Una città - anno VI - n. 48 - marzo 1996

prirsi. Se l'insegnante si sente un già obsoleto nel '96! po' impreparato, teme che certe Ma pensiamo anche agli insegnalacune si evidenzino non solo di menti tradizionali, per esempio linfronte ai colleghi, e questo è ancora gua italiana: vent'anni fa l 'insepoco, ma anche coram populo, per- gnamento della lingua italiana era ché a un certo punto subentra il simile all'insegnamento impartito rapporto con le famiglie degli alun- nell'Ottocento, un insegnamento ni. E difatti la maggior parte delle puramente grammaticale di unostitensioni, delle conflittualità che le codificato. Oggi nessun linguiscoppiano si gioca proprio su que- sta accetta più questa teoria, oggi sta divaricazione che si crea, sul non si parla più di monolingua, ma fatto per esempio che nell'ambito di plurilingua,edifatti i programmi di un modulo, di un gruppo di tre- della scuola elementare sono agquattro insegnanti, si percepisce giornali nel senso di una pluralità subito che uno o due sono a un di codici, stili e registri linguistici. livello superiore. mentre gli altri E' una cultura, quella attuale, casono più dequalificati. Nel momen- ratterizzata dalla pluralità, dalla to in cui questo diventa trasparente complessità, non dalla staticità, ai genitori e i genitori dimostrano dalla semplicità. dalla linearità, per di apprezzare di più gli insegnanti cui un modello didattico centrato A e B, anziché gli insegnanti Ce D, sull'insegnante unico con un corecco che si scatena subito una con- pus di competenze cri stai Iizzato, flittualità, si attivano delle dinami- ingessato, consolidato e necessache, impreviste inizialmente, che riamente limitato. appartiene a hannouneffettodirompenteall'in- un'impostazione di mezzo secolo terno del gruppo dei docenti e an- fa, non può essere adeguato oggi né che nel rapporto con gli alunni, tantomeno può preparare le geneperché, allora, scattano meccani- razioni del 2000. smi di accaparramento della sim- Oltretutto, come sarebbe possibile patia reciproca, della benevolenza, pensare di affidare a un solo insedella stima. Nel momento in cui la gnante tutto il curricolo della scuoporta del l'aula si apre, l'insegnante la elementare, dalla lingua stranienon è più l'unico gestore dellaclas- ra alla matematica, dalle scienze se, del programma, del tempo sco- alla storia, dall'educazione artistilastico degli alunni, della valuta- ca alla ginnastica, per cinque anni? zione. Ora si sente giudicato, men- Non è pensabile. Quale genio cuitre prima era giudice. turale e didattico è in grado di imSe dovesse essere ammesso il re- partire a degli alunni dai sei agli ferendum di Pannella, cosa sue- undici anni un insegnamento articederà secondo te? colato su questa gamma culturale? Sonoconvintissimoche lastragran- Nessuno! A meno che chi sostiene de maggioranza degli italiani lo il maestro unico non abbia in mente voterà: non solo quasi tutti gli inse- un altro modello di scuola, quello, gnanti, ma anche gran parte delle cioè,chevienechiamatoilmodello famiglie, perché la stragrande mag- fondamentalista, ossia una scuola gioranza dei genitori ha visto con ridotta ai minimi termini, all'esgrande perplessità questa riforma. senziale, capace di offrire quello Il genitore dell'alunno, che manda che una volta si diceva "leggere, il bambino a scuola oggi, ricorda la scrivere e far di conto". Ma se quepropria esperienza scolastica, ri- sto poteva funzionare un tempo, corda la sua maestra, il suo mae- quando non c'era tv, c'erano pochi stro, nel bene e nel male, quindi ha giornali, pochi libri. la scuola era la in mente quel modello, che era un principaleagenziaculturaleequinmodello compatto, basato sulla di quasi tutto quello che il giovane cosiddetta regola delle cinque uni- imparava, lo imparava a scuola, tà: un maestro. una classe, un pro- oggi non è più possibile. Oggi il gramma, un orario, un 'aula. Un bambino a tre anni, prima ancora di modello strutturato al singolare, che andare a scuola, è stato spettatore per questo ha tenuto tanto tempo: della televisione. sa più cose di un se ci sono delle pecche, rimangono ragazzino