Una città - anno III - n. 24 - luglio 1993

devono fare una dichiarazione dicendo che l'Italia riconosce nella carta dell'ONU e nelle convenzioni giuridiche internazionali dei diritti umani, che sono un prodotto della carta ONU, la suprema legge regolatrice dei rapporti internazionali e quindi l'Italia applichi l'art. 11 della Costituzione non in ossequio della legge del più forte e quindi dell'arbitrio anche nell'interpretazione delle leggi internazionali, ma in ossequio alle norme supreme sui diritti umani e quindi in ossequio dell'autorità soprannazionale dell'ONU. gli Usa stanno condizionando tutto l'Onu Io credo che l'opinione pubblica italiana dev'essere messa di fronte a dei dati precisi, va illustrato all'opinione pubblica il contenuto della carta ONU, quali sono i termini, le coordinate della sicurezza collettiva così come proposte dalla carta ONU. In questo momento insomma possiamo imbucare la direzione giusta, la migliore, oppure la direzione peggiore. Attualmente siamo in un pasticcio, in una melma e quindi ripeto che è molto importante la delucidazione di principi, di concetti, di norme giuridiche quali ritroviamo nella carta ONU e nelle convenzioni giuridiche sui diritti Umani. Dunque una riforma dell'ONU é necessaria o sarebbe sufficiente applicare l'attuale carta ? Io credo che la carta nel suo insieme resti valida, in particolare per quanto concerne il sistema di sicurezza, a parte qualche necessario ritocco. La carta va letta alla luce della storia e sulla base delle convenzioni sui diritti umani che sono la prima parte di una costituzione mondiale. L'ONU ha bisogno in questo momento di democratizzazione al suo interno, cioè se la carta viene applicata fino in fondo e quindi l'ONU dispone della sua forza autonoma di dissuasione e di sicurezza su scala planetaria, dovrà essere più legittimata e dovrà essere più partecipata politicamente. Questo significa che alcuni organi ONU devono essere legittimati direttamentedai popoli, quindi per l'ONU si pone il problema del deficit democratico come lo si pone nei confronti della Comunità Europea la quale si è data un Parlamento che però ancora non ha i poteri che un' assemblea legislativa eletta dai popoli deve avere. li problema del deficit democratico dell'ONU si pone ancora con una maggiore urgenza perché l'ONU non decide soltanto il prezzo dei ravanelli o delle zucchine, l'ONU decide anche l'impiego della forza militare. Quindi l'idea di un parlamento ONU direttamente eletto dai popoli dei vari paesi membri non è un'idea utopica, ma è un progetto politico che ha già delle formulazioni propositive. Poi bisogna rendere più efficace e più libera la partecipazione, al l'interno dei processi decisionali ONU, delle Organizzazioni Non Governative che hanno struttura internazionale. In questo momento 831 di queste ONG internazionali hanno un minimo di riconoscimento anche a livello ONU, ma hanno anche tanti limiti nel loro modo di agire all'interno dell'ambito ONU. Tra le più importanti fra queste ONG ricordiamo Amnesty International, Pax Christy International, la Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, etc. Queste possono assicurare una valida forma di partecipazione politica e popolare nelle prese di decisione dell'ONU. Quindi io sto dicendo più potere all'ONU secondo quanto previsto dalla carta e contestualmente democratizzazione della struttura ONU. Un altro problema fondamentale è quello che si è già detto e cioè che l'ONU non dispone dello strumento per esercitare il potere che gli è conferito dalla carta, è cioè un minore sotto tutela e quindi prendersela con l'ONU e dire che l'ONU fa male e pasticcia e che potrebbe far di più, ha poco senso perché l'ONU non è in grado di realizzarsi secondo la sua identità. Bisogna dunque prendersela con gli Stati. Perché ilGoverno Italiano non comincia a realizzare l'art. 43? Sono dunque gli Stati che secondo interessi contingenti agiscono in un modo nel Golfo, in un altro in Somalia, in un altro nei confronti dei Territori Palestinesi occupati, in un altro ancora in Bosnia. Quindi bisogna prendersela con gli Stati che non si decidono a fare il salto di