Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

comu1ie, non si conosce alcuna ragione che dia significato alla propria partecipazione allo Stato. .Lo stesso significato di democrazia si spezza e non è più comune: ciascun gruppo di notabili lo intende a suo modo: infine i gruppi incontrollati sostituiscono il citta– dino e la rappresentanza dei cittad1:ni: · al fine comune si sostituisce il fine dei più forti: gli interessi econom1·ci, le grandi corporazioni prernono sullo Stato, ne dirigono la vita. La legge della giungla si è sostituita alla pacifica e so– lidale convivenza civile. 3. - Quando lo Stato muore come centro di gravità della moralità e delle attività comuni dei cittadini, i citta– dini ricorrono ad una lotta per l'esistenza che è la riprodu– zione della legge della giungla che governa lo Stato: cia– scuno cercherà il privilegio, ciascuno cercherà di sottrarsi alla legge, infine ciascuno opprinierà il piìc debole. Allora ci accorgiamo che sotto il peso della crisi dello Stato, nel nostro paese sta crollando la famiglia stessa. I padri sembrano non poter avere un esempio da la– sciare ai figli, muoiono quasi senza eredità e il silenz1·0 fra le vecchie e le giovani generazioni non è stato mai così triste e spaventoso. Per quale motivo essi educano i figli, a che cosa, a quale fine devono volgere la loro educazione ed i sacrifici che fanno per essi? Non possono ormai che additare il lucro individuale, la corsa pazza all'utile che schiaccia i meno forti: è con questo esempio che si va a scuola, che s'intende l'educazione come mezzo per riu– scire; e quando non si riesce si cerca di ottenere diplomi a tutti i costi. E' chiaro allora il perchè oggi la principale funzione della scuola sembra essere quella di dare un diploma. E nella stessa politica ciascuno cercherà il suo bene par– ticolare, la rivendicazione del suo interesse immediato, la lotta spietata senza esclusione di colp·i. Anche nelle professioni e nel lavoro la legge della giun– gla penetra con la sua ferma logica: la moralità prof essio– nale svilita di fronte alla necessità di vincere e di non es– sere sopraffatti, la p1,"etàe la solidarietà bandita dai rap– porti sociali, la corruzione ritenuta, anche quando real- . mente non si è giunti a questo punto, l'unica maniera per avanzare. E' questo lo Stato degli evasori di tasse, dei corruttori dei funzionari, degli sfruttatori e deg!i scialacquatori, dei diplomi comperati, dell'egoismo sociale, dei concorsi di bellezza; lo Stato in cui alla moralità degli uom1n1 co– muni _si è sostituita la legge della giungla. 4. - Soprattutto i giovani rischiano di essere travolti dal peso della situazione, coinvolti nella corruzione e a loro volta corrotti e resi disperati. Senza più ideali trasmessi dalla famiglia, sospinti al successo individuale, sottoposti a un'educazione scolastica in cui vale il successo e la furbizia, attesi alla prova del ci– nismo con le prime esperienze di lavoro dove vengono con– tinuamente utilizzati come cose, sfruttati, in definitiva com- . perati e venduti, sembra che ad essi non resti che assue– farsi a questa legge. Pur tuttavia dal più profondo delle radici, dalla sanità stessa che era nella vita dei nostri padri, dalla modestia BibliotecaGino Bianco degli ideali che sopravvivono in ogni piccola comunità, dalla coscienza civile che mai può essere definitivamente travolta, dalle speranze stesse senza le quali ad un gio– vane non è dato vivere, sono moltis~imi quelli che trag– gono una ragione per non rassegnarsi, per combattere con– tro la disgregazione e la corruzione, per non lasciarsi com– prare e vendere, per non fare della lotta della giungla il titolo e il fine della propria moralità. A tutti costoro, a causa degli strunienti e dei mezzi messi a loro disposizione, della enonne gravùà dei problemi e dell'inerzia generale che tende a soffocarli, lo spettro della disperazione appare drammaticamente a minacciare le ultime e più terribili tentazioni di rinuncia. Ma pure, anche ad essi deve essere possibile ritrovarsi, chiamarsi a raccolta, confortarsi l'un l'altro ed infine tro– vare quelle linee e quei mezzi di azione per lottare contro la disgregazione e la catastrofe, Per tutti costoro deve esserci e c'è senz'altro un modo di operare per lo sviluppo della coscienza statale, per una moralità civile delle proprie azioni in ogni momento. Poichè questo è il problem,a: si può salvare lo Stato au– mentando la coscienza e la moralità delle azioni di tutti i giorni: non si tratta 1·n questo campo, non avendo solu– zioni generali, di proporre riforme o di poter pensare di ricostituire con i decreti ciò che si perde nella vita, ma si tratta evidente1nente di consolidare la base dello Stato, la moralità civile dei cittadini, la solidarietà effettiva, caso per caso. Giunti a questo punto, noi potremmo attingere dal– l'esperienza nostra e di altri che si riconoscono nella no– stra condizione, dare anche dei suggerimenti e dei fan– tasmi di azione. Ma rischieremmo di assolutizzare la nostra esperienza, mentre deve, per principio, poter essere dato a ciascuno di trovare il suo reale pratico inserimento in riferimento alla sua condi.zione. Non abbiamo paura perciò di senibrare generici, per– chè non possiamo rivolgerci a coloro che attendono parole d'ordine, che pensano cioè che qualcuno possa ritenersi autosufficiente nella gravità della situazione. 5. - Ma. nonostante ciò alcune precisazioni sulle pos– sibilità di promuovere un atteggiamento volto alla ricosti– tuzione della base statale possono essere abbozzate. Preci– sazioni che ci sono suggerite da esperienze di tanti gio– vani che abbiano sotto gli occhi o che ci vengono alla me– moria, irripetibili forse, ma il cui valore è più forte di una semplice indicazione. Pensiamo allora a quei giovani che sentono prof onda la coscienza morale di questi e di altri problemi e che fan– no dell'esempio e della predicazione il fine più alto e più sicuro della propria vita: in ogni atto cercano l'unione ef– fettiva con tutti coloro che nel loro raggio di azione sono portati a disperare. A bbianio sotto gli occhi quei giovani che nel lavoro, sia quello che ()ggi fanno la loro vera vocazione o no, si pongono negli atti di tutti i giorni il problema di difendere la d1·– gnità e il vivere da uomini nel lavoro: e rendono vivi e vi– tali tutti quei contatti che aiutano gli altri a sentirsi più uniti anche se oppressi, a sentirsi ribelli nel non accettare 3

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