Una città - anno IV - n. 33 - giugno 1994

stai dicendo e la discussione sulla privatizzazione della scuola? Questo dibattito su scuola pubblica e scuola privata è una gigantesca occasione perduta, anzi è già un gigantesco peso negativo. Intanto c'è una certa confusione terminologica e allora è bene correre il rischio del l'ovvietà e ricordarsi che la scuola è solo una parte dell'educazione e delr istruzione, perché in ballo c'è non solo la scuola, ma l'educazione e l'istruzione del le giovani generazioni. Quando la Ombretta Fumagalli e i suoi amici dicono che vogliono il diritto di istruire i loro figli come vogliono loro. non stanno discutendo di scuola privata o scuola pubblica. ma stanno mettendo in discu sione il diritto umano del bambino. Perché quello che lei dice è che, rispetto ali' educazione, deve vigere ancora il principio del pater familias -per dirla in soldoni: finché era vivo il padre. ogni figlio era incapace di stipulare contratti a qualunque età- ' così oggi si pretende di considerare il bambino incapace di scegliere e i genitori devono determinare la sua strada. Non a caso l'altra brava signora che ci è stata regalata dal "nuovo", Irene Pivelli, ha detto che i bambini sono "oggetto" di insegnamento. La questione primaria è proprio questa: i bambini sono oggetto o soggetto di insegnamento? Se sono soggetto, come io credo. la scuola privata, intesa come scuola ideologicamente e culturalmente omogenea, è una violazione del diritto umano dei giovani. E il diritto umano dei giovani è il diritto, l'espressione non è mia, alla "mutabilità". Qualsiasi atteggiamento che intenda bloccare precocemente la mutabilità dei giovani è una violazione non dei diritti umani, ma addirittura dei diritti del vivente. Quando venne dal l'America la notizia che si allevavano polli in scatole cubiche per favorirne la macel Iazione s·è gridato, giustamentc, allo scandalo, rivendicando il diritto del pollo a crescere nella forma ''da lui desiderata''. Credo che la scuola privata, culturalmente e ideologicamente omogenea, non sia altro che una scatola in cui pretendere di far crescere il bambino come fosse un pollo! D'altra parte una scuola dove semplicemente ci sia un pluralismo ideologico garantito. nel senso di un· equa ripartizione fra le grandi correnti di pensiero, può essere ancora peggiore della scuola privata, perché invece di un padrone cc ne sono tre. E anche lì, di nuovo, il diritto alla mutabilità non sarebbe rispettato. li bambino è portatore di un progetto, sempre, anche se lui non lo sa, anche se non lo conosce. Quello che sto dicendo non è oggetto di dibattito, perché ciò di cui si discute è chi sia proprietario delle coscienze dei giovani, col risultato che, poste alcune differenze, in realtà c'è grande concordia nel ritenere che tutti possono essere proprietari delle coscienze dei ragazzi. Tutti, tranne i ragazzi. molteplicità sociale e mutabilità giovanile L'infanzia e la gioventù non devono essere protette, ma aiutate acrescere. Devono essere dati loro tutti i mezzi perché possano costruire le proprie scelte già oggi, non domani. I bambini non devono sentire che saranno importanti a diciotto anni, devono sentirsi importanti e utili subito, dall'inizio della loro esistenza. La cosa più bella di essere padre è la felicità di essere superati, vedere un figlio che diventa migliore di te in qualche cosa. A scuola dico spesso ai bambini che loro sono migliori di me e loro mi prendono in giro, ma io sono sincero, perché in loro, nelle cose che fanno,c'èsempreun'impronta, una sfumatura, che non è la mia, che io non potrei avere e che dimostra come loro siano un discorso aperto, che cambia, che cambia loro e anche me, ed è per questo che mi piace tanto il mio lavoro. In sostanza, e banalmente, dobbiamo costruire una scuola che educhi alla diversità, che la valorizzi. Quello che mi interessa non è la molteplicità ideologica, ma la pluralità sociale. Cito un autore che non mi è simpatico, Dc Amicis: "Nel la scuola ci sta il figlio del carabiniere e il figlio del ladro", su questo concordo. E' più ricca, più formativa, più educativa una scuola come la mia dove c'è iI figi io del camorrista, del bottegaio, del disoccupato, dell' impiegato, dove c'è quello che a scuola viene e non viene, quello che a scuola è violento, di qualsiasi scuola culturalmente omogenea. Oggi abbiamo una scuola a finanziamento statale, che non è sinonimo di scuola pubblica, solo in astratto la scuola italiana è una scuola pubblica, cioè aperta a tutti. Nella maggior parte dei casi nella scuola statale non è possibile