Una città - anno VI - n. 48 - marzo 1996

sono, secondo nuove esigenze, che non sono più quelle del passato. Ora, mi sembra che il Pds sia ricaduto pesantemente dentro questo partitismo, cioè nell'idea per cui è il partito a decidere. Io sono convinto che non ce la farà nessuno, né il Pds né Fini o Berlusconi, a ristabilire il controllo partitico. E' una situazione molto interessante questa, vedendola un po' senza la passionalità immediata: in tre anni abbiamo avuto tre governi, in cui il Presidente del Consiglio non poteva avere la tessera di un partito in tasca. Fra poco per diventare sindaco o presidente di regione o per avere un qualunque posto di governo si dovrà essere un indipendente, o uno del quale, pur avendo la tessera di un partito, si possa dire: ''Ma, è uno indipendente. pensa con la sua testa''. Questo è un fenomeno singolare e fortemente positivo. Quando si vede come la politica si presenta alla televisione, nei giornali. nei dibattiti tra i leader si è tentati di dire: "D'accordo. questo è uno spettacolo, una forma di intrattenimento". Si è tentati di pensare che la politica stia proprio finendo. Ma io ho l'impressione che la politica stia cambiando casa. che stia andando altrove e che il vero problema politico sia cercare dove la politica sia andata a cacciarsi. La mia impressione è che si possa trovare: io la cercherei in due angoli dell'edificio. Innanzitutto. la cercherei tra gli indipendenti, e poi fra i sindaci, non solo dei grandi centri, ma anche dei medi e picco Iicomuni. Quando pari i con un sindaco eletto direttamente dal popolo. vedi che non solo ci sono problemi nuovi, ma lui ti dice: ·'La politica non è quella che pensavo. è un 'altra cosa". Erano abituati. quando c'era una difficoltà. a cercare la mediazione: "Vado al partito e quello negozia con gli altri, tu mi dai questo, io ti ciòquello''. Adesso no. il sindaco deve rispondere. e si sente angosciato, ma anche lusingato. Ho l'impressione che si stia creando una nuova classe dirigente. formata dai sindaci che stanno facendo esperienza di una mentalità politica che sta cambiando. Questo riguarda anche i sindaci di destra. Quando c'è stata) 'alluvione in Piemonte, si sono visti sindaci cli destra e di sinistra, soprattutto nei piccoli paesi, che sono andati con la vanga a togliere il fango, perché il sindaco doveva fare quello che facevano gli altri. E· un 'ipotesi, forse la politica può essere cercata lì. Non ti sembra che la sinistra abbia assunto troppo spesso un volto giudiziario? Attenzione, però, a una sinistra garantista a senso unico. lo su questo punto sono abbastanza rigido. Avete mai visto un giornale che racconti com'è il destino del bambino di un magistrato assassinato da terroristi? Ho parlato con la moglie di un uomo ucciso dai terroristi, che mi ha detto: "Tu vedi i giornali pieni di interviste ai terroristi, ma nessuno si è mai occupato di cosa vuol dire per un bambino vedere il padre ucciso sotto i suoi occhi''. Il garantismo per me deve esserci per i carnefici, ma anche per le vittime. Invece, sapete cosa c ·è veramente? Che le vittime non vengono riconosciute né da quelli che le hanno ammazzate né dallo stato né dall'opinione pubblica. La vittima non c'è più. E questo è un aspetto molto grave. Può darsi che io sia un vecchio azionista di quelli del rigore statale, ma non riesco ad accettare che non si riconoscano le vittime del terrorismo. E' la stessa cosa per cui non vengono riconosciute nella storia le vittime di Auschwitz, dello Shoah. L'altro giorno, quando il Ministro della Difesa Corcione ha fatta una brevissima dichiarazione in Parlamento in cui riconosceva che abbiamo usato i gas in Etiopia mi sono detto: "Finalmente, per una volta!". Tutta la gente che è stata ammazzata. decine di migliaia di persone, viene riconosciuta. Cinquant'anni sono passati, perché noi riconoscessimo i ·esistenza cli quelle vittime. Tu insisti molto sul tema dei doveri e della responsabilità. Va in questo senso anche la tua proposta di un servizio civile obbligatorio? Quella proposta voleva costituire una rottura della cultura egoista. lo ho l'impressione che bisogna trora egoistica, egocentristica, particolare. L'idea che lo stato deve chiedere qualcosa mi pareva un elemento propositivo, che metteva in moto, per lo meno, il senso di avere dei debiti verso qualcuno: non pensare che non si hanno debiti con nessuno. ecco. Insomma. pensavo moltissimo al problema di una rottura a livello cul!urale dei rapporti tra la collettività e il cittadino. Per anni si è parlato solo dei diritti ciel cittadino. devo dire con mia molta noia. Io continuavo a dire nelle riunioni sindacali: ''Va bene i diritti, ma, ci sono anche i doveri". I diritti non sono delle rivendicazioni verso un serbatoio che sta in alto da cui tutti possono attingere, i diritti sono diritti nei confronti di altri e quindi sono anche doveri verso gli altri. Questa idea dell 'introcluzione di un elemento di dovere mi pare molto importante. Per concludere, torniamo al Partito d'Azione. Perché si è sciolto? GalanteGarroneaffermache una parte dei dirigenti e dei militanti, non avendo una predisposizione alla vita politica, finitaquell'esperienza, se ne è tornata a casa... Una delle ragioni è proprio questa. Però, vorrei chiarire anche questo