Una città - anno III - n. 23 - giugno 1993

\ I La stanchezza verso i valori tradizionali è simile a quella del Vl 0 secolo. Gli eremiti, le sette e le comunità. La parola d'ordine della fraternitas e l'abate che poteva essere espulso. Intervista a Vito Fumagalli. Vito Fumagalli, storico del medioevo, è già stato intervistato sui numeri 7 e 18 del nostro giornale. Recentemente è stato pubblicato dal "Mulino" il suo libro "L'alba del medioevo" in cui analizza la crisi dell'Occidente nel V/0 secolo dopo Cristo. Nel suo recente libro, incentrato sulla crisi che nel Vl 0 s~colo "aprì" il medioevo, lei indica numerosi punti di contatto fra quell'epoca e la nostra. Uno di questi punti sarebbe il desiderio di recuperare una dimensione sacrale, ma questa dimensione, incentrata sulla compartecipazione con la natura, non è oggi impossibile da ricreare? Intendendo la sacralità al di fuori di qualsiasi discorso confessionale, di qualsiasi contenuto di religione positiva, al di fuori di qualsiasi definizione determinata della tipologia sacrale, direi invece che la sacralità stia tornando. Non sappiamo che forme prenderà, però il ritorno è indubbio perché assistiamo a una rivolta contro l'artificiale e l'astrazione, contro la manipolazione ad ogni livello di quello che noi crediamo essere il reale. Ci si attacca alla vita e a ragioni che sentiamo profonde e quindi, automaticamente, sacre. Entro quali limiti questo ritorno sia possibile io non so dire, e nemmeno quante persone siano intenzionate a questo. Cosa sarà possibile immaginare, quali saranno gli oppositori che tenteranno di ostacolare il ritorno a forme umane e profonde, alla riconsiderazione delle ragioni della vita, perché è poi questa la sacralità, non lo so dire. Aggiungo che, se mi avventuro a fare il futurologo, mi tocca essere pessimista perchéguardando lastoria non c'è da essere molto ottimisti. Come nel secolo VI0 , anche oggi siamo di fronte ad una stanchezza per i valori tradizionali: questo non significa che dobbiamo rifiutare la tradizionee buttarladalla finestra, non successe nemmeno allora, però la tradizione va indirizzata in un modo diverso rispetto a quando, per così dire, viveva pienamente. Come nel secolo VI0 , quindi, noi siamo di fronte a una rivolta verso il passato che sta investendo tutto; una rivolta contro tutto ciò che è stato e che è ancora, alla ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso, di soluzioni umanamente più appaganti, che vadano più in profondità. Abbiamo tanti segnali della ricerca di valori, come, ad esempio, la solidarietà. Del volontariato sappiamo ben poco, è un fenomeno in gran parte sommerso, però è un fenomeno che risponde a questa esigenza di ricercare più nel profondo le ragioni del vivere. La scelta del volontariato può essere dettata da molti e diversi motivi, ma, al di là delle motivazioni ideologiche, ha nella sostanza una volontà prepotente di ricongiunzione dell'uomo con i propri simili e con le esigenze profonde della vita, fra cui il rapporto con l'ambiente. Gli ambientalisti, fra l'altro, spesso cadono in una difesa ad oltranza, poco chiara, dell'ambiente: pur idealizzandolo lo ritengono qualcosa di staccato dall'uomo, dimenticandosi che l'uomo, a volte, ha anche fatto l'ambiente, lo ha reso più bello. Nonostante questo, però, gli ambientalisti, o almeno parte di loro, hanno una esigenza sacrale che li guida: l'ambiente è qualcosa che noi non abbiamo fatto e che ci pesa sulla coscienza, inquanto abbiamo l'obbligo di mantenerlo in certe fonne, così come abbiamo l'obbligo di rispettare la vita, di assistere gli anziani, di curare gli ammalati. la sacralità come senso profondo dell'esistenza Quindi direi che la sacralità, intendendola come un senso profondo dell'esistenza e come la necessità di riscoprire o di scoprire meglio, in forme diverse, tale senso, si ripresenta anche oggi come una molla importantissima. Parlando di volontariato, comunque, nonmi riferiscoall'unicomodo di ribellarsi a una data situazione, ma semmai al più evidente ed immediato. E' chiaro che quando questo modo viene in qualche misura propagandato come "prova di bontà" di una ideologia o di una fede, allora subentra qualcosa di diverso e di