svilupparequella esperienza di pluralità sociale ed umana fondamentale, molto più della pluralità concettuale dei libri di storia, per l'educazione e la formazione del cittadino. In sostanza sostengo che è importante che la scuola sia pubblica a prescindere dal tipo di finanziamento, che cioè garantisca la molteplicità sociale e non sia ostacolo alla mutabilità giovanile. Adesso il Ministro della Pubblica Istruzione mi ha chiesto di entrare in un gruppo di consulenza sul problema specifico della dispersione scolastica. Da tempo credo di avere maturato delle competenze e delle capacità su temi specifici e quello che mi interessa è metterle al servizio della risoluzione dei problemi. Da dieci anni mi occupo di queste cose e sono, come dire, a disposizione. La giunta Bassolino ha utilizzato il mio lavoro, anche se poco e male; con l'assessore alla P.I. sto collaborando, anche se in modo non ufficiale, quindi in modo anonimo e gratuito, e ora non mi faccio certo problemi a collaborare col ministero se le mie capacità possono essere utili alla risoluzione di un problema. Vedremo se c'è la volontà di risolvere i problemi. Chi sono io lo sanno bene. Proprio stamattina ero con la direttrice della scuola quando è arrivata una telefonata di qualcuno innuente che informava la direttrice sulla mia "pericolosità sociale"; è stato divertente sentirla rispondere che ero appena stato richiesto dal ministero e immaginare la faccia dell'importante interlocutore. Da anni sono in lotta col ministero, cioè contro la politica ufficiale sulla dispersione scolastica, perché io credo che non si tratti di recuperare gli scarti di produzione, ma di cambiare proprio l'organizzazione della produzione perché non ci siano più scarti. Se questa è la linea su cui mi potrò muovere, bene, altrimenti tanti saluti. Si parla di un progetto per fare di Napoli una specie di laboratorio per un nuovo rapporto fra la città e la scuola. Se la cosa è seria non vedo perché non dovrei collaborare. - Al CAMPI FLEGREI SENZA TV Di alpinisti napoletani che passano il loro tempo coi ragazzi. Di uno strano museo di scarti, che si possono toccare e portare a casa, di grotte curative, di scuole di vita. Intervista ai responsabili del Cai di Napoli. Alfonso Piciocchi, presidente, Francesco Lucci, consigliere, Angela Villani, insegnante e socia, ci parlano del Cai di Napoli, un' esperienza inedita di volontariato coi ragazzi dei quartieri difficili della città. gia "sperimentale". A volte, certi pezzi di scarto, che non sono da catalogare, li regaliamo ai ragazzi, e per loro è come se questi pezzi, toccati dagli uomini primitivi, trasmettessero un fluido, e da lì cominciano ad appassionarsi. E' importante che i ragazzi tocchino, Cominciamo con una domanda devono vivere la preistoria se no è come se la porrebbe qualcuno inutile. Bisogna costruire l'ambienche non sta a Napoli: cosa ci fa un te preistorico, costruire una capanalpinista a Napoli? E' vero che na, incendiarla, seppellire qualche un alpinista di Napoli è come un cosa. Ultimamente, mentre i ragazmarinaio di acqua dolce? zi stavano giocando fuori dallagrotA.P. No, non è vero, perché anche ta, sono andato a mettere diversi se collochiamo Napoli come città pezzi, di nascosto, in un grosso di mare, a 50-60 Km abbiamo delle strato di terra, li ho messi secondo montagne bellissime, in Abruzzo e una certa epoca. Poi ho nascosto anche in Campania, oltre a Capri alcuni pezzi che non dovevano stache è una grande palestra di roccia. re lì, che erano fuori luogo, fuori E il Cai di Napoli è una delle sezio- tempo. ni più vecchie d'Italia, fondata nel Ho fatto scavare ai ragazzi, e quan187I. do una ragazza ha trovato il pezzo Fino a pochi anni fa era composta sbagliato io gliel'ho regalato come da persone di un certo livello socia- premio per averlo scoperto. le, un gruppo d'élite. Per tornare alle iniziative del Cai, Dal I982 sono stato eletto presi- negli ultimi anni c'è stata questa dente e da allora ho cercato con intensa attività di tipo culturale e tutte le mie forze di aprire in modo didattico nei confronti delle scuodemocratico la sezione. Se si sono le, che però aveva il limite di non fatti progressi a livello sociale, toccare quelle che sono le fasce molto si deve al gruppo speleologi- giovanili più in difficoltà, più es poco; in questo gruppo c'è tutta un' at- ste al disagio della città. Quindi ci tività di grande socializzazione, di siamo posti il problema se si poteva grande impegno, e le prime espe- fare un'iniziativa specifica rivolta rienze a livello sociale le ho fatte appunto ai