L'Unità - anno I - n.5 - 13 gennaio 1912

18 1111 territor io 111011tu o~o. assc 1ato. 111:11:ui co, se nza piì1 bo"d1i, con i torrc111i tull i !-lrarip:1ti, [é q11c• sta l' Italia mer idional e] h;inn o bi~o1,:·110 d' un c:1pi– t:llc ma~giorc di qu el che non chied a un terreno vergine o rin\ ·crg ina to dall ':-ihbandono, co n istituti creati solo per la produ zione , in <111clla novitit e libe rti, che cent uplican o le forze de l lavoro [c1uc– sta è la Tripolitania ]. li problema del '.\le-zzo– giorno si risolver.\ rar eface ndo la po1>0l:1Zic,nc tropp o th:usa. non tr:mcncndola :utifi cialmente, a rimescolare un suol,, ingra to e i'-tcril ito. Il che è: co me di re : - Il probl ema meridio– nale (; insolubi le; 11talia una si dichiara incapace di m:rntenerc di fron te al mo ndo e di front e a se stessa la promessa fatta nel r860 . I 13.vorato rì meridionali se ne vadano a Tr ipoli, dove tro– veranno un suolo non esausto, no n assetato, non malari co, ricco di boschi, tutto irr igato da fium i perenn i, che non richiede per lo sfruttament o note voli anti cipazion i di capit :tli. An che il salasso , che l' eco nomia italiana su– birà per far fronte alle spese di occ upazione e di orga nizzazione, sarà ut ile: chè esso men· tre da un lato spalanc herà l:t T ripolitan1 a 1 da ll'alt ro intens ificherà la ra refazione dell a popo lazio ne meri dio nale troppo densa, e so• spingerà con mag gior for1a i meridiona li a slogg iare.C osì l:t Tripoli tan ia div enterà la nuova ltali:t meridi onale ricca, ftorid.1 1 potente: e la ex-Italia mer id ional e, abbandonata finalmente da que sta popolazione, che s'ar rove lla tutt ora a rimanerci e a ritorna rc i, pren derà nella econ omi a mondi ale il pos to che era ten uto una volt a dalla .•. Tr ipolitania , e sen •irà ai cot onie ri agli zuccheri eri e ai metallu rg ici lombardo -liguri e ai nuo vi miliar dari tr ipo– lini per andar vi di tant o in tant o a cacciar e i lupi e ad e ammi ra re » il dese rto. È un ragionam ento, d icevamo , su cui - amm essa la ipo tesi sullod ata - non c'è null a da ridire . L' c Italia meridio nale > 1 che ci sta a cuore, non il paese materiale , è la popo lazione, che abita e stenta la vita in qu esto paese. E se questa popolazio ne, in vece di co rrer di qua e di là per il mondo a raggra nellarsi qualc he gruzzo– letto da spendere poi nella madre pat ria, po– tesse trasporta rsi in ma ssa in una terra vicina ali' Italia, sotto amm inistrazione itali ana, a gode rs i una vi ta lauta e serena, noi non ve– diamo che male ci sarebb e e per i partiti e per i rim asti. Lung i dall'ost acolare con barriere doganali ed altr i sim ili espedi enti pili o meno .... in– nocui la migr azione benefi ca, occor rerebbe favor irla in tutti i poss ibili modi. No n ci sarebb e bisogn o, anzi, neanche di favo rirl a. Avverrebb e da sè, inel uttabilme nte. Basterebbe « lasciar fare, lasciar passare >. Se è vero che il p.1ese è meravig lio samente ricco di suo, e che la colp a della l-Uapm ·ertà attual e è tutta dei Turchi ,- non appen a l'lta• Iia ne abbi a cac ciat i via definit ivamente gli oppr essori , e abbia spa lancate le porte all a ci vill:ì 1 e abbia assicurato dife sa militare e giu stizia a chi intend e laggi ù an dare a lavo– rare, - immed iata mente Pesodo nat urale co– min cerà. E il Banco d i Rom a, be nefa ttore d' Italia coi capitali delle congre-ga7.