Una città - anno I - n. 6 - ottobre 1991

RGOG I DI ESSE STATI COMUNISTI? intervista a Giovanni Zauf i, ex-comunista In un dibattito alla saletta della provincia dopo Tien an men, dicesti che bisognava provare vergogna ad essere stati comunisti e che il riesame personale doveva essere radicale. Partiamo da qui. Questo è il punto di fondo. Si, io mi sono messoin crisi. Sono stato iscritto 2 anni al PCI, nel 68-69. Sono stato radiato nel giugno del 70, per ragioni anche abbastanzaoriginali. A vevo giustificato apertamente. in una conferenza pubblica, in contrasto con la linea del partito, l'intervento militare israeliano. Ritenevo allora, come in parteancheadesso,che Israele avesse subito un'aggressione da parte dei paesi arabi. Fui richiamato dai dirigenti e, in particolare, una certa Emilia Lotti mi dissechiaramente che dovevo abbandonare i I partito. A seguito di questo episodio, che fu la conclusione di un rapporto difficilissimo, io chiesi appunto di "essere dimesso" e la mia domanda fu accettata con generosità. Ciò era anche all'interno della problematica del gruppo "il manifesto", che allora era stato allontanato dal PCI per ragioni soprattutto di politica internazionale. non ero un bambino. Avevo 30 anni In relazione poi al "vergognarsi", io ho fatto un'analisi molto autocritica di quei 2 anni di militanza. lo ho creduto proI fondamente al partito,forse anche diversamente da altri iscritti, nel benee nel male. E il - male era tanto. Il male che ho visto è complesso ed hacondizionato la mia vita per altri dieci anni. L'essenza di questo ·'mio male'' era considerare gli avversari politici delle persone poco pulite e poco dignitose Ma il riesame autocritico riguarda solo questi 2 anni di militanza? L'avversione al mio passato comunista riguarda i due anni di militanza in particolare e anche i I O anni di adesione ad una ideologia. Un'ideologia che non mi ha mai coinvolto fino in fondo, sulla quale ho molto scherzato, ho fatto anche ironia pesante, però di cui condividevo le linee di fondo. Ma la vergogna parte da me, non è la vergogna degli altri. La mia è l'avere considerato. lo ripeto, dei nemici quanti non erano d'accordo con me, considerare naturale essere antidemocristiani e innaturale essere anticomunisti o antisovietici. di po sedere quell'arroganza ideologica legata alla sicurezza di essere nella verità e non considerare quanti altri ragionavano in maniera diversa, di aver creduto alla linea del partito antidemocratica che si basava sulla graduale conquista delle "casematte•·, di gramsciana memoria, e non sulla conquista del potere attraverso la maggioranza dei voti, e poi di aver condiviso, in maniera ideale, tutta la politica cosiddetta •'internazionalis1a·• dcli' Unione Sovietica, di nonaver colto il nessofra democrazia e sviluppo economico. Non ero un bambino. Avevo quasi trent'anni. Quindi potevo capire molte cose. come le capisco ora. Dire che le ho • 6 UNA ClffA' intese prima degli altri non ha alcun senso.La mia autocritica è profonda. Assomiglia molto alla tragedia di chi è stato fasci ta: si vergogna e non capisce come mai un'ideologia di tal genere abbia devastato la sua personalità. La mia personalità, almeno fino ai quarant'anni, è stata devastata. Non mi sapevo rapportare con le ideedegli altri, noncapivo la realtà, credevo che questa fosse l'ideologia. Esserestaticomunisti, ma non quelli di cui parla Gorbaciov, quelli buoni, della base,significava questo. lo ero un comunista responsabile di quello che dicevo e di quello che facevo. Mi assumo lemie responsabilità,lehodette e le ho indicate nel non aver compreso fino agli anni '80 cose che altri hanno compreso molto prima. Ciò che a noi sembra così tra gressivo dire, che il comunismo è crollato, che il comunismo è bagliato, i democristiani l'hanno detto fin dagli anni '50. Erano banalità penanti. oi abbiamo scoperto delle cose in ritardo e pensiamo di avere delle giustificazioni. Non abbiamo nessuna giustificazione. Abbiamo sbagliato. non possiamo ricominciare a fare politica, il comunismo non si riforma. Di conseguenzachi è statocomunista come mc deve avere il coraggio di abbandonare la lolla politica, per sempre. Non hai mai pensato, almeno all'inizio del ripensamento, che ci fossero delle forme, delle realizzazioni sbagliate di un'idea comunque giusta e importante? Io non homai creduto alla possibilità di riformare i partiti comunisti, nemmeno quando o