qualità. Dopo la scomparsa del1'URSS, a livello di equilibri, si è rotto tutto: minore sotto tutela prima, minore sotto calcagno adesso, dove il calcagno è quello degli USA. I quali coprono per il 20/23 % le spese ONU essendo così il massimo contribuente finanziario. Gli USA stanno condizionando il funzionamento dell'Organizzazione soprattutto per la materia più delicata cioè la sicurezza. Quindi nel Consiglio di Sicurezza gli Usa riescono a tirarsi dietro gli altri membri permanenti del Consiglio prendendoli per il collo dal punto di vista finanziario. Oggi dunque nel Consiglio di Sicurezza c'è una potenza egemone che condiziona tutto e sono gli USA. In una logica di democratizzazione dell'ONU il Consiglio non può andare avanti così, dev'essere sicuramente ampliato, dev'esserci una partecipazione importante dei paesi del sud del mondo, il potere di veto dev'essere abolito e nel frattempo, in via transitoria dev'essere abolito il potere di veto per ogni decisione riguardante i diritti umani. - PASCOLI E IL· NUOVO ORDINE MONDIALE Di fronte a tanta spietatezza in nome del diritto internazionale (Iraq, Somalia ecc), di fronte a tanto razionale realismo nella repressione giuridica di "incontrollati" flussi migratori (Francia, Germania ecc.), può essere di una certa utilità rileggere una vecchia conferenza di Giovanni Pascoli, un poeta per nulla sovversivo, il cui socialismo sentimentale e stillante lacrime piccolo borghesi è stato, anzi, da molti giudicato come un'involontaria anticipazione della pappa ideologica fascista. Nella conferenza "L 'Avvento" si legge però una piccola bellissima frase: "La giustizia, è detto, non comincia se non dove giunge la pietà". Dal punto di vista del concetto porre la pietà a fondamento della giustizia è una evidente eresia. Anche Pascoli sapeva bene che l'idea occidentale di giustizia è un sublime parto, come egli stesso scrive, della "ragione sola", vale a dire, come ha spiegato Aristotele, della "ragione senza desiderio". Le passioni, si dice, oscurano la ragione, la giustizia deve invece essere oggettiva, dunque, se necessario, anche spietata. Un argomento, questo, ineccepibile, e che costituisce l'orizzonte del tragico conflitto pietà-giustizia che da sempre accompagna l'umanità occidentale. Ma l'ateo Pascoli aveva imparato dal cristianesimo a diffidare di questa ferrea logica ed auspicava, nel suo linguaggio insopportabilmente patetico, una fondazione della giustizia in qualcosa di più grande della sola ragione. Egli diceva: "nel sentimento" epiù precisamente nella pietà. Ai spcialisti rivoluzionari del suo tempo, come ai commentatori marxisti della sua opera, una simile lacrimevole affermazione era sufficiente a far rizzare i capelli sulla testa. Non pietà essi infatti chiedevano, ma giustizia, non era un sentimento di benevolenza e carità nei confronti della loro situazione che desideravano, ma il riconoscimento di un diritto razionale. Chi lotta per la giustizia non pretende pietà per sé ed è disposto a sacrificare anche quella eventualmente suscitata nel suo animo dall'avversario "di classe", cioè "oggettivo". Nel suo "semplicismo filosofico" Pascoli non era molto attrezzato per rispondere a questa obiezione, ma nello scritto in questione egli osserva che l'apologeta di giustizia che dimentichi che il fondamento della giustizia è la pietà in realtà "agisce, combatte, soffre" perché non avvenga ciò che vorrebbe che avvenisse. La pietà non è infatti un sentimento accessorio, un affare privato della coscienza che non deve turbare il giudizio astratto della ragione sillogizzante, ma il terreno fertile sul quale soltanto la giustizia può crescere rigogliosa. Sganciando la pietà dalla giustizia, giustificando la spietatezza, il rivoluzionario, come l'operatore di giustizia in generale, in realtà addirittura compromette l'awento del regno per cui crede di agire. Ciò che egli infatti costruisce è un simulacro, un fiore senza radici. Una giustizia spietata -questa è, dopotutto, la semplice idea di Pascoli, meritevole, soprattutto oggi, di una qualche attenzione- è assoluta ingiustizia perché nega il suo fondamento. Non ha perciò nemmeno