Ìoni fran· ces i, potr i1 intonare fìna lmente col coro dei chi erici nazionali sti il Nmu.: dùnilli s str.'llm l11um, domine. Il guaio è che la ipotcl-i della ric chezza natura le i': fondata, sah-o che per qualc he ristretta zona dell a C iren aic a, su una colos– sale mistificazione gio rn alistica. li suolo tri – po lino è esausto , assetato, m alarico, ( I) dibo– scato , ingrato , pili che I' Italia meri dional e. Ad 3ffermar e ciò, siamo poc hi ogg i in Ital ia, contro la valan ga dei falsari , dei geografi, degli esploratori, degli agronomi e degli econo misti (1) A proposito di malMi:t, non sar:'l inutile ricordare per ridurre alle giuste p1 oporzioni l'altra meuzojtna della :-alub rit:'l del clima tripo– lino, che il Corr iere della sua del 7 no,·. 1911 nel descri\'cre o. la stilata deg li ufticiali e de i sol• da ti fertili o amm alati ,, sbarcati a Palermo. OS· scn1avn: "'In ~;ran par te ~uno ;ammalati di febb re malarica ". E il Sa o/o del 23 nO\'Cmbre parla anch'cs :-o di militari ricondotti a '.\"a;>oli e a Pa• termo II qua si tutt i affCtti eia febb re malar ica "· F. la nrnlaria bisogna a\'Crla \'ista allo stato en• clemico nel Mezzogiorno per sapere quale spa• vcut cvole flagello ess a è per il pael-C in cui sta di ca:,;a. L 'U NI TÀ tripolin i im prov, ·isati. ~la tren ta seco li di storia 1 dur an te i quali la ricchezza e la ciYilt3 sono passate continu amente innanzi a questa mi– tica « terra promessa > senza ferm ar cisi ma i, me nt re a pochi passi da essa l' Egi tto, e la Gr ecia, e Carta gine, e I' halia ha nno bene tro,·a to o Prima o poi Poccadone per bril– lare di splendi da luce, trenta seco li d1 oscu– rita e di b:u barie stanno lì a docu me ntare la mi ~eria or gan ica d1 quello che, !-ah·o ri· stretti ssime zone eccezionali, è uno dei punti più di sper atame nt e ing rat i dell' Affrica. E cc ne avvedre mo pre sto , do po che i tu rchi sarann o part iti e ci saremo rima sti noi soli. - O h. i turchi 1 Po,·eri turchi : come hanno fatto comodo ai naz.ionali!-ti e ai tri – polini, per spieg are la po,·ert :l prese nte e per garant ire la ricchezza futura del la « terra pr o– messa»! I tu rchi sono per la Tripo lit:rniaq uelche sono Slali a lungo per l'It alia meridionale i Borboni. ,. Anc he l'It alia merid iona le, nel 1860, era povera, e bar bara, solo perchè c'e rano stati i Borboni , (i quali non eran o che una fami• gli a regnante, ci rcondata tutt a da meridion ali ): e nessuno volern cond ncersi che era pove ra e bar bara perchè era natu ralmente-.... pO\·era, e perciò anche barbara ; e ci son voluti cin– quant ':111ni senza Borboni :1flinchè co minci.1s– simo a capire che i Borbon i, poveracc i. do – ,·e,·an o a,·ere un:1 bene lim itata respons.,bilì tà nei nos tri ma li. Il dan no vero, dunq ue , della conq uis1a tri· polin a non è costil uilo da lla concor renu che le ric chezze ag ricole natura li del paese fa– ranno ai prod otti dell' Italia meri dionale: con· sisle nello sperpero impr odul/i;:o di ria he\\'' che questa 1111ov·a rolonia imporrà alla eco110• mia lull 'allr o che robusta della madr,;patria. Di questo spe rpero im pro duttivo d i ricchez• za una par te, oram ai, no n si può evitare : ed è quello che di scen de da l fatt o dell a con • qui sta e della occupaz ione mili tar e irr e,·ocabile. Perc hè ci occorrerà cari care da ora in poi il bilancio del nostro Stato, già così avaro pei tanti e tanti bisogni ci" ili della madrepatria , di parecchie decine di mi lio ni an nui a causa della occu pazione mili tare e della guerr iglia, 'che do, •remo a lung o com battere con quella popob 1zione indi gena , la quale seco ndo i na• zionali sti « ci aspettava a