco oconomk:&, ci mostriamo lnterNsan al problema del governo: parlare di governo. essi oue,. vano Infatti. significa nec-.. rtamente partare di programmi. Ouesto tipo di critica rive41 Il permanere di un equrYOCO che risale at tempo del •doa.mento di gennaio •. redatto dlii compagno Magri, ed alla dlscusslone cui esso ha dato hJo.. go. I tennini di tale diec::ussk,. ne appaiono superati nellìmp,anto largamenete unit-.to e condivisibile della relazione letta dallo stesso compagno Magri aJ Congresso nazionale del Manifesto. Ma la problemat..ea sollevata dal doc:unento dì gennaio ed il tema della po. litica economica continueranno ad essere d,battuti aJl1nterno della nuova organizzazione che vogliamo costruire. Qualsiasi equivoco va dunque tolto di mezzo, perch6 la dlKuteione Possa procedere franca• ser& na, come si conviene fra chi ha liberamente dedso di IIYOrare ad un progetto comune Cib richiede da parte nostra uno stono di chiarimento che non abb;amo compiuto finora in m._ ~ra sufficiente. E gjustamente ak::uni compagni s, dolgono talvolta del nosrro titanio, come anche del can.nere frammentari0 delle nostre critiche. Del documento di genna10 not abbiamo segnalato gli • spe:-!i su CUJ Il 110$lt0 dlsaceor:So era più neno e radic.- le: la pretesa dì stabilire. In base a parametri e:steml alla ~na. quale sia 11 giusta misura degli aunenti salariali: 11d._ chianta disponJbilità ed una magglo,e utilinazione degll impianti: un certo catastrofi· smo che circola nella prima sipiif~ coaplessh-• FERNANOO VIANEUO .,

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