senso, continua Pascoli, discutere della legittimità o meno della pena di morte. Non mostrando alcuna pietà per il colpevole, anzi preparando per lui con meticolosa e burocratica cura, la più premeditata delle fini, essa non può, per definizione, essere altro che un atto assolutamente ingiusto (semplice gioia festiva del supplizio, aveva detto Nietzsche). Sia chiaro: Pascoli sa bene che la giustizia non è risolvibile nella .. pietà. La giustizia, egli infatti dice, comincia dove giunge la pietà. La giustizia umana è una "forma". Essa, infatti, può incontrare il prossimo solo nella figura di un altro anonimo e senza volto di cui riconosce astrattamente il diritto. La sua piccola frase però ci rammenta ciò che la ragione formalizzandosi e tecnicizzandosi dimentica. La ragione, essa ci dice, è stata capace di riconoscere astrattamente l'altro solo perché gli occhi della carne devono avere visto e devono aver sofferto questa nuda esistenza singolare che bussa alla mia porta. Perché la pietà deve averle rivelato quello che .da sola non avrebbe potuto mai scorgere. Da questa rivelazione, assente nel silenzioso mondo animale (si potrebbe infatti così completare la frase di Pascoli: la pietà comincia solo dove giunge il linguaggio), la ragione trae alimento e forza ~ senza di essa, senza il suo costante rinnovarsi, si perverte scadendo a mero calcolo. Da questa rivelazione essa è chiamata a costruire il suo edificio di regole che deve poi essere sempre pronta a dismettere, a rettificare, non appena risultino in aperto contrasto con r l'esigenza primaria della pietà. Non vi possono essere quindi "ragioni oggettive" che implichino il sacrificio totale della pietà. Una ragione disumana è semplicemente una non ragione, un feticcio o un idolo. Bestialità o natura, direbbe Pascoli. La piccola frase può allora aiutarci a smascherare tante ipocrisie e ad essere più duri e più esigenti con noi stessi. Se non altro ci invita a chiamare le cose col loro nome, primo passo, secondo Leopardi, per entrare nel regno della saggezza. Essa ci ricorda infatti che chi fa professione di realismo e razionalità spiegando "oggettivamente" la propria inevitabile insensibilità al dolore altrui, in realtà non ha visto quel dolore, non lo ha sentito. Ha dimenticato perciò il compito della ragione. Se allora parla di giustizia, scrive ancora Pascoli, se fa appello a oggettive necessità, èperché sta cercando, in cattiva coscienza, di "moralizzare il proprio egoismo". Rocco Ronchi QUEI SOLDATI DELL'ONU ••• senso dividere la Bosnia, ma posso capire. Ognuno vuole una parte. Posso capire. Ma perché quella violenza? Perché gli stupri? Perché si spara sui civili? Mio nonno ha quasi 80 anni, alle 5 della mattina i croati l'hanno preso e l'hanno portato, con tanti altri, nello stadio e l'hanno tenuto lì fino alle IO di sera, senza mangiare, senza dire perché. Non capisco. l'ONU sono buttati lì, non sanno cosa devono fare, assistono a dei massacri e non possono sparare, subiscono degli attacchi, sono minacciati. Mi sembra una situazione molto difficile, bisognava fare qualcosa prima, adesso ormai la Bosnia è divisa. Ho 26 anni e non posso dire come andati via. Non ho più visto i miei mi chiamo perché ho paura, non amici serbi. Molti se ne sono andati per me, ma per i miei parenti che per la paura, molti per combattere sono ancora là. A Mostar studiavo con i serbi. So di alcuni che hanno e lavoravo. Ero al terzo anno di partecipato ai bombardamenti che giurisprudenza e in estate affittavo dalle colline ogni giorno venivano un piccolo negozio vicino al ponte fatti contro la città. E questo è anvecchio e lavoravo coi turisti. La cora oggi per me incredibile. Però guerra è cominciata un anno fa, in devo dire che in questa guerra le aprile, poco dopo che era comin- persone non possono decidere da ciataaSarajevo. Prima ancora c'era sole. Tanti che non volevano comstata in Slovenia e poi in Croazia. battere l'hanno dovuto fare o per la Quando è cominciata in Croazia, la situazione, o per difendersi o perpaura è arrivata fino a Mostar. Nel- ché obbligati. Ogni giorno di più le la città, mussulmani e croati erano persone devono