bracc ia aperte > e « aveva pr eparate le bandierin e 11, Di que ste spese - I' abb iamo detto nel prim o numero de ll'Unilà e lo ri petiamo ora - no i non dob biamo troppo lame nta rci, perchè in grazia di es,,. ab biam o acquis tato la coscienza di posse dere capacità d i orga· nizzazion e, di azione , di disciplina, meno scarse di quell e ch e ci att ribuivamo . E - ri– petiamo anche que :;to - se co mpl icazic,ni internazi onali no n inte r\'engo no a farc i per– dere da un lato più che non an emo guada – gnato dall' altro - e speriam o co n tutt o il cuo re che ciò non s!a ! - ; se il successo, ch e auguri amo comp leto, di quest 1 imp resa non ci ubbda cherà, spingendoci a pazzie ir re– para bili - ; se finit a la guerra il paese saprà rt:· sister e alle suggestioni di ch i per inter essi pri • vati o per falsa visione della realtà \'Orreb be fare dim enti care per i bisogni della nuova co lon ia i bisogn i della madre patria ;- la conq ui sta di Tri poli, per quant o ingiusta Ja l punt o di vista della mora lita assol uta, per quanto danno sa dal sempli ce punto di vis ta de i nostri interess i materiali, dovremo tutti alla fi11econsiderarla da l punto di vista mo rale co me un grand e benefizio pel nostro paese. i\fa questo ben efizio morale , oramai , lo ab • biamo raggiunto , e lo abbi amo pagato. Or a done bbe bastare. O ccupat i i paes i della costa; - assic uratic i così dal famoso pericolo che ci :mdasse « qual– ch e altro • in ,·ece nost ra; - reso oma g• g io a quelle altr ettantC'I im pre ssionant i quanto mi steriose « ragi oni polit iche » le quali fa. cevano ob bli go all' Italia di saltar e sulle are ne libiche co lla spada in mano a grid are (a chi?) : Di qui non si passa 1 secondo il falsar io che fabbricò la lettera di C rispi a Campe rio; - ri cavato dall'impr esa tutto quel benefizio morale che grazie alla vi rtù del nostro po– pol o ci è stato procur ato dalla resistenza in• di gena non pre\'eduta dai nazionalisti j - deve essere C\'idente oram ai a tutti coloro, a cui l'el mo di Scipio 11011 h:1 f:t110pt:rdere la testa, che nel la occup azione m ilitare dobb iamo lascia rci guidare esclusivamen te da cr iteri d i to rnaco nto econo m ico. D obbù mo sping erà milil,1rme,,/,; all'i nlo-no solo St r in tJU.111/0 l,1 colonia meriti ao 110111irm11c11/,· di t'Sitrt' o:cu• f .,la: cioè la pene rr:uione militare ,·erso l' in– terno de\'e essere in funz ione de l progr:t m· m a di sfruttament o e di org:m izz:izione eco– nom ica dell:1 colonia stessa. O ra ques to prog ramma ancora non esiste . E ver o che c'è il B~nco di Roma che h:t un progra mma wo : e 11atur.1lme 11te vor r:ì che la conquis ta si s,·ilu ppi in modo da rendere possibile la rapid a reali n azion e del prog ram ma economi co suo, e la ma ssima possi bile uti• liZ1.azione de l capi1ale l ll O. Se, per es. 1 il 13anco di Roma ha :1i;cap.1rra1e a poco prezzo delle terre abba stanza buone in C ire• > na ica. e suppon endo che ab bia in,·est!to un paio di m ilioni in qu esta speculazi ~ne, è e,·iden te che esso ha int eresse a spinger e la occupazi one itali ana m ili tar e almmo lino al punt o in cui !