aspetto. Perché mai se ne andarono a casa dopo aver fatto la guerra? Perché loro davano alla guerra un certo significato. La Resistenza è B I 611 Of ecaellC3u1 no stata una guerra diversa dalle altre, perché era senza coscrizione, era una guerra tutta di volontari, implicava una determinata scelta. Che senso gli azionisti hanno dato a questa scelta? A mio avviso pensavano che bisognasse risvegliare il popolo da una lunga sonnolenza e che lo si poteva fare solo dando l'esempio. Questi due elementi -il risveglio popolare e il dare I'esempio- erano molto forti ed erano legati al posto che la nazione ricopriva nella cultura azionista, un posto enorme secondo me. Ricordo ciò che pensavo e scrivevo in quei giorni. dopo I'8 settembre, e quello che pensava chi era intorno a me: era l'idea che l'Italia era stata cancellata come entità politica dai fascisti. 1 fascisti avevano cancellato la nazione e il compito che ci veniva dato dalla storia era di risollevarla con un segno opposto a quello che si era affermato con il fascismo: invece che autoritaria doveva essere democratica, invece che elitaria come la prefascista. doveva essere basala sulla partecipazione popolare. Quando la guerra finì, molti azionisti ebbero la sensazione che il passato fosse come sprofondato, che ricominciasse una sorta di normalità, per cui se ne anelarono a casa. lo aggiungo anche: perché loro hanno sentito che la realtà era diversa da come l'avevano immaginata ed erano subentrati la delusione e il rimpianto. Ma è vero che tanti avevano fatto il Partito cl' Azione come si fa la guerra: finita la battaglia, si torna a casa. Alcuni di noi, invece, hanno continuato. Credo, però, che le ragioni per cui il partito è finito siano più ampie. Il partito è finito perché l'Italia si è data un ordinamento politico fondato sui partiti di massa, ali 'interno del quale il Partito cl' Azione non aveva alcun senso. Se vi fossero state una destra e una sinistra come prospettiva di governo nel 1946, o anche nel '44, il Partito d'Azione sarebbe stato chiamato a essere la garanzia occidentale, democratica, di uno schieramento di sinistra. Nel momento in cui, invece. i partiti cli sinistra scelsero, per molte ragioni, l'alleanza con il ceto medio attraverso la Democrazia Cristiana, il Partito cl'Azione non aveva più ragion cl ·essere. Togliatti poteva continuare a dire: "Occupatevi del ceto medio". ma il ceto medio era già occupato! Lui, con l'angosciosa preoccupazione del l'isolamento del la classe operaia, aveva già fatto i suoi accordi precisi con i rappresentanti del ceto medio, con la Democrazia Cristiana. Il Partitoci' Azione aveva. poi. un 'altra idea di ordinamento politico: un ordinamento federalista e autonomista nel quale il ruolo dei partiti non aveva una sua collocazione. Però, questa idea è stata sconfitta subito. Anche questo è molto interessante: nell'Italia del 1944-45, soprattutto durante il governo Parri, ossia il governo presieduto dal leader degli azionisti, la soluzione parlamentare di tipo classico è emersa quasi subito, a scapito di quella autonomistica e anche di quella presidenziali sta ma legata alle autonomie e al federalismo cara a Valiani e Calamandrei. E' emersa spontaneamente, come se fosse sospinta in avanti dal fascismo che stava cadendo. Ci sono cose a mio giudizio ancora adesso sorprendenti: nel '43, nel cosiddetto periodo badogliano, fra la defenestrazione di Mussolini e l'arrivo delle forze armate tedesche, ci sono stati 45 giorni di transizione in cui il governo dello stato era monarchico, militarista, autoritario come prima, senza, però. le camicie nere di Mussolini. Basti pensare che il Capo di Stato Maggiore Roatta faceva sparare sugli operai e che i morti fra gli operai in quei 45 giorni furono più numerosi di quelli provocati in vent'anni da Mussolini. Ebbene, proprio in quei pochi giorni in cui continuava, appunto, l'azione dello stato autoritario, le organizzazioni sindacali sono state consegnate dal governo a tre persone: un comunista, un democristiano, un socialiUNA CITTA' sta. Loro hanno fatto l'unità sindacale! Badoglio ha fatto concordare da questi commissari sindacali con la Confindustria il riconoscimento delle commissioni interne di fabbrica, ossia dell'autonomia contrattuale nei luoghi di lavoro, grazie all'accordo De Michelis-Buozzi del 2 settembre '43. Praticamente Badoglio trattava, pur non riconoscendolo formalmente, con il Comitato dei partiti antifascisti, che diventerà il futuro Cln, embrione della Costituente. In breve, la democrazia nelle sue forme più classiche è riemersa dal magma del '43 in modo nettissimo, e il lavoro della Costituente diventava ovvio. A quel punto il Partito d'Azione ... E oggi? Tutta la democrazia come l'abbiamo costruita noi, oggi rivela vuoti molto seri: scienza e tecnica ci danno poteri inusitati sulle generazioni future e anche sui lontani, quelli che non sono presenti, che non votano. Trovare il modo di dare alla politica un senso più ampio, che risponda anche a quelli che non ci sono, non solo alle facce visibili che ti si impongono con la loro sofferenza, ma anche ali' infinità di facce invisibili che non si vedono, è un compito terribile. Su questo punto la sinistra è inadempiente. -

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