Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

m1n1 di alzare gli occhi dalla terra senz.i terrore del mistero : non importa se la co– <:cienza critica di ciò che abbiamo detto è quasi nulla tra i rozzi analfabeti dei secoli barbarici. L'atteggiamento nuovo o– pera attraverso la pratica quotidiana e fermenta nelle coscienze oltre le parole. Gli antichi villaggi diventano così ben pre– sto delle comunità, quali che siano le for– me sociali con cui i gruppi si ricompon– gono. Sull·integrazione si fonda un pro– gresso organizzativo che rinnova le attivi– tà e il modo stesso dell'atteggiamento verso la natura. Anche la concezione del lavoro viene risistemata in questo quadro, senza perdere €ompletamente aspetti più antichi : il carattere della pietà popolare molisana rivela questa impronta contadina tradizionale. Il popolo vede nel suo lavoro la grazia di Dio, nelle infermità e nelle sventure il suo castigo, nelle cattive azio– ni il manifestarsi dello spirito del Ma– ligno. Ogni uom1n1, caso di paese ha santi protettori degli degli animali e dei raccolti e in preghiere particolari compie pelle- grinaggi ai· suoi santuari campestri. La tradizione del culto e il rituale ri– velano apertamente un forte spirito di co– munità. Anzitutto le feste dei patroni re– ligiose e civili e ricreative ad un tempo: basterà ricordare Campobasso che riscat– tatasi per solidarietà del popolo dalla si– gnoria feudale istituisce l'anno appresso una grande festa per il Corpus Domini con la singolare processione dei misteri. E soprattutto le esequie del morto dove questo è lamentato da uomini e donne e celebrato con il racconto delle sue virtù. Accompagnato in chiesa in silenzio e fi– nito il rito lo baciano e gli affidano i saluti per i loro propri trapassati. Una influenza cristiana si può cogliere anche nell'esame della posizione familia– re e sociale della donna. Essa si rapporta alle necessità della vita economica: diver– sa è la funzione esercitata dalla donna negli insediamenti dei pastori dove vige una specie di matriarcato per l'assenza degli uomini, e nelle comunità contadi– ne, a costume patriarcale. E certo il Mo– lise .offrirebbe occasioni di interessanti osservazioni a chi volesse studiare la que– stione, essenziale per i problemi sociali dello sviluppo. L'influenza dei monasteri Il terzo dei fatti che hanno contribuito alla caratterizzazione agricola del Molise è di valutazione più incerta almeno fin quan– do non si sja compiuta una analisi speci– fica tendente a ricostruire le vicende e la importanza nella regione da noi considera– ta: alludiamo alla diffusione del monache– simo occidentale di ispirazione benedettina. Biblioteca G'ìno Bianco Per quanto in Italia non si incontrino ab– bazie con grandi possessi agricoli di terre di colonizzazione o con attività industriali o commerciali sorti intorno ai monasteri, paragonabili per importanza a quanto è consueto in Francia, Germania e Inghilter– ra, tuttavia non mancano conventi che ab– biano svolto - per quanto a noi interessa - opera feconda (7). La tradizione attri– buisce loro anche in Italia il merito della ripresa agricola dopo la crisi aperta dalle guerre annibaliche. La funzione di sviluppo sociale ed econo– mico del monastero si manifesta come rea– lizzazione concreta di una organizzazione di vita e di lavoro che ha suo fondamento l'integrazione degli uomini nell'armonia del– le funzioni. E' certo un esempio fecondo, anche se esige la scelta di uno stato di per– fezione che non è di tutti, e che non può essere assunto come modello universale. Tut– tavia la regola di S. Benedetto permette un incontro tra monaci e non monaci su un terreno comune, quello del lavoro, e mette a disposizione quindi dei contadini e degli artigiani che si stabiliscono intorno al mo– nastero capacità intellettuali, e tecniche, pre– stigio sociale e strumenti di elevazione cul– turale, morale e religiosa. Pur essendo l'a– bate capo di tutti coloro che vivono intorno all'abbazia, l'equità e la profondità dei rap– porti che si creano anche con gli infimi e più rozzi, non è senza influenza nella crea– zione