di 15 anni fa. chiuse in quell'ambito, non è che A ben vedere ci sono due schierascoppino fuori. Nel momento in menti. C'è chi dice che la scuola cui questo modello al singolare vie- deve farsi carico di problemi cultune sostituito da un modello al plu- rali e formativi sempre più comraie, ecco che affiorano tutte le plessi, perché sempre più complesdifficoltà che dicevamo prima. sa è la società in cui viviamo, quinOra, il genitore dell'alunno vede di non bastano i programmi tradiche il bambino non ha una maestra, zionali di insegnamento per corrima tre o quattro. Questo già lo spendere ai bisogni odierni, ma ci mette in allarme, poi va a parlare deve essere, per esempio, l'educacon le maestre del figlio e si trova di zione alla salute o l'educazione alfronte a persone completamente di- l'ambiente, la prevenzione alle tosverse che gli dicono cose diverse, sicodipendenze, quindi più tempo perché magari queste insegnanti alla scuola, prolungamento cieli' obnon si sono confrontate fra loro bligo scolastico, più anni a scuola prima. per tutti. Tutto ciò aumenta il suo disorien- Poi, diametralmente opposta, c'è tamento. Intendiamoci, se per una l'altra impostazione che dice: "La situazione fortunata sono tre-quat- scuola deve ridursi. restringersi, tro maestre capaci. abili. ci saranno fare qualche passo indietro. Tutti queste perplessità, ma grossi pro- questi compiti nuovi non è che non blemi non scoppiano. Se disgrazia siano importanti, ma devono essevuole che uno o due di queste ma- re affidati ad altre agenzie formatiestre lascino un po' a desiderare, ve:leassociazioniculturali,lachieallora questo genitore non accetta sa. le famiglie, il comune, gli scout, la situazione, sente in pericolo l 'ap- ecc. La scuola come scuola deve prendimento, lo stesso benessere impegnare per meno ore, con proscolastico del bambino. Oggi come grammi più ridotti, più essenzializoggi, ho la certezza non dico asso- zati.". Iuta, ma molto fondata, che la stra- Allora, l'idea del maestro unico va grande maggioranza dei genitori di in questa direzione, risponde alfronte all'alternativa: "Vuoi il mo- l'idea di una scuola semplificata, dulo dei tre maestri o la maestra ridotta ali' osso, basata su un rapunica?", sceglierebbe sicuramente porto formativo e interpersonale la maestra unica. caratterizzato da una presenza uniSecondo te, questo possibile ri- taria, sfrondata da questi insegnatorno alla tradizione sarebbe as- menti aggiuntivi che si sono andati solutamente negativo? Oppure, sovrapponendo nel corso degli anni. visto il "materiale umano" costi- Se si pensa al maestro unico, si tuito dal corpo insegnante, sa- deve pensare a un ridimensionarebbe di per sé accettabile? mento della funzione della scuola, Comprensibile sì, visto il dato di a ridisegnare tulto quello che può fallo. Però, accettabile direi di no. essere un sistema formativo nazioRitornare al modello tradizionale nale riducendolo nei compiti, nei sarebbe un impoverimento. La tempi, nelle risorse. Perché c'è anmaestra unica poteva andare bene che un problema di risorse. Quante negli anni 50, quando il livello di risorse il paese deve destinare alistruzione generale era molto più l'istruzione? E' chiaro che se io basso di quello attuale. Oggi gli concepisco il sistema formativo sviluppi della conoscenza, soprat- scolastico in termini riduttivi, allotutto in campo scientifico, hanno ra taglio. E, difatti, una delle critiuna rapidità incredibile: negli anni che che viene rivolta al modulo è tra il '50 e il '70, per dire, c'è stato quella di aver moltiplicato il numeun certo progresso, però sostan- rodegli insegnanti.malgrado siano zialmente quello che uno sapeva diminuiti gli alunni. "Come mai nel '50 andava bene anche nel '60. questa contraddizione? Meglio sa- Bi oggi•oet9Caa n<3 51 h Oe E3f 811Conanti. così avremmo risparmiato sul bilancio dello stato 1 ". Ma questa è una critica che sta in piedi solo se si ha una concezione riduttiva del sistema scolastico: ·'Bastano 15-20 ore settimanali di scuola per il bambino, sfrondiamo il programma di molto. lo riduciamo a poche cose fondamentali e collochiamo un maestro