Gorbaciov ha iniziato il suo percorso. Posso dire, riferendomi anche a me stesso, che è difficile cambiare della gente che è stata responsabile di avvenimenti gravi e legata a una cena ideadel potere. Puòessere certamente riciclata, ma cambiare i meccanismi reali è impossibile. Il comunismo è un'ideologia sconfitta. La guerra fredda, che è stata la terza guerra mondiale, l'anno vinta gli americani, i tedeschi e il loro sistema. Avendo perso, anche sul piano militare, nel golfo, il comunismo è destinato ad essere ridimensionato come lo fu il nazismo e il fascismo dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, a diventare un detrito della IOria e della cultura europea del ventesimo secolo. C'è una contraddizione, mi sembra, nel dire che l'idea non ti ha mai coinvolto fino in fondo e contemporaneamente sostenere che ha cambiato la tua vita in modo irreversibile. La mia adesioneal partito e poi ali' ideologia comunista, per mio carattere, è stata un'adesione ironica, giocosa e ludica. Quando intervenivo, facevo comizi e alla lolla politica ho dato dei "tocchi creativi". Ma certamente si trattava di un'adesione profonda. Non critica. Era un modo di esprimere in maniera originale una cosa che sentivo. D'altra parte non si può dire che Fortebraccio, che pure nel la sua genialità era ironico, non fosseun fedelecomunista. Così pure io, che nei miei limiti di provinciale esprimevo sentimenti e una certa confusione, aderivo al partito. non ti dico l'ilarità che provocò la lettera di Pierantonio Zavatti Quali sono stati i motivi originari e intimi dell'adesione al comunismo? lo ero compagno di scuola di Antonio La Forgia e di Pierantonio Zavatti, entrambi motori culturali della eia se. lo più che all'idea comunista aderii a loro, alla loro lealtà umana, alla loro amicizia, alla moralità e serietà di questi due ragazzi che simpatizzavano, per il PCI e per la sinistra. C'era amicizia e giovanile volontà di cambiare. Ricordo benelediscussioni che facevamo; tenereaperta la biblioteca di notte, fare la pista ciclabile fra Forlì e Cervia ... Eravamo percorsi dall'idea di prendere il potere per farcdcllccosc. Le nostre strade sono state molto diverse. La Forgia è a11ualc cgrctario del PDSdi bologna: Zava11iha abbandonato il partito in tempi non sospetti. dicci anni fa. Pochi ricordano la lettera che spedì a quel tempo proponendo al partito, fra I"altro, un cambiamento di nome. on ti dico l'ilarità che provocò, come se avesse parlato un folle e questo determinò l'isolamento umano prima e poi quello politico dell'unica personache. secondomc, al lonon è questa la speranza, nessuna idea che si è concretizzata storicamente in modo antidemocratico, nei lager, nei campi di sterminio, può essere una speranza. La storia non sbaglia mai. li lager non è una speranza e il comunismo italiano è stato complice del lager. ra era in grado di guidare una forza politica. il comunismo non ha mai accettato iI diverso. L'avversario politico era • un nemico Quindi tu hai fatto l'equazione: comunismo uguale lealtà e moralità. Ma queste doti erano ascrivibili alla forza degli ideali? o, le stessepersonedi uguale moralità e capacità politica e critica le hoconosciute daaltre parti. Ma il giudizio politico mi impediva di dare una valutazione umana.Mentre gli altri ci accellavano noi li rifiutavamo. Non c'era un democristiano ·'buono". Questa è stata la tragedia del comunismo; esso è stato accettato a livello culturale, a livello politico, anchecome avversario, poco affidabile politicamente, ma erio e generoso. Il comunismo non ha mai accellato )"idea etica di un diverso. L'avversario politico era nemico. Quando hai sentito che l'idea era morta? lo ho abbandonato l"a11ività politica nel luglio del '79. a seguito dcli' adesione del gruppo del Man ife to al Partito Comunista. Avevo aderito al gruppo del Manifesto per delle motivazioni personali, c'erano i miei amici, ci vedevamo; era più un club che un gruppo poi itico. E' stato il momento dell'abbandono. Io faccio coincidere questo momento con la fine del comunismo. Io sono una persona pragmatica. I· ideologia marxista per mc è finita quando ho cessato di frequentare delle personechesi ritenevano tali. E faccio molta fatica anche a collaborare sul piano culturale con delle persone che si ritengono '"comuniste'·. aturalmcntc ero allento agli episodi che davano conferma a questa fine: la nascita di Solidarnosc in Polonia. il