di un ceto artigiano e contadino ca– pace di umanità. Nello studio della storia dei monasteri be– nedettini vanno distinti due periodi : uno che va dall'inizio de1l'attività fondatrice di S. Benedetto all'estendersj del dominio lon– gobardo, l'altro che inizia con la conversio– ne dei longobardi al cattolicesimo. Della prima abbiamo conoscenza di alcu– ni monasteri famosi (come Subiaco, Monte– cassino, Terracina), ma essi sono tutti sac– cheggiati e distrutti dall'invasione: dovun– que arrivano i longobardi ariani cadono i monasteri e viene perseguitata la chiesa cat– tolica (8}. Ma esiste un monachesimo di ispi– razione, ma non di disciplina benedettina, spesso cenobilico, che sopravvive silenziosa– mente a questa prova. Montecassino è distrutto intorno al 580 da Zotone duca di Benevento e i suoi monaci fuggono a Roma. Forse troppo poco è il tempo intercorso tra la fondazione e la pri– ma distruzione di Montecassino,· perchè es– so abbia già potuto svolgere verso il Molise quell'azione che svolgerà dopo la sua rico– struzione. Comunque vanno cercati dati pre– cisi. Il secondo periodo invece vede una « fol– gorante » espansione del monachesimo con fondazione di decine di conventi dopo il 671. La protezione aperta dell'autorità lon– gobarda in questo periodo, oltre che con motivi religiosi propri, è spiegabile con l'a– zione svolta dalle abazie specie nelle zone di confine: il Molise presso i confini con– tesi dal mondo occidentale e di quello gre– co-bizantino vede, a cominciare da quello famoso di S. Vincenzo al Volturno (9), la fondazione di numerosi monasteri nei cir– condari di Isernia, Campobasso e Larino, mentre molti paesi nell'alta valle del Vol– turno nascono intorno a cenobi benedettini. Questi favorevoli sviluppi, socialmente utili per la regione, sono però abbastanza presto compromessi se non arrestati dalle trasformazioni interne che avvengono ad es. a Montecassino. Divenuto ricco e famoso il monastero entra nelle lotte politiche, cerca di estendere la sua influenza su questo pia– no e distrae intere zone dal pacifico lavoro per farne teatro di con tese. I monasteri partecipano alle lotte tra longobardi e fran– chi (come si è visto la fondazione di molti di loro era stata favorita dall'autorità civile in funzione d_i consolidamento di influen– za)', alle prime lotte feudali scoppiate dopo la morte di Carlo Magno, complicate da quelle alterne tra occidentali e greci orien– tali, padroni di alcune regioni meridionali. I Saraceni nello stesso periodo stabilmente attestati sul territorio meridionale saccheg– giano e devastano attratti dalla ricchezza dei conventi e delle città. Montecassino, S. Vincenzo, Facta, S. Salvatore ecc. non si sottraggono a questa sorte. Sconfitti i Saraceni al Garigliano nel 915 pochi anni dopo una terribile incursione di barbari ungheresi giunge fino a Benevento. Come vedremo, la situazione non miglio– rerà dei decenni successivi spostandosi le lotte sul piano interno di signori feudali. Poi nei primi decenni dopo .il 1000 l'arrivo dei Normanni ridarà maggior ampiezza al– le operazioni politiche e militari. L'arresto dell'agricoltura Tutte queste lotte non possono non deno– tare una vitalità economica e sociale della zona (ampia come l'antico Sannio e che in– clude anche il Molise). Non basta a spie- (7) La maggior parte degli antichi mona– steri sorge presso antiche città in Italia e si appoggiano alle attività esistenti in quelle per ciò che è necessario alla vita co– mune. Inoltre difficilmente i monasteri be– nedettini sono luogo di pellegrinaggio inve- • ce come è consueto all'estero. (8) Poche sono le eccezioni tra le quali due fondazioni di monasteri, uno dei quali è quello f ani oso di Bobbio creato da S. · Colombano, fondazione che ha una giusti– ficazione politica precisa. (9) S. Vincenzo è fondato dai monaci fran– chi ai quali si deve un grande impulso nel– la diffusione dell'ordine nel Nord e nel cen– tro Italia. Con S. Benedetto a Benevento es– so sorge pritna della rinascita di N/ ontecas– sino avvenuta prima del 71.0. 17

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=