quartieri che sono detti proprio attraverso il gruppo speleo, a rischio di cui Napoli è abbastanza avendo a che fare con persone che ricca, per nostra sfortuna. Allora si avevano problemi a livello psico- è costituito, presso la sezione, un logico, anche ex drogati. li fatto di gruppo informale di volontariato stare insieme e di sentirsi responsa- con lo scopo di svolgere degli inbili della vita del compagno è stato terventi sia nelle scuole che nel un modo concreto di socializzazio- territorio, rivolti a dare stimoli, opne della sezione. portunità a questi ragazzi che altriNell'attività speleologica c'è stata menti non le avrebbero mai avute. una diramazione paleontologica e Questo è stato reso possibile anche abbiamo anche allestito un musco, perché da circa tre anni esiste una dando tutto alla Sovrintendenza. legge "per i minori a rischio", conE' un museo un po' strano, perché tro il coinvolgimento dei ragazzi in guarda tutta questa raccolta che va attività criminose. da 700.000 anni a 3.000 anni fa Quindi abbiamo avuto un finanziasotto l'aspetto naturalistico, am- mento e da circa due anni abbiamo bientale e della cultura quotidiana. iniziato questa attività nel rione Mi ha colpito quando sono venu- Traiano, uno dei rioni con forte to con i miei bambini che è uno disagio giovanile anche se non è tra dei pochi musei dove è consenti- quelli più degradati della città. Ora, to, anzi è auspicato toccare. questo intervento è stato soprattut- B "[)l.loteacarcG1 n 0° 11 -alli an cO del territorio per una ragione semplice: perché non avendo noi sufficienti agganci -veniamo da altre zone della città, ma anche da altri contesti socio-culturali - avevamo qualche difficoltà a raggiungere questi minori a rischio. Quindi l'unico referente certo era la scuola. Questa esperienza ha avuto l'aspetto positivo di farci conoscere il problema, di entrare nella situazione del quartiere, quindi di darci un'idea abbastanza profonda delle condizioni dei ragazzi. Per dare un'idea delle proporzioni di questo lavoro, grosso modo quanti ragazzi sono stati coinvolti nelle vostre attività? L'intervento sulle scuole ha coinvolto 4 istituti, in tutto almeno duecento ragazzi, ma non in maniera continuativa. L'intervento si articola in una serie di uscite sul territorio di tipo natural istico oppure di tipo geologico, in una lettura integrata del territorio sotto i vari aspetti. L'intervento sulle scuole, avendo noi ben chiarito che intendevamo svolgere un'attività di tipo ambientale attraverso l'osservazione e la lettura del territorio, era centrato sul l'escursione che si caratterizzava però in modo diverso dalla gita scolastica; infatti l'escursione è sempre integrata con la programmazione scolastica, poi viene preparata nel senso che il percorso viene descritto da un punto di vista geografico, morfologico, storico, ambientale, e poi vengono proiettate diapositive o filmati e vengono anche distribuiti testi. Poi si danno nozioni sull'orientamento, come comportarsi in montagna, sul modo di camminare; in sostanza sul comportamento in un ambiente non abituale. Dopo c'è il momento di socializzazione perché appunto si cerca di creare l'opportunità di mettere in relazione sia i ragazzi sia gli insegnanti in modo diverso, in quanto vivono in un ambiente diverso da quello solito della scuola, del quartiere, ccc. Questo facilita molto i rapporti. le relazioni e la comunicazione tra i ragazzi e gli adulti. Qual è la reazione dei ragazzi e degli insegnanti? A. V. E' interessante ma abbastanza scontato il risultato, molto positivo, sul piano dell'apprendimento disciplinare, diciamo della conoscenza delle materie, però l'obiettivo di tutto questo non è solo insegnare meglio le scienze, l'obiettivo principale è l'educazione, la socializzazione dell'azione. A proposito di questo voglio dire che in effetti quello che dovrebbe funzionare è la scuola, perché quando andiamo a fare solo azione di volontariato c'è il grosso problema della ricaduta educativa, che non credo si riesca ad ottenere con sette, otto, dieci incontri. C'è bisogno di una continuità di discorso educativo che solo una scuola può fare perché ha a disposizione i ragazzi per tre anni almeno. Vale la pena comunque insistere con le scuole, nonostante i limiti e i problemi burocratici, perché i ragazzi che sono venuti hanno mostrato un entusiasmo senza fine. Siccome io sono convinta che il problema educativo, il problema di apprendimento del ragazzo è soprattutto un problema di ordine affettivo, cioè i ragazzi hanno delle barriere affettive ali' apprendimento, se non rimuoviamo