documento di Zavalli qui a Forlì (sembra un paradosw. ma per mc entrambe le cosemi fecero enorme impressione). Ma non potevano aS!,Olutamcnteprevedere.come nessun·altro. una così rapida disgrcga7ionc del sistema. Tullo quello che è successo, che era quello che mi auguravo che avvenisse, non era prevedibile. Quanto ha pesato Forlì nell'entrare e nell'allontanarsi dal PCI? L'ambiente della sinistra fori ivesenon ha mai degenerato nella violenza. Tulle le esperienze politiche da Lolla Continua, PotereOperaio e simili, non hanno mai conosciuto tensioni di tragica violenza come in altre cillà. Ho sempre verificato nella sinistra, anche nel partito comunista, la volontà di mantenere la lolla politica a dei livelli di dissenso accellabile. Ma non è chemancasse l'invettiva, giudizi pesanti, su chi dissentiva. Ascoltavano tutto, ma respingevano tutto, proprio come un muro di gomma. Quello che dicevi non aveva rilievo, contavano le proposte della segreteria. Il modo di far politica a Forlì era quello di tirare avanti senza tensione ideale. on si comprendeva i I nessofra democrazia interna. che non c'era e democrazia esternache veniva propagandata. La democrazia interna era impedita per dare l'immagine di un partito forte. Si riteneva che il diballito e la dialettica indebolisse il partito. Questaopinione a Forlì era molto radicata. Bisogna anche dire chealmeno unapersona,il nostro maestro, forse ·'cattivo·· sul piano ideologico. il segretario del partito, Giorgio Ceredi, di Cesena. possedeva umanità e intelligenza critica straordinaria. Era una persona che teneva le porte aperte su tullo, discuteva e si scontrava su tutto. La sua apertura rappresenta comunque un eccezione nel partito. Il Pci veleggiava continuamente su due sponde. da una parte l'adesione totale alla democrazia parlamentare. dall'altra un'accettazione strumentale di lotte. come quelle studentesche ed operaie del 68 estranee alla democrazia.D'altra partequesto è tipico della politica italiana. E il partito comunista nostro è originale perchè è •'italiano··, avendo ripreso tutta la tradizione storica e politica del trasformismo italico. presente anche in Turati e in Nenni. Sulla figura di Togliatti c'era già comunque un dibattito e una adeguata conosccnLa. Ricordo benea proposito di questo il dibattito che ci fu ~ullo stalinismo e la liquida7ioncdcl partito comunista polaccoacui. si ammetteva che Togliatti avesse partecipato. Ma non è che si criticava questa cosa, anzi, la si riteneva giusta. Tutti noi lapensavamogiusta perchè i polacchi erano nazionalisti che tramavano contro l'Urss. Se fai un bilancio complessivo, non ci vedi niente di positivo?Adesempio,un'ideache ha funzionato da collante sociale per milioni di persone? Io non do una valutazione politica, la mia esperienza per onale di comunità è stata completamente negativa, negativa sulla mia pelle. E' stata un'esperienza che mi ha impedito di fare delle cose a trent'anni, o quando ero ancora giovane, anzichè aquaranta. lngrao, più di me e di altri deve • vergognarsi di molte cose Per quello poi che riguarda la storia politica del PCI, e la sua incidenza nel nostro paese. dubito che sia stata positiva. Basti pen areche I' ltalia è tata il paeseche ha avuto il più grande partito comunista, ed il pae e più arretrato culturalmente. e soprattutto politicamente, dell'Europa che conta. C'è dachiedersi. setantaera la forza del PCI. perchè non è riuscito ad impedire che I' Italia diventasse un paese tanto disastrato? on è servito a niente, anzi ha reso eterno ciò che negli altri paesi è cambiato. Sarò ancora più sincero, quc ta domanda per me assomiglia ad un altro quesito che altri per decenni si sono posti: cioè se si possaritenere positiva I·esperienza del fascismo e del nazismo perchè ha operato da collante per milioni di persone. Il male che è statoconsumato. che io ho consumato contro altri essereumani è un male che ha il sapore della difatta. Quando lngrao dice che il comLmismo italiano è stato un·cspcricnza positiva e non c'è da vergognarsi. gli risponderei che almeno lui. più di me e di altri. deve vergognarsi di molte cose: quando in parlamento. a quarant'anni. as ccondava Pajctta che inneggiava ali" armata ros~a nel novembre del '56. on è questa la spcra11La.non lo è il fasci- !,m0. nessuna idea che si è concretiaata storicamente in modo antidemocratico, nei la-

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