Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

glia che gli dà wz'importanza particolare, con liii carattere suo proprio e sue esperienze perso– nali che lo differenziano dagli altri. l\Tessuno pensa all'inizio a quegli elementi che lo le– gano az suoi compagni di clas– se, e eia cuno zni ece pensa a se stesso. L'incontro è meccanico do~u– lo a fatti esterni, accidentali e casuali, psicologici e superficia– li. ,\!anca una vera volontà di ciascuno a realizzare una unità a mettere sul piatto i propri pro– blenz i, a riunciare alle ,nille tinte la cui combinazione sem– pre diversa forma le varie indi– ,Jidualità, per unire le tinte u– guali e lega, si quindi alla clas– se, ai propri compagni, in ma– niera concreta, intorno ai pro– blemi più veri e più gravi. Una amici::ia, JlOn fra i singoli nia comune, non si realizza, una t.-'Olontàdi tutti che tende ad un medesimo fine, non nasce. Qua– le è il motivo di questa ,nan– can::a di com unità nella classe? I motivi sono moltissimi e ve– dremo di esaminarli brevemente. In ogni classe influiscono ge– neralmente elementi diversi che tendono tutti ad incidere nel senso di una continua disgrega zione, ottenendo l'effetto di una completa neutralizzazione del na– turale sviluppo in senso comu– nitario. Fra i inotivi disgregan– ti due particolannen te ci salta– no agli occhi: lo spirito eone ar– renziale, quasi sportivo che pa– re essere alla base dell'insegna mento nella scuola media attua le; e l'azione erosiva e diç~r,· gante che muove dall'ester:10 della scuola, mobilitando c;li studenti intorno ad interessi af– fatto /Jarticolari ed estranei al– la vita della se uola. Dopo le prime interrogazioni e i primi compiti in dasse çi ~ta– bilisce una ~pecie di gradur1to– ria che va da un '' primo oella classe " ad un " ultimo delltz classe ''. Tale graduatoria por– terà subito ad una c/içtinzio 1 1e il cui primo deleterio effetto è quello che lo scopo, che inizial– mente e naturalmente era co– mzme, çi divide ora in una se– rie di fini particolari e fra loro separati. il primo della classe vorrà olamente mantenere il primato, e intorno ad esso si concentreranno le figure di mag– gior rilieio della classe, costi– tuendo un gruppo a parte i cui interessi, i cui rap/Jorti con gli insegnanti e il cui siudio, è una com completmnente diversa da– gli intcreHi scopo e rapporti del resto c[ella classe. Lo scopo di questo secondo gruppo in/ atti è ormai ridotto al solo desiderio cli raggiungere le prinie posizio– ni, di distinguersi, di avere per lo meno u11 momento di celebri– tà. Avviene una frattura fra gli stessi compagni; il "gruppo di testa" infatti sarà anche riunito topograficamente all'interno del– l'aula e i suoi rapporti con la tnassa dei mediocri o degli sca– denti saranno sempre più rari e formali. In secondo luogo la frattura avviene nei confronti dei pro– fessori. La graduatoria infatti è stabilita dal pieno arbitrio del professore che oggettivaniente appare come l'onnipotente "deux ex 1nachina'' della vita della classe, e immediatamente la massa avverte che essa è esclu– sa da quel rapporto di collabo– razione e di intesa che lega i niigliori al professore ( o per lo meno ai più significativi). Insensibihnente infatti e a volte anche senza averne co– scienza, il professore usa oltre due pesi e due misure, anche due atteggiamenti diversi che sono la prima più grave e più pericolosa causa della definiti– va frattura della classe. Con i più bravi egli parlerà con un to– no più confidenziale, si intrat– terrà con essi nella ricreazione, praticamente si abituerà a svi– luppare un dialogo con le indi– vidualità di rilievo della classe, trattando tutti gli altri studenti come si può trattare una pla– tea che non paga per assistere agli istruttivi spettacoli che av– vengono su di un palcoscenico dal quale essi sono esclusi. Le interrogazioni dei più bra– vi avverranno al livello dei " concetti " le interrogazioni dei meno bavi invece svolte al ben più difficile e ingiusto livello della " memoria ". Ci si è tanto abituati a questo sistema concorrenziale basato sull'esclusiva considerazione del profitto, che essa appare ormai conie giusto e sano, ed è quindi adottato dai professori più scru– polosi, onesti e volenterosi. Gli effetti deleteri di tale criterio sono più accresciuti dalla in– fluenza negativa della famiglia che mirando esclusivamente ad ottenere dal figlio quello stu– dio che è necessario e sufficiente al conseguimento della promo• zione usa tutti i rtiezzi - l'u– miliazione, l'accrescimento del complesso della rivincita, la pu– nizione o la lode - per accre– scere lo spirito concorrenziale ed ottenere quindi lo '' sprint " per la promozione. A conclusio– ne cli questa lotta (per molti è una lotta dolorosa e