Una città - anno III - n. 23 - giugno 1993

va avanti per anni, con una certa confidenza. Però in momenti particolari come quello delle elezioni, quando si tratta di far quadrato, tutti quelli che sono responsabili di un altro, di cui ne sanno tutti i cazzi. li tirano fuori, parlano loro invece dell'altro, per cui non c'è nessuna privacy, la presunta amicizia erve a sputtanare uno, a denunciarlo. E in questa assemblea sono venuti fuori dei ragazzi di questo 20% che han detto: "Io ho votato PDS perché quando ero piccolo mio padre mi portava alle feste de "l'Unità", oppure "Mio nonno era segretario della sezione di Roccacannuccia del PCI, sono nato in una cultura del genereeho votato così, scusate, ho sbagliato, non lo faccio più". E ognuno con dietro il suo giannizzero, il suo "papà", che lo aveva portato lì con lo sguardo torvo e che poi, di fronte alla pubblica confessione, a braccetto lo riportava via. Hanno subito anche ritorsioni, in seguito, questi ragazzi che hanno confessato? Sicuramente si sono rivelati per l'apparato meno affidabili, il che, di fatto, significa riduzione delle responsabilità nel campo del lavoro. Chi faceva il meccanico e aggiustava le macchine va a spazzare per terra. Un ragazzo simpatico, uno che si è fatto anni di carcere per lotta armata e che per scelta politica non aveva mai votato, dopo aver votato per la prima volta -per Rifondazione- hacommentato: "La prima volta che per me votare è un gesto istituzionale, di recupero di credibilità anche, mi ritrovo a doverla fare con le stesse tecniche clandestine di quando ero un vero clandestino ...". Puoi parlarmi dei cosiddetti eccessi di "terapia riabilitativa"? I settori punitivi ci sono, loro li scambiano per terapia perché quello se lo merita, ma è importante parlarne con un approccio che non sia da cronaca nera. il giorno dopo s'è buttata dalla finestra e è morta E' la strategia di fondo che porta a questo, è la persona carismatica nei confronti della quale devi farti bello, metterti in mostra in qualche modo per avere un avanzamento, che ti porta a esasperazioni di questo tipo. Quando poi è proprio questa persona, che è il riferimento di tutti, che per primo è violento, aggressivo, ignorante, che, cioè, è un praticone ... Dicevamo in un nostro documento che non a caso lui aveva lì un allevamento di polli. Albergatore più allevatore di polli: la figura perfetta per gestire una cosa del genere! Ho letto, alcuni giorni fa, un'intervista in cui una ragazza diceva "Sì, Muccioli me li ha dati dei ceffoni, però ha fatto bene perché io adesso sono guarita". Ma non si rendono conto che il problema è proprio quello, che quando il linguaggio è quello, i morti poi arrivano? I suicidi ci sono stati. prima tace, poi dice che lo sapeva ma non voleva ••• Una ragazza di Roma, Natalia, si è suicidata nell'89, perché era esasperata dalle botte che prendeva, dalla pressione psicologica che subiva. Lei lavorava in cucina, era guardata a vista e siccome era malata, non si fidavano a lasciarla in camera da sola: facevano i turni per controllarla o se no la portavano al lavoro lo stesso, perché dicevano che lei ci marciava sul fatto che stava male. Lei, non so perché, si fidava di me in qualche modo o comunque aveva percepito qualche cosa sul fatto che io non ero assolutamente d'accordo sui metodi utilizzati, si è avvicinata velocemente e mi ha dato un biglietto con un numero di telefono di Roma dicendomi "Stefano, telefona subito qua e dì che mi vengano a prendere perché io non ce la faccio più". Solo che io non avevo la possibilità di fare telefonate esterne che non venissero registrate. Il giorno dopo si è buttata dalla finestra ed è morta. Comunque, penso che per la morte di Maranzano sia responsabile Alfio Russo, ma anche quei magistrati che, con la sentenza di Cassazione, hanno sostanzialmente legittimato -perché agiva in stato di necessità putativa- l'uso delle cateneche Muccioli faceva nei confronti di chi entrava in comunità ancora intossicato e in preda acrisi. Muccioli, secondome, neuscì enormemente rafforzato, legittimato e il rischio, dopo quest'ultima storia di Maranzano, è che alla fine si senta più forte di prima. C'è un omicidio: taci, menti al magistrato, cambi versione, peranni fai l'omertoso, poi si scopre il fatto e neghi di esserne a conoscenza. Poi