-i tro vano queste terre , e ha interesse a farci subi to co stru ire strade, fer– rovie, port i in mod o che i suo,· due mili oni dh ·entino al più pre sto ,·ent i m ilioni, anche se lo S1:tto italiano, cio è tutti gl"ital i3ni non azioni sti del Banco di Ro ma, do vesse ro spen – dere per questo 2 0 0 mili oni. Ma è e\'ide nte ch e il prog ra mma economico de l Banco di Roma non de ,·e di rigere le operaz ioni mili· tari italiane. Se vog liamo ch e l' Itali a abbi a da questa im presa il minor dann o rtonomi..:o poss ibi le, il nostro prog ramma mili lt11·r e polifito de\'e essere per orn e per 911alrhe '11110 ancora il segue nte : ten erci alla costa : lasciare che le tribù in te111e s1 stanchino di ,·en ire ad esse re massacrate sotto le no – stre trincee; essendo padr oni di tutti g li sboc chi verso il mare, conced ere alle tr ibì1 ami che pi ena liberi:\ di far uso dei nostri porti per ven– dere e compra re ; interce ttare il comm erc io alle altre; e così ind urle tu tte a poco a poco a sottom etter si a noi. E se il Banco di Ro ma ha fretta, ce ne rincresce per lui. Il Go vern o d'It alia de r' es– !-ere il G overn o cl'lra lia e non il Cc nsiglio di ammini straz ione de l 13anc o di Ro ma . Q uanto all'azione eco nomi ca vera e pro• pria, la zona cos tiera già occupa ta è più che suflìciente per i pr im i esper imen ti. Se è vero che il paese è cosi meravig lio– same nte produttivo 1 come i nazionalis ti da dieci mesi vanno no\' ell ando, de, ·e pre sto tro \'a rsi lib er o in Trip olitania e in C irenaica, lun go una costa di 1800 chilo metri e nel ragg io d' influenza della nostra occupa zione mili tare costie ra, ta nta ter ra buon a da potere far fronte ai bisog ni di coloni a migliaia. La pc• netrazio ne eco nomica all' interno av,·err à a poco a poc o, via ,·ia che tu tte le terre co l– ti\'ab ili cos tiere saran no occupate e che le tribù ogg i ribelli accett eranno la nostra so· vranit à. Ad ogni modo, un pu nto dovrebbe rim a– nere ben chiaro e ferm o int orno all'azi one dello Stato per tutto ciò che è ut ilizzazione economi ca de l paese : lo Stato italiano, oc• cupato mili tar ment e il paese , mandati via i turc hi, assicurat o a tutti l'ordi ne pubblic o e la giusti zia, me ssesi sul le spalle le spese in• genti che occorr ono alla esecuzione di que– sto pr ogra mm a polit ico e milit are , 11011 deve fa r, alt ro. Le porte sono ape rte : lo Stato italiano garan tisce a tutti sicur ezza e pace : ven ga chi vuole ad arri cch irsi, se ricchezza c'è ; da questo mome!lt O in poi lo Stat o ita– liano, per tutt o il resto, si la\'a le ma ni. - Non de,·e fare, dun que, nè por ti, nè strade , nè fer ro,·ie? - Kossignore. Queste opere pubbliche dc• vono essere fa lli: dai prirali. Se il paese è rea lmente ricco , cioè se vi esisto no pel capi tale possibil it:1 nalurnli di investiment i più rem unerativi di qu elli che offrono i paesi finora sfrutta ti, - è evidente che il capitale si pr ecipit erà da tu tte le parti in T ripolitania. Se ,•i sono terre cosi feconde da compen sare non solo le ~pese di co lti" :.zio ne, ma anche que lle d i t raspor to per fcrro, ·ia o per str:1de ro1abi li, si costirn iranno certa.me -me delle soc iet:l ca• pitalistiche prh·a1e 1 le quali o rga nizzeran no nel lo ro interesse b colon izzazione, costru i– ra.nno per conto propr io le strade, cerche· r:111110 di util izzare nel migl ior modo possi· bil e i lo ro capitali . Lo Stato italiano non de,·e fare alt ro che e bs ciar fare, lasciar pas– sare :-. T utt 'a l pili potr :ì int erven ire con qualc he sussidio, a pr omuovere gl i stu di pre · lim inari, potr:\ facilirare la cost ituzion e delle soci età partecipando vi com e azion ista. J.Ja trl• /' inju ori di qutslo 11111 de.