unico nel1'aula". Allora sì che puoi risparmiare e ridurre la spesa pubblica. dalle 7 ,30 alle 18 è l'orario milanese ideale Ora, a parte ogni altra valutazione, non c'è dubbio che questa impostazione finisce per penalizzare i ceti svantaggiati. Il ragazzino che arriva a scuola senza stimoli culturali ricevuti nell'ambito della famiglia, la maggior parte di quello che impara lo impara a scuola; se io gli riduco l'opportunità formai iva scolastica, impara quel poco, torna a casa, non ha altri stimoli e con quello rimane. Il ragazzino che invece viene da una famiglia culturalmente avvantaggiata, ricca di stimoli, riceve quello stesso pacchetto forn1ativo a scuola, ma poi a casa questo è integrato da diecimila corsi che moltiplicano le sue risorse: di scherma, di ginnastica, di piano, e via dicendo. Certamente, la scuola è uguale per tutti, ma chi parte da una situazione svantaggiata, se l'offerta formativa scolastica è modesta, da lì non si sposta. Un'insegnante di scuola tecnica ci diceva che addirittura erano i suoi studenti a chiedere il tempo pieno, perché altrimenti l'unico passatempo era stare davanti alla televisione in case vuote ... lo ho un'esperienza in due province, Milano e Como, e qui si vedono come i fattori ambientali giochino in modo determinante. Difatti, la reazione della popolazione all'offerta di tempo scolastico è diametralmente opposta. A Milano-città il tempo scuola non basta mai, non basta nemmeno il tempo pieno, perché alle 40 ore settimanali di tempo pieno scolastico si aggiungono le attività di pre-scuola e i cosiddetti giochi serali post-scuola gestiti dal Comune. Ci sono bambini che arrivano a scuola alle 7 .30 del mattino, accompagnati dai genitori: dalle 7 .30 alle 8.30 hanno pre-scuola, alle 8.30 comincia la scuola fino alle 12.30, poi dalle 12.30 alle 13.30 c'è la mensa scolastica, poi un'ora di ricreazione, alle 14.30 ricomincia la scuola fino alle 16.30, alle 16.30 termina la scuola e subito incominciano i giochi serali che vanno fino alle 18.30. Quindi, i bambini arrivano a scuola alle 7.30 del mattino e ne escono attorno alle 18.00. Questo riflette perfettamente il tessuto sociologico urbano di una città come Milano: la famiglia giovane, che vive in un appartamento, in cui entrambi i genitori lavorano, con un solo figlio, in cui non ci sono più né il nonno né la nonna che si possano prendere cura del bambino. Alle 7 .30 devono avere già col locato iI figlio presso la scuola e fino alle 18.00-18.30 non hanno nessuno cui affidarlo. L'alternativa quale sarebbe? Che il bambino stia in mezzo alla strada: possiamo immaginarci un bambino di sette anni che esce da scuola, va a casa, accende il fornello, cucina, si mette a vedere la tv? No, starebbe in mezzo a una strada in una città come Milano. Quindi, in una realtà metropolitana la moltiplicazione del tempo scolastico è legata soprattutto a esigenze di ordine assistenziale, sociale. Paradossalmente, la riforma del modulo a Milano è stata vista come fumo negli occhi perché il modulo implica solo due rientri pomeridiani. Ecco perché a Milano la soluzione del tempo pieno è prevalente -il 70% delle classi è a tempo pieno-, e addirittura non basta, perché le richieste superano sempre la disponibilità di posti. In altre realtà, invece, per esempio Como, ma non tanto la città di Como, quanto la provincia, avviene il contrario. Lì esiste ancora un nucleo patriarcale: c'è la nonna, c'è il nonno, ci sono gli zii che abitano vicino, non c'è nessuna esigenza che il bambino stia a scuola tutto il giorno, anzi, è preferibile che rimanga a scuola soltanto la manina. In quelle realtà, addirittura, i direttori delle scuole hanno dovuto quasi scontrarsi con i genitori per convincerli a mandare i figli un pomeriggio a settimana a scuola, per due ore, per l'inglese. I genitori avrebbero preferito non mandarli mai al pomeriggio. Quindi siamo addirittura in una situazione diametralmente opposta: qui a Milano il tempo scolastico non basta mai, in altre realtà agricole o di montagna il tempo scolastico è sempre troppo. - UNA CITTA' I I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==