negativo, che non ha più niente a che fare con l'impulso primitivo del volontariato. Ma direi che quello che sta avvenendo ora, in tutto il mondo, è la presa di coscienza del fallimento di una civiltà. Io vedo la storia come una serie ripetuta di fallimenti: magari, in una data epoca, si inizia affrontando le cose in una dimensione giusta, realistica, concreta, profondamente umana, e da ciò nascono movimenti che, appena prendono forma istituzionale, iniziano a deviare, diventando addirittura strumenti di potere e mantenendo pochissimo del loro carattere originario. Tornando al VI0 secolo, uno degli elementi importanti della rinascita e del cambiamento dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente fu l'eremitismo: un fenomeno che vedeva uomini o donne soli, o in piccolissimi gruppi, attorno a cui si formarono aggregazioni di persone che cercavano strade nuove. Tanta gente si aggregava a questi personaggi che predicavano le loro idee e, soprattutto,si allontanavanodallecittà e da una forma di civiltà che nella città aveva visto il massimo della propria rappresentazione e realizzazione. Cominciava così, nella storia del medioevo, la componente più dirompente, perché l'eremita LaCassdaeiRisparmdiiForlì I cercava spazi e soluzioni nuove ed era spesso incontrasto con la gerarchia cattolica e l'autorità civile. Era una forma di vita difficilmente definibile, che venne via via regolata dai primi fondatori degli ordini monastici come San Benedetto, il cui ordine è il risultato della volontà di regolamentare un monachesimo in cui egli aveva vissuto, ma che vedeva come sbandato ed incapace di darsi una regola di vita. Anche oggi siamo di fronte ad un momento di grande crisi: c'è una civiltà che ha creduto nella tecnologia, nella scienza, ma soprattutto nella razionalità dell'uomo e nella sua possibilità di cambiare con una certa facilità la propria esistenza, l'ambiente, le regole del gioco. Questa civiltà ormai prende atto in modo clamoroso di non aver raggiunto lo scopo. fu l'eremitismo la via per strade nuove La mia, comunque, non è una visione ciclica della storia, ma una visione di tentativi diversi che nascono, crescono, maturano, invecchiano e muoiono. Ma non muoiono mai del tutto, perché resta semprequalcosa che continua, chedeve giustificarsi aggiungendosi al nuovo e al diverso. L'abbandono delle città è un fenomeno diffuso anche oggi, però molti di questi tentativi, pur animati dalle migliori intenzioni, finiscono nelle sette o nelle cose più assurde. Come mai allora rappresentò la molla del rinnovamento mentre oggi spesso sono solo tragiche farse? Ma anche allora funzionava così. Anche allora c'erano delle fughe, un appartarsi dalla civiltà del tempo che spesso finiva in forme di vita aberranti e disumane; allora come oggi i tenta~ivierano tanti e differenti l'uno dall'altro. Certamente fenomeni come quello di David Koresh sono tipici di una civiltà che ha raggiunto il culmine, che quindi provoca delle risposte molto forti: la civiltà statunitense, credo sia lapalissiano affermarlo, è esemplare nell'applicazione di una certa visione delle cose, di un' ideologia, di un modo di vedere il lavoro, la vita e la posizione dell'uomo; è esemplare nell'aver sottolineato al massimo grado la centralità e la capacità trasformatrice e fattrice dell'uomo. La reazione a questa visione razionale del cosmo, a questo credere in ciò che si può palpare, vedere e sentire, a questo credere di poter progredire e di poter cambiare le cose con la ragione, è comprensibile ed è tanto più forte quanto più forte è stata questa civiltà. InEuropa,comunque,èdifficile che vi siano esperienze del tipo di quelle che avvengono da decenni negli USA. Ma non è proprio in Europa che !"'irrazionalismo" ha maggiormente innervato la cultura? Ovviamente è giusto sottolineare che 1·uomo non è fatto solo di giorno, di solarità, però le zone oscure vanno illuminate e indagate. non vanno dilatate e deificate. Tutta la scelta chevuoi Vialedell'Appe1111i110, 63- Forlì B e-.: • I 4 UNA ClffA' o Il pericolo della civiltà moderna, e un po' di tutte,èchequandoc'è una crisi di civiltà l'uomo, dissennatamente e disperatamente, si getti in balia delle forze che egli ritiene