bisticcia perché vuole che vada da lui. Qui. per quanto riguarda il mio gruppo, siamo a posto coi vicini: ma appena passi di Ià sei uno zingaro e basta. Non interessa chi siamo e cosa facciamo come persone: siamo zingari. Se uno di Ravenna ammazza un uomo, cosa dobbiamo dire noi zingari: "Guarda quei romagnoli, ammazzano la gente come ridere!". Invece è solo lui che ha ucciso, non tutti gli altri. Se uno zingaro ammazza, prendi lui, non sono mica stati tutti.C'è il bravo. il buono, il cattivo da voi e anche da noi ... Mio figlio che ha sposato una gagi ha una bambina di quasi due anni, l'altra figlia che ha sposato un gagi ha due figli: il fatto è che non si sentono più capifamiglia. lo mi stimo che sono il padrone cli quasi tutti i ragazzi che sono qua dentro; sono già diventato bisnonno e sarei contento clidiventare anche trisnonno. Quando un uomo anziano vede le figlie e i figli sposati che stan bene, si sente contento. lo sono soddisfatto della mia vita. Niente da dire col sindacato lassù. Qui abbiamo anche il nostro frate, si chiama padre Flavio e ha la sua roulotte qua in fondo, vive con noi. Parte il sabato sera e va a far messa dove deve andare; per il resto sta tutto il giorno con noi. Siamo religiosi? Pensiamo Dio, la Madonna, senza di loro non ci saremmo stati neanche noi; pensiamo che Gesù e la Madonna abbiano fatto la vita dei nostri vecchi, girando anche loro col somarello a chiedere un alloggio in qua e in là, poveracci. Forse Gesù è stato proprio uno zingaro, dormiva sotto le tende, come capitava eppure se avesse voluto -zac!- la casa l'avrebbe avuta! Fra di voi, qui nel campo, va sempre tutto bene? Sì, ogni nucleo familiare s'arrangia da solo. La mia famiglia adesso siamo io, la moglie e tre figli piccoli. Ogni famiglia s'arrangia coi suoi soldi, però se qualcuno ha bisogno ci aiutiamo, se i figli vedono che la nostra pentola "non va su" capiscono che non ci sono soldi e allora fanno la spesa anche per noi. Se non vengono da fuori a bisticciare, fra di noi non succede mai niente; sanno che sono io il più vecchio e vengono a parlare con me. Se si picchiano fra due fratelli, vado in mezzo col frustino -si fa per dire- e li faccio smettere. Se succedono brutte cose sono quelli degli altri campi, perchè questo è il campo più bello e allora ogni tanto tentano di venire qui da altri campi. Ma qui si pagano 2000 lire al giorno per ogni nucleo familiare, se un mese proprio non li hai ti fanno credito, perchè sanno che dopo paghiamo. E allora qui deve venire gente tranquilla, perchè poi se succede qualcosa la colpa è di tutti. E noi non vogliamo essere cacciati, perchè qui stiamo bene, c'è l'acqua calda e fredda, le docce, i bagni, il comune viene a prendere i bambini e li porta a scuola. Per noi è un residence. E poi questa roulotte non è nemmeno tanto in ordine perché è la casa ciel vecchio, qui dentro vengono tutti i bambini, ho 2530 nipoti. Ci sono in tutto 22 o 23 roulotte e in ognuna dalle tre alle sette persone: sono tutti miei figli. E i bambini che si vedono in giro nelle città, sporchi e infreddoliti? Di solito sono gli zingari slavi. Le donne e i bambini di questo campo non vanno a chiedere la carità, morirebbero dalla vergogna. Se vanno in città vanno per vendere, pulite e per bene, non per piagnucolare. Se a mia moglie dico di andare a chiedere la carità con un cartello "ho fame", mi dà una schioppettata! Che consigli darebbe a un giovane Sinti oggi? Di comportarsi bene, di non prendere esempio dai gagi. E' un brutto mondo quello, girano droga e altre cose brutte. Non mi piace nemmeno che vadano nelle discoteche. Oggi cosa vuoi che pensi un ragazzo zingaro? A prender moglie, a comperare una roulotte, a farsi la vita da solo andando a vender fiori di carta, facendo i lavori che capitano, andando a prendere dove c'è e portandolo dove non c'è. Questo mondo è diventato peggiore, senza cuore. Sono i gagi che sono diventati cattivi, non ti guardano più. o ti fanno scappare o scappano loro. II loro mondo è cambiato più del nostro, sono troppo ricchi. In tempo di guerra. quando erano più poveri, un pezzo di pane te lo davano senza bisogno di chiederglielo; adesso, appena ti avvicini ti dicono "vai a lavorare!" Ma il lavoro poi non ce lo danno! Me la vedo sempre più brutta andando avanti, la gente diventerà più ricca e più cattiva e poi farà boom! Nel '33. quando sono nato i miei genitori dicevano: cresce troppo la roba, quando le persone diventano ricche, poi si ammazzano fra di loro. E certo non capiscono neanche come siamo fatti! Dovrebbero capire da soli che se lo zingaro lo tratti bene ti tratta bene, che se va a rubare è per bisogno e che ruba delle sciocchezzuole. Spero che ci vedano in questi campi, che vedano che noi Sinti non viviamo di furto. O solo di furto ... I Rom dicono che a rubare sono i Sinti, adesso lei dice che i Sinti non rubano ... Vorrei parlare coi giornalisti: quando scrivono che hanno preso degli zingari non specificano mai chi erano. Se siamo noi a rubare avremmo piacere che ci fosse il nostro nome e non che tutti gli zingari sono colpevoli. Questo campo qui vive solo di lavoro; c'è chi lavora in "nero", hanno il libretto di lavoro, ma li assumono