Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

plicabile. Nel contadino lucano l'immatu– rità generale è più accentuata che altrove per la mancanza di strade, di ogni contat– to. Ne viene una sfiducia totale per ciò che arriva dal di fuori. Non si può pensare che qualcono aiuti disinteressatamente; ed an– che l'aiuto dello Stato (niente più dello Stato è astratto, per questa gente) conside– revole o no, non può divenire fonte vera di miglioramento; viene considerato semplice dono; e questo accade sempre. Le nuove case in genere sono mal co– struite, per ridurre al minimo la spesa, ed in parte crollano presto, ma i contadini si guardano dal reclamare presso la ditta co– struttrice, convinti che in questo caso lo Stato farebbe buttar giù tutto. Accettano cioè quanto viene loro da intervento diretto corne qualcosa che non appartenga vera– mente, come accade per quanto invece .~i fanno per diritto di lavoro. Lo Stato rimane astratto, e per lui non sentono alcuna rico– noscenza, nè si sentono stretti da alcun le– ganie. Sono migliorit.· alle quali essi non concorrono in nessun niodo, avute per qual– che inesplicabile ragione, che non interessa chiarire. Sono conservatori per natura, e gelosi di quanto hanno. Intervenendo direttamente si ottiene perciò solo in parte quanto ci si proponeva; l'aiuto rimane sterile improdut– tivo, non si inserisce nella vita di questa gente per cambiare qualcosa della loro mentalità; questo dovrebbe invece ispirare ogni azione al riguardo. Accettano tutto in modo passivo. Si volesse una prova di questo, che appa– rentemente a chi non ci è vissuto potrebbe sembrare un controsenso, basta anche guar– dare e ultime due elezioni politiche. Nel"a prima di esse si è dato una maggioranza schiacciante a partiti di centro. Nessun go– verno ha fatto tanto per questo popolo; uno sforzo ingentissimo, che tutti possono vedere. Nonostante, nelle votazioni seguen– ti c'è stato a sfavore dello stesso governo una grossa contrazione di voti. Gli aiuti 110n hanno conimosso nessuno; non si è al– l'altezza per certe associazioni di idee; so– lU> restati infruttiferi perchè non si è tro– vato ,la via vera e profonda del rinnovo; non si è cercato la strada per intendersi, quella per. la quale essi possono essere nia– turi. Ho veduto gli stessi contadini quando in– vece da sè ~i occupano del miglioramento della loro produzione. Ormai guidano le 1 < masserie » (nucleo vitale in Lucania) i giovani della seconda generazione. Quelle precedenti non hanno in pratica che un pe– so morale; con esse in f1arte vengono a scomparire retaggi di credenze sorpassate. Da un quarto di ~ecolo il fascismo ha impiantato nelle campagne scuole rurali, allora molto efficienti ed idonee e la se- BibliotecaGino Bianco conda generazione non è stata analfabeta. Queste scuole, ed in parte l'azione scon– volgitrice dell'ultima guerra, hanno contri– buito ad iniziare il mutameuto; il risultato di una educazione anche parziale si vede nell'avvicendamento avvenuto ora nei Co– muni, a seguito delle ultime a1nministra– tive. Il grande stacco è stato fra la prima e la seconda generazione di questo secolo; il fonnarsi di quest'ultima coincide col pe– riodo nel quale il fascismo istituì le scuole nella campagna; solo le prime tre classi delle scuole rurali. L'assoluta mancanza di istruzione e di contatti rendeva prima possibile il sistema feudale della « clientela », per la quale esistevano piccole élites di famiglie ad una o all'altra delle quali si appoggiava la mas– sa. Ognuna di queste faniiglie riceveva pre– stigio e forza dai propri clienti, dando per contro appoggio ed aiuto. In pratica poi ai clienti era preclusa ogni possibilità di co– mando, ed il giudizio del capo clientela era legge da tutti riconosciuta. Subito dopo la guerra ci furono anni di indecisione, e la " clientela " ha prolunga– to la sua apparente validità fino a queste ultime elezioni, dopo le quali è pratica– mente scomparsa. Alla cosa pubblica sono andati uomini giovani con la forza di un vento di fronda, e si spiegano così anche alleanze al nord apparse inconciliabili. Era reazione ad un