superiori a se stesso. Da qui nasce la sfiducia nell'uomo e in una civiltà creata dall'uomo, e la fiducia in elementi che negano le proprietà che l'uomo ha, in primis la razionalità. Questo spiega il fiorire di sette che ci fu tra tarda antichità e medioevo e che e' è adesso. Le esperienze che io chiamo eremitiche, sia ben chiaro, non sono esperienze con una chiara visione di ciò che volevano: non solo spesso non sapevano cosa volevano, ma, almeno in molti casi, non appartenevano neanche ad una confessione religiosa, appartenevano principalmente alla volontà del cambiamento. E questo cambiamento venne raggiunto in modo difficile e tutt'altro che lineare; piano piano venne fuori un nuovo atteggiamento dell 'uomo di fronte alla natura e a se stesso, un atteggiamento che recuperava valori profondi, positivi, della vita umana: i frutti del lavoro, la credenza dell'indispensabilità della collaborazione, la credenza in limiti che si pongono di fronte all'intelligenza umana, limiti che vengono posti da una serie di considerazioni che si fanno più forti e più pressanti quando una civiltà scricchiola e fallisce, allora come oggi. con la rapidità meno riflessione e umiltà Perquesto credo che, come hoscritto nella premessa, il mio libroabbia un valore attuale: come nel Vl0 secolo oggi ci rendiamo conto che nella storia i sistemi finiscono, non muoiono del tutto, ma si rivelano insufficienti. Certo al giorno d'oggi assistiamoacoseacui nonavremmo pensato soltanto pochi anni fa e dobbiamo ammettere che c'è sempre l'imprevedibile: ad un certo punto esplode qualche cosa che produce cambiamento, e oggi il cambiamento è rapido e radicale. Nei primi secoli del medioevo questo non era possibile: per diffondere idee, comportamenti e sistemi di vita ci volevano secoli. Nell'anno 1993sono sufficienti pochi mesi e questo. a mio avviso, implica che in questa possibilità di accogliere cambiamenti, qualunque mutamento possa essere accettato e questo è un pericolo. Il rischio della rapidità è che essa significa meno rinessione, e anche meno umiltà; non in senso religioso, ma umano, del1' uomo di fronte a se stesso. La possibilità di cambiare rapidamente può far pensare che cambiare sia sempre giusto, mentre in realtà le cose non sono mai facili. A parte le sette, forse anche realtà come le comunità di recupero dei tossicodipendenti sono in qualche modo una fuga dalla società, animata da una ricerca di nuovi valori. San Patrignano, per esempio, è palesemente una "città", si potrebbe dire che è una riedizione dei monasteri medioevali, autosufficienti e organizzati attorno a una serie di valori precisi. Spesso, però, in queste comunità l'impegno principale finisce per essere mirato al puro reinserimento degli ex tossicodipendenti, togliendo loro la voglia di cambiamento: questa non è una negazione di quello che diceva prima? In queste comunità si vuole guarire un "vizio", il guarire è lo scopo principale. Il secondo passo, che è quello di far agire "normalmente" queste persone, viene interpretato come un reinsegnare uno stile di vita entro gli schemi tradizionali. Questo, secondo me, è pericoloso, perché credo che la tossicodipendenza derivi in larga misura proprio dallascontentezza per gli schemi tradizionali di vita e il ripiombare negli stessi schemi può riportare i problemi di prima. La tossicodipendenza nasce da una profonda crisi di valori; certamente, oltre alla dimensione sociale, è rilevante anche l'aspetto familiare e personale, ma credo che spesso queste siano vere e proprie crisi esistenziali che vanno a collegarsicon il venirmeno della fedi in valori profondi del1'umanità. Quando queste comunità curano i tossicodipendenti e riescono a guarirli, ma li reimmettono nella società così come erano prima di ammalarsi, credo che corrano il rischio che la persona si ammali di nuovo. Purtroppo io non conosco direttamente le comunità, però credo che, inmolti casi, il fatto di essere vissuti insieme, di essersi aiutati e sorretti l'uno con l'altro, di essersi guardati negli occhi, di aver lavorato -e il lavoro conta molto GAIA Alimentazione Naturale Yoga Shiatsu via G. Regnali, 63 Forlì tel. 0543 34777

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==