fai un'assemblea coi ragazzi dicendo "lo non ne so niente" e dopo 3 giorni, messoalle strette dal giudice Battaglino, dici "Sì, lo sapevo, ma non ho detto niente". Una persona che si comporta cosl è assolutamente improponibile come GRUPPO ~~©(V) IILICORRIERE ESPRESSO SERVIZIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE 70 SEDI IN ITALIA FORLJ' - P.zza del Lavoro, 30/31 Tel. 0543/31363 - FAX 34858 RIMINI - Via Coriano 58 - Box 32/C - GROS Tel. 0541/392 J 67 - Fax 392734 B1bl1otecGa ino Bianco modello educativo. Per cui, insomma, la soluzione per San Patrignano credo che sia quella di riuscire achiarire tino in fondo che gli interessi degli utenti, i 2200 ragazzi che oggi sono lì, sono diametralmente opposti agli interessi della gestione e che non è vero che colpendo Muccioli e il suo stretto entourage colpisci i 2200 ragazzi. Perché questa è proprio la sua tecnica, farsi scudo delle persone. Ma lamaggioranza di queste persone pensa di essere in debito nei confronti di Muccioli. Certo, non è una coscienza che può venire da un giorno all'altro. Bisogna cominciare a rompere questo mito della persona, del carisma di Muccioli, che tra l'altro ha sempre meno rapporti diretti con le persone e diventa sempre più mitico e sempre più sfuggente. C'è gente che entra e che esce senza averlo mai visto né averci mai parlato direttamente e questo modo di essere lo potenzia ancora di più. Comunque la popolazione di Sampa muta, lentamente, ma cambia, cioè dura 2-3 anni lì dentro poi c'è un ricambio. Insomma, sesi comincia a lavorare oggi in questo senso, fra 3 anni si troverà una popolazione di persone che oltre a sentire Muccioli ha sentito anche che i suoi interessi sono diversi da quelli di Muccioli. Ad una azione esclusivamente giudiziaria io non ci credo, anzi, credo che alla fine i magistrati non abbiano le palle per andare sino in fondo e che rischino di fare danni veramente, cioè di legittimare l'omicidio, le catene, anche se I' intenzione fosse opposta. E alla fine lui rimane lì, continua a fare quello che gli pare eusaunamareadi soldi pubblici, quindi io credo più nella possibilità di incidere a livello culturale. E' un lavoro che va fatto, per questo stiamo coinvolgendo varie persone, fra cui collettivi di operatori e di infermieri. Recentemente abbiamo formato un gruppo di siero-positivi, che si chiama T4-T8 che sono i numeri dei linfociti, e abbiamo fatto questo documento sulla siero-positività come controllo sociale, come gestione dei gruppi a rischio. E la condizione di siero-positività a San Patrignano? E' vissuta con molto paternalismo, c'è una assistenza abbastanza capillare per quello che riguarda la struttura sanitaria, anche se meno di quello che loro propagandano. Il sospetto che ho, piuttosto, è che si facciano delle sperimentazioni abbastanza strane. Siccome è chiaro che una comunità come San Patrignano ha un vasto repertorio di soggetti, uno può fare dei test sui farmaci esulla reazione alle terapie sugruppi contro) lati di personecon delle caratteristiche precise, con la sicurezza che non usano altri farmaci diversi da quelli somministrati. Altrove dove la vai a fare una cosa così? il bibitone sperimentato sui sieropisitivi Lì c'è una istituzione chiusa, sai cosa mangiano, sai tutto delle persone, si presta quindi particolarmente bene, è un osservatorio prezioso per chi sperimenta farmaci e terapìe.lnoltrec'è l'ambizione nella struttura sanitaria a diventare una punta di diamante -si fa per direnella lotta ali' AIDS ed essendouna struttura privata e chiusa si possono permettere di non avere protocolli di sperimentazionecomequelli degli ospedali pubblici. In merito ci fu un episodio eclatante con un esperto di alimentazione di Pasadena che si chiama Lucà di cognome, il quale aveva progettato una specie di miscela altan1ente nutrizionale che doveva, secondo lui, risolvere i problemi causati dalI' immuno-deficienza sviluppando la crescita di linfociti capaci di resistereal!' HIV. Ebbene,hanno scelto un gruppo di ragazzi secondo certe caratteristiche e gli hanno somministrato questo "bibitone", peraltro sbandierato da Muccioli in persona. Solo che dopo una settimana si sono accorti che questa specie di miscela esplosiva di proteine aveva un impatto enorme sul fegato. Tre ragazzi sono andati in coma