piena di sconfitte) ci sono gli esami, lo spauracchio, il punto di passag- ibliotecaGino Bianco gio obbligato nel quale, in due o tre ore, bisogna dire al gio– vane ernaciato e consunto che trema davanti al tavolo, se egli dovrà affrontare la vita o dovrà invece piombare in una più ne– ra, più umiliante, più dura lot– ta per un altro anno interno. Questi tre elementi: professore, famiglia, esa1ni, sono la prima e vera causa della disgregazio– ne dei naturali elementi comu– nitari della classe. Sono dunque colpevoli i pro– fessori e le faniiglie? no di cer– to poichè abbianio visto che ora– mai il criterio della concorren– za si è stabilmente afferniato nelle strutture della scuola me– dia, e agli studenti, ai pofesso– ri, alle famiglie non resta che adeguarsi al sistema generale, per lo meno fino a quando non si accorgeranno della enorme as– surdità, non degli effetti di quel sistema (programmi, esami ecc.) ma del sistema stesso e non troveranno la via per uscirne. La classe è quindi ridotta ad un insieme di gente divisa in due gruppi separati. La parte della classe che si sente esclu– sa comincia a sentire come sem– pre più lontana da sè la classe in quanto tale, vive con noia e indifferenza le ore di scuola, si sente rassegnata a non ave– re soddisfazioni, condannata al– la mediocrità. E' naturale quin– di che essa cominci a cercare altrove gli interessi intorno ai quali raggrupparsi. Altri grup– pi sorgono; nascono dalla scuo– la ma vivono fuori delle sue porte. Sono: il gruppetto dei giocatori di biliardi e di poker, il gruppetto che " va a donne ", il gruppetto che va ad allenar– si ogni giorno al campo spor– tivo, il gruppetto che partecipa alle ini-::iative dei movimenti politici o culturali. La classe è morta e ne è rimasta solamen– te un'aula. Il gruppo dei mi– gliori è l'unico che senta in– teresse alla via scolastica, ma il suo è interesse così viziato oramai dall'influenza dei pro– fessori che non può più essere definito altro che egoistico e individuale, cau.sa prima di su– perbia e ambizione. Il grosso della classe si è sua volta tra– scurato in un mosaico multico– lore che di studentesco non ha più nulla, se non la noia e la paura che provocano le ore di lezione vissute come una im– posizione della fa-miglia più che come una propria libera atti– vità. Questa è la nostra classe, ri– dotta ad un brandello di uni– tà solo fortnale, divisa da in- vidia e superbia, dove ognuno lotta solo per riuscire, per po– ter avere quella sufficienza che tutti, faniiglia, professori e la propria esp~rienza, gli sugge– riscono essere la patente unica per avere una dignità, un rico– noscimento di intelligenza, una considerazione umana. Nulla da meravigliarsi se ogni tanto qualche giovane malato e sen– sibile non regge alla fatica spro– porzionata e cede perdendo la dimensione delle cose e della realtà. Fra gli elementi di disgrega– zione abbiamo anche accennato all'azione svolta da quelle or– ganizzazioni che muovendo dal– l"esterno pretendono di rifor– mare la scuola, mentre in real– tà contribuiscono a fratturare ulteriormente le iniziali forma– zioni unitarie all'interno di es– sa. Le iniziative di tutti questi movimenti parascolastici che sono fioriti dopo la guerra crea– no delle zone intorno alla scuo– la nelle quali vanno a disper– dersi le energie più robuste di essa. Quelle iniziative rappre– sentano molto spesso la rival– sa della parte esclusa della vita della scuola che come abbiamo visto, cerca in interessi esterni un suo centro vitale. La ripresa va iniziata dallo interno, perchè in breve tempo gli studenti che aderiscono ai movimenti parascolastici sola– niente per evadere la rnonotona realtà della loro vita di classe, finiranno per dimenticare la classe come fucina di rapporti e relazioni umane attuali e po– tenziali e, considerandola co– me una dolorosa necessità, si assorbiranno in quelle inizia– tive che nulla hanno a che vedere con i loro veri proble- 1ni, ma che consentono loro di ottenere le soddisfazioni che non provano a scuola. Rapida– mente si ha il fenomeno cli stu– denti che cessano di essere tali per divenire altri, degli altri classificati da criteri esterni e avulsi dai problemi degli stu– denti o della scuola. La ripre– sa insomma si farà tale solo in quanto avverrà nella scuola, so– lo in quanto gli studenti stessi riusciranno a vedere gli osta– coli che interrompono lo svi– luppo della classe come unità fondamentale e sapranno, la– vorando e discutendo in comu– ne, costruire una unità fonda- 1nentale. Allora la classe di– verrà una specie di gruppo di studio dove i problemi vengono trattati in comune, dove il pro– fessore appare piuttosto come un '' presidente dei lavori'' che

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