mondo onnai finito; forze quasi sempe fin da ora liquidate. Ad esse subentreranno è da credere ele– menti più preparati, e non è ùnprobabile 5i ricada in un nuovo tipo di più vasta, anche se " larvata " clientela. Il ca1nmino non si può fare tutto in una volta. Si vede però quanto sia valso a suo te1n– po lavorare nel profondo. Le scuole hanno 1nutato tutta una situazione. Oggi le stesse scuole sono mancanti di tutto, ridotte e per i locali e per i sussidi didattici in tale stato di abbandono, che è niortificante per il prestigio stesso dell'educazione. Furono istituite soltanto tre classi e tre classi sono ora. Venticinque anni fa poteva essere suf– ficiente, come primo passo, ma oggi non si può concepire che a nove anni migliaia di giovani siano di nuovo abbandonati. Dicevo che ho veduto i contadini oc– cuparsi fattivamente e con entU:siasmo da se stessi del miglioramento delle loro pro– prietà; senza che nessuno abbia detto nien– te, suggerito niente. A Bella c'è un « Istituto » o fattoria; do– ve si tengono produttori di tutte le razze, e culture di ogni specie; si cercano gli in– croci più vantaggiosi per i vari tipi di terre, si praticano i metodi più moderni e razionali, con personale specializzato. Fi– no a qualche anno fa l'Istituto restava in pratica privo di valore, ed anche alla zona dove abitavo non ha mai dato alcun aiuto. Solo da poco i contadini hanno saputo da certi mercanti di passaggio che il pollame dell'Istituto è più grosso, che produce mag– gior quantità di uova; hanno assicurato an– che che laggiù c'è un incrocio di pecore che dà più lana, che i suini fruttano di più. E da qualche " masseria " i giovani sono an– dati per rendersi conto, poco convinti. Han– no veduto coi loro occhi, hanno visitato ogni stalla ed ogni cultura, guardando so– prattutto ai risultati; e poiché erano ma– turi per capire il vantaggio vero dei nuovi incroci, non c'è stata molta esitazione. Così l'anno di poi nella mia zona si è avuto un parziale nuovo alleva11icnto di polli, con risultanti sorprendenti, e culture ripiantate con la fatica di tutti e con ,nol– te speranze. Nelle " masserie " le modifi– che erano argomento per la conversazione di ogni sera, in quelle grandi cucine nere di fumo; alcuni nè parlavano già come una conquista, altri le osteggiavano. l\1a qual– cosa è stato trovato ed i giovani sperano nuove possibilità; magari anche di rendere produttive terre che non lo sono mai state. Si discute, si partecipa; ed il contadino giovane viene accorgendosi per la prima vol– ta che la scienza serve a qualcosa, che anche fuori della " masseria " ci può es– sere del buono; che sarà bene da ora in avanti tenere contatti. Credo che « Istituti » simili in Lucani,a siano pochi; forse ci sarà soltanto quello di Bella. Eppure il paese, molto arretrato, è agricolo ed a pastorizia, e la terra spesso è povera ed improduttiva. E' facile ren · dersi conto di quanto nel campo specifico potrebbero fare istituzioni co,ne queste, se messe in grado, potenziandole, di arrivare ovunque. Il contadino ha bisogno di case e di concimi chimici solo se qualcuno gli farà apprezzare la casa ed il concime chi– mico. Non solo cioè ha bisogno di in– tervento diretto, come è stato finora, ma tJ,nche e soprattutto di guida. E' una nuova impostazione, un fattore del quale non si è (cqmpresa l'~rn,portanza. La casa o la strada che lo Stato finanzia non deve ap– parire fatto incomprensibile o solo accet– tabile perché dentro ci si può abitare e perché la strada serve per andare al paese, ma a far sì che rientri in una coscienza, che occorre aiutare lo sforzo che altri uoniini (lo Stato) fanno per migliorare le condizio– ni di tutti. Solo allora il contadino darà il suo contributo di lavoro e di fatica, es– senziale. Si è aiutato e si aiuta forse troppo sem– plicisticamente; più in apparenza che in realtà; lavoro vero è quel lo che va nel più profondo, che agisce sulla mentalità, per portare a questa collaborazione; altrinienti i miliardi stanziati in " regali '' potrebbe– ro alimentare una idea che sta già pren 31

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