·,; 1:,rr :1/lro. Se i rripolin i, dopo a,·ere ottenuta la co n• quista m ilita re: im ·ocano ora anche po rti e strade e ferro vie per ope ra ed a spe se del lo Stato, que sto ,·uole sempli cemente d ire che t:ssi se nto no benissimo, ch e queste opere pub bliche non saranno fatte dal capi tale pri • ,·ato, p,rd1,\ 11011 s,,rthbtro uo "omicamtnlc rrd · dili:.Je. Se un.t fer rovia potesse fruttare be ne al capi tale im piegato, la farebbe da sè il Banco di Roma , e si ribe llerebbe ad ogni in ten ·ento dello Stato. Ora le ferro,·ie, i po rti, le strade non reddi ti1.ie no i dobbia mo ,incora fade in Italia. Q uan do lo Stato cos t ruisce - se costrui · sce ! - col denaro di tutta la naz.ione un a fer • ro,·ia passit·a in Basilicat a, o in Sarde gn a, o in Sici lia, com pie un' im presa non di spec u• lazione cap italis tica. m a di interesse morale naz ionale. I.o S1:1to im pone alle regioni pili ricche -- quand o la im pone 1 - un a spesa 11011 rtdd ili\ia per socc orrer e le reg ioni più p overe a costrui :e una ferro \'ia, che da sè esse non potreb bero costruir e, ch e per molti ann i non coprirà le spese d' im pianto e d 'e – sercizio, ma che a h.:ngo andare sarà utile all a nazione , perchè strappe rà all' iso lamento ba rbaric o una de lle sue parti, intensifiche rà il progress o eco nomico di questa parte, ren– der;\ pili omoge nee e me no squilibrat e le cond izion i mate riali e morali di tutte le pa rti della na~ione. Ora di ferr ovie, d i porti, di strade no,, rtddili{'·e, che dob biamo cost ruire per do\'ere di soli darietà naz ionale, ne abbiamo anco ra a centin aia eda m igliaia in Italia .Og ni oper a pub: bli ca non redditi zia, che costruirem o a spese della nazion e in Tripolit ania , sarà util e forse ai berbe ri della colonia , m a rappre sent erà tanto capitale sollr allo alle opere pubb liche necessarie all'It alia. Il nostro sentimento di solidarie/il nati o• 11ale 110 11 oltrepassa i confini della nostra pa• /ria t i bisogni della noslr " stirpe. /11/endia- 1110 lasr.i'are fu i/a ai 11a\io11a/isli la sto/la gi'oia di amar&pi;, i btrbtri di Tripoli cht i loro J ,·a• te/li il' Italia. li de naro de ll' Italia deve ser\' ire all'Ita lia. E finchè a tutti i bisogni d' Italia non sia pro,·vedut o largame nte co me si co m·iene , non si deve spendere un sol do solo per do· tare, a spese de llo Stato, in perdila, la nuova colon ia di quelle opere pubbliche, le 4uali sca rseggi3no tutt ora nelle region i più di sgra– ziate dell'It alia. Ecco lo qu a, du nque, un punto di que llo che dovrebb' essere il progra mm a pratico della democrazia di fronte ali' im presa Ji T ripoli, se in Itali a 3\'essim o davve ro un a de mo– crazia. A:bbandonare la pro testa steril e e vana contro una gue rra, da cui oram fi non ab• biam o modo di rit rarci e ad evitar la quale la de mocrazia non ha fatto nulla qu ando era il tem po di fare. Esige re, risolutam ente e for– temente, che la occupaz iC'lne m ilitare si limi ti per ora all a costa, e che nessuna spes a si faccia per la nU0\'a col on ia, la qu ale non sia ri– chiesta dalle necess ità della imme diata occu– pazione militar e. Sforz arsi di ridurre cosl al m inimo il dan no, che dalla imp resa di Tr i• po li non può non venir e alla econ om ia na– zionale. Iniziare al pi ù presto un 'az ione di propaganda sistem ati ca per mezzo della stam • pa quotidiana e ~ettim anale e per mez zo delle o rga nizzazion i politiche ed econom iche della demo crazia, all o sco po di prepara re il pae se a res ister e consapevolm ente e tenace– mente alle propos te di grandio se e pazze e ste– ri li spese per op ere pubbliche, che il Go ,•ern o

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