Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

nei loro rapporti la legge che all'esterno di essi li costringe ali'oppressio1ze. E ricordian10 quei giovani intellettuali che cercano di non approfondire il loro sradicaniento, nva piuttosto di le– garsi in quanto uoniini ai problenii e alle speranze degli uo,nini conzuni per conquistare la verità attraverso questi: solo così essi sperano di essere costruttori assienie a tutti gli altri dello Stato di tutti e non un supporto dei nota– bili, e a loro volta notabili. Essi si dedicano senza autosufficienza, allo studio della realtà, a rendere la propria cultura espressione della niorali– tà degli uo1nini coni uni, a farsi strumento delle prese di co– scienza degli uomini che si trovano fuori della storia. E quelli fra di loro che si occupano di educazione trovano anche qui un collega,nento tra la propria vocazione e lo Stato di tutti. Studiano i problenii dell'educazione popolare visti in nzodo che essa non sia più sradicante ma dia a co– loro che da essa vengono toccati l'idea e la possibilità di uno sviluppo; sviluppano lo spirito comunitario e il la– voro di gruppo nelle scuole conibattendo l'individualism'O concorrenziale; portano gli universitari ad essere espres– sione dei paesi e il 1no1nento di sviluppo di essi, le punte più alte in fondo della coscienza statale di un paese de– presso. Vedianio quei giovani che lavorano nella P· ,litica e sen– tono di dover rinunciare ad essere assertori d.' un'1'dea già predisposta, 1na di dover partecipare al pari degli altri alla lotta contro la disgregazione, riesaniinando tutti i problenn, e cercando di trarne richieste nuove per tutti. E che cer– cano di sottrarsi in te,npo alla legge della tattica e alla cor– ru~ion~ del. gioco dei vertici per essere l'espressione genuina dez bisogni che vengono continuamente di1nenticati. Abbiamo sotto gli occhi quei giovani architetti, econo– niisti, sociologhi, la cui cultura oggi pare essere la più stru– nientale per un rinnovaniento dello Stato, che trovano, non un inserimento semplice della propria attività nell'esistente, nia un collegamento eff ettìvo con l'aspirazione verso lo Stato di tutti. Essi possono dare le loro cognizioni perchè la loro tecnica serva a tutti i disponibili allo sforzo per lo sviluppo del paese, per il raggiunginiento di un 1naggior benessere, per la costruzione di una convivenza migliore. Nessuno oggi chiede a loro questo e nel punto giusto. Al– lora, invece di dare questo proprio lavoro per i più forti, in c~mbio s?ltanto di un~ stipendio, cercano da sè il pun– to giusto e _il niomento giusto a servizio di coloro che oggi non sono in grado neppure di chiedere: si uniscono per m:ettere la loro_ tecnica a disposizione di quei giovani che si occupano di un paese e di una zona. E pensianio a quei giovani che si pongono sopratutto fl ~tern~ domanda: da dove viene l'uomo e dove va; quei giovani che hanno problemi teorici, che legano gli eterni interrogativi agli interrogativi di tutti gli altri e cercano di rispondere ai quesiti, alle profonde interrogazioni che la c?scienza suscita in c~loro che lottano contro la disgrega– zion_e, per lo Stato di tutti. Anche il loro impegno, così s?ttile da seinbrare spesso solitario, trova oggi una mora-· lità nella loro coscienza, perchè rivolto, non solo niediata– niente, alla coscienza e qu1'.ndi alla felicità di tutti gli uomini. E infine tutti questi assieme, e tutti i giovani, a cui la cosci~nza civile_ turba e intristisce le speranze di un do– niani, che oggi lottano contro il silenzio: si ritrovano e parlano, tirano fuori le domande che ciascuno ha dentro n?n. hanno f~ura dei progetti, espongono le idee e i dub~ bi: ~n definitiva ricercano una moralità civile, aggiungen– dovi amorevolniente, giorno per giorno un'idea nuova . ) , uno slancio, una nuova azione. L'esempio di 9-uesti giovani c~e si educano a conquista– r~ un contatto ~i:al~ _della p~~pria attività di tutti i gior– ni con la nioralita civile, additiamo a tutti coloro di buona volontà che abbi.ano la forza di tenere duro. BARTOLO CICCARDINI Disoccupazione e forze politiche 1. - Il discorso che l'On.le Vanoni ha fatto al Con– g:esso democr~stiano ?i. Napoli, ha avuto il grande pregio d1 affrontare, 1n te:n:11n~non demagogici, il più grave pro– b~ema. eh~ la _re_altaitaliana pone ai suoi governanti, come a1 suoi c1ttad1n1: quello della disoccupazione. Dando per assodato che, sotto certe condizioni, sarebbe possibile crea– re nel no~tro Paese quei quattro milioni di nuovi posti di lavoro che sono necessari per eliminare la disoccupazione strutt~rale (una certa quantità di disoccupazione frizio– nale e - co1ne noto - indispensabile in un sistema che si svil_uppi e che ~ichieda - per adeguarsi al progresso tecno– l~g1co - continui trasferimenti di lavoratori), per assor– bire le. nuo\:e. leve di lavoro e per ridurre la sottoccupa– z1one, 11 l\11n1stro del Bilancio, ha - senza dubbio _ creato un fatto nuovo nella vita italiana, onde non sem– bra ci si possa esimere dal prenderne atto. liibliotecaGino Bianco 2. - In primo luogo sarebbe necessario un esame del p_roblema da. un punto di vista tecnico, per poter ben pre– cisare le reali possibilità ed i limiti delle operazioni neces– sarie ~cr raggiungere il fine proposto. Purtroppo l'On.le Vanoni non è sceso molto in dettagli, limitandosi a for– mulare delle linee non convalidate da cifre, se non per quanto concerne il reddito nazionale che dovrebbe avere un i_n:remcnto annuo n1inimo del 5% ( 1). Non di meno, è ~oss~b~le - per altra via - condensare in qualche dato 1entita del problema che abbiamo di fronte. Chiunque abbia una minima conoscenza della strut- (1) Il tasso d'incremento composto del reddito è stato in ter- . . . ' " m1n1 reali, del 7,9 per cento fra il 1948 ed il 1953, anni sui quali ha ~ortemente _influito la ricostruzione, ma solo del 2,7 per cento fra 11 1921 ed 11 1929. Il tasso del s per cento è, quindi, alto, sep– pure non impossibile.

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