Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

garle il fatto che i contendenti vengono dal– l'e terno e che si tratta di una zona di confine. Anche se le guerre dell·epoca sono rapide e fatte da pochi, esse vivono sui ter– ritori e questi sono obbligate a mantenere un certo numero di armati anche in tempo di pace. Se il Molise può essere conteso per la sua posizione strategica, favorevole come base alla guerra di incursione, e per la possibilità di controllo sul movimento dei greggi, questa vitalità economica e so– ciale gli viene necessariamente dall'agricol– tura. Perciò questo agitato periodo se deve per forza far contrarre la pastorizia non può ayere seri effetti anche sulle popolazioni molisane dedite all'agricoltura. Abbiamo il– lustrato la natura sociale e organizzativa più che tecnica del presunto miglioramen– to in quel campo di produzione: questo vie– ne ben presto compromesso dalla situazione economica e sociale dei sec. IX e X che ren– de insuperabili le difficoltà tecniche naturali dell'ambiente fisico e - spentasi la spinta dei tre fenomeni che, a nostra valutazione, erano alla origine dello sviluppo - con– solida la situazione in forme di cristalliz- zazione tradizionale che diventano con il tempo esse stesse insuperabili. Non sappiamo quale fosse in quell'epoca lo status giuridico dei contadini molisani (e sarà opportuna una ricerca sulla servitù della gleba), n1a il livello di vita e la loro coscienza storica non doveva molto varia– re anche se liberi. Di nuovo il basso red– dito non è più a disposizione dei produttori e reso strumento per consolidare le comuni– tà spontanee e per differenziare le funzio– ni grazie alle opportunità di scambib che i borghi di certe dimensioni possono offri– re, ma è sottratto e disperso. Sicchè la popo– lazione produttrice è di nuovo ridotta al puro consumo e mantenuta scarsa dalle ca– restie, dall'alta mortalità, dal1e difficoltà che insorgono con al tre calamità e catastro– fi (per es. i frequenti terremoti). In conclusione se un certo sviluppo nei secoli longobardi deve esserci stato con la comparsa di una caratterizzazione agricola qualitativamente diversa rispetto a quella romana, questo sviluppo è ben presto arre– stato, contratto ed impedito di influenzare e affermarsi sui diversi piani di civiltà. Arrestandosi l'agricoltura molisana in queste forme, non fa problema la sua posi– z;ione all'interno del sistema della pastorizia transumante. Essa ricupera facilmente, ap– poggiata a basi di interesse molto salde nel territorio di quella che è oggi la provincia di Aquila, 265.495 ettari ne sono inte– ressati e di questi 192.000 sono incolti di montagna che non avrebbero altrimenti al– cuna utilizzazione; il territorio del Tavo– liere, con i suoi So km. per 40 di superfi– cie sana solo nell'inverno, costituisce il nu- Crisi e Stato secondo Jemolo Un titolo come « La crisi dello Stato mo– derno » richiama grossi nomi e grossissi– mi avvenimenti: v'aspettereste distinzioni e interpretazioni del termine « crisi », pa– gine intere sulla classe politica e sugli in– tellettuali e così via. Jemolo ha un modo singolare, diremmo marginale e spicciolo di stare in argomento, per cui nel suo libro non si incontra una sola volta il nome di Marx o quello di Lenin: sono assenti Sta– lin e Roosevelt, e anche su Hitler e Mus– solini è steso un velo pietoso. In compenso saprete che grandi universitari come Adeo– dato Bonasi o Emidio Pacifici Mozzani la– sciarono la cattedra per il lustro del Consi– glio di Stato, « mentre oggi all'opposto ve– diamo disersioni anche da altissime cariche per la libera professione » (p. 183). Oppure avret.e, nel bel mezzo di una sintesi sulla crisi del parlamentarismo, un grazioso boz– zett.o di_ minuto verismo: nel 1900, in ge– nerale « i deputati... conoscevano bene co– me a1 loro elettori nulla interessasse il loro 1 ibliotecaGino Bianco orientamento politico, come questi elettori consentissero loro le conversioni più rapi– de ed inspiegabili, ma non li avrebbero mai perdonati se avessero anteposto l'interesse generale a quello del collegio; se non aves– sero lottato per la deviazione ferroviaria passiva, per la pretura inutile, per il distac– camento, che avrebbe inquinato l'efficien– za ed il buon andamento del reggimento da cui era tolto; ma questi elettori richie– devano soprattutto j favori personali le– citi ed illeciti, fino all'aiuto nell'evasione fiscale o nel sottrarre il figlio agli obblighi di leva ». Fuori di scherzo, il libro di }emolo man– tiene la grossa promessa del titolo? Direm– mo che la mantiene solo in parte, perchè se le sue pagine non sono soltanto stampe dell'ottocento o del novecento, certo è che l'autore, può nel tentativo di dare ordine e nerbo al discorso indulgere a un descritti– vismo in cui spesso si stempera anche la eleo centrale di una zona incolta che, se– condo calcoli attendibili, raggiunge in Pu– glia e Lucania nel 1450 i 450.000 ettari con-: trollati dalla Dogana dei pascoli di Pu– glia. Gli interessi di queste zone alimentano e sostengono jl fenomeno: nell'Abruzzo aquilano la pastorizia ha avuto una impor– tanza essenziale (oggi non sostituita anco• ra). La stessa fondazione e la rapida fiori– tura di Aquila lo dimostra: in essa conveni• vano italiani e forestieri ad apprendere l'ar– te della lana o a esercitarne il commercio, ma Celano prima e contemporaneamente Te– ramo ( 1 o), Lanciano, Sulmona e Chieti ne ritraevano essenziale sostegno. L'apogeo del sistema comincia con la for– mazione del Regno, grazie ai Normanni: una relativa stabilità politica, un ordina– mento amministrativo razionale, il contem– poraneo svilupparsi del gran commercio del• la lana e delle arti, i grandi privilegi con– cessi ai pastori con la demanializzazione delle terre - ne sono gli elementi struttu– rali. BALDO SCASSELLATl ( 1 o) Teramo fu nel Medioevo mercato im– portante famoso per la produzione di lane lavorate che figuravano alle fiere di Sinigal– lia, Lanciano e a Napoli. Vi si tenevano due volte l'anno fiere della durata di 8-10 giorni a cui convenivano mercanti toscani, umbri e marchigiani. , Quaderno sua vena più fonda ch'è quella dell'osserva– tore morale. Per di più, sovente l'attenzione agli aspetti etici decade a moralismo, per– chè accade a J emolo di ridurre problemi di carattere propriamente politico e struttu– rale a problemi di buone o di cattive in– tenzioni, di virtù e di vizio. Il rimprovero di Garosci di aver trascurato la politica è giusto solo in questo senso, che sia per ciò che concerne la crisi in sè, sia per quanto riguarda le prospettive del suo superamento non si può prescindere dalla dimensione politica e come spiegazione di alcuni feno– meni e come insieme di schemi operativi superanti. Da questo punto di vista la le– zione che scaturisce dalle omissioni del li– bro di Jemolo è buona per chiunque si oc– cupi di problemi di « direzione della sto– ria », come si è detto con franca presun– zione; ne emerge cioè un ammonimento a dare ai presupposti morali un valore pro– prio, che non deformi la visione complessi-

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