epatico: in fisici debilitati produceva effetti disastrosi. Allora Muccioli nella conseguente assemblea ha letteralmente sputtanato l'esperto dicendogliene di tutti i colori, insultandolo, quando lui stesso lo aveva portato lì e aveva acconsentito a sperimentare sulla pelle di quei poveri ragazzi le sue nefande pozioni. Quindi c'è una grossaattenzione di facciata, "Mangia di più, fai qua, fai là", però dopo ci sono questi episodi che mettono in discussione tutto il resto. E poi c'è il fatto che Muccioli stesso è capace di tirare fuori un'aggressività incredibile. In realtà, dietro tutta questa suapassione di aiutare, di impegnarsi, di fare, c'è un disprezzo totale verso i devianti e i deviati che non lo rende assolutamente credibile. - Nella foto in alto: SanPatrignano. 0KJ1,·~06li Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Tel. 0543/35236 NEONATI, AIO$ E ABORTO Nel marzo scorso è apparsa sui maggiori quotidiani nazionali una comunicazione a caratteri cubitali di un Organismo non governativo associato al Dipartimento dell'Informazione pubblica delle Nazioni Unite, AIDS Found lmmunology and Allergology, che testualmente afferma: "I neonati stanno insegnando all'uomo come vincere I'AIDS. Oltre il 70% dei bambini nati sieropositivi tornano, senza nessuna cura medica, sieronegativi nei primi 18 mesi di vita. La loro vita non ha ancora la parola, ma i battiti del loro cuore sono più forti dell'AIDS. Non uccidiamoli con l'aborto." Sandra Petrignani nell'articolo "Che cosa c'entra l'AIDS con l'aborto", pubblicato su "l'Unità" del 1Omarzo, mostrava come questa comunicazione ammantata di scientificità sia, in realtà, una aperta propaganda contro l'aborto e si domandava, inoltre, chi poteva garantirle che le percentuali, il dato oggettivo, scientifico, fosse vero. Questa Organizzazione in una lettera al Direttore, comparsa sull"'Unità" del 14 marzo, in risposta al suddetto articolo, ribadisce che i dati della letteratura "confermano che 1'83%circa (Sandra Petrignani avrà, io penso, aumentato la diffidenza verso queste percentuali che si modificano in pochi giorni!) dei neonati nati sieropositivi tornano tra il 15° e il 18° mese di vita senza nessuna cura medica (senza nessuna cura medica è in evidenza nella lettera) sieronegativi. Ecco il perché dell'appello di speranza lanciato alle donne sieropositive in stato interessante affinché non interrompano, se l'aborto non è una loro scelta etica, la gravidanza". Che l'aborto sia una scelta che spetti esclusivamente alla donna mi trova perfettamente d'accordo, ritengo quanto mai sospetta l'omissione di questa convinzione nello scritto precedente. Sono invece in assoluto disaccordo non tanto sulla veridicità del dato oggettivo, ma sull'utilizzo di questo per affermare "I neonati stanno insegnando all'uomo come vincere l'AIDS" e "(i neonati) Tornano, senza nessuna cura medica, sieronegativi nei primi 18 mesi di vita". Sono in assoluto disaccordo in quanto detti argomenti sono un FALSOscientifico, come aveva intuito Sandra Petrignani, e cercherò ora, in breve, di dimostrarlo. Le donne infettate dal virus HIV (Human lmmunodeficiency Virus, agente causale dell'AIDS), presentano nel siero anticorpi (antiHIV) diretti contro il virus. Vengono quindi dette sieropositive perché risultano positive al test per la ricerca di detti anticorpi nel siero. Il test permette solo un.riconoscimento indiretto della presenza del virus in quanto la presenza degli anticorpi nell'infezione da HIV, per le caratteristiche biologiche di questo virus, non ha, infatti, significato protettivo contro di esso. La risposta anticorporale verso l'HIV si sviluppa di norma entro le 4-12 settimane dal contagio, ma sono stati segnalati casi in cui la produzione di anticorpi è rilevabile a 6 mesi dall'infezione. I dati della letteratura non sono univoci sulla stima del rischio di trasmissione dell'HIV dalla donna infetta al feto (trasmissione verticale}. Le percentuali variano infatti dal 14% al 40% (European Collaborative Study-Lancet 1992; 339:1007-12). Il contagio può awenire nel corso della gravidanza, al momento del parto e, in misura minore, nel periodo postnatale con l'allattamento, oppure non awenire. Quale che sia la concausa determinante nella trasmissione del contagio dalla donna al feto è a tutt'oggi un problema insolubile. E' accertato, per contro, che nelle bambine e nei bambini sieropositivi la probabilità di evoluzione della malattia è più alta che nell'adulta/ o e che la prognosi dei casi di AIDS pediatrico è molto severa per la peculiarità del loro sistema immunitario. Alla nascita tutte le bambine e i bambini nati da donne infette presentano nel loro siero anticorpi anti-H IV, sono quindi tutti sieropositivi, sebbene, come ho detto, una parte, non sicuramente determinabile, non venga contagiata dal virus. E' noto, infatti, che il feto, la neonata e il neonato, mancano della capacità di produrre anticorpi e che qualsiasi organismo privo di anticorpi alla nascita sarebbe aggredito dai microrganismi patogeni presenti nell'ambiente se non esistesse un meccanismo protettivo e cioè la trasmissione passiva degli anticorpi materni al feto attraverso la placenta. Gli anticorpi anti-HIV che si trovano nel siero delle bambine e dei bambini alla nascita, indipendentemente dal fatto che siano stati contagiati o no, sono quindi anticorpi materni trasmessi passivamente e possono persistere fino al 15° -16° mese di vita. La comparsa di anticorpi anti-HIV prodotti dalle bambine e dai bambini infettati si può verificare entro le 4-12 settimane dall'avvenuto contagio o anche entro alcuni mesi, ma questi anticorpi, con i tests oggi disponibili, non sono distinguibili da quelli materni. Con tecniche più sofisticate, eseguibili solo in centri specializzati, come l'isolamento del virus, la ricerca di antigeni virali, la ricerca di sequenze specifiche del DNA provirale da campioni biologici, si può dimostrare direttamente la presenza del virus, così da potere intervenire direttamente con terapie adeguate. Le bambine e i bambini in cui non è stata dimostrata la presenza del virus con queste tecniche devono essere seguiti almeno fino a 15 mesi di età. Alla luce delle conoscenze attuali è tendenzioso affermare che una parte "dei bambini nati sieropositivi tornano, senza nessuna cura medica, sieronegativi nei primi 18 mesi di vita" perché non essendosi mai contagiati con il virus HIV, è falso che abbiano bisogno di cure per tornare sieronegativi, la sieropositività essendo dovuta in questi casi agli anticorpi materni trasmessi passivamente dalla madre, anticorpi che decadono col tempo. E' quindi una menzogna che " i neonati stanno insegnando all'uomo come vincere l'AIDS", a tutt'oggi, inoltre, non mi risulta che nessuna donna e nessun uomo riscontrati sieropositivi si siano negativizzati ed è quindi disonesto e fuorviante creare aspettative di guarigione non documentabili. La donna sieropositiva o con comportamenti a rischio, come indica la Commissione nazionale per la lotta all'AIDS nel documento "Prevenzione della trasmissione verticale dell'HIV", deve essere informata sulla necessità di evitare la gravidanza o comunque di posticiparla fino a quando non saranno disponibili maggiori conoscenze sull'infezione in gravidanza. Nella mia esperienza di immunoematologa, il parlare in nome della oggettività della scienza, il rispondere con percentuali sul rischio di trasmissione verticale non mi era di aiuto nel cercare di entrare in relazione con la donna sieropositiva o con comportamenti a rischio. L'appartenere alla comunità scientifica lpazia mi ha dato la responsabilità di introdurre nella relazione con la donna utente, in quel particolare contesto, una fonte femminile autorevole e di nominare una differente cultura della maternità e della sessualità. Sono in condizione, pur mantenendo una comprensione costante della sua sofferenza, di proporre e di sostenere la rinuncia a una maternità a rischio. Concludo con una frase tratta da un opuscolo divulgativo rivolto alle donne, che ho particolarmente apprezzato, curato dalla Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, scritto, io credo, da una donna e illustrato con sottile ironia da Pat Carra, intitolato AIDS, occhio al virus!: "Una donna sieropositiva deve pensare alle attenzioni e alla cura di cui ogni piccolo ha bisogno e chiedersi se sarebbe in grado di dargliele. Diventare madre è un'esperienza, non è un miraggio o un miracolo attraverso cui una donna diventa donna". Marina Pasquali biologa, Comunità scientifica lpazia UNA CITTA' I 3

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