queste barriere, se non spianiamo la strada, e non creiamo un rapporto diverso insegnante/allievo -e l'uscita permette perfettamente questo rapporto diverso- è inutile insistere con frustranti interventi di recupero con i cosiddetti individualizzati, che significa che l'insegnante si mette un ragazzino vicino e lo tortura da vicino, no? Significa questo. Si dice, e mi pare molto comodo, che è tutta colpa della televisione. Ti chiedo: le ragazzine di Non è la Rai sono la causa o l'effetto del vuoto affettivo dei ragazzi? Ma probabilmente si ritrovano incanalati così, neanche si chiedono che cosa devono fare, si lasciano andare nell'apatia ... Cioè, in parole povere, quando vanno in giro nei Campi Flegrei non hanno nostalgia della tv... Assolutamente no. Allora non sono così vuoti come si dice? Tu sai che abbiamo perso le elezioni per colpa di Non è la Rai, secondo i politici, io dico che la colpa è di chi non porta i ragazzi in giro e di chi non sta con i ragazzi, e non stando con i ragazzi, loro stanno con la sorella Tv ... Una costante degli studenti in tutte le uscite è lo schizzare, cioè praticamente io ho visto che questi ragazzi sono talmente compressi che nonostante la preparazione, nonostante venga detto come devono comportarsi, alla prima uscita si verifica lo schizza dal pullman, come delle molle compresse si disperdono nell'ambiente naturale, e sono sempre felicissimi, e al momento di tornare a casa, tutti dicono: "di già?". Non c'è il rischio che facendo tutte queste cose si perda la ragione sociale originaria del Club Alpino Italiano? Il Cai non farà più alpinismo? F.L. E perché? La montagna è un bene di tutti, è un fatto sociale, non è un fatto di élite; bisogna dare la montagna a tutti, anche a quelli che non hanno il piacere di vederla, di conoscerla e di studiarla. E quindi diciamo che la montagna è sempre e comunque il centro, questi sono mezzi per avvicinare più persone alla montagna. Ma forse è un guaio avvicinare tutta questa gente alla montagna perché la rovinano ... Dobbiamo insegnare come andare in montagna. Non la rovinano se ci vanno con un altro tipo di approccio, con un altro tipo di educazione, e poi, innanzitutto, se attraverso tutta questa opera di sensibilizzazione, di conoscenza, di cambiamento del modo di pensare, si riesce a ribaltare il concetto tradizionale consumistico che poi è un concetto molto radicato che si materializza con una serie di modi di avvicinarsi alla montagna che sono distruttivi: pensiamo alle seconde case, pensiamo agli impianti di risalita, pensiamo alle strade inutili che sono state fatte in montagna per decenni ... adesso se si passa invece dall'approccio di tipo consumistico a un approccio di tipo naturalistico, quindi di conoscenza, di rispetto dell'ambiente, di fruizione del bene, e non di consumo, il discorso cambia completamente. Certo che questo è un processo lentissimo perché dietro l'utilizzo della montagna come è stato fatto finora ci sono dei grossissimi interessi di tipo addirittura industriale, perché lo sci è un'industria, le seconde case sono un'altra industria, e c'è speculazione e quindi degenerazione. Avele mai riflettuto sul fatto che i preadolescenti e gli adolescenti hanno un bisogno proprio fisiologico, naturale, non so come chiamarlo, di fare qualche prova di ardimento? In chi vive a contatto con la natura la prova di ardimento in generale è una prova di tipo naturalistico, mentre invece in città, la prova di ardimento è fare alzare il motorino, ma può essere andare a provocare la banda avversaria, andare a fare lo scontro con uno più grosso, ecc... Abbiamo notato che questi ragazzi, più che mettersi da parte, ridimensionano molto se stessi, fanno fatica ad accettarsi perché poi in fondo è l'insicurezza che li muove in questo senso. Per esempio in grotta hanno paura... La grotta è una grande scuola di vita, è curativa, è terapeutica. Quindi l'immagine di questi ragazzi piuttosto violenti, aggressivi, però anche simpatici perché se la sanno sbrigare, in realtà in una situazione in cui veramente devi contare solo sulle tue forze, sulle tue capacità, svanisce e si vede che questo ragazzo è meno sveglio di quello che sembra ... Esce l'insicurezza, c'è una fortissima mancanza di sicurezza proprio dovuta alle situazioni di precarietà sia ambientale che familiare, questo è chiarissimo; gli atteggiamenti provocatori non sono altro che manifestazioni della loro insicurezza. Sul piano delle relazioni queste esperienze sono indubbiamente significati ve. - UNA CITTA' 7

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