solo in nero. Chi sono i veri ladri? Prima l'ho detto che si andava a rubare per il latte dei bambini, oppure a Natale si faceva qualche gallina ... adesso vai al supermercato, con I0000 lire te ne danno tre di gal! ine! Però è diverso sfruttare la gente che ha bisogno di lavorare e rubare per fame. Comunque imiei figli non sono mai stati in prigione. Solo uno ha la fedina penale sporca: ha rubato una cesta di meloni tanto tempo fa, quando eravamo ancora all'aeroporto e anche il giudice disse che era stata una ragazzata, però adesso c'è il terminale e vien fuori "furto". Magari uno ha rubato una bicicletta o un paio di scarpe e sembra che siamo chissà che delinquenti! Ma io vorrei che venisse tanta gente qui da noi a vedere. Sono andato a parlare ai Salesiani di Ancona, c'era un gruppo di Scouts, saranno stati 7-800 e gli ho raccontato la nostra vita. Volevano venire a stare un po' di giorni con noi per vedere come viviamo, volevano piantare le tende nel campo lì vicino, ma lì d'estate cresce il grano e non s'è fatto niente. Vorrei proprio che la gente venisse un po' qua, che gli studenti venissero per vedere con i loro occhi, per capire. • "E' LUICHE E' NERO" Eppure quando tutto si sommuove, si aprono nella crisi generale anche degli spazi nuovi di prospellive impensate, invenzione e iniziativa di movimenti allo staro nascente. Se è vero che lo smarrimento per la mancanza di prospettive storiche rischia di addormentare la coscienza godendo quel che si ha, è anche vero che proprio orasi offrono sollecitazioni continue e nuove disponibilità sogge11ive.Certa111e11tceh, i aveva bisogno di w1 Nemico per esistere si se11teora demotivato, senza spi11tainteriore perché il Nemico 1101c1'è più: è semplicemente diffuso. E' la tipica logica ossessiva, che può esplodere pura nella para11oia dei 11aziskin,ma che in forme più subdole insidia anche la comune immaturità di uomini vuoti; c'è per tutti come un bisogno di unNemico per sentirsi vivi; e su questa via si arriva anche a sentirsi buoni anche uccide11do. Ma chi vive questa dissociazione, chi è motivato ad agire solo dalla paura del diavolo (potrebbe oggi per esempio essere laGer111a11ia ?...) al massimo può arrivare a distruggere (e qualche volta potrebbe anche andar bene ...) ma non sarà mai 1111 costrllltore di pace. Aggressività necrofila. C'è poi anche, più subdola cmcora, la figura del moralista rassegnato e benevolo che in fondo non desidera altro che lo si lasci stare. Toccare/o e vedrete che scintille! Si nasconde falsamente tra chi lavora per la pace (Gesù aveva detto "operatori di pace" ed hanno tradotto "pacifici") o tra i democratici, èpermissivo anche verso i razzisti (ma scippare/o: chiederà la pena di morte). E' l'antica ipocrisia dei valori di comodo. No11dice xe11ofobia, dice concretezza (e intanto per cento profughi entrati in Germania uno solo è entrato in Italia); non dice razzismo, dice che "la differenza di colore della pelle è nociva per la pace sociale"; 11011 dice frammentazione, dice concretezza. C'è però anche per fortuna un 'altra Italia che vive e conosce la virtù più alta, quella che do11a, che crea. Sono cinque milioni gli impegnati nel volontariato; diciannovemila nel terzo mondo; in Sicilia i giovani proprio dopo gli ultimi delitti della mafia hanno affollatole facoltà di legge percomballerla; e c'è il Paese di quanti so110 alla ricerca attiva di un 'uscita politica. li problema è come organizzare questa speranza per non lasciarsi sedurre dalla figura del beato indifferente o dell'apocali11ico che vuole un Nemico o del politico localista "concreto" che "parla in dia/ella contro lo Stato". Ma se per concretezza si preferisce concentrarsi sui problemi particolari di una società complessa, la saggezza politica insegna a tener sempre l'occhio aperto sui grandi processi sociali che sono alla lunga decisivi. E' consapevolezza politica. Fino a quando, per fare un esempio. i popoli della fame si accontenteranno di assediarci dall'esterno o di assalirci solo con l'immigrazione? E non dovremmo allora prevenire 11nfuturo Hitler, questa volta "democratico e razionale", che ci difenderà da queste invasioni extra-comunitarie? Quale rivoluzione culturale dovremmo allora compiere per resistere a q11esretentazioni? Forse oggi essere razzisti non significa tanto perseguirareauivamente, ma anche solo dire che "le differenze culturali sono troppo accenr11ate.Immaginiamo che le nostre piazze e le nostre strade siano piene di gente di colore: non potremmo più sentirci parte del mondo che ci appartiene". li diverso e l'altro fanno sempre paura; le differenze sono sempre "troppo" accentuate; intimoriscono, smarriscono. minacciano. Semplicemente perché gli altri sono diversi ci si sente aggrediti. Come dire: "non sono io che sono razzista, è lui che è nero" ... Ma chi si sforza di vincere queste paure, mantenendosi aperto alla varietà delle culture e alla sofferenza dei popoli, scoprirà come sempre nuove dimensioni della sua stessa libertà, 11011 più irrigidita nella difesa e nella paura. Si diceva: la mia libertà comincia dove comincia la tua. Anche per i popoli. Sergio Sala UNA CITTA' 7
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