pensare solo a una contro la guerra, i serbi, lo abbiamo cosa: come sopravvivere. Le tue capito dopo, si stavano invece pre- idee, i tuoi desideri non contano parando. Anche i croati si dimo- più. Devi sopravvivere, puoi penstrarono abbastanza pronti, solo i sare solo a te e alla tua famiglia. mussulmani erano totalmente im- Non hai tempo per pensare. Solo i preparati, non l'aspettavano pro- civili perdono in questa guerra, tutprio quello che sarebbe successo. ti i civili. La povera gente soffre, Anch'io non immaginavo quello per una guerra voluta dai politici e che sarebbe successo. Avevo amici dai militari e a cui hanno partecipacroati e serbi. to tutti i criminali. Tutti quelli che Poco prima che a Mostar si comin- prima erano criminali sono andati a ciasse a sparare molti serbi sono combattere. Ci sono molte bande Biol1otecaGino Bianco che combattono per conto loro, e che ogni tanto vengono usate dagli eserciti regolari, e che sono composte di criminali, di ladri. Nel giugno di un anno fa i serbi, ormai sconfitti e allontanati dalla città, continuavano a bombardare, così, a casaccio, e una granata è caduta proprio davanti a casa mia. Ero nella strada con 5 miei amici. Uno è morto sul colpo, investito in pieno dalle schegge. Io ero di fronte a lui e per quello mi sono salvato. Le schegge hanno colpito anche me e sono stato portato inospedale. Ero morto anch'io, poi mi hanno rianimato. Sono stato trasportato a Spalato e là mi hanno salvato. Ho perso un occhio e ho una scheggia in un polmone. Non si può togliere. Poi sono arrivato in Italia per un terzo intervento aJI'occhio e per una specie di chirurgia plastica per la parte della faccia colpita. Per il polmone non si può fare più niente. Ogni tanto mi fa male, o dà fastidio. Adesso la situazione è grave, stanno dividendo la Bosnia, ma non ha senso, la gente è mescolata, ci sono i matrimoni misti. Non riesco a capire niente. Il piano di divisione mi sembra spinto dai serbi e dai croati per fare pulizia etnica. Tutti combattono contro tutti e i mussulmani sono nella situazione più grave, perché anche se sono di più hanno poche armi. I croati erano nostri alleati contro i serbi, adesso dove gli conviene si alleano con i serbi contro i mussulmani. questi non hanno posti dove andare, nessuno li aiuta, devono resistere e cercare di sopravvivere. Tutto questo non ha senso. Muoiono tutti. Ti uccide un cecchino, ti uccide una bomba, ti uccide una scheggia. Ho ancora molti parenti a Mostar, di cui so pochissimo. Io non posso chiamarli, loro ogni tanto riescono a telefonare. Chi può scappa. So di ragazzi croati che scappano perché non possono sopportare quello che sta succedendo e non vogliono partecipare a quella guerra. Non ha E dopo tutto questo, qualcuno dovrà vivere lì. E nessuno può vivere da solo. I croati non potranno vivere da soli in una provincia croata e così gli intrecci ci sono e ci saranno, per l'economia, per il lavoro, per i matrimoni. Per questo dico che non capisco qual è il senso di quello che sta succedendo. Il mio pensiero è solo che è tuti.acolpa dei nazionalisti. E adesso la situazione è molto grave. Prima, all'inizio, forse era possibile mettere la Bosnia sotto il protettorato dell'ONU e impedire la guerra, impedire ai croati della Croazia e ai serbi della Serbia di intervenire per dividere la Bosnia. Adesso è più difficile, c'è già la guerra. Questi soldati delOrmai tutti sono impazziti, quelli che fanno la guerra e i civili, che ogni giorno non sanno cosa succederà, hanno la psicosi del cecchino o della granata o di qualcuno che va a prenderli da casa. Devono pensare solo a sopravvivere. Non possono più scegliere, non sono più persone. Anche se succedono episodi dove si capisce che ci sono ancora degli esseri umani: ho saputo di persone ' costrette a combattere che hanno sempre sparato in alto. A volte i soldati opposti si riconoscono e allora non si sparano o sparano fuori bersaglio. So di amici e parenti che si sono salvati perché dei croati li hanno prima nascosti e poi aiutati a fuggire mentre i soldati